Rorbert Jordan - Memoria di luce

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L’alto cespuglio accanto a lei si mosse.

Aviendha girò senza pensare e intessé Fuoco. Ridusse in cenere un attaccante velato di nero qualche istante prima che la sua lancia la infilzasse nel collo. L’arma le scalfì il lato della spalla mentre l’uomo barcollava, poi ruzzolava in avanti, il petto squarciato da un foro grosso come un pugno per il colpo di Aviendha.

Un altro incanalatore si unì alla mischia, scagliando flussi in modo frenetico.

Amys era arrivata. Per fortuna, Graendal si concentrò su di lei, piuttosto che attaccare la posizione appena rivelata di Aviendha.

Era un bene, poiché Aviendha stava fissando l’uomo che aveva ucciso, un uomo che Graendal aveva piegato ai suoi voleri attraverso la coercizione. Un uomo che ad Aviendha sembrava familiare.

Terrorizzata, tremante, allungò una mano e scostò il velo.

Era Rhuarc.

«Io me la batto» disse Mishraile corrucciato, guardando da dietro la cavalleria sharana in carica. Si trovavano sul lato occidentale delle Alture, a parecchia distanza dal fianco sinistro dell’esercito sharano. «Nessuno ci ha detto che avremmo affrontato i dannati eroi del Corno.»

«È l’Ultima Battaglia, figliolo.» Alviarin era beffarda. Aveva preso a chiamare ‘figliolo’ tutti quanti loro, di recente. Mishraile era quasi sul punto di strozzarla. Perché M’Hael le aveva permesso di vincolare Nensen? Perché al comando di tutti loro era stata messa una donna ?

Erano radunati in un gruppetto: Alviarin, Mishraile, Nensen, Kash, Riarma, Donalo e Ayako, che era stata Convertita di recente come lui. Mishraile non sapeva molto del combattimento in un campo di battaglia; quando uccideva delle persone gli piaceva aspettare che capitassero in un posto buio, dove nessuno stava guardando. Tutta questa battaglia all’aria aperta, tutto questo caos gli davano come l’impressione di avere la punta di un coltello premuta contro la schiena.

«Là» disse Alviarin a Nensen, indicando un lampo di luce mentre un’altra esplosione causata da quei Draghi risuonava attraverso passaggi per il campo di battaglia. «Penso che provenisse dal centro dell’altopiano. Create un passaggio e andate là.»

«Non riusciremo mai a....» iniziò Mishraile.

«Andate!» disse Alviarin, il volto rosso di rabbia.

Nensen si precipitò a fare come diceva lei. Gli piaceva eseguire ordini, sentire che c’era qualcuno al comando.

Potrei doverla uccidere, pensò Mishraile. E poi anche Nensen. Perfino senza molta esperienza di battaglia, Mishraile riusciva a capire che non sarebbe stato uno scontro facile. Il ritorno dei Seanchan, la caduta di Demandred e i Trolloc che infuriavano senza controllo... Sì, l’Ombra aveva ancora i numeri, ma il combattimento non era tanto sproporzionato come a lui sarebbe piaciuto. Una delle prime regole che aveva imparato nella vita era non affrontare mai un uomo quando avevi pari probabilità di vincere e perdere.

Attraversarono il passaggio, uscendo nel mezzo dell’altopiano. Il terreno bruciato da Draghi e incanalatoli emetteva fumo che si andava a mischiare con la strana nebbia che era comparsa; era difficile dire cosa stesse succedendo e dove. Buchi per terra, allargati dai Draghi. Cadaveri... Be’, pezzi di cadaveri... Sparpagliati in giro. Un odore insolito nell’aria. Adesso era passata l’alba, ma ben poca luce giungeva attraverso le nuvole. Dall’alto provennero delle grida, emesse da quelle strane creature volanti che i Seanchan avevano portato. Mishraile rabbrividì. Luce. Era come stare in una casa senza tetto, sapendo che il tuo nemico aveva arcieri posizionati sopra di te. Ne abbatté una con un flusso di Fuoco, soddisfatto del modo in cui le ali si accartocciarono e la bestia precipitò avvitandosi su sé stessa.

Attacchi come quello lo esponevano, però. Avrebbe davvero dovuto uccidere gli altri Signori del Terrore, poi scappare. Sarebbe dovuto essere nello schieramento vincente.

