«Hohoho» disse il Capo Sacerdote.
«Hohoho» disse il capo della Gilda degli Assassini.
«Hohoho» disse il capo degli Alchimisti. «E la cosa più buffa è che in realtà era un alambicco».
«Perciò quello che mi state dicendo» concluse il Patrizio, mentre mani caute portavano via il Buffone, «è che nessuno di voi è responsabile di questi eventi?»
Mentre parlava guardò Ridcully con aria significativa.
L’Arcicancelliere stava per rispondere quando colse con lo sguardo un movimento sulla scrivania del Patrizio.
C’era una piccola miniatura del Palazzo in un globo di vetro. E accanto, un tagliacarte.
Il tagliacarte si stava lentamente piegando.
«Allora?» disse il Patrizio.
«Non siamo noi» disse Ridcully, con voce sepolcrale. Il Patrizio seguì il suo sguardo.
Il coltello era già piegato come un arco.
Il Patrizio cercò tra la folla imbarazzata finché trovò il capitano Doxie, del turno di giorno della Guardia Cittadina.
«Non può fare qualcosa?» chiese.
«Ehm… tipo che cosa, signore? Il coltello, ehm… lo potrei arrestare per piegatura illecita».
Lord Vetinari alzò le braccia al cielo.
«E allora! Non è magia! Non sono gli dei! Non sono gli umani! Che cos’è? E chi lo fermerà? Chi devo chiamare?»
Mezz’ora dopo il piccolo globo era scomparso. Nessuno ci fece caso. Come al solito.
La signora Torta sapeva chi stava per chiamare.
«Ci sei, Un-Secchio?» disse.
Poi si abbassò, per ogni evenienza.
Una voce acuta e petulante risuonò nell’aria.
dove sei stata? qui dentro non mi posso muovere!
La signora Torta si morse il labbro. Una risposta così diretta significava che il suo spirito guida era preoccupato. Quando non aveva pensieri passava cinque minuti buoni a parlare di bisonti e grandi spiriti bianchi, anche se Un-Secchio, fosse mai capitato nelle vicinanze di uno spirito bianco, l’avrebbe bevuto; e dio sa cosa ci avrebbe fatto, con un bisonte. E poi non faceva che dire ‘ehm’.
«Che intendi dire?»
c’è mica stata qualche catastrofe? qualche altra decina di piaghe?
«No, non credo».
qui c’è un sacco di tensione, sai. cos’è che tiene tutto insieme?
«Ma che intendi dire?»
s ilenziosilenziosilenzio sto cercando di parlare con la signora! ehi, voialtri, fate piano, eh? ah sì? ripeti un po’…
La signora Torta si accorse di altre voci che tentavano di coprire la sua.
«Un-Secchio!»
a chi hai detto pagano selvaggio? ah, allora lo sai cosa ti dice questo pagano selvaggio? lo sai? senti, io sono qua da cento anni, io! non devo perdere tempo a parlare con uno ancora caldo! capito… oh, questo è troppo, eh…
La voce sfumò.
La signora Torta strinse le mascelle.
La voce tornò.
… ah sì? ah sì? be’, magari da vivo eri grande e grosso, amico, ma ora sei solo un lenzuolo coi buchi! ah, adesso non ti piace più, eh?
«Ora si rimette a litigare, mamma» disse Ludmilla, acciambellata accanto alla cucina. «Li chiama sempre ‘amico’ prima di picchiarli».
La signora Torta sospirò.
«E pare che stia per picchiarne molti» disse Ludmilla.
«Va bene. Vai a prendermi un vaso. Uno che vale poco, però».
È generalmente sospettato, ma non proprio risaputo, che ogni cosa ha una forma spirituale associata, che al momento del decesso esiste brevemente nel vuoto pieno di spifferi tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Questo è importante.
«No, non quello. Era di tua nonna».
Questa sopravvivenza spettrale non dura a lungo senza una coscienza che la tiene insieme, ma a seconda di cosa si ha in mente può durare abbastanza.
«Okay, quello va bene. Il disegno non mi è mai piaciuto».
La signora Torta prese dalle zampe della figlia un vaso arancione con un motivo di peonie rosa.
«Sei ancora lì, Un-Secchio?» chiese.
… ti farò maledire il giorno in cui sei nato, razza di lagnoso…
«Preso».
Lasciò cadere il vaso sulla stufa. Si frantumò.
