Rorbert Jordan - Memoria di luce
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Mishraile sbuffò, radunando il suo Potere e balzando attraverso l’apertura. Ciò che Alviarin intendeva era che non voleva fosse uno degli uomini a comandare il circolo, potenzialmente rubandole la preda. Be’, ci avrebbe pensato Mishraile.
Passò dal campo di battaglia a una radura che non riconosceva. Gli alberi non sembravano così tanto sotto il tocco del Sommo Signore come in altri posti. Perché? Be’, lo stesso cielo scuro tuonava sopra, e la zona era così buia che dovette tessere un globo di luce per distinguere qualcosa.
Al’Thor riposava su un ceppo lì vicino. Alzò lo sguardo, vide Mishraile e lancio un urlo, dandosela a gambe. Mishraile intessé una palla di fuoco che sbocciò in aria e gli volò dietro, ma al’Thor riuscì ad annullarla con un flusso.
Ah! È debole! pensò Mishraile, scattando in avanti. Gli altri lo seguirono attraverso il passaggio, le donne collegate a Nensen, che giunse seguendo Alviarin come un cucciolo. Donalo passò per ultimo, urlando loro di aspettarlo.
Un attimo dopo smisero di correre.
Mishraile fu colpito come da un’onda di acqua fredda, come se corresse di faccia dentro una cascata. L’Unico Potere scomparve. Lo lasciò e basta.
Barcollò in preda al panico, cercando di capire cos’era successo. Era stato schermato! No. Non percepiva nessuno schermo. Non percepiva... nulla.
Gli alberi si mossero nei paraggi e delle figure uscirono dalle ombre. Creature enormi con sopracciglia cascanti e dita tozze. Parevano antiche quanto gli alberi stessi, con pelle rugosa e capelli bianchi.
Era in uno stedding.
Mishraile cercò di scappare, ma mani salde lo afferrarono. Ogier anziani circondarono lui e gli altri. Più avanti nella foresta, al’Thor verme avanti, ma non era lui. Non più. Era un trucco. Androl aveva indossato la faccia del Drago Rinato.
Gli altri urlarono e tempestarono di pugni gli Ogier, ma Mishraile cadde in ginocchio, guardando dentro quel vuoto dove c’era stato l’Unico Potere.
Pevara si accostò ad Androl mentre gli Ogier, troppo vecchi per unirsi alla battaglia, afferravano i Signori del Terrore in mani forti e li trascinavano più all’interno dello stedding Sholoon. Lindsar — la più anziana tra loro, appoggiata su un bastone grosso quanto la coscia di un uomo — si avvicinò ad Androl.
«Ci prenderemo cura dei prigionieri, Mastro Androl» disse Lindsar.
«Esecuzione?» chiese Pevara.
«Per gli alberi più antichi, no!» La Ogier pareva offesa. «Non in questo posto, no, niente uccisioni qui. Li tratterremo e non li lasceremo scappare.»
«Queste sono persone molto pericolose, mia brava Ogier» disse Androl. «Non sottovalutare quanto possono essere subdoli.»
La Ogier ridacchiò, zoppicando verso gli alberi ancora bellissimi dello stedding. «Gli uomini ritengono che, dal momento che siamo calmi, noi stessi non possiamo essere subdoli» disse. «Che vedano quanto può diventare scaltra una mente dopo aver vissuto per secoli. Non preoccuparti, Mastro Androl. Saremo attenti. A queste povere anime farà bene vivere nella pace dello stedding. Forse alcune decadi di pace cambieranno la loro prospettiva sul mondo.»
Lei scomparve tra gli alberi.
Androl guardò Pevara, percependo la sua soddisfazione pulsare attraverso il legame, anche se il suo volto era calmo. «Hai agito bene» disse lui. «Il piano era eccellente.»
Lei annuì dalla soddisfazione e i due lasciarono lo stedding, superando la barriera invisibile e potendo avere di nuovo accesso all’Unico Potere. Anche se Androl era così stanco da riuscire a malapena a pensare, non ebbe problemi ad afferrare saidin. Lo agguantò come un uomo affamato prendeva una pagnotta, anche se era stato senza solo pochi minuti.
Si sentì spiacente per quello che aveva fatto a Donalo e agli altri... Quasi.
