«Perciò spero che lo sia anche tu, perché se si sparge la voce che ho aiutato una schiava fuggiasca diretta in Canada, arriveranno a frotte i Cacciatori dagli Appalachi e dalle Colonie della Corona che si metteranno a farmi la posta in modo che io non possa aiutare più nessuno.»
Alvin gettò un’occhiata alla tomba alle sue spalle e pensò al bambino nella culla. «Al bambino glielo direte, dov’è la tomba di sua madre?»
«Quando sarà abbastanza grande da poterlo sapere senza raccontarlo a nessuno» disse l’uomo.
«Allora manterrò il vostro segreto, a patto che voi manteniate il mio.»
L’uomo alzò le sopracciglia, studiando Alvin. «E che segreto potrai mai avere, Alvin, alla tua età?»
«Non desidero affatto far sapere in giro che sono un settimo figlio. Sono qui per andare apprendista da Makepeace Smith, che immagino sia l’uomo che sento martellare nella fucina da quella parte.»
«E non vuoi che si sappia che sei capace di vedere un corpo sepolto in una tomba senza nome.»
«Avete afferrato l’idea» disse Alvin. «Io manterrò il vostro segreto, e voi manterrete il mio.»
«Hai la mia parola» esclamò l’uomo. Quindi tese la mano.
Alvin afferrò quella mano e la strinse, con gioia. Alla maggior parte degli adulti non sarebbe mai venuto in mente di stipulare un simile patto con un ragazzino. Ma quell’uomo gli aveva offerto la mano come a un adulto. «Vedrete che so mantenere la mia parola, signore» ribadì Alvin.
«E chiunque qui intorno potrà dirti che anche Horace Guester è capace di mantenere una promessa.» Poi il locandiere gli raccontò la storia che lui e sua moglie stavano mettendo in giro riguardo al bambino, cioè che era l’ultimo nato dei Berry, e che questi, non potendolo mantenere, l’avevano affidato alla vecchia Peg Guester, la quale aveva sempre desiderato un figlio maschio. «Quest’ultima parte è senz’altro vera» disse Horace Guester. «Ancor più adesso che Peggy se n’è andata.»
«Vostra figlia» mormorò Alvin.
A un tratto gli occhi di Horace Guester si riempirono di lacrime, e lui rabbrividì e prese a singhiozzare come Alvin non aveva mai visto fare a un uomo adulto. «Se n’è andata stamattina» gemette l’uomo.
«Forse è andata a trovare qualcuno in città, o qualcosa del genere» disse Alvin.
Horace scosse la testa. «Scusami se mi sono messo a piangere così, ti chiedo scusa,… Per dirti la verità sono stanco morto, la notte scorsa non ho chiuso occhio, e poi stamattina scoprire che non c’era più… Ci ha lasciato un biglietto. Se n’è proprio andata.»
«Non avete l’idea di chi sia l’uomo con cui è scappata?» chiese Alvin. «Forse si sposeranno… Una volta è successo anche a una ragazza svedese laggiù dalle parti del fiume Noisy…»
Il viso di Horace s’imporporò dalla rabbia. «Penso che tu sia solo un ragazzo, e che sia solo per questo che ti è venuta in mente una cosa del genere. Perciò sappi che non è scappata con un uomo. Nessuno si è mai azzardato a mettere in dubbio la sua virtù. No, è scappata da sola, ragazzo.»
Alvin pensò che in vita sua aveva visto le cose più strane… Una tromba d’aria trasformata in una torre di cristallo, una pezza di stoffa nella quale erano intessute le anime di una moltitudine di uomini e di donne, uccisioni e torture, storie mirabolanti e prodigi, Alvin della vita sapeva molto di più della maggior parte dei suoi coetanei. Ma la cosa più strana di tutte era pensare a una ragazza di sedici anni che prendeva e se ne andava dalla casa di suo padre, senza marito né nulla. Alvin non aveva mai visto in vita sua una donna andare da nessuna parte oltre i confini di casa, se non accompagnata da un uomo.
«Non correrà… non correrà nessun pericolo?»
Horace rise amaramente. «Pericoli? Certo che no. È una fiaccola, Alvin, la più grande che io conosca. Può vedere una persona a miglia di distanza, può leggerle nel cuore, e non c’è uomo che possa avvicinarsi a lei con cattive intenzioni senza che lei capisca esattamente che cos’ha in mente e che cosa fare per sfuggirgli. No, non sono preoccupato per lei. È in grado di prendersi cura di se stessa meglio di qualsiasi uomo. È solo che…»
«Sentite la sua mancanza» disse Alvin.
