Wilson Tucker - L'anno del sole quieto

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L'anno del sole quieto: краткое содержание, описание и аннотация

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Brian Chaney, esperto dell’antica Palestina e di manoscritti biblici, viene reclutato per una missione molto rischiosa: la prima esplorazione fisica del futuro, resa possibile dall’invenzione del Veicolo per la Dislocazione nel Tempo, un progetto coperto dal più assoluto segreto. Chaney possiede tutti i necessari requisiti, ma soprattutto uno di essi lo rende l’individuo ideale per un simile compito: egli è infatti l’autore del più completo ed esauriente studio estrapolativo sul nostro futuro. La prima missione è quella di spostarsi di pochi anni per scoprire l’esito di un’imminente elezione presidenziale, tuttavia quest’epoca a noi vicinissima già comincia ad assumere inquietanti connotati, tra cui la degenerazione di una città come Chicago, sconvolta da sanguinosi disordini e divisa a metà da una sconcertante muraglia. Ma il vero obiettivo di Chaney è uno spostamento temporale di vari decenni, dove sarà testimone di un futuro ancora più tragico e disperato, al di là delle sue più pessimistiche previsioni: qui infatti un clima di paura e desolazione, segnato da violentissimi scontri razziali e da una vera e propria guerra civile, dipinge il crepuscolo degli Stati Uniti. Si è forse avverato ciò che aveva preconizzato un profeta ebraico sugli antichi documenti trovati nel Mar Morto, l’Eschatos o “la fine delle cose”, e che Chaney conosce fin troppo bene perchè ne è stato il traduttore? E sarà ancora possibile cambiare il corso di un futuro già annunciato da millenni? Lucido e vibrante, ma al tempo stesso profondamente toccante e umano, questo capolavoro di Wilson Tucker, maestro indiscusso delle avventure temporali, narra di un futuro in cui si ritrovano in una sintesi di rara forza espressiva tutti i temi d’inquietudine del nostro presente.

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Chaney seguì la pista che aveva tracciato nella giungla verde, cercando l’inizio della strada asfaltata. Un piccolo animale fuggì, al suo avvicinarsi.

Si fermò ai margini del parcheggio, guardando il giardino abbandonato e pensando a Kathryn Van Hise. Se non fosse stato per lei, adesso Chaney sarebbe ancora stato a oziare sulla spiaggia della Florida, e avrebbe pensato che era giunto il momento di tornare al lavoro all’Indic… solo un pensiero, non una decisione; forse, tra una settimana o due, si sarebbe alzato dallo sdraio, avrebbe voltato le spalle al mare e al golfo, e sarebbe andato a prenotare un biglietto ferroviario per Indianapolis, controllando gli orari e le coincidenze… se in quell’epoca di agonia dei treni fosse ancora riuscito a trovarne uno per l’Indiana.

Se non fosse stato per Katrina, ora, la sua unica preoccupazione sarebbe stata quella dei critici che leggevano i libri troppo frettolosamente e balzavano a conclusioni fantastiche.

Se non fosse stato per Katrina, lui non avrebbe mai sentito parlare di Seabrooke, di Moresby e di Saltus… a meno che i loro nomi non fossero comparsi su un documento sottoposto all’esame del trust di cervelli dell’Indic.

E lui non avrebbe fatto un balzo nel tempo, trovandosi a Joliet, due anni dopo il suo tempo, per trovare un muro; e non sarebbe giunto in questo squallido, triste futuro, qualsiasi anno fosse, per trovarsi di fronte a una catastrofe. Avrebbe continuato a procedere nel suo mondo, prigioniero del suo presente, lento e miope, fino a quando il futuro non si fosse abbattuto sopra di lui… o lui avesse urtato il futuro.

Pensò di avere finito, là: pensò di avere finito, che quella ricognizione abortita fosse finita, pei lui, pensò di non avere più nulla da fare in quel inondo così quieto e quasi deserto dell’anno 2000-qualcosa. Poteva solo t nomare a raccontarlo a Katrina, a Seabrooke, e magari ad ascoltare il rapporto fatto da loro a Washington. La prossima mossa toccava ai politici e ai burocrati… che cambiassero loro il futuro, se ne erano capaci, se ne possedevano il potere.

Il suo ruolo era concluso. Lui poteva registrare un rapporto, e dargli il titolo di Eschatos.

Il monticello di argilla gialla attirò Li sua attenzione, e Chaney seguì la vecchia grondaia attraverso l’erba, fino alla cisterna, perché voleva fotografarla. Era ancora stupito di vedere una costruzione nabatea proiettata nel ventunesimo secolo, e sospettò che il responsabile di questo stridente anacronismo fosse stato Arthur Saltus: la cisterna era stata copiata dal libro che lui aveva prestato al comandante, dalle pagine di Pax Abrahamitica. Con un po’ di fortuna, la cisterna avrebbe potuto catturare e trattenere l’acqua per un secolo e più, e se ne avesse potuto misurare la capacità, probabilmente avrebbe scoperto che il volume era vicino ai dieci cor . Saltus aveva fatto un buon lavoro, per essere un dilettante.

Chaney si voltò a guardare la tomba.

