Orson Card - Il profeta dalla pelle rossa

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L’America tranquilla e pacifica in cui Alvin è nato non esiste più: l’uomo bianco ha strappato la terra all’uomo rosso, ha tagliato, distrutto, bruciato. Il giovane Alvin, inconsapevole incarnazione di un potere arcano, è il solo che può ridare speranza a quella terra martoriata. Con l’aiuto di Ta-Kumsaw, un Rosso forte e orgoglioso, e di suo fratello Lolla-Wossiky, Alvin troverà la forza di battersi per la salvezza della sua terra, di cui vedrà persino il lontano e incerto futuro.

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«Guarda» gli fece notare Cairn. «Se ci tocchi, ti sporchi anche tu.»

Per tutta risposta, Armor tese la mano insanguinata verso Miller. Dopo qualche istante, Miller la prese. La stretta durò fino all’arrivo del traghetto. Poi tutti insieme si diressero verso casa.

XV

UOMO DALLE DUE ANIME

Scambiastorie si svegliò all’alba, e immediatamente si rese conto che qualcosa non andava. Era Ta-Kumsaw, seduto sull’erba col viso rivolto a ovest, che si dondolava avanti e indietro e respirava affannosamente come se avesse dovuto sopportare un dolore sordo e continuo. Era forse malato?

No. Alvin aveva fallito. Il massacro era iniziato. Il dolore di Ta-Kumsaw non proveniva dal suo corpo. Era la sua gente che moriva, laggiù a ovest, e quella che Ta-Kumsaw provava non era angoscia né compassione, ma la loro stessa sofferenza. Anche per un Rosso dagli straordinari talenti come Ta-Kumsaw, avvertire la morte da così lontano significava che molte, molte anime avevano lasciato questa terra.

Come già aveva fatto tante volte, Scambiastorie rivolse in silenzio una breve preghiera al Signore, una preghiera che si concludeva sempre con la stessa domanda: perché ci rendi le cose tanto difficili, quando alla fine tutto si risolve in un nulla di fatto? Scambiastorie non riusciva a tollerare l’inutilità di tutto questo. Ta-Kumsaw e Alvin che avevano corso a perdifiato in quella loro maniera per arrivare fin lì. Scambiastorie che si era mosso con la massima velocità possibile a un uomo bianco. Alvin che era salito sulla Collina Ottagonale. E tutto questo a che pro? Era forse stata salvata una sola vita? In quel momento sul Wobbish stavano morendo tanti di quegli esseri umani che Ta-Kumsaw riusciva ad avvertire la loro morte da così lontano.

E come sempre accadeva quando Scambiastorie gli rivolgeva di queste domande, Dio non ebbe molto da dirgli.

Scambiastorie non aveva il minimo desiderio di interrompere Ta-Kumsaw. O meglio, immaginò che in quel momento Ta-Kumsaw non avesse molta voglia di mettersi a discutere con un uomo bianco. Ma dentro di sé sentì crescere una visione. Non una visione come quelle che si attribuivano ai profeti, non un’immagine offerta alla sua vista interiore. Le visioni di Scambiastorie si presentavano in forma di parole, e lui non sapeva di che cosa si trattasse finché le sue stesse parole non glielo rivelavano. Ma anche in quei momenti, sapeva bene di non essere un profeta; le sue visioni non erano mai tali da poter cambiare il mondo, ma solo registrarlo, capirlo. In quel momento tuttavia Scambiastorie non si pose il problema del valore di quelle sue visioni. Gli vennero, e lui fu costretto a prenderne atto. Ma in quel luogo non gli era concesso di scrivere. Che gli rimaneva da fare, dunque, se non pronunciare quelle parole ad alta voce?

Così Scambiastorie parlò, disponendo le parole in versi, perché era così che le visioni andavano espresse, in poesia. All’inizio la storia che andava narrando lo confuse, e Scambiastorie non riuscì a capire se la terribile luce che lo accecava mentre le parole gli capitombolavano fuori delle labbra fosse la luce di Dio o quella di Satana. Sapeva soltanto che chiunque dei due avesse voluto una simile carneficina, si meritava abbondantemente la rabbia di Scambiastorie, e il vecchio non provò alcun ritegno nel fustigarlo con i suoi versi.

Tutto defluiva in quelle sue parole che sgorgavano dalle sue labbra in un getto così violento che Scambiastorie a malapena riusciva a riprender fiato e certamente non interruppe nemmeno per un istante il ritmo del suo discorso, e la sua voce si faceva sempre più forte mentre i versi che gli venivano spremuti dall’intimo saettavano contro la dura parete d’aria che lo circondava, quasi sfidando Dio ad ascoltarlo e a ricambiare la sua rabbia.