«Immagino che per capirlo non ci voglia una fiaccola, vero, ragazzo? Sì, sento la sua mancanza. E in qualche modo mi sento ferito, perché se n’è andata così, senza una parola. Avrei potuto darle la mia benedizione. Sua madre avrebbe potuto confezionarle qualche talismano — non che la piccola Peggy ne abbia bisogno, naturalmente — o comunque prepararle qualcosa da mettere sotto i denti durante il viaggio. Ma niente, se n’è andata senza un arrivederci o un addio. È come se fosse scappata a gambe levate davanti a un orribile mostro, senza avere il tempo di fare altro che cacciare un cambio d’abito in una borsa di tela e infilare la porta.»
Scappata davanti a un mostro… Quelle parole penetrarono diritto nel cuore di Alvin. Se i suoi poteri di fiaccola erano come suo padre li descriveva, poteva benissimo darsi che avesse visto arrivare Alvin. Era scappata in fretta e furia proprio la mattina del suo arrivo. Se non fosse stata una fiaccola, avrebbe anche potuto trattarsi di un puro caso. Ma Peggy era una fiaccola. L’aveva visto arrivare. Sapeva che Alvin aveva fatto tutta quella strada nella speranza d’incontrarla e di farsi aiutare a trovare il modo per diventare ciò per cui era nato. L’aveva visto, ed era scappata.
«Mi dispiace davvero che se ne sia andata» mormorò Alvin.
«Ti ringrazio per la comprensione, amico, sei molto gentile. Spero soltanto che non sia per troppo tempo… che sbrighi in fretta quello che è andata a fare e la si riveda qui nel giro di qualche giorno, o magari di un paio di settimane.» Rise di nuovo, o forse singhiozzò, difficile capirlo. «Non posso nemmeno chiedere alla fiaccola di Hatrack di leggere nel suo futuro, perché la fiaccola di Hatrack se n’è andata.»
Horace scoppiò di nuovo in lacrime, e continuò a piangere per un minuto buono. Poi afferrò Alvin per le spalle e lo guardò diritto negli occhi, senza cercare di nascondere le lacrime che gli rigavano le guance. «Alvin, tu mi hai visto piangere come non si addice a un uomo, ma ricorda che questo è ciò che provano i padri quando i figli se ne vanno. Anche tuo padre in questo momento prova le stesse cose, sapendoti così lontano.»
«Lo so» ammise Alvin.
«Adesso, se non ti dispiace» disse Horace Guester «vorrei restare un po’ solo.»
Alvin gli toccò delicatamente il braccio, quindi se ne andò. Ma non scese alla locanda per consumare il pasto di mezzogiorno offertogli dalla vecchia Peg Guester. Si sentiva troppo sconvolto per mettersi a tavola con lei e Horace. Come spiegare che il suo cuore era spezzato come il loro? No, avrebbe dovuto starsene zitto. Le risposte che sperava di trovare a Hatrack avevano preso il volo assieme a una ragazza di sedici anni che non aveva voluto incontrarlo.
Forse ha visto il mio futuro e mi odia. Forse sono veramente un mostro talmente orrendo da non augurarne la vista neppure al peggior nemico.
Alvin seguì i colpi di martello del fabbro. Giunse così su un sentiero appena visibile; questo conduceva a una baracca costruita su una sorgente che scaturiva proprio in quel punto dal fianco della collina. Costeggiando il ruscello attraversò un prato in discesa finché non si trovò sul retro della fucina. Il comignolo eruttava fumo e scintille. Alvin fece il giro della costruzione, e vide il fabbro oltre la grande porta scorrevole, intento a martellare sul corno dell’incudine una barra di ferro rovente, in modo da darle una forma ricurva.
Alvin lo osservò lavorare. Dall’esterno avvertiva il calore della fucina; là dentro doveva essere un inferno. I muscoli del fabbro erano simili a un fascio di cavi che gli trattenessero il braccio sotto la pelle. Si contorcevano, guizzando uno sull’altro quando il martello s’innalzava nell’aria, poi tutti insieme si contraevano quando il martello scendeva. A quella distanza, Alvin riusciva a malapena a sopportare l’assordante scampanio del ferro sul ferro, riverberato dall’incudine che dopo ogni colpo continuava a vibrare come un diapason. Il corpo del fabbro grondava sudore; era nudo fino alla cintola, la pelle bianca arrossata dal calore, striata della fuliggine della forgia e del sudore che gli grondava da tutti i pori. Mi hanno mandato qui a fare l’apprendista del diavolo, pensò Alvin.
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