Rorbert Jordan - Memoria di luce

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«La terza visione potrebbe essere qualunque di queste due» disse Amys. «Le colonne mostrano sempre il passato con precisione; perché non dovrebbero mostrare il futuro con altrettanta precisione?»

Ad Aviendha sussultò il cuore in petto.

«Ma perché» disse Bair piano «le colonne mostrerebbero una disperazione immutabile? No. Mi rifiuto di crederlo. Il Rhuidean ci ha sempre mostrato ciò che ci occorreva vedere. Per aiutarci, non per distruggerci. Anche questa visione deve avere uno scopo. Incoraggiarci verso un onore più grande?»

«Non ha importanza» disse Sorilea in tono brusco.

«Ma...» iniziò Aviendha.

«Non ha importanza» ripeté Sorilea. «Se questa visione fosse immutabile, se il nostro destino fosse... cadere... come hai detto tu, qualcuno di noi smetterebbe di combattere per cambiarla?»

La stanza rimase in silenzio. Aviendha scosse il capo.

«Dobbiamo trattarla come se possa essere cambiata» disse Sorilea. «Meglio non dilungarsi sulla tua domanda, Aviendha. Dobbiamo decidere che strada intraprendere.»

Aviendha si ritrovò ad annuire. «Io... Sì, sì, hai ragione, Sapiente.»

«Ma cosa facciamo?» chiese Kymer. «Cosa cambiamo? Per ora, l’Ultima Battaglia deve essere vinta.»

«Vorrei quasi» disse Amys «che la visione fosse immutabile, poiché almeno proverebbe che vinceremo questa lotta.»

«Non prova nulla» disse Sorilea. «La vittoria dell’Accecatore romperebbe il Disegno, perciò nessuna visione del futuro può essere certa o affidabile. Perfino con le profezie di ciò che potrebbe accadere nelle Epoche a venire, se l’Accecatore vince questa battaglia, tutto diventerà nulla.»

«Questa visione a cui ho assistito ha a che fare con quello che sta progettando Rand» disse Aviendha.

Si voltarono verso di lei.

«Domani» disse Aviendha. «Da ciò che mi avete detto, si sta preparando per una rivelazione importante.»

«Il Car’a’carn ha un... debole per le presentazioni drammatiche» disse Bair, dal cui tono traspariva quella stessa debolezza. «E come un orcinello che ha lavorato tutta notte per costruire un nido così da poterci cantare al mattino per tutti quelli che ascolteranno.»

Aviendha era rimasta sorpresa nello scoprire del raduno a Merrilor; l’aveva saputo solo usando il suo legame con Rand al’Thor per determinare dove si trovava. Nell’arrivare lì e trovare così tante persone assieme, le forze delle terre bagnate tutte radunate lì, si era domandata se ciò fosse parte di quello che aveva visto. Questo raduno era l’inizio di ciò che sarebbe diventato la sua visione?

«Mi sento come se sapessi più di quanto dovrei.» Parlò quasi fra sé.

«Hai dato una profonda occhiata a quello che il futuro potrebbe avere in serbo» disse Kymer. «Ti cambierà, Aviendha.»

«Domani è la chiave» disse Aviendha. «Il suo piano.»

«Da quello che hai detto,» ribatté Kymer «pare che lui intenda ignorare gli Aiel, il suo stesso popolo. Perché darebbe benefici a chiunque altro, ma non a coloro che sono più meritevoli? Cerca forse di insultarci?»

«Non penso che sia quello il motivo» disse Aviendha. «Credo che intenda fare richieste ai partecipanti, non concedere loro doni.»

«In effetti ha menzionato un prezzo» disse Bair. «Un prezzo che intende far pagare agli altri. Nessuno è stato in grado di cavargli il segreto di quel prezzo.»

«Poche ore fa ha attraversato un passaggio per Tear ed è tornato con qualcosa» disse Melaine. «Lo hanno riferito le Fanciulle; ora lui rispetta il suo giuramento di portarle con sé.

Quando abbiamo chiesto di questo suo prezzo, ha detto che si tratta di qualcosa di cui gli Aiel non devono preoccuparsi.»

Aviendha aggrottò la fronte. «Ha intenzione di farsi pagare dagli uomini per fare ciò che tutti sappiamo che deve fare? Forse ha trascorso troppo tempo con quell’emissaria che il Popolo del Mare gli ha mandato.»