«Al lavoro» disse Alviarin. «Fate come ho detto. Ci sono uomini che creano passaggi attraverso cui sparano quegli aggeggi, perciò dovremo individuare dove si trovava il passaggio e far leggere il residuo a Donalo.»

Gli uomini si sparpagliarono, ispezionando il terreno per cercare il punto dove si era aperto il passaggio. Nei paraggi c’era gente che combatteva, pericolosamente vicino: Sharani e uomini che sventolavano uno stendardo con sopra un lupo. Se fossero tornati da questa parte...

Donalo si affiancò a Mishraile mentre cercavano, rapidamente, entrambi che trattenevano il Potere. Donalo era un Tairenese dal volto squadrato, con la barba grigia a punta.

«Quando Demandred è caduto,» sussurrò Donalo «ho immaginato che fosse una trappola fin dall’inizio. Siamo stati giocati.»

Mishraile annuì. Forse Donalo sarebbe stato un alleato. Potevano scappare assieme. Naturalmente poi avrebbe dovuto ucciderlo. Mishraile non voleva nessun testimone che potesse riferire al Sommo Signore quello che aveva fatto.

Non poteva fidarsi comunque di Donalo. Quell’uomo si era unito a loro soltanto per via di un trucco con i Myrddraal che l’aveva costretto. Se un uomo poteva cambiare schieramento così facilmente, cosa gli impediva di cambiarlo di nuovo? Inoltre, a Mishraile non piaceva la... sensazione che aveva quando guardava Donalo o gli altri che erano stati Convertiti. Era come se ci fosse qualcosa di innaturale dentro di loro, che guardava fuori, nel mondo, cercando una preda.

«Dobbiamo andarcene da qui» mormorò Mishraile. «Combattere qui è un...» Si interruppe quando incontrarono qualcuno che si muoveva in mezzo al fumo.

Un uomo alto, con capelli biondo-rossicci. Un uomo familiare, segnato da tagli, con abiti bruciati e anneriti. Mishraile rimase a bocca aperta e Donalo imprecò quando il Drago Rinato in persona li vide, trasalì e fuggì per l’altopiano da dove era venuto. Quando a Mishraile venne in mente di attaccare, al’Thor aveva creato un passaggio per sé stesso ed era fuggito attraverso esso.

La terra tremò con violenza, alcuni pezzi si staccarono e una parte del pendio orientale crollò sui Trolloc lì sotto. Questo posto stava diventando sempre più instabile. Un altro motivo per andarsene.

«Quello era il maledetto Drago Rinato!» disse Donalo. «Alviarin! Il maledetto Drago Rinato è sul campo di battaglia!»

«Che sciocchezza è questa?» chiese Alviarin, avvicinandosi con gli altri.

«Rand al’Thor era qui» disse Mishraile, ancora sbigottito. «Sangue e dannate ceneri, Donalo. Avevi ragione! Questo è l’unico modo in cui Demandred può essere caduto.»

«Continuava a dire che il Drago era su questo campo di battaglia da qualche parte» fece notare Kash.

Donalo venne avanti, inclinando la testa come per esaminare qualcosa nell’aria. «Ho visto con esattezza dove ha creato il passaggio per scappare. Era proprio qui. Proprio qui... Sì! Posso percepire la risonanza. So dov’è andato.»

«Ha sconfitto Demandred» disse Alviarin, incrociando le braccia con aria scettica.

«Possiamo sperare di affrontarlo?»

«Pareva esausto» disse Mishraile. «Più che esausto. È stato preso dal panico quando ci ha visto. Penso che, se davvero ha combattuto Demandred, gli abbia richiesto moltissimo.»

Alviarin osservò il punto nell’aria dove al’Thor era scomparso.

Mishraile poteva praticamente vedere i suoi pensieri. Se avessero ucciso il Drago Rinato, M’Hael poteva non essere l’unico Signore del Terrore a essere elevato a Prescelto. Il Sommo Signore sarebbe stato grato a colui che avesse eliminato al’Thor. Molto grato.

«Ce l’ho!» urlò Donalo, aprendo un passaggio.

«Mi serve un circolo per affrontarlo» disse Alviarin. Poi esitò. «Ma userò solo Riarma e Nensen. Non voglio rischiare di renderci troppo rigidi, tutti nello stesso circolo.»

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