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Rorbert Jordan: Memoria di luce

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Rorbert Jordan Memoria di luce

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«Liberami!» disse Moghedien, artigliando l’ a’dam. «Liberami, brutta...»

Il dolore la fece finire a terra, in preda agli spasmi.

«Mi chiamo Shanan» disse la sul’dam mentre un’altra donna si avvicinava con una damane al seguito. «Ma puoi chiamarmi Padrona. Penso che dovremmo tornare rapidamente a Ebou Dar.»

La sua compagna annui e la damane creò un passaggio.

Dovettero trascinarvi attraverso Moghedien.

Nynaeve uscì dalla tenda di Guarigione a Shayol Ghul. Il sole era quasi sotto l’orizzonte.

«È morto» sussurrò alla piccola folla radunata lì fuori.

Pronunciare quelle parole fu come lasciar cadere un mattone sui propri piedi. Non pianse. Aveva già versato quelle lacrime. Non voleva dire che non le facesse male.

Lan uscì dalla tenda dietro di lei, mettendole un braccio attorno alle spalle. Nynaeve sollevò la mano sulla sua. Lì vicino, Min ed Elayne si guardarono a vicenda.

Gregorin bisbigliò a Darlin; era stato trovato mezzo morto nei resti della sua tenda. Entrambi guardarono le donne accigliati. Nynaeve riuscì a cogliere parte di quello che diceva Gregorin: «... aspettavo che la selvaggia Aiel fosse senza cuore, e forse la Regina dell’Andor, ma l’altra? Nemmeno una lacrima.»

«Sono sconvolte» rispose Darlin.

No, pensò Nynaeve, esaminando Min ed Elayne. Quelle tre sanno qualcosa che io non so. Dovrò estorcerglielo con la forza.

«Scusatemi» disse Nynaeve, allontanandosi da Lan.

Lui la seguì.

Lei lo guardò con un sopracciglio alzato.

«Non ti libererai di me nelle prossime settimane, Nynaeve» disse lui, l’amore che pulsava attraverso il legame. «Anche se lo desideri.»

«Bue ostinato» borbottò lei. «A quanto ricordo, sei stato tu a insistere per lasciarmi, così da marciare da solo verso il tuo presunto destino.»

«E avevi ragione su quello» disse Lan. «Come ce l’hai spesso.» Lo disse con una calma tale che era difficile essere arrabbiati con lui.

Inoltre erano le donne quelle con cui era arrabbiata. Scelse Aviendha per prima e si diresse da lei, con Lan al suo fianco.

«... con Rhuarc morto,» stava dicendo Aviendha a Sorilea e Bair «penso che qualunque cosa io abbia visto deve poter cambiare. È già cambiata.»

«Io ho assistito alla tua visione, Aviendha» disse Bair. «O a qualcosa di simile, attraverso occhi differenti. Penso che sia un monito per qualcosa che non dobbiamo lasciar accadere.»

Le altre due annuirono, poi lanciarono un’occhiata a Nynaeve e i loro volti divennero impassibili come quelli delle Aes Sedai. Aviendha era proprio come le altre, completamente calma sulla sedia, i piedi avvolti da bende. Un giorno avrebbe potuto camminare di nuovo, ma non avrebbe più combattuto.

«Nynaeve al’Meara» disse Aviendha.

«Mi hai sentito dire che Rand è morto?» chiese Nynaeve. «Se n’è andato silenziosamente.»

«Colui che è stato ferito si è svegliato dal sogno» disse Aviendha in tono tranquillo. «È come devono fare tutti. La sua morte è arrivata nella grandezza, e nella grandezza sarà celebrato.»

Nynaeve si chinò verso di lei. «D’accordo» disse in tono minaccioso, abbracciando la Fonte. «Sputa il rospo. Ho scelto te perché non puoi sfuggirmi.»

Aviendha mostrò per un momento quella che poteva essere paura. Scomparve in un lampo. «Prepariamo la sua pira.»

Perrin correva nel sogno del lupo. Da solo.

Altri lupi ululavano il loro dispiacere per il suo lutto. Dopo che li superava, tornavano ai loro festeggiamenti, ma ciò non rendeva meno reale la loro solidarietà.

Lui non ululò. Non gridò. Divenne Giovane Toro e corse.

Non voleva essere qui. Voleva sonno, vero sonno. Lì non avrebbe potuto sentire il dolore. Qui poteva.

Non avrei dovuto lasciarla.

Un pensiero da uomini. Perché si era insinuato?