Un minuto dopo, provenne un rumore dall’Altra Parte. Se uno spirito incorporeo avesse colpito un altro spirito incorporeo con il fantasma di un vaso, avrebbe fatto proprio quel rumore.
bene, disse la voce di Un-Secchio, e ce n’è ancora per tutti, okay?
Le Torta, madre e figlia pelosa, si fecero un cenno di assenso.
Quando Un-Secchio parlò di nuovo, la sua voce grondava compiacimento.
s olo un piccolo alterco su questioni di anzianità, disse, un chiarimento sugli spazi personali, ci sono un sacco di problemi qui, signora torta, è come una sala d’aspetto…
Ci fu uno scoppio di voci acute di altri spiriti incorporei.
potrebbe portare un messaggio al signor…
le dica che c’è una borsa di monete su nel camino…
tgnes non avrà un grammo di argenteria dopo quello che ha detto sulla nostra molly…
non ho avuto il tempo di dar da mangiare al gatto, non è che per caso…
s ilenziosilenziosilenzio! Era di nuovo Un-Secchio. non capite niente, eh? e questo sarebbe un parlare da spiriti? il cibo del gatto? che ne è stato di ‘Qui sono molto felice e ti aspetto?’
s enti, se arriva ancora qualcuno staremo uno sull’altro…
non è questo il punto, non è questo il punto, dico, quando sei uno spirito, ci sono cose che devi dire, signora torta?
«Sì?»
deve parlare di questo con qualcuno.
La signora Torta annuì.
«Ora andatevene tutti» disse. «Mi sta venendo uno dei miei mal di testa».
La sfera di cristallo si rischiarò.
«Allora?» disse Ludmilla.
«Non parlo con i preti» disse con fermezza la signora Torta.
Non che non fosse una donna religiosa, la signora Torta. Come è stato già accennato, era molto religiosa. Non c’era tempio, chiesa, moschea o mucchietto di pietre in città che non avesse frequentato una volta o l’altra, e in conseguenza di ciò era più temuta di un Secolo di Lumi; la sola vista della piccola sagoma grassa della signora Torta sulla soglia era sufficiente a far fuori la maggior parte dei preti a metà invocazione.
Morti. Il punto era proprio quello. Tutte le religioni avevano opinioni molto precise riguardo al parlare con i morti, e anche la signora Torta. Loro lo consideravano peccaminoso. Lei sosteneva che era solo buona educazione.
Questo di solito portava ad accesi dibattiti ecclesiastici che quasi sempre si concludevano con la signora Torta che gratificava il prete con ‘un poco del suo pensiero’. C’era così tanto pensiero della signora Torta in giro che ci si meravigliava che gliene fosse rimasto ancora, ma stranamente, più ne dava via più sembrava averne.
C’era anche la questione di Ludmilla. Ludmilla era un problema. Il defunto signor Torta, dio l’abbia in gloria, non aveva mai nemmeno fischiettato alla luna in tutta la sua vita, e la signora Torta aveva il tetro sospetto che Ludmilla fosse un retaggio del lontano passato della famiglia fra le montagne, o che avesse preso una malattia genetica da piccola. Era sicura che sua madre, una volta, avesse alluso con fare circospetto all’abitudine del prozio Erasmus di mangiare a volte sotto il tavolo. A parte questo, Ludmilla era una virtuosa fanciulla per tre settimane su quattro, e un essere lupesco e peloso, ma molto beneducato, per il resto del tempo.
I preti però non la vedevano così. Quando la signora Torta rompeva definitivamente con qualsiasi prete [10] La signora Torta era consapevole del fatto che alcune religioni avevano sacerdotesse. L’opinione della signora Torta sul sacerdozio femminile non è ripetibile. Le religioni con le sacerdotesse, ad Ankh-Morpork, tendevano ad attirare folle di preti in borghese di altre denominazioni, in cerca di qualche ora di sollievo in un posto dove non rischiavano di incontrare la signora Torta.
facesse in quel momento da moderatore fra lei e gli dei, di solito aveva già assunto, grazie alla sola forza della sua personalità, il controllo degli addobbi floreali, dello spolvero dell’altare, della pulizia del tempio, della disincrostazione della pietra sacrificale, della virginazione vestigiale onoraria, della riparazione degli inginocchiatoi e di tutti gli altri ruoli di supporto vitali in una religione, per cui la sua dipartita scatenava il caos totale.
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