Isaac Asimov - La Fine Dell'Eternita
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Cosi Finge era stato costretto a servirsi di Harlan, e Harlan era riuscito. Ed era stato per quel motivo che Finge, spinto dalla gelosia, aveva provato la necessita di torturare Harlan con quelle insinuazioni… Era stato per questo che Finge aveva spiegato al Tecnico che i motivi di Noys erano stati pratici, e che in una Realta diversa Noys non avrebbe piu voluto saperne di lui.
Eppure Noys aveva rifiutato di cedere a Finge, anche con la vita eterna in palio, e aveva accettato Harlan. Aveva avuto questa scelta, e aveva scelto Harlan. Cosi non si era trattato esclusivamente di un calcolo. Anche il sentimento aveva avuto una parte nella decisione.
I pensieri di Harlan si erano fatti confusi e disordinati, caotici e turbinosi, e il Tecnico aveva sentito aumentare in lui la determinazione e l'entusiasmo.
Lui doveva averla, e subito , aveva pensato. Prima di qualsiasi Mutamento di Realta. Che cosa gli aveva detto Finge, beffardo… Peccato che il presente non possa durare, neppure nell'Eternita?
Ma era proprio cosi? Era proprio cosi? si era domandato Harlan.
In quel momento, il Tecnico aveva capito che cosa avrebbe dovuto fare. Le pesanti, meschine provocazioni di Finge lo avevano gettato in uno stato mentale nel quale era gia stato preparato al delitto, e le ultime parole di scherno del Calcolatore gli avevano ispirato, per lo meno, la natura del delitto che avrebbe dovuto commettere.
Dopo avere preso la decisione, non aveva sprecato un solo secondo. Era stato con gioia, e con eccitazione, che Harlan era uscito dalle sue stanze, quasi di corsa, per commettere uno dei massimi delitti possibili contro l'Eternita.
Capitolo Ottavo: Il Delitto
Nessuno gli aveva rivolto domande. Nessuno lo aveva fermato. Nell'isolamento sociale di un Tecnico, per lo meno, c'era quel vantaggio. Aveva usato il corridoio dei cronoscafi per raggiungere una porta sul Tempo, e subito aveva regolato i comandi. C'era stata la possibilita che qualcuno fosse giunto nello stesso momento, per qualche missione legittima, e si fosse domandato per quale motivo la porta fosse stata in funzione. Aveva esitato, e poi aveva deciso di lasciare il proprio sigillo sui comandi. Una porta sigillata avrebbe attirato scarsa attenzione. Una porta priva di sigillo in funzione avrebbe causato sorpresa e meraviglia.
Naturalmente, era esistita la possibilita che lo stesso Finge si fosse presentato davanti a quella porta. Ma si era trattato di un rischio inevitabile, da correre.
Aveva trovato Noys come l'aveva lasciata. Erano passate delle ore maledette (delle fisioore, naturalmente!) dal momento in cui Harlan aveva lasciato il 482° per rientrare in una solitaria Eternita, ma lui era ritornato nello stesso Tempo, pochi secondi dopo il momento in cui se ne era andato. Aveva trovato Noys nella stessa posizione, nello stesso atteggiamento.
Lei lo aveva fissato, sorpresa:
«Hai dimenticato qualcosa, Andrew?»
Harlan l'aveva guardata con infinito desiderio, ma non aveva cercato di toccarla. Aveva ricordato le parole di Finge, e non aveva voluto correre il rischio di scontrarsi con un rifiuto. Le aveva detto, rigidamente:
«Devi fare quello che ti dico.»
«C'e qualcosa che non va, allora? Sei appena andato via. Sei andato via in questo preciso istante.»
«Non ti preoccupare,» aveva detto Harlan. Avrebbe voluto prenderle la mano e confortarla, ma non gli era stato possibile. Le aveva parlato invece in tono secco, duro, come se un oscuro demone lo avesse costretto a comportarsi sempre nella maniera sbagliata. Perche era ritornato nel primo istante accessibile, dopo quello della partenza? L'aveva turbata, con quel ritorno immediato dopo il commiato.
