Hal Clement - Coesistenza pacifica

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«I suoi amici scienziati si fidano di lui,» replicò freddamente Easy. «E se le spiegassi il piano, il padre di ‘Mina lo sentirebbe, e comincerebbe subito a pensare ai possibili incidenti, così anche mio babbo si preoccuperebbe. Lei stia a vedere; ormai non ci vorrà molto.»

«Cosa ne pensa il tuo giovane amico del fatto che non si dice niente a suo padre?»

«Non gliene importa, vero, ‘Mina?»

«No!» pigolò il giovane drommiano. «Papà mi ha detto di fare come diceva Easy, e inoltre, l’ha trattata male. Gliela faremo vedere noi!»

Raeker sollevò un sopracciglio, udendo queste parole, e si sentì più ottimista. Se qualcuno poteva far fare la figura dello stupido ad Aminadabarlee…

E poi il piano di Veloce divenne perfettamente evidente. Riapparve un gruppo di cacciatori, che trasportavano la figura immobile di un volatore. I pericolosi tentacoli della creatura erano stati tagliati… ecco perché ogni gruppo era stato accompagnato da un uomo con l’ascia… ed erano state sgonfiate diverse delle sue sacche di gas, così da poterlo tenere fermo; ma alcune sacche erano ancora intatte, ed era ovvio l’uso che si intendeva fare di esse.

Le celle dell’idrogeno del batiscafo possedevano, naturalmente, degli sbocchi per regolare la pressione, posti nella parte inferiore dello scafo. Mentre questi sbocchi si aprivano nelle celle della parte sbagliata della membrana plastica progettata per impedire all’idrogeno e all’aria di mescolarsi, anche l’altra parte possedeva un tubo in plastica che sboccava dalla stessa parte, all’esterno, per liberare l’eccedenza di idrogeno elettrolitico eventualmente immesso nelle celle. Questo tubo di solito era tenuto chiuso, o meglio, appiattito, dalla pressione esterna; ma era perfettamente possibile infilare in esso un altro tubo dall’esterno, facendo così entrare sostanze liquide e gassose nel compartimento. E questo fu quanto cominciarono a fare i nativi; Raeker non individuò la natura del tubo, ma essi erano perfettamente capaci di improvvisarne uno. Nel processo di ricarica senza dubbio molto gas andò perduto, ma questo non parve importare a nessuno. Dopotutto, di volatori ce n’erano in abbondanza.

«Vedo,» disse attraverso la macchina, dopo qualche tempo. «Ma mi sembra di vedere anche un punto debole.»

«Quale?» Easy formulò la domanda così in fretta che tutti poterono capire che aveva a sua volta dei dubbi.

«Quell’astronave è stata costruita per un’alimentazione a base di idrogeno. Come fai a sapere che quella sostanza che stai usando ti potrà portare a un’altezza sufficiente per fare entrare in azione i razzi, anche se un tecnico potrà salire a bordo per…»

«Cosa le fa pensare che questo gas non sia idrogeno?»

«Cosa ti fa pensare che lo sia?»

«Quale altro elemento è più leggero dell’acqua, allo stato gassoso, tra quelli che sono reperibili su questo pianeta?»

«Be’, un sacco di cose, penso… io… io non lo so; non ci ho mai pensato.» Fu colpito da un’ispirazione. «Tu hai parlato ai tecnici!»

«Naturalmente. Non voglio offenderla, ma da chi avrei potuto scoprire qualcosa di utile, a proposito di questa astronave, se non da loro? Ammetto che lei conosce il pianeta, ma questo non è abbastanza.»

«Capisco,» disse lentamente Raeker, «non ho pensato al batiscafo come avrei dovuto; ma avevo fatto delle domande ai tecnici, a proposito dei fili… ma senti! Non sarà necessario lo stesso pensare ai fili? Che cosa hai intenzione di fare, quando avranno pompato nelle celle gas a sufficienza per sollevarti al di là della loro portata, ma insufficiente per farti salire più in alto? Per lo meno, non sarebbe meglio far legare a terra il batiscafo? Sarà meglio che tu aspetti finché noi…»

Fu interrotto da uno scoppio di risa. Non era venuto da Easy, che anzi era sembrata colpita per un momento, ma dagli scienziati che gremivano l’osservatorio. Raeker capì che stavano ridendo di lui, e per un istante si sentì pieno di collera; poi capì che l’aveva voluto lui. Cercò di affrontare con il migliore dei sorrisi il piccolo corso di fisica elementare che uno dei tecnici cominciò a impartirgli.

E questo, veramente, fu tutto. Nick mise a frutto le cognizioni che aveva appreso quando aveva tentato di mantenere in equilibrio la sua zattera sperimentale, e fece in modo che le celle anteriori fossero più cariche di quelle posteriori. Quando l’astronave si sollevò, naturalmente fu afferrata dalla corrente d’aria del vulcano; e dapprima si sollevò così lentamente che i bambini poterono vedere molto bene il terrificante spettacolo. Scesero spaventosamente verso la montagna fiammeggiante, quando penetrarono in una zona di aria più calda, ma si ripresero in tempo, quando l’idrogeno contenuto nelle celle del batiscafo si riscaldò a sua volta. Gradualmente la luce si affievolì sotto di loro, ed Easy e il suo amico felicemente aspettarono di incontrare la lancia.

EPILOGO: COLLABORAZIONE

«Lo avevo detto, che voi esseri umani siete inutili e stupidi.» Malgrado la sua felicità, Aminadabarlee rinunciava a fatica alle sue idee. «Passate delle settimane a tentare di organizzare una spedizione di soccorso, e poi venite superati in intelligenza da un selvaggio meno istruito di questi bambini. Passate più di dieci anni a istruire degli agenti locali, e apprendete delle cose molto più utili in una settimana, da un gruppo di indigeni che non vi siete mai curati di raggiungere direttamente.»

«Nativi che avrebbero cercato di mangiare la macchina, se fosse stato fatto un tentativo del genere,» spiegò Easy. «Si ricordi che ‘Mina e io conosciamo Veloce. Lui rispettava la macchina solo perché essa poteva parlare e insegnargli delle cose utili. Altrimenti, l’avrