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Bob Shaw: Sfida al cielo

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Bob Shaw Sfida al cielo

Sfida al cielo: краткое содержание, описание и аннотация

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Un pianeta su cui si è sviluppata una società avventurosa ma arretrata, spinta da una grande sete di conoscenza ma dotata di una tecnologia elementare e proprio per questo ancora più eroica. Un ambiente duro e ostile da cui si può evadere solo fuggendo verso l’ignoto, nello spazio: sono le premesse da cui parte Bob Shaw per costruire un romanzo di avventure i cui protagonisti sono astronauti che volano su navi di legno ed esploratori dell’ignoto disposti a muoversi fra i mondi con poco più di una caravella. In condizioni simili non c’è da stupirsi che i pericoli del viaggio si moltiplichino per mille e le incognite dell’arrivo siano ancora più tremende. Ma cosa ha da perdere chi non ha nulla da perdere? Non è esagerato dire che in questa saga di un futuro “diverso” Shaw sia riuscito a darci tutti gli elementi di un originale racconto epico.

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— Dovrai aiutarmi con la lista degli ospiti — disse Gesalla entrando nello studio pannellato. — Non posso fare nessun progetto decente se non mi dici nemmeno quante persone avremo.

Il bagliore nelle profondità della mente di Lain si estinse bruscamente, lasciandogli un senso di perdita che sparì in fretta quando alzò lo sguardo verso la sua solisposa dai capelli neri. La gravidanza appena iniziata aveva ristretto l’ovale del suo viso, facendo risaltare gli occhi scuri in un pallore che in qualche modo enfatizzava la sua intelligenza e il suo carattere. Non era mai sembrata più bella agli occhi di Lain, ma lui desiderò di nuovo che non avesse insistito ad avere il bambino. Quell’esile corpo dai fianchi stretti non gli sembrava adatto alla maternità, e ne temeva nascostamente le conseguenze.

— Oh, mi dispiace, Lain — si scusò lei, con un’espressione preoccupata sul viso. — Ho interrotto qualcosa di importante?

Lui sorrise e scosse la testa, ancora una volta colpito dal suo talento nel leggere i pensieri degli altri. — Non è troppo presto per preparare il Capodanno?

— Sì. — Lei affrontò il suo sguardo con calma, il suo modo di sfidarlo a trovare qualcosa di sbagliato nella propria efficienza. — Ora, riguardo ai tuoi ospiti…

— Prometto di mettere giù una lista prima della fine della giornata. Suppongo che sarà sempre il solito numero, anche se non sono sicuro se Toller sarà a casa quest’anno.

— Spero che non ci sia — disse Gesalla, arricciando il naso. — Non lo voglio. Sarebbe così piacevole avere una festa senza discussioni e scontri.

— È mio fratello — protestò Lain affettuosamente.

— Mezzo fratello sarebbe più giusto.

Il buon umore di Lain subì un fiero colpo. — Sono felice che mia madre non sia viva per sentire questo commento.

Gesalla andò immediatamente verso di lui, si sedette sulle sue ginocchia e lo baciò sulla bocca, stringendogli le guance con entrambe le mani per convincerlo a rispondere con lo stesso ardore. Era uno dei suoi soliti trucchi, ma non per questo era meno efficace. Sentendosi ancora privilegiato dopo due anni di matrimonio, lui fece scivolare la mano dentro la camiciola azzurra e accarezzò i piccoli seni. Dopo un attimo lei si alzò e lo fissò solennemente.

— Non intendevo mancare di rispetto a tua madre — disse. — È solo che Toller sembra più un soldato che un membro di questa famiglia.

— A volte si verificano strani casi genetici.

— E c’è la possibilità che non sappia nemmeno leggere.

— Abbiamo già discusso di questo — disse Lain con pazienza. — Quando arriverai a conoscerlo meglio capirai che è intelligente come qualunque altro membro della famiglia. Lui sa leggere, ma non lo fa correttamente a causa di qualche problema nel modo di percepire le parole stampate. In ogni caso, quasi tutti i militari sono letterati, quindi la tua osservazione perde di rilevanza.

— Bene… — Gesalla sembrava insoddisfatta. — Bene, ma perché deve creare difficoltà in qualunque posto vada?

— Moltissime persone hanno questa abitudine, inclusa una il cui capezzolo sinistro sta solleticando il mio palmo in questo momento.

— Non cercare di dirottarmi su altri argomenti, specialmente a quest’ora del giorno.

— Va bene, ma perché Toller ti dà tanto fastidio? Voglio dire, abbiamo intorno un bel po’ di individualisti e di eccentrici su Greenmount.

Preferiresti che io fossi una di quelle donnette senza testa che non hanno opinioni su niente? — Gesalla tentò di scattare in piedi, con il corpo sottile che quasi non reagiva più alle carezze di lui, poi un’espressione di sgomento apparve sul suo viso quando guardò giù Verso il muro di recinzione davanti alla casa. — Stavi aspettando Lord Glo?