Dopo che la mia sfida ebbi lanciato
e il sole tremante in cielo ebbi arrestato
la luna remota sotto di lui splendeva
d’una candida, nivea lebbra si tingeva
sulla terra ogni uomo sentì invadersi il cuore
da indicibile strazio, malattia e terrore
Iddio scagliava fiamme, il sole era rovente
coi dardi del pensiero e l’arco della mente
dell’arco la corda vibra d’un selvaggio ardore
le frecce letali ardono nella faretra d’oro
il padre e i fratelli marciano lontano
e il firmamento gronda sangue umano…

«Basta!»

Era Ta-Kumsaw. Scambiastorie si fermò a bocca aperta, mentre altre parole, altro dolore, si affollavano alle sue labbra. Ma Ta-Kumsaw non era uomo da tollerare la disobbedienza.

«È finito» disse Ta-Kumsaw.

«Sono morti tutti?» sussurrò Scambiastorie.

«Da quaggiù non posso sentire se c’è ancora vita» rispose Ta-Kumsaw. «Posso sentire solo la morte… Il mondo è stato lacerato come una vecchia coperta, che non potrà mai essere rammendata.» La disperazione lasciò immediatamente il posto a un odio gelido e implacabile. «Ma può essere lavata.»

«Se avessi potuto impedirlo, Ta-Kumsaw…»

«Sì, tu sei un brav’uomo, Scambiastorie. E tra voi ce ne sono altri. Corazza-di-Dio Weaver, per esempio. E se tutti i Bianchi fossero come te, se tutti imparassero a capire la terra, tra noi non ci sarebbero più guerre.»

«Ma io e te non siamo in guerra, Ta-Kumsaw.»

«Puoi forse cambiare il colore della tua pelle? E io posso forse cambiare il colore della mia?»

«Non si tratta della nostra pelle, ma dei nostri cuori…»

«Se tutti i Rossi fossero schierati da una parte e tutti i Bianchi dall’altra, da che parte ti metteresti?»

«Nel mezzo, implorando entrambi di…»

«Ti metteresti con la tua gente, e io con la mia.»

Scambiastorie capì che era impossibile ribattere. Forse avrebbe avuto il coraggio di rifiutare una simile scelta. Forse no. «Prego Iddio che non si arrivi mai a questo punto.»

«Ci siamo già arrivati, Scambiastorie» affermò Ta-Kumsaw. «Dopo quel che è successo oggi, finalmente non avrò più difficoltà a radunare il mio esercito di uomini rossi.»

Le parole balzarono alle labbra di Scambiastorie come animate da volontà propria: «È un’opera terribile, quella che hai intrapreso, se per mandarla avanti è necessaria la morte di tanta brava gente!»

Ta-Kumsaw rispose con un ruggito, balzando addosso a Scambiastorie, atterrandolo e costringendolo spalle a terra sull’erba del prato. La mano destra di Ta-Kumsaw stringeva Scambiastorie per i capelli; la sinistra lo aveva ghermito alla gola. «Tutti i Bianchi che non riusciranno a fuggire di là dal mare moriranno!»

Ma non aveva intenzione di ucciderlo. Infuriato com’era, Ta-Kumsaw non gli strinse la gola fino a soffocarlo. Un istante dopo il Rosso mollò la presa e rotolò di fianco, nascondendo la faccia nell’erba e allargando le braccia e le gambe in modo da abbracciare la terra con quanto più del suo corpo era possibile.

«Mi spiace» disse Scambiastorie. «Non avrei dovuto dirlo.»

«Lolla-Wossiky!» esclamò Ta-Kumsaw. «Quanto avrei preferito essermi sbagliato, fratello mio!»

«È vivo?» chiese Scambiastorie.

«Non lo so» rispose Ta-Kumsaw. Girò la testa in modo da premere la guancia sull’erba e puntò su Scambiastorie uno sguardo da incenerire. «Le parole che stavi pronunciando, Scambiastorie. Che cosa significavano? Che cos’hai visto?»

«Non ho visto niente» disse Scambiastorie. Poi, anche se seppe la verità solo pronunciandola, aggiunse: «Era della visione di Alvin che stavo parlando. Era quello che aveva visto lui. Il padre e i fratelli marciano lontano. E il firmamento gronda sangue umano. La visione è sua, mia è la poesia».

«E il ragazzo dov’è?» chiese Ta-Kumsaw. «Ha trascorso tutta la notte sulla collina; ma adesso dov’è?» Ta-Kumsaw balzò in piedi, voltandosi verso la Collina Ottagonale. «Nessuno vi ha mai trascorso una notte intera, e ora il sole sta per spuntare e lui non è ancora tornato.» Ta-Kumsaw si girò d’un tratto verso Scambiastorie. «Non riesce a scendere.»

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