Hal Clement - Luce di stelle

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Chi non ricorda il pianeta Mesklin e i suoi straordinari abitanti, costretti a vivere in condizioni di gravità proibitive per gli esseri umani? Gli eroi meskliniti di Hal Clement tornano in questo romanzo, in sé pefettamente autonomo, che è di fatto il secondo capitolo della saga iniziata con
(
), tenuto a battesimo in Italia proprio sulle pagine di URANIA. Ancora una volta la pazienza, il coraggio e le straordinarie caratteristiche fisiche dei meskliniti permetteranno loro di avere ragione di un mondo in cui la forza di gravità è così schiacciante da rappresentare da sola il più terribile e immediato dei pericoli. Senza contare le numerose incognite di questa nuova e inedita missione nello spazio, scritta da un maestro della tecnologica…

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Easy non rispose. Da un punto di vista logico, Aucoin aveva perfettamente ragione. Ma Easy non poteva accettare che fosse la sola logica a dettar legge quando si parlava di vite umane o extraterrestri. Ib sapeva come si sentiva e decise che era tempo di spostare la discussione su altri argomenti. Si dichiarò d’accordo fino a un certo punto con l’opinione di Aucoin, ma sapeva benissimo perché sua moglie non poteva accettarlo.

— Secondo me il vero, immediato problema — continuò infine — è quello che Dondragmer ha con i membri dell’equipaggio che mancano all’appello. Se ho ben capito, i due timonieri sono rimasti intrappolati sotto il ghiaccio, ma nessuno sa dire se la pozza è ghiacciata completamente o solo parzialmente. A giudicare dal lavoro che erano stati mandati a fare, dovrebbero trovarsi in qualche punto tra le ruote della Kwembly. Immagino quindi che rompendo il ghiaccio in più punti sia possibile tirarli fuori anche se, nonostante le tute spaziali, non ho idea delle possibilità di sopravvivenza per un mesclinita in una situazione del genere. La temperatura non dovrebbe infastidirli più di tanto perché non è molto inferiore alla media, ma non saprei dire quanto possano contare delle eventuali limitazioni fisiche. “Anche il primo ufficiale della Kwembly manca all’appello, disperso durante un volo di ricognizione. Non possiamo far nulla direttamente, perché Kervenser non ha portato la radio con sé, ma vi è un altro elicottero disponibile. Dondragmer ci ha per caso chiesto di assisterlo nella ricerca dell’ufficiale disperso con un elicottero e una telecamera?”

— Non mi risulta — rispose Mersereau. — Almeno, fino a mezz’ora fa.

— Allora suggerirei di fare in modo che richieda il nostro aiuto.

Aucoin annuì e volse lo sguardo verso Easy. — Compito suo direi, signora Hoffman.

— Proverò, ma può darsi che qualcuno lo abbia già convinto — ribatté Easy, avviandosi verso la porta e pizzicando un orecchio a suo marito mentre passava alle sue spalle.

— Poi — riprese Ib rivolto ad Aucoin — anche se conosciamo tutta la sua opposizione a un’eventuale missione di soccorso, direi che dobbiamo comunque aggiornare Barlennan sugli ultimi avvenimenti.

— Ma perché dobbiamo andare in cerca di guai quando non è necessario? — rispose con enfasi Alan Aucoin. — Non mi piace litigare, soprattutto con qualcuno che può sempre fare di testa sua e non è affatto obbligato ad ascoltarmi.

— Perché dovreste litigare? Diceva anche lei che l’altra volta vi siete trovati d’accordo.

— Però ci siamo chiesti poco fa quanto sincero poteva essere Barlennan quella volta.

— Vero, però ora mi domando perché se non era d’accordo non ha inviato i soccorsi lo stesso, come ha fatto in un altro paio di occasioni?

— Oh, in quei due casi i ricognitori si trovavano molto più vicini alla base… Barlennan insistette, e alla fine ci convinse a dare il nostro assenso — disse Aucoin.

— Sa meglio di me che gliel’abbiamo dato per evitare che facesse di testa sua.

— No. Gli abbiamo dato il nostro assenso quelle due volte perché sua moglie, Ib, si è schierata con tanta decisione dalla parte di Barlennan che ci ha convinto. Paradossalmente, i suoi argomenti mi convincono sempre più che è meglio non dir nulla.

— Ma quale parte ha preso mia moglie durante la faccenda della Esket? Io sono convinto che dovremmo riferire a Barlennan la situazione, e subito. A parte la mancanza di onestà, più aspettiamo e più dura sarà la sua reazione davanti al fatto che abbiamo censurato una simile notizia, perché prima o poi lo verrà a sapere comunque.

— Io non la chiamerei censura: dopotutto, non abbiamo alterato i fatti in alcun modo.