Ma cosa potevo fare? Ho promesso di non trattarla come vetro.

Correre. Correre veloce. Correre finché non fosse giunta la spossatezza.

Dovevo andare da Rand. Dovevo. Ma nel farlo non sono stato lì per lei!

Ai Fiumi Gemelli in un lampo. Di nuovo fuori, lungo il fiume. Il Deserto, poi indietro, una lunga corsa verso Falme.

Come ci si poteva aspettare che li difendessi entrambi, e poi ne lasciassi andare uno?

A Tear. Poi ai Fiumi Gemelli. Una forma indistinta e ringhiante, che si muoveva più veloce che potesse. Qui. Qui l’aveva sposata.

Qui ululò.

Caemlyn, Cairhien, i Pozzi di Dumai.

Qui salvava uno di loro.

Cairhien, Ghealdan, Malden.

Qui aveva salvato l’altra.

Due forze nella sua vita. Ciascuna l’aveva strattonato. Giovane Toro crollò finalmente vicino alcune colline da qualche parte nell’Andor. Un luogo familiare.

Il luogo dove ho incontrato Elyas.

Divenne di nuovo Perrin. I suoi pensieri non erano pensieri da lupo, le preoccupazioni non erano preoccupazioni da lupo. Alzò lo sguardo verso il cielo che adesso, dopo il sacrificio di Rand, era sgombro dalle nubi. Aveva voluto essere con il suo amico mentre moriva.

Stavolta, sarebbe stato con Faile dove era morta.

Voleva urlare, ma non sarebbe servito a nulla. «Devo lasciar andare, vero?» sussurrò verso quel cielo. «Luce. Non voglio. Ho imparato. Ho imparato da Malden. Non l’ho più fatto! Ho fatto quello che avrei dovuto, stavolta.»

Da qualche parte lì vicino, un uccello lanciò un richiamo nel cielo. Lupi ulularono. In caccia.

«Ho imparato...»

Il richiamo di un uccello.

Pareva un falcone.

Perrin balzò in piedi, ruotando. Là. Scomparve in un istante, ricomparendo su un campo aperto che non riconobbe. No, conosceva questo campo. Lo conosceva! Era Merrilor, solo senza il sangue, senza l’erba trasformata in fango, senza la terra devastata e spezzata.

Qui trovò un minuscolo falcone — piccolo quanto la sua mano — che lanciava un verso basso, con una zampa spezzata incastrata sotto una roccia. Il suo cuore batteva debolmente.

Perrin ruggì mentre si svegliava, uscendo a forza dal sogno del lupo. Si alzò sul campo di corpi, urlando nel cielo notturno. Quelli impegnati a cercare lì vicino si sparpagliarono dalla paura.

Dove? Al buio poteva trovare lo stesso posto? Corse, incespicando sopra i cadaveri, tra buche create da incanalatoli o Draghi. Si fermò, guardando da una parte e poi dall’altra. Dove. Dove!

Sapone floreale. Una traccia di profumo nell’aria. Perrin scattò verso essa, scagliando il suo peso contro il cadavere di un enorme Trolloc, steso in cima ad altri corpi che gli arrivavano quasi fino al petto. Sotto di esso, trovò la carcassa di un cavallo. Incapace di riflettere davvero su cosa stesse facendo o sulla forza che avrebbe dovuto impiegare, spostò il cavallo da una parte.

Lì sotto c’era Faile, coperta di sangue, stesa in una piccola conca nel terreno, prendeva corti respiri. Perrin urlò e cadde in ginocchio, cullandola tra le braccia, inalando il suo odore.

Gli occorsero solo due battiti di cuore per traslare nel sogno del lupo, portare Faile da Nynaeve lontano a nord e traslare fuori. Pochi secondi dopo, la sentì che veniva Guarita tra le sue braccia, e lui non era disposto a lasciarla andare nemmeno per quello.

Faile, il suo falcone, tremolò e si agitò. Poi aprì gli occhi e gli sorrise.

Gli altri eroi se n’erano andati. Birgitte era rimasta con l’approssimarsi della sera. Lì vicino i soldati preparavano la pira di Rand al’Thor.

Birgitte non poteva restare ancora per molto, ma per adesso... Sì, poteva restare. Poco tempo. Il Disegno l’avrebbe permesso.

«Elayne?» disse Birgitte. «Sai qualcosa? Sul Drago?»

Elayne scrollò le spalle nella luce morente. Le due si trovavano in fondo alla folla radunatasi per veder accendere la pira del Drago Rinato.

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