— No.

— Che sfortuna. È qui. — Gesalla si affrettò verso la porta dello studio. — Svanirò prima che arrivi. Non posso permettermi di perdere metà del a giornata ad ascoltare quel mormorio e quelle esitazioni senza fine, per non parlare delle sue allusioni indecenti. — Sistemò la gonna lunga sino alla caviglia e corse silenziosamente verso le scale sul retro.

Lain si tolse gli occhiali da lettura e la seguì con lo sguardo, sperando che non avrebbe ripreso l’argomento della parentela con suo fratello. Aytha Maraquine, sua madre, era morta dando alla luce Toller, quindi se anche si fosse macchiata di adulterio, aveva più che pagato. Perché Gesalla non poteva limitare il suo astio a quello? Lain era stato attirato verso di lei dalla sua indipendenza intellettuale oltre che dalla sua bellezza fisica e dalla sua grazia, ma non aveva previsto quell’antagonismo per suo fratello. Sperava solo che questo non avrebbe condotto ad anni di attriti domestici.

Il rumore della porta di una carrozza che sbatteva nel recinto riportò la sua attenzione sul mondo esterno. Lord Glo era appena sceso dalla decadente ma splendida vettura scoperta che usava sempre per i brevi viaggi in città. Il cocchiere, tenendo fermi i due blucorni, annuiva e fremeva ascoltando una lunga serie di istruzioni.Lain pensò che il Lord Filosofo stesse usando cento parole dove dieci sarebbero state sufficienti, e cominciò a pregare che quella visita non si rivelasse un test di pazienza. Andò verso la credenza, versò due bicchieri di vino rosso e aspettò vicino alla porta dello studio finché Glo apparve.

— Sei molto gentile — disse il Lord Filosofo, prendendo subito il suo bicchiere e andando direttamente verso la sedia più vicina. Non aveva ancora passato la cinquantina, ma sembrava molto più vecchio a causa della figura rotonda e dei denti, ridotti a pochi, sottili paletti marroncini dietro il labbro inferiore. Stava respirando affannosamente dopo aver fatto le scale, e il suo stomaco andava su e giù sotto l’informale tunica grigia e bianca.

— È sempre un piacere vedervi, mylord — disse Lain, chiedendosi se ci fosse una ragione particolare per quella visita e sapendo che aveva poche possibilità di capirlo in fretta.

Glo bevve metà del suo vino in un solo sorso. — Reciproco, ragazzo mio. Oh! Ho qualcosa… hmm… almeno, credo di avere qualcosa da mostrarti. Ti piacerà. — Mise il bicchiere da una parte, cercò a tastoni nelle pieghe della tunica e finalmente tirò fuori un quadrato di carta che porse a Lain. Era leggermente appiccicoso, marroncino, con una zona circolare di beige al centro.

— Oltremondo. — Lain identificò il circolo come una chiara fotografia dell’unico altro pianeta del sistema locale, che orbitava intorno al sole a una distanza circa due volte superiore a quella della coppia Mondo-Sopramondo. — Le foto stanno migliorando.

— Sì, ma ancora non riusciamo a renderle permanenti. Questa si è scolorita… hmm… notevolmente dalla notte scorsa. Puoi appena vedere le calotte polari adesso, ma l’altra notte erano molto chiare. Peccato. Peccato. — Glo prese di nuovo la fotografia e la studiò attentamente, scuotendo la testa e succhiandosi i denti per tutto il tempo.

— Le calotte polari erano chiare come alla luce del giorno. Chiare come alla luce del giorno, ti dico. Il giovane Enteth ha raggiunto una buona approssimazione dell’angolo di… hmm… inclinazione. Lain, hai mai provato a immaginare come sarebbe vivere su un pianeta il cui asse è inclinato? Ci sarebbe un periodo caldo dell’anno, con giorni lunghi e notti corte, e un periodo… hmm… freddo, con giorni lunghi… voglio dire, giorni corti… e notti lunghe… tutto a seconda del punto dell’orbita in cui il pianeta si trova. I cambiamenti di colore su Oltremondo mostrano che tutta la vegetazione è ridotta a un singolo… hmm… ciclo sovrapposto.

Lain nascose la sua impazienza e la sua noia mentre Glo si lanciava in uno dei suoi pezzi favoriti. Era un’ironia che il Lord Filosofo stesse diventando prematuramente arteriosclerotico, e Lain, che aveva un sincero rispetto per l’uomo più anziano, si sentiva in dovere di dargli il massimo appoggio, personalmente e professionalmente. Riempì di nuovo il bicchiere del suo ospite e fece gli appropriati commenti mentre Glo passava dall’astronomia elementare alla botanica e alle differenze tra l’ecologia di un pianeta inclinato e quella di Mondo.

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