Robert Jordan - Il signore del caos

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Perrin fece una smorfia chiedendosi come potesse Alanna trovare Rand. Ma doveva essere in grado di farlo, o Dannil e gli alta non sarebbero arrivati da lui. Lei e Verin continuavano a rimanere indietro, insieme a una donna snella con gli occhi color nocciola che sembrava sospirasse spesso.

«Io sono Bera Harkin,» disse quella con il volto squadrato «e questa è Kiruna Nachiman» continuò indicando la sua arrogante compagna. Evidentemente non riteneva necessario presentare le altre. «Vuoi dirci perché ti trovi qui quando il giovane al’Thor — il lord Drago — è a diversi giorni di distanza a nord?»

Non ebbe bisogno di pensare a lungo. Se quelle nove volevano unirsi alle altre Aes Sedai c’era poco che potesse fare per fermarle. Nove Aes Sedai dalla sua parte, invece... «È stato fatto prigioniero. Un’Aes Sedai di nome Coiren e almeno altre cinque lo stanno portando a Tar Valon. È ciò che intendono fare. Io invece le voglio fermare.» La spiegazione provocò stupore: Dannil aveva sgranato gli occhi e le Aes Sedai si erano messe a parlare all’unisono. Aram era il solo che non sembrasse sconvolto, ma in fondo non sembrava che gli importasse molto di nulla, se non di Perrin e della sua spada. L’odore che emanava dalle Aes Sedai era di oltraggio e paura, anche se tutte avevano il volto sereno.

«Dobbiamo fermarle, Bera» disse una donna che aveva i capelli acconciati in treccine nello stile di Tarabon, proprio mentre una pallida Cairhienese su una giumenta dinoccolata aggiunse: «Non possiamo permettere a Elaida di averlo, Bera.»

«Sei?» chiese la donna con gli occhi color nocciola, incredula. «Sei non avrebbero potuto prenderlo, ne sono certa.»

«Ve l’avevo detto che era ferito» disse Alanna quasi piangendo. Perrin conosceva il suo odore abbastanza bene da isolarlo: era dolore puro. «Ve l’avevo detto.» Verin rimase in silenzio, ma l’odore era furioso e... spaventato.

Kiruna guardò con disgusto il gruppo di Perrin. «Intendi fermare le Aes Sedai con questi, giovanotto? Verin non ci aveva detto che eri uno sciocco.»

«Ho qualche altro elemento sulla strada di Tar Valon» rispose lui secco.

«Allora potete unirvi a noi» gli disse Kiruna come se gli stesse facendo una concessione. «Va bene, Bera, no?» Bera annuì.

Perrin non riusciva a capire perché il comportamento di Kiruna lo irritasse tanto, ma adesso non era il momento di capire. «Ho anche trecento arcieri dei Fiumi Gemelli che intendo riportare con me sulla strada di Tar Valon.» Come faceva Alanna a sapere che Rand era ferito? «Voi Aes Sedai sarete le benvenute, se vorrete seguirci.»

Sicuramente le donne non avevano apprezzato. Si allontanarono di una dozzina di passi per parlarne — nemmeno le sue orecchie percepirono nulla; probabilmente stavano usando il Potere — e per qualche minuto Perrin fu convinto che se ne sarebbero andate per proprio conto.

Alla fine ritornarono, ma Bera e Kiruna lo affiancarono, una per parte, lungo tutto il percorso, facendo a turno nello spiegare quanto fosse pericolosa e delicata la situazione e raccomandandogli che non doveva fare nulla per mettere in pericolo il giovane al’Thor. Almeno Bera a volte si ricordava di chiamarlo Drago Rinato. Una cosa che resero ben chiara era che Perrin non avrebbe dovuto mettere un piede davanti all’altro senza prima chiedere a loro. Bera stava iniziando a sembrare irritata dal fatto che Perrin non volesse prometterlo; Kiruna le disse di fare conto che avesse pronunciato quelle parole. Perrin cominciò a chiedersi se avesse fatto un errore a chieder loro di seguirlo.