Quella non l’avrebbe fotografata, perché la foto avrebbe suscitato delle domande alle quali lui non voleva rispondere. Seabrooke avrebbe chiesto se c’era stata un’iscrizione sulla croce, e per quale motivo lui non aveva fotografato l’iscrizione. Katrina sarebbe rimasta seduta davanti a lui, con la matita pronta a trascrivere la sua testimonianza verbale.

Adiutat Deus K

Laggiù, in quella tomba: Arthur o Katrina?

Come avrebbe potuto dire a Katrina di avere trovato la sua tomba? O la tomba di suo marito? E perché quello non avrebbe potuto essere il luogo dell’estremo riposo del maggiore Moresby?

Un uccello ricominciò a cantare, in un cespuglio vicino, attirando lo sguardo di Chaney sugli alberi lontani e sul cielo che si stendeva lontano.

Gli alberi erano ricchi di nuove foglie, e testimoniavano che l’estate era iniziata; l’erba era di un verde dolce, era tenera e fresca, perché il cuore dell’estate non aveva ancora ingiallito e indurito gli steli: era un mondo fresco e nuovo. Nubi sottili si radunavano intorno al sole calante, creando un miraggio morbido, circondando il sole di un vello di lana rosso-dorata. A oriente, il cielo era prodigiosamente azzurro e pulito… un cielo lavato e ripulito da poco, disinfettato e sterilizzato. Di notte, le stelle di quel mondo dovevano sembrare dei meravigliosi diamanti scintillanti.

Arthur o Katrina?

Brian Chaney si inginocchiò per un momento, per toccare la terra sopra la tomba, e mentalmente si preparò a tornare a casa, a tornare alla base di partenza. Era profondamente depresso.

Una voce disse:

— Per favore… signor Chaney?

Lo choc lo immobilizzò per un istante. Ebbe paura che, se si fosse voltato troppo rapidamente, o se soltanto avesse sobbalzato, un dito nervoso avrebbe tirato il grilletto e lui avrebbe raggiunto il maggiore Moresby nell’umida terra della base. Rimase immobile, irrigidito, rendendosi conto di avere lasciato sul carro il suo fucile. Trascuratezza; incuria; stupidità. Una mano rimase sulla tomba; lo sguardo rimase fisso sulla piccola croce.

— Signor Chaney?

Dopo un tempo lunghissimo… un’inquietante eternità d’angoscia… voltò lentamente il capo, per guardare il sentiero.

Due sconosciuti: due persone quasi sconosciute, due persone che riflettevano l’incertezza e l’apprensione che anche Chaney provava.

Il più vicino dei due indossava un cappotto pesante e un paio di stivali presi dal deposito; le mani e il capo erano scoperti, e l’unica arma che egli portava era un binocolo, preso anch’esso dal deposito. Era alto, magro, nervoso… solo di poco più basso di Chaney, ma non aveva i capelli color sabbia e il corpo muscoloso di suo padre; non aveva la carnagione abbronzata e la capsula d’argento nei denti, non aveva quel modo particolare di socchiudere gli occhi, che faceva subito pensare a un marinaio intento a guardare lontano, proteggendosi dal perenne riverbero dell’oceano. Gli mancava la dirompente giovinezza del padre. Se l’uomo avesse posseduto queste caratteristiche, Chaney avrebbe creduto di trovarsi di fronte ad Arthur Saltus.

— Come fa a conoscere il mio nome?

— Lei è l’unico che mancava, signore.

— E avevate la mia descrizione?

A voce bassissima: — Sì, signore.

Sempre in ginocchio, Chaney si voltò a fissare gli sconosciuti. Si rese conto che loro avevano paura di lui quanto lui ne aveva di loro. Da quanto tempo non avevano visto un altro uomo, nella base?

— Lei si chiama Saltus?

Chaney spostò lo sguardo sulla donna che era rimasta dietro l’uomo, a una certa distanza. E lei guardava Chaney con una strana mescolanza di fascino e di terrore, pronta a fuggire al primo allarme. Da quanto tempo non aveva visto un altro uomo, nella base?

Chaney domandò:

— Kathryn?

Lei non rispose, ma l’uomo disse:

— Mia sorella.

La figlia era uguale alla madre sotto ogni aspetto: le mancavano soltanto l’abbronzatura e i calzoni delta. Era infagottata in un pesante cappotto che le andava troppo grande, e indossava degli stivali che erano anch’essi troppo grandi per i suoi piedini. Portava al collo un binocolo: Chaney aveva avuto ragione, qualcuno l’aveva osservato attentamente, prima. Era a capo scoperto, e mostrava la cascata di morbidi capelli castani che anche Katrina aveva avuto; i suoi occhi erano della stessa meravigliosa sfumatura — ora velata dallo spavento — di quelli della madre. Era piccola di statura, non doveva pesare più della madre, una volta liberata dal cappotto troppo pesante e dai massicci stivali, e dava l’impressione di essere perennemente vigile e attenta, e veloce in ogni reazione. Dava anche l’impressione di avere qualche anno di più della Katrina che lui aveva conosciuto.

Chaney guardò prima l’uomo e poi la donna: i due, fratello e sorella, si trovavano di molti anni più avanti rispetto alle persone che lui aveva lasciato nel passato, avevano molti anni di più dei loro genitori.

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