Riposa bene qui, amico mio, pensò guardandosi sopra la spalla. Forse un giorno riusciremo a trovare un modo per liberarti dalla prigione che hanno eretto nella tua mente.
«Ebbene?» chiese Jonneth, accorrendo.
«Fatto» disse Androl.
Pevara annuì e uscirono dagli alberi che davano sul Mora e sulle rovine fuori dallo stedding. Si fermò quando vide la zona attorno alle rovine davanti a loro, dove i profughi di Caemlyn radunavano feriti e armi.
Adesso era piena di Trolloc.
Che massacravano.
Aviendha si inginocchiò sopra il corpo di Rhuarc.
Morto. Aveva ucciso Rhuarc.
Non era più lui, si disse. Graendal l’aveva ucciso. Era come se il suo flusso l’avesse consumato. Questo era solo un involucro.
Era solo un...
Era solo un...
Era solo un...
Forza, Aviendha. La determinazione di Rand la riempì, irradiandosi dal legame in fondo alla sua mente. Alzò lo sguardo e avvertì la fatica abbandonarla, le distrazioni svanire.
Graendal stava duellando con Amys, Talaan, Alivia e Cadsuane... E stava vincendo. Sfrecciavano flussi avanti e indietro, illuminando l’aria polverosa, ma quelli provenienti da Cadsuane e le altre erano sempre meno vividi. Più difensivi. Mentre Aviendha osservava, una tempesta di fulmini cadde attorno ad Amys, gettandola a terra. Accanto a Graendal, Sashalle Anderly tremò, poi cadde da un lato; il bagliore dell’Unico Potere non la circondava più. Graendal l’aveva spossata, attingendo troppo Potere.
Aviendha si alzò in piedi. Graendal era potente e scaltra. Era estremamente brava a recidere i flussi in volo non appena venivano formati.
Aviendha protese una mano di lato e intessé Fuoco, Aria e Spirito. Una lancia di luce e fuoco, brillante e ardente, comparve in mano sua. Preparò altri cinque flussi di Spirito, poi scattò in avanti.
Il pulsare della terra tremante accompagnava i suoi passi. Fulmini cristallini cadevano dal cielo, poi si immobilizzavano dov’erano. Uomini e bestie urlarono quando i Segugi Neri raggiunsero le ultime linee di umani che difendevano il sentiero che saliva da Rand.
Graendal vide Aviendha e iniziò a tessere Fuoco Malefico. Aviendha recise il flusso in volo con un filamento di Spirito. Graendal imprecò, intessendo di nuovo. Aviendha colpì, tagliando il flusso.
Cadsuane e Talaan scagliarono esplosioni di fuoco. Uno degli Aiel prigionieri si gettò di fronte a Graendal, morendo con un lungo urlo mentre le fiamme lo avviluppavano.
Aviendha corse veloce, il terreno indistinto sotto di lei, tenendo stretta una lancia di luce. Si ricordò la sua prima corsa, una delle prove per unirsi alle Fanciulle. Quel giorno aveva sentito il vento dietro di lei che la spronava.
Stavolta non sentì nessun vento. Invece udì le grida dei guerrieri.
Gli Aiel che combattevano parevano spingerla avanti. Il suono stesso la portava verso Graendal.
La Reietta creò un flusso prima che Aviendha potesse impedirlo, un potente flusso di Terra diretto sotto Aviendha.
Così lei balzò.
Il suolo esplose e rocce volarono all’insù mentre l’esplosione la scagliava in avanti. Le pietre le scorticarono le gambe, portando nastri di sangue nell’aria attorno a lei. I suoi piedi vennero lacerati, le ossa si ruppero, le gambe bruciarono.
Tenne stretta in due mani la lancia di fuoco e luce tra la tempesta di rocce, la gonna che si increspava finendo a brandelli. Graendal alzò lo sguardo, sgranando gli occhi e socchiudendo le labbra. Stava per Viaggiare con il Vero Potere. Aviendha lo sapeva. Quella donna finora aveva evitato di farlo solo perché questo metodo di Viaggio pareva richiedere che toccasse i compagni per portarli con sé, e non voleva lasciarne nessuno.
Aviendha incontrò gli occhi dell’Anima dell’Ombra durante il breve momento in cui era sospesa in aria e vide vero terrore.
L’aria iniziò a deformarsi.
La lancia di Aviendha affondò di punta nel fianco di Graendal.
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