Abraham Merritt - Gli abitatori del miraggio

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Gli abitatori del miraggio: краткое содержание, описание и аннотация

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Otto milioni di copie vendute per otto libri pubblicati: un record che nessun altro autore fantastico e fantascientifico ha mai eguagliato. Abraham Merritt, che siamo lieti di presentare sulle pagine di « Futuro » con uno dei suoi più noti capolavori, è una figura dominante nella letteratura immaginativa americana. Capostipite di una «scuola» che ha fra i suoi esponenti Fritz Leiber, Jack Vance ed Ira Levin, è il più grande ed affascinante creatore di mondi fantastici. Mondi dimenticati in luoghi inaccessibili, nascosti tra le pieghe del tempo, perduti tra i labirinti di altre sconosciute dimensioni. « Gli abitatori del miraggio » lo presenta in questa vena, che ha una grande tradizione narrativa. Merritt trasporta i suoi personaggi —ed i lettori con essi — dalla magica desolazione del deserto di Gobi, culla dell’uomo. agli universi misteriosi che si celano al di là dell’illusione e del miraggio. Universi popolati da figure mitiche, da genti e creature favolose, su cui domina l’ombra minacciosa del Kraken, che guida l’eterna battaglia fra il Bene ed il Male, incarnati in due figure di donna egualmente enigmatiche ed inafferrabili. Universi alternativi alla grigia realtà contemporanea, che fanno sognare e pensare.

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C’erano tre o quattrocento soldati che mi attendevano. Tutti a cavallo… e tutte donne. Balzai sullo stallone che Dara mi portò, issai Sri in sella. Ci lanciammo al galoppo verso il tempio.

Avevamo percorso metà della via quando, dagli alberi che la fiancheggiavano balzarono i lupi bianchi. Irruppero come un torrente candido, si buttarono alla gola dei cavalli, si scagliarono sui cavalieri. Frenarono il nostro impeto; i cavalli incespicarono, caddero addosso a quelli che i lupi avevano abbattuto nella rapida, inattesa imboscata; le soldatesse caddero con loro, furono sbranate dai lupi prima di riuscire a rimettersi in piedi. Mulinammo tra loro… cavalli e uomini e donne e lupi in un cerchio turbinoso, spruzzato di cremisi.

Alla mia gola balzò il grande lupo, il capo del branco di Lur, con gli occhi verdi fiammeggianti. Non ebbi il tempo per un affondo con la spada. Gli serrai la gola con la mano sinistra, lo sollevai e lo scagliai dietro di me. Ma le sue zanne mi avevano addentato e ferito.

Superammo i lupi. Quelli che erano rimasti ci inseguirono. Ma avevano decimato le mie truppe.

Udii il clangore di un’incudine… percossa tre volte… l’incudine di Tubalka!

Dio! Era vero… Lur era nel tempio… ed Evalie… e Khalk’ru!

Ci precipitammo verso l’ingresso. Udii delle voci levarsi nell’antico canto. La porta era sbarrata… irta delle spade dei nobili, uomini e donne.

«Passiamo in mezzo a loro, Dara! Travolgiamoli!»

Li investimmo come un ariete. Spada contro spada, colpendoli con i martelli e le asce da combattimento, travolgendoli sotto gli zoccoli dei cavalli.

Il canto stridulo di Sri non smetteva mai. Il suo giavellotto si avventava, la sua spada falcata lampeggiava.

Facemmo irruzione nel tempio di Khalk’ru. L’inno si arrestò. I cantori si levarono contro di noi, con spade ed asce e martelli: pugnalarono e massacrarono i nostri cavalli; ci fecero cadere. L’anfiteatro era un ribollente calderone di morte…

Davanti a me stava l’orlo della piattaforma. Spronai il mio cavallo in quella direzione, montai in piedi sulla sella e saltai sul podio. Vicino, alla mia destra, c’era l’incudine di Tubalka; accanto, con il maglio levato per colpire, stava Ouarda. Udii il rullo dei tamburi, i tamburi dell’evocazione di Khalk’ru. I sacerdoti erano chini sugli strumenti e mi voltavano le spalle.

Davanti ai sacerdoti, con l’anello di Khalk’ru levato alto, stava Lur.

E tra lei e l’oceano sferico di pietra gialla che era la porta di Khalk’ru, appesi a due a due alle cinture dorate c’erano i pigmei…

E nel Cerchio del Guerriero… Evalie!

L’Incantatrice non mi guardò: non si volse mai a guardare il ruggente calderone dell’anfiteatro dove si battevano i nobili e le soldatesse.

Si lanciò nel rituale!

Urlando, mi avventai su Ouarda. Le strappai dalle mani il grande martello. Lo scagliai contro lo schermo giallo… diritto verso la testa di Khalk’ru. Con ogni grammo della mia forza scagliai quel grande martello.

Lo schermo si screpolò! Il martello venne scagliato indietro… ricadde…

La voce dell’Incantatrice continuava… continuava… senza esitare mai.

Ci fu un ondeggiamento all’interno dello schermo screpolato. Il Kraken che galleggiava nell’oceano sferico parve arretrare… spingersi avanti…

Corsi verso di lui… verso il martello.

