Hurwood si voltò verso Barbanera e stridette con tono implorante.
Barbanera era rimasto ad osservare il dramma che si svolgeva alla luce delle torce con occhi socchiusi, e ora scosse lentamente la testa. «Il nostro accordo è concluso,» disse. «Non ho intenzione di interferire.»
Shandy e una Beth Hurwood quasi catatonica salirono con difficoltà sulla barca e Davies la spinse via dall’argine fangoso. Shandy rinfoderò il coltello.
Bonnett si dimostrò incapace di fare qualsiasi cosa di più complicato del remare in linea retta, così toccò a Leo Friend, il cui ampio deretano flette la traversina centrale della barca. Le sue mani prive di calli e grassocce afferrarono di mala voglia le impugnature dei remi. Hurwood stava ingobbito sulla traversina di prua, di fronte a lui, la faccia abbassata nel palmo dell’unica mano e le spalle che si sollevavano e ricadevano mentre respirava profondamente.
Barbanera spinse la sua barca davanti alle altre due e poi si voltò a guardarle, e con la torcia esattamente dietro la testa arruffata rammentò a Shandy un eclissi totale di sole. «Presumo,» osservò Barbanera, «che il mio barcaiolo non riapparirà.»
Hurwood sollevò la testa e, nonostante l’espressione torva, fu in grado di rispondere. «No. Non più dei… dei tuoi spettri. Finché… terremo le torce accese… e bruceremo le erbe, tutti.:, resteranno qui.»
«Allora spero di riuscire a ricordare la via di ritorno,» disse Barbanera.
Friend sbatté le palpebre allarmato, al di sopra della spalla, in direzione del re-pirata. «Cosa? Ma sei venuto risalendo il fiume. Dobbiamo semplicemente rifare il percorso all’indietro.»
Davies rise. «Ti sei ricordato di lasciare una traccia di briciole di pane, no, Thatch?»
«Naaa,» disse disgustato Barbanera, spingendo sul remo, «ma se ci perdiamo possiamo chiedere indicazioni alla prima maledetta locanda che incontriamo.»
Lentamente le tre barche avanzarono, col chiarore arancione delle torce che baluginava sulla prua come unica fonte di luce in quella tenebra umida. Le bianche teste fungoidi lungo gli argini erano silenziose adesso, tranne che per un’esalazione intermittente che faceva vibrare le loro labbra. Shandy si domandò se stessero russando.
Dopo pochi minuti il canale che stavano seguendo si allargò, e divenne possibile remare normalmente, e Shandy, accovacciato ancora una volta sulla prua, si sedette più comodamente, poiché non doveva più tenersi pronto a spingere gli argini e le radici che si facevano troppo vicini.
Poi, d’un tratto, fu consapevole di un pericolo mortale, e all’inizio pensò che riguardasse lui; si voltò a fissare la barca dietro la sua, ma Hurwood appariva esausto e infelice, e Friend piagnucolava ad ogni torturante spinta sui remi, e realizzò che l’ira di cui era consapevole era diversa dalla propria. La sua rabbia di solito era improvvisa e soffocante e fortemente intrisa di terrore, ma questa era aspra e abituale e spregevole, e scaturiva da una mente troppo egocentrica per nutrire terrore.
Barbanera aveva strappato la torcia e stava dritto in piedi. «È di nuovo il nostro amico Este Fasta,» gridò piano. «Tornato per ruggire e agitare cespugli sulle nostre facce.»
La presenza nella giungla parve sentirlo, perché Shandy in quel momento colse una nota di acido umorismo in quel miasma psichico di rabbia. Sentì che la cosa pensava: cespugli.
Shandy poté avvertirla che si chinava attenta sopra le barche — l’aria era opprimente, e i suoi polmoni dovevano sforzarsi per tirare il fiato. Intorpidito, frugò nella borsa tirandone fuori una manciata di erbe e gettandola sulla fiamma della torcia. Uno sbuffo mefitico di fumo vorticò verso l’alto nell’aria addensata per infrangesi contro i viticci e il muschio sopra le teste.
Poté avvertire l’improvvisa agonia della cosa, ma questa volta non ci fu il grido né il ritrarsi. Lo spirito della giungla stava subendo il danno ma non aveva intenzione di arretrare.