Se le Aes Sedai rimasero impressionate dal numero di Aiel, uomini di Mayene e Cairhienesi che li precedevano, non ne diedero segno. La loro presenza invece aggiunse un leggero trambusto. Gli uomini di Mayene e i Cairhienesi sembravano non gradire la comparsa di nove Aes Sedai e sedici Custodi ed erano sempre sull’orlo di inchinarsi o strisciare ogni volta che una delle donne si avvicinava. Le Fanciulle e i siswai’aman le fissavano malvagi, quando non avevano l’aspetto di chi temesse di essere calpestato e schiacciato. Le Sapienti rimasero impassibili come le Aes Sedai, ma Perrin fiutava ondate di furia pura provenire dalle Aiel. A parte una Marrone di nome Masuri, all’inizio le Aes Sedai ignorarono le Sapienti, ma dopo che Masuri fu rifiutata almeno venti volte nei giorni seguenti — era insistente, ma le Sapienti evitavano le Aes Sedai con tale grazia che Perrin pensava dovessero farlo d’istinto — Bera, Kiruna e tutte le altre cominciarono a guardare le Sapienti e parlare fra loro dietro una barriera invisibile che impediva a Perrin di sentire cosa dicessero.

Se avesse potuto, avrebbe spiato; nascondevano ben altro che le discussioni sulle Aiel. Alanna rifiutava di dirgli come facesse a sapere dov’era Rand — ‘Ci sono cose che farebbero esplodere la mente di chiunque non sia un’Aes Sedai’, gli aveva risposto, fredda e misteriosa, ma odorava di ansia e dolore — e non voleva nemmeno ammettere di aver detto che era ferito in qualche modo. Verin gli rivolgeva a stento la parola, osservava tutto con quegli occhi scuri da uccello e il sorrisetto misterioso, ma da lei emanavano folate di frustrazione e rabbia. Se avesse dovuto decidere dall’odore avrebbe detto che Bera o Kiruna erano a capo della spedizione; forse Bera, anche se a volte il comando sembrava passare all’altra. Era difficile giudicare diversamente: una o l’altra cavalcavano accanto a lui almeno un’ora al giorno, ripetendo delle varianti del consiglio originale, dando per scontato che avessero loro il comando. Nurelle sembrava convinto che fosse così, ed eseguiva i loro ordini senza nemmeno dare un’occhiata a Perrin, cosa che Dobraine almeno faceva, prima di obbedire a sua volta. Per un giorno e mezzo Perrin pensò che Merana fosse rimasta a Caemlyn e fu per lui una sorpresa scoprire che la donna magra con gli occhi color nocciola rispondesse a quel nome. Rand aveva detto che era a capo della spedizione di Salidar, ma anche se tutte le Aes Sedai sembravano uguali, Perrin l’aveva identificata come una lupa debole nel branco; da lei emanavano rassegnazione e ansia. Non lo sorprendeva che le Aes Sedai avessero dei segreti, ma lui voleva salvare Rand da Coiren e le altre e gli sarebbe piaciuto avere un appiglio per scoprire se avrebbero poi dovuto salvarlo anche da Kiruna e le sue amiche.

Era bello essersi riunito con Dannil e gli altri, anche se erano impotenti con le Aes Sedai quanto i Cairhienesi e gli uomini di Mayene. Gli uomini dei Fiumi Gemelli erano così contenti di averlo ritrovato che in pochi si erano lamentati quando aveva detto loro di mettere via la bandiera con l’aquila rossa. Perrin era sicuro che prima o poi l’avrebbero ripresa, ma Ban, il cugino di Dannil, che gli assomigliava molto a parte il naso adunco e i lunghi baffi nello stile domanese, la ripose con cautela nella bisaccia da sella. Adesso c’era solo la testa di lupo rossa. Probabilmente lo avrebbero ignorato se avesse chiesto loro di metterla via e, per qualche motivo, lo sguardo freddo e sdegnoso di Kiruna gli faceva venire voglia di tenerla bene in mostra. Oltre a quella, anche Dobraine e Nurelle avevano esposto delle bandiere, visto che ce n’era già una. Non il sole nascente di Cairhien o il falco d’oro di Mayene. Entrambi avevano portato un paio degli stendardi di Rand, il Drago rosso e oro in campo bianco e il disco bianco e nero su fondo rosso. Agli Aiel non sembrava importare molto e le Aes Sedai erano ancora più fredde; a lui parevano invece adeguati a quell’inseguimento.

Giunto il decimo giorno, con il sole quasi a picco, Perrin si sentiva cupo malgrado le bandiere e gli uomini dei Fiumi Gemelli o Stepper. Avrebbero raggiunto i carri delle Aes Sedai nel pomeriggio, ma ancora non sapeva cosa avrebbero fatto. Fu allora che il messaggio dei lupi lo raggiunse. Arrivano ora. Molti due gambe. Molti, molti, molti! Arrivano ora!

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