Mi soffermai per un attimo accanto ad Evalie. Infilai le mani nella cintura d’oro, la spezzai come se fosse stata di legno. Le gettai ai piedi la spada.

«Difenditi, Evalie!»

Raccolsi il martello. Lo alzai. Gli occhi di Khalk’ru si mossero… mi fissarono minacciosi, consci della mia presenza… i tentacoli si agitarono… Ed il freddo paralizzante cominciò a serpeggiare intorno a me… Gli lanciai contro tutta la mia volontà.

Scagliai il maglio di Tubalka contro la pietra gialla… ancora… e ancora…

I tentacoli di Khalk’ru si protesero verso di me!

Vi fu uno scroscio cristallino, come di un fulmine caduto molto vicino. La pietra gialla dello schermo s’infranse. Piovve intorno a me come grandine sospinta da un uragano gelido. Vi fu un tremore di terremoto. Il tempio ne fu squassato. Mi caddero le braccia, paralizzate. Il martello di Tubalka mi scivolò dalle mani che non riuscivano più a stringerlo. Il freddo gelido turbinò attorno a me, salì, salì… ci fu uno strillo ed un urlo terribile…

Per un istante, la forma del Kraken rimase librata là dove era stato lo schermo. Poi si contrasse. Parve risucchiata via, in lontananze incommensurabili. Svanì.

E la vita tornò a scorrere precipitosa dentro di me!

C’erano schegge irregolari di pietra gialla sul pavimento di roccia… e dentro, frammenti neri del Kraken… Battei freneticamente e le ridussi in polvere…

«Leif!»

La voce di Evalie, stridula, angosciata. Mi voltai di scatto. Lur si stava avventando contro di me, con la spada levata. Prima che potessi muovermi, Evalie si era buttata in mezzo a noi, s’era scagliata davanti all’Incantatrice e aveva sferrato un colpo con la sua spada.

La lama di Lur parò il colpo, affondò… morse… ed Evalie cadde…

Lur balzò verso di me. La guardai avanzare, senza muovermi, senza curarmene… c’era sangue sulla sua spada… sangue di Evalie…

Qualcosa di simile ad un lampo le toccò il petto. Lei si fermò, come se una mano gigantesca l’avesse respinta. Lentamente, cadde in ginocchio. Si afflosciò sulla roccia.

Dal ciglio della piattaforma balzò un lupo, ululando. Si scagliò su di me. Vi fu un altro lampo luminoso. Il lupo sobbalzò e cadde… a mezz’aria.

Vidi Sri, acquattato. Uno dei suoi giavellotti si era piantato nel petto di Lur, l’altro nella gola del lupo… Vidi il pigmeo dorato correre verso Evalie… La vidi alzarsi, coprendosi con la mano una spalla dalla quale sgorgava il sangue…

Mi incamminai verso Lur, irrigidito, come un automa. Il lupo bianco tentò di rialzarsi vacillando, poi si trascinò verso l’Incantatrice, strisciando sul ventre. La raggiunse prima di me. Le lasciò cadere la testa sul petto, poi la girò, e giacque guardandomi ferocemente, morendo.

L’Incantatrice levò lo sguardo verso di me. I suoi occhi erano dolci, e la sua bocca aveva perduto tutta la crudeltà. Era tenera. Mi sorrise.

«Vorrei che non fossi mai venuto qui, Capelli Gialli!»

E poi…

«Il mio Lago degli Spettri!»

La sua mano si sollevò, ricadde sulla testa del lupo morente, in una carezza. Sospirò…

L’Incantatrice era morta.

Guardai i volti spaventati di Evalie e di Dara.

«Evalie… la tua ferita…»

«Non è profonda, Leif… guarirà presto… non importa…»

Dara esclamò: «Salute, o Dwayanu! Hai compiuto una cosa grande, in questo giorno!»

Cadde in ginocchio e mi baciò la mano. Mi accorsi che le mie soldatesse superstiti erano salite sulla piattaforma e si stavano inginocchiando davanti a me. E Ouarda giaceva accanto all’incudine di Tubalka, e anche Sri era in ginocchio e mi fissava, gli occhi colmi di adorazione.

Udii il tumulto dei tamburi del Piccolo Popolo… non più sull’altra sponda del Nanbu… a Karak… e più vicini.

Dara riprese a parlare.

«Ritorniamo a Karak, Signore. Ora è tutta tua.»

Mi rivolsi a Sri.

«Suona il tamburo, Sri. Di’ ai tuoi compagni che Evalie è viva. Che Lur è morta. Che la porta di Khalk’ru è chiusa per sempre. Che non vi saranno più uccisioni.»

Sri rispose: «Ciò che hai fatto ha annientato ogni causa di guerra tra il mio popolo e Karak. Obbediremo a te e ad Evalie. Dirò loro ciò che hai fatto.»

Girò il piccolo tamburo, alzò le mani per suonare. Lo fermai.

«Aspetta, Sri. Io non sarò più qui a farmi obbedire.»

Dara gridò: «Dwayanu… non vorrai lasciarci?»

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