— Ma lei ha ritardato la trasmissione della notizia per un sacco di tempo mentre aspettava di decidere la cosa migliore da fare: non mi pare che questo faccia parte degli accordi. Mi scusi i sentimenti un po’ bigotti… certo, su basi puramente egoistiche ammetto che ci conviene tenere segreta la notizia il più a lungo possibile.

Molti dei presenti, che avevano ascoltato in silenzio fino ad allora, presero a parlare tutti insieme nello stesso momento in cui Ib Hoffman appoggiava la schiena sullo schienale della sedia. Fu necessario qualche istante ad Aucoin per capire quello che stavano dicendo, ma quando vi riuscì apparve chiaro che i sentimenti della maggioranza erano per Ib. Il responsabile del progetto si arrese con l’onore delle armi: non faceva parte della sua politica fare da bersaglio a una folla inferocita.

— Va bene, riferiremo tutto a Barlennan non appena terminata la riunione — disse, lanciando un’occhiata al vincitore. — Naturalmente se la signora Hoffman non lo ha già fatto. La questione è chiusa. Qualcuno ha niente da dire?

Uno degli uomini che fino a quel momento si erano limitati ad ascoltare chiese la parola per porre una domanda. — Scusate se non vi ho seguito fino in fondo poco fa, ma mi pare di aver sentito che Barlennan ha concordato con la filosofia del progetto laddove diceva che l’equipaggiamento tecnico doveva venir limitato al minimo. Così, pensavo che la questione fosse definitivamente risolta, ma poi sento che Ib ha dei dubbi sulla sincerità di Barlennan. Ora, Ib, il fatto che i mescliniti abbiano accettato l’uso degli elicotteri ha qualcosa a che fare con questi dubbi?

Hoffman scosse la testa. — No. Abbiamo convinto i mescliniti a usarli con solide ragioni, e la sola cosa che mi ha sorpreso è che non ci abbia pensato lo stesso Barlennan e che abbia avuto qualcosa da ridire.

— Ma i mescliniti sono acrofobia per definizione. Il solo pensiero di volare, per chiunque provenga da un pianeta come il loro, dev’essere inimmaginabile.

Ib rispose con un sorriso forzato. — Vero. Ma una delle prime cose che Barlennan ha fatto dopo l’accordo con gli esperti della Confederazione e dopo il corso di scienze di base è stato progettare, costruire e volare con un pallone aerostatico nelle zone polari, dove la gravità di Mesklin è al massimo. Non so perché Barlennan abbia agito così ma certo non si tratta di acrofobia. Non è che non mi fido di lui: non sono molto certo di quello che pensa, se mi perdonate la crudezza necessaria.

— Sono d’accordo — intervenì Aucoin. — E credo che l’argomento sia esaurito. Suggerirei allora di chiudere e rivederci tra… diciamo sei ore. Ragioniamoci sopra, oppure scendiamo al salone delle comunicazioni per sentire cosa dicono i mescliniti e fare le nostre domande. Basta togliersi di testa i problemi di Dhrawn. Sapete bene cosa ne penso.

— Pensa esattamente quello che penso io — disse l’uomo che aveva parlato prima. — E più precisamente, ogni volta che un ricognitore si trova nei guai, anche il più banale dei problemi, non può fare a meno di veder risorgere il fantasma della Esket.

— Come tutti, immagino — rispose Aucoin scuotendo la testa.

— E più passa il tempo — continuò l’uomo — più mi convinco che la Esket deve aver subito qualche attacco da creature intelligenti. Dopotutto, c’è vita su Dhrawn e anche più sviluppata delle alghe e dei cespugli che i mescliniti scoprono di tanto in tanto. Infatti, come può esistere un’atmosfera contenente ossigeno con queste scarne forme di vita? Da qualche parte debbono esistere delle zone in cui si sono formati degli ecosistemi complessi: forse nelle regioni con temperature più elevate.

— Tipo Alfa Inferiore — aggiunse Ib per completare la frase. — Già, è difficile che ossigeno e ammoniaca coesistanto per tanto tempo, naturalmente parlando in termini planetari. Lo ammetto, è possibile che una specie intelligente viva su Dhrawn anche se finora non ne abbiamo trovato alcuna traccia, né dallo spazio né tramite i mescliniti. Forse alla Esket è capitato di incontrarli; in ogni caso, venti e più miliardi di chilometri quadrati di pianeta costituiscono un eccellente motivo per non aver ancora incontrato i padroni di casa. L’idea è plausibile, e lei non è il primo a pensarci ma non so dove ci possa portare. Comunque ci ha pensato anche Barlennan e nei primi tempi pareva intenzionato a far deviare un ricognitore dalla sua rotta in modo che passasse in quella zona e investigasse, prendendo anche contatto con gli alieni se fosse stato possibile, ma poi non se n’è fatto più nulla. Barlennan era dubbioso, e noi ci siamo ben guardati dall’incoraggiarlo.

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