L’aria e l’acqua — l’intera giungla — cominciarono a mutare.
«Continuate… a muovervi!» fu il grido strozzato proveniente da Hurwood. «Togliamoci… da sotto!»
«Oh, buona fortuna,» stridette Davies, aspramente, e tuttavia spinse con disperazione sui remi.
L’acqua adesso stava sussultando come gelatina, e l’aria era piena di vapore e di frammenti umidi di vegetazione che, evidentemente, venivano scossi via dagli alberi. La struttura della barca parve cambiare sotto Shandy, diventando più flessibile, e quando lui abbassò lo sguardo sulle assi di legno vide che erano rami non potati, dai quali spuntavano foglie di un verde vivace. Si muovevano, crescevano mentre lui li guardava: poteva sentirli gonfiarsi sotto gli stivali. C’era una massa di bietole d’acqua sul suo avambracccio nudo; quando cercò di toglierla essa pendette da un’estremità, e, quando afferrò l’estremità libera e tirò, vide che stava semplicemente tirandone ancora dell’altra da un foro che aveva nel braccio, e poté sentire lo strappo interno su per la spalla. Lasciò subito andare la pianta, e allora vide i minuscoli virgulti verdi che gli stavano dolorosamente spuntando da sotto le unghie.
Si voltò a guardare Davies; la parte posteriore della testa del pirata era una massa di fiori, e il cappello gli veniva spinto di traverso da altri che si stavano schiudendo mentre Shandy osservava. Nell’ombra di Davies vide Beth sollevarsi nella stretta della metamorfosi vegetale, ma rabbrividì e guardò al di là di lei, verso la terza barca.
«Gettate in acqua… qualcuno,» ululò Hurwood mentre degli steli verdi cominciavano a fuoriuscire dalla sua gola.
«Bonnett,» gracchiò Friend. Le sue mani grassocce adesso erano solo protuberanze nei tronchi d’albero che si estendevano dalle sue spalle, attraverso gli scalmi, e fuori nell’acqua. «Date Bonnett alla cosa.»
Barbanera sollevò la faccia che era un’enorme orchidea schiusa. I peduncoli dello stame si contrassero e una voce fischiò, «Sì. Bonnett.»
La testa-bouquet di Davies annuì.
Shandy sentì l’acqua fredda fluirgli fra le dita dei piedi e realizzò che essi erano diventati radici e avevano trapassato lo scafo della barca. Scoprì, tuttavia, che non riusciva ad annuire. «No,» sussurrò attraverso una strozza di giunchi che si torcevano. «Non posso. Ti ho forse… consegnato io… alla Royal Navy?»
Le spalle di Davies si accasciarono. «Che tu sia dannato,» flauto, «Jack.»
Shandy lanciò di nuovo un’occhiata alla terza barca. Leo Friend era un grasso tronco umido con rami simili a zampe di ragno che si proiettavano in tutte le direzioni. Una cosa che sembrava un ceppo di cipresso coperto di funghi doveva essere Bonnett, e Hurwood, non più in grado di parlare, adesso era solo un fascio di felci che sussultavano furiose come agitate da un forte vento.
Davies si dava da fare coi remi, ma la loro barca stava cominciando a fendersi più rapidamente delle altre due, ed era già affondata fin quasi alle frisate. Shandy pensò che probabilmente c’era ancora tempo per Davies di smettere di remare, consentire così alla barca di Hurwood di scivolare di fianco, sradicare Bonnett e gettarlo in acqua. Con un simile tributo la cosa, forse, avrebbe potuto permettere agli altri di andarsene… ma all’apparenza Shandy aveva convinto Davies ad abbandonare l’idea.
Poi Davies balzò in piedi, e lasciò andare i remi.
Sta per farlo, pensò Shandy. È sbagliato, Phil, non mi piace, ma per l’amor di Dio, sbrigati.
Davies sollevò un piede calzato di stivale e fece scivolare lungo la suola infangata una fronda-palmo di quella che poco prima era stata la sua mano destra. La sinistra si congiunse ad essa, e, mentre Shandy si domandava cosa diavolo stesse facendo l’uomo, le due mani flosce e verdi arrotolarono il fango in una palla.
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