Bob Shaw - Sfida al cielo

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Un pianeta su cui si è sviluppata una società avventurosa ma arretrata, spinta da una grande sete di conoscenza ma dotata di una tecnologia elementare e proprio per questo ancora più eroica. Un ambiente duro e ostile da cui si può evadere solo fuggendo verso l’ignoto, nello spazio: sono le premesse da cui parte Bob Shaw per costruire un romanzo di avventure i cui protagonisti sono astronauti che volano su navi di legno ed esploratori dell’ignoto disposti a muoversi fra i mondi con poco più di una caravella. In condizioni simili non c’è da stupirsi che i pericoli del viaggio si moltiplichino per mille e le incognite dell’arrivo siano ancora più tremende. Ma cosa ha da perdere chi non ha nulla da perdere? Non è esagerato dire che in questa saga di un futuro “diverso” Shaw sia riuscito a darci tutti gli elementi di un originale racconto epico.

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Arrivato ai Quays gli erano bastate poche ore per scoprire che con Borreat Hargeth non si poteva condurre nessuna seria ricerca sulle armi. Il nome della stazione mascherava il fatto che la maggior parte dei fondi erano assorbiti dalla ricerca di materiali in grado di sostituire il brakka nella costruzione di ingranaggi e altri componenti per macchinari. Il compito di Toller consisteva principalmente nel mescolare varie fibre e polveri con altrettanti tipi di resine, e usare poi il composto per costruire diverse forme di campioni per i test. Odiava l’odore soffocante delle resine e la natura ripetitiva del lavoro, specialmente perché il suo istinto gli suggeriva che il progetto era una perdita di tempo. Nessuno dei materiali compositi finora ottenuti poteva sostituire bene il brakka, la più dura e duratura sostanza sul pianeta, e se la natura si era data tanto da fare per produrre un materiale ideale, perché cercarne un altro?

A parte gli occasionali brontolìi di Hargeth, comunque, Toller lavorava con metodo e coscienziosamente, deciso a provare a suo fratello di essere un degno membro della famiglia. Anche il suo matrimonio con Fera aveva avuto un certo peso nel suo nuovo equilibrio, un beneficio inaspettato per un gioco in cui si era tuffato solo per confondere la moglie di suo fratello. Aveva offerto a Fera il quarto grado, temporaneo, non esclusivo, a cui poteva porre termine il marito in qualunque momento, ma lei aveva avuto la forza di tenere duro e di strappargli lo status di terzo grado, che lo impegnava per sei anni.

Questo era successo più di cinquanta giorni prima, e Toller aveva sperato che in quel periodo Gesalla si sarebbe ammorbidita, sia verso di lui che verso Fera, ma l’unico risultato era stato invece un ulteriore deterioramento di quel rapporto a tre. Fattori irritanti erano l’appetito monumentale di Fera e la sua propensione all’indolenza, entrambi un affronto per l’efficientissima Gesalla,. ma Toller non se la sentiva di rimproverare sua moglie perché rifiutava di cambiare i suoi modi. Lei reclamava il diritto di essere la persona che era sempre stata, senza preoccuparsi di non piacere a qualcuno, proprio come lui reclamava il diritto di risiedere nella dimora di famiglia. Gesalla era sempre in cerca di un pretesto con il quale allontanarlo dalla Casa Quadrata, e questa sua tenace ostinazione lo tratteneva dal trovare alloggio altrove.

Toller stava meditando sulla sua situazione domestica, un antigiorno, chiedendosi per quanto tempo avrebbe retto quel delicato equilibrio, quando vide Hargeth entrare nel capannone dove stava misurando fibre di vetro triturate.Hargeth era un uomo magro e irrequieto, sulla cinquantina, e tutto della sua persona, naso, mento, orecchie, gomiti, spalle, sembrava essere ad angolo acuto. Quel giorno sembrava più irrequieto del solito.

— Vieni con me, Toller — disse. — Abbiamo bisogno dei tuoi muscoli.

Toller mise da parte il misurino. — Cosa volete che faccia?

— Ti lamenti sempre di non poter lavorare alle macchine da guerra, e adesso hai un’opportunità. — Hargeth gli fece strada verso una piccola gru portatile che era stata eretta su un fazzoletto di terra tra due laboratori. Era di struttura convenzionale, in legno di travicello, ma le ruote d’ingranaggio, che sarebbero state di brakka in una gru normale, erano fatte di un composto grigiastro prodotto dalla Stazione di Ricerca.

— Lord Glo arriverà presto — disse Hargeth. — Vuole mostrare questi meccanismi a uno degli ispettori finanziari del principe Poche, e oggi faremo un test preliminare. Voglio che tu controlli i cavi, che ingrassi con cura gli ingranaggi e riempia di pietre il cestino di carico.

— Avete parlato di una macchina da guerra — disse Toller. — Questa è solo una gru.

— Gli ingegneri militari devono costruire fortificazioni e sollevare strutture pesanti, quindi questa è una macchina da guerra. Gli ispettori del principe devono essere soddisfatti, altrimenti perderemo i fondi. Ora mettiti al lavoro; Glo sarà qui entro un’ora.

Toller annuì e cominciò a preparare la gru. Il sole era solo a metà strada dalla sua tappa giornaliera dietro Sopramondo, ma non c’era vento a mitigare il calore che saliva dal bacino del fiume, e la temperatura continuava a salire. Una conceria là vicino aggiungeva i suoi effluvi maleodoranti all’aria già mefitica della stazione. Toller si trovò a desiderare ardentemente un boccale di birra fresca, ma il distretto di Quays Vantava soltanto una taverna e questa aveva un aspetto talmente disgustoso che non ci avrebbe mandato nemmeno un apprendista a fare un assaggio.

“Questa è una misera ricompensa per una vita di virtù”, pensò sconsolato. “Almeno a Haifanger l’aria è respirabile”. Aveva appena finito di mettere le pietre nel cestino di carico quando sentì rumore di finimenti e colpi di zoccoli. Lo smagliante cocchio rosso e arancione di Lord Glo oltrepassò caracollando i cancelli della stazione e venne a fermarsi fuori dell’ufficio di Hargeth, con un effetto assurdo nel luridume del circondario. Glo scese dal veicolo e discusse a lungo con il suo cocchiere prima di voltarsi a salutare Hargeth, che si era avventurato fuori per incontrarlo. I due uomini conversarono a bassa voce per un minuto, poi si diressero alla gru.

Glo si premeva un fazzoletto sul naso, ed era evidente dal suo colorito acceso e da una certa rigidità del portamento che aveva già attinto al vino in generosa quantità. Toller scosse la testa in una specie di divertito rispetto per la perseveranza con la quale il Lord Filosofo insisteva a rendersi inabile al suo ufficio.Si fermò sorridendo quando notò che diversi uomini di passaggio stavano sussurrando coprendosi la bocca con le mani. Perché Glo non riusciva ad afferrare il valore della sua dignità?

— Eccoti qui, ragazzo mio! — gridò Glo vedendo Toller. — Sai che più che mai mi ricordi me stesso quando… hmm… ero giovane? — Diede di gomito a Hargeth. — Com’è questa come splendida figura di uomo, Borreat? Io ero così, una volta.

— Molto bene, mylord — rispose Hargeth, chiaramente disinteressato. — Queste ruote sono le vecchie Compound 18, ma abbiamo provato a vulcanizzarle a bassa temperatura e i risultati sono piuttosto incoraggianti, anche se questa gru è solo un modello in scala. Sono sicuro che è un passo nella giusta direzione.

— Sono sicuro che tu abbia ragione, ma fammela vedere al… hmm… lavoro.

— Certo. — Hargeth fece un cenno a Toller, che mise in moto. L’operazione avrebbe previsto due uomini, ma lui poteva sollevare il carico da solo senza sforzo, e diretto da Hargeth passò alcuni minuti a far ruotare il braccio e a dimostrare la precisione del piazzacarichi del macchinario. Ebbe cura di compiere l’operazione più dolcemente possibile, per ridurre le sollecitazioni ai denti dell’ingranaggio, e alla fine della dimostrazione le parti mobili della gru risultarono apparentemente in ottime condizioni. Il gruppo di assistenti e di operai che si erano riuniti per seguire l’esperimento cominciarono ad allontanarsi.

Toller stava riportando il carico in posizione di riposo quando, senza preavviso, la leva di controllo con la quale stava guidando la discesa s’inceppò nei denti della leva d’arresto principale, con un orrendo rumore gracchiante. Il cestino colmo di pietre precipitò d’un bel tratto prima che il cavo scattasse chiudendosi, e la gru, con Toller ancora ai comandi, si inclinò pericolosamente sulla sua base. Riuscì a non rovesciarsi solo perché alcuni degli operai presenti si buttarono di peso dall’altra parte e la riportarono a terra.

— Le mie congratulazioni — disse aspramente Hargeth mentre Toller scendeva e si allontanava dalla struttura cigolante. — Come ci sei riuscito?

Se solo voi riusciste a inventare un materiale più resistente di un porridge stantio non ci sarebbe nessun… — Toller s’interruppe: guardando alle spalle di Hargeth aveva visto Lord Glo steso a terra. Giaceva con la faccia contro una montagnetta di argilla secca, e sembrava che non riuscisse a muoversi. Timoroso che potesse essere stato colpito da un dente volante dell’ingranaggio, Toller corse ad inginocchiarsi vicino a lui. Gli occhi celesti di Glo si voltarono e girarono nella sua direzione, ma il corpo grassoccio continuo a rimanere inerte.

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