«No, questo è un bene» disse Amys. «Questa gente pretende troppo dal Car’a’carn. Lui ha il diritto di pretendere qualcosa in cambio da loro. Sono molli; forse lui intende renderli duri.»

«E così lascia fuori noi,» disse Bair piano «perché sa che siamo già duri.»

Nella tenda calò il silenzio. Amys, con espressione preoccupata, versò qualche mestolo d’acqua sulle pietre riscaldate del bollitore. Ci fu un sibilo mentre si levava il vapore.

«Proprio così» disse Sorilea. «Non intende insultarci. Intende renderci onore, ai suoi occhi.» Scosse il capo. «Dovrebbe sapere che non è così.»

«Spesso» concordò Kymer «il Car’a’carn reca offesa per puro caso, come se fosse un bambino. Noi siamo forti, perciò la sua richiesta — qualunque sia — non ha importanza. Se è un prezzo che gli altri possono pagare, possiamo farlo anche noi.»

«Non commetterebbe questi errori se fosse stato addestrato a dovere nelle nostre usanze» mormorò Sorilea.

Aviendha incontrò i loro occhi senza battere ciglio. No, lei non l’aveva addestrato al meglio, ma sapevano che Rand al’Thor era ostinato. Inoltre, adesso Aviendha era una loro pari. Anche se aveva qualche problema a pensarla così nel guardare le labbra serrate di Sorilea, segno della sua disapprovazione.

Forse derivava dall’aver trascorso troppo tempo con abitanti delle terre bagnate come Elayne, ma all’improvviso vide le cose come doveva vederle Rand. Concedere agli Aiel un’esenzione dal suo prezzo — se era effettivamente quello che lui intendeva — era un atto d’onore. Se lui avesse fatto loro una richiesta come per gli altri, queste stesse Sapienti si sarebbero potute offendere per essere state accomunate con gli abitanti delle terre bagnate.

Cosa stava architettando? Aviendha notò degli accenni nelle visioni, ma era sempre più certa che l’indomani gli Aiel si sarebbero avviati sulla strada per la loro rovina.

Doveva fare in modo che non accadesse. Quello era il suo primo compito come Sapiente, e probabilmente sarebbe stato il più importante che mai le sarebbe stato affidato. Non avrebbe fallito.

«Il suo compito non era soltanto istruirlo» disse Amys. «Cosa non darei per sapere che si trova al sicuro sotto gli occhi attenti di una brava donna.» Guardò Aviendha, il volto carico di significato.

«Sarà mio» disse Aviendha con fermezza. Ma non per te, Amys, né per il nostro popolo. Rimase sconcertata dalla forza di quel sentimento dentro di lei. Aviendha era Aiel. Il suo popolo significava tutto per lei.

Ma quella scelta non era loro. Quella scelta era sua.

«Bada, Aviendha» disse Bair, posandole una mano sul polso. «È cambiato da quando te ne sei andata. È diventato più forte.»

Aviendha si accigliò. «In che modo?»

«Ha abbracciato la morte» disse Amys in tono orgoglioso. «Può darsi che porti ancora una spada e indossi i vestiti di un abitante delle terre bagnate, ma ora è nostro, finalmente e completamente.»

«Devo vederlo con i miei occhi» disse Aviendha, alzandosi in piedi. «Scoprirò quello che posso sui suoi piani.»

«Non rimane più molto tempo» la avvisò Kymer.

«Rimane una notte» disse Aviendha. «Sarà sufficiente.»

Gli altri annuirono e Aviendha iniziò a vestirsi. Inaspettatamente, le altre si unirono a lei, vestendosi a loro volta. Pareva che le considerassero notizie tanto importanti da condividerle con le altre Sapienti, piuttosto che continuare a starsene sedute lì in riunione.

Aviendha fu la prima a uscire nella notte; l’aria fresca, lontano dal calore soffocante della tenda della sauna, le dava una bella sensazione sulla pelle. Prese un respiro profondo. Aveva la mente oppressa dalla stanchezza, ma il sonno avrebbe dovuto attendere.

I lembi della tenda frusciarono dietro le altre Sapienti, Melaine e Amys che parlavano piano tra loro mentre si allontanavano in tutta fretta nella notte. Kymer si diresse a passo deciso verso la parte dell’accampamento dei Tomanelle. Forse voleva parlare con suo padre-sorella, Han, il capo del clan Tomanelle.

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