(In realta, aveva saputo fin dall'inizio la risposta a quella prima domanda. Lui aveva avuto un margine di sicurezza di due giorni, secondo la Carta Spazio-temporale: e la primissima parte di quel periodo di tregua gli avrebbe facilitato il compito, perche ben difficilmente qualcuno lo avrebbe scoperto. La tendenza a concentrare tutti gli avvenimenti nello stesso Tempo era sempre stata una caratteristica di molti Eterni; anche se in quel caso Harlan aveva corso un rischio inutile, quello di arrivare con troppo anticipo, entrando nel Tempo in un momento precedente a quello dell'incontro tra lui e Noys. E che cosa sarebbe accaduto, allora? E che cosa sarebbe accaduto, se lui avesse sbagliato di qualche ora? Era stato il primo rischio dal quale lo avevano messo in guardia, come Osservatore: una persona che occupava due punti nello stesso Tempo della stessa Realta correva il rischio di incontrare se stessa. Per qualche oscuro motivo, si trattava di un rischio che doveva essere evitato. Perche? Fin dall'inizio, Harlan aveva provato un'istintiva riluttanza all'idea d'incontrare se stesso. Non avrebbe mai voluto guardare negli occhi un Harlan piu giovane o piu vecchio. Oltre a questo, ci sarebbe stato un paradosso, e, come Twissell aveva ripetuto spesso, 'Non esistono dei paradossi nel Tempo, ma questo accade solo perche il Tempo evita deliberatamente i paradossi'.)
E mentre Harlan aveva pensato confusamente a tutte queste cose, Noys lo aveva fissato negli occhi, attenta, preoccupata:
«Sei nei guai,» aveva detto.
Agli occhi di Harlan, quello sguardo era sembrato innamorato e dolce. Eppure aveva saputo che questo non poteva essere. Lei aveva ottenuto cio che aveva desiderato. Cos'altro avrebbe potuto desiderare da lui? L'aveva afferrata per i polsi, e le aveva detto, raucamente:
«Vuoi venire con me? Subito? Senza fare domande? Sei disposta a fare esattamente quello che ti dico?»
«E necessario?» aveva domandato lei.
«Si, Noys. E molto importante.»
«Allora verro.» Lo aveva detto con semplicita, come se fosse stata una richiesta normale, di tutti i giorni.
Quando erano giunti davanti alla gabbia del cronoscafo, Noys aveva esitato per un momento, e poi aveva fatto un passo avanti.
«Andiamo avanti, Noys,» le aveva detto Harlan.
«Nel futuro, vuoi dire?»
Il cronoscafo aveva gia cominciato a ronzare sommessamente, quando Noys era salita a bordo, e la ragazza si era appena seduta quando Harlan aveva spostato i comandi.
Noys non aveva mostrato alcun segno di nausea all'inizio di quell'indescrivibile sensazione di 'movimento' attraverso il Tempo. Harlan lo aveva notato con soddisfazione.
Lei era rimasta seduta, in silenzio, cosi bella e cosi disinvolta e cosi sicura… e Harlan aveva sentito un nodo alla gola, e non aveva provato la minima ombra di pentimento per la colpa di cui si era macchiato… la colpa di avere introdotto nell'Eternita una Temporale, senza alcuna autorizzazione.
Lei aveva rotto il silenzio per prima.
«Quel quadrante mostra il numero degli anni, Andrew?»
«Dei Secoli.»
«Vuoi dire che siamo gia a mille anni di distanza nel futuro?»
«Esatto.»
«Non mi fa alcun effetto.»
«Lo so.»
Lei si era guardata intorno.
«Ma come facciamo a muoverci?»
«Non lo so, Noys.»
« Non lo sai?»
«Ci sono molte cose, nell'Eternita, che non e facile capire.»
I numeri avevano continuato a passare sul temporometro, muovendosi veloci, in rapida successione, cosi veloci da apparire indistinti. Con il gomito, Harlan aveva affrettato lo spostamento nel tempo. L'energia richiesta avrebbe potuto suscitare una certa perplessita nelle Centrali, ma Harlan non se ne era preoccupato troppo. Nessuno lo aveva aspettato nel corridoio, al suo ritorno nell'Eternita, e questa era stata la prova migliore del suo successo. Ora gli rimaneva semplicemente da portare Noys in un posto sicuro.
Harlan l'aveva guardata di nuovo. «Gli Eterni non sanno tutto.»
«E io non sono un'Eterna,» aveva detto lei. «E so cosi poco…»
Il cuore di Harlan aveva affrettato i battiti. Lei non si era considerata ancora un'Eterna? Ma allora, quanto gli era stato detto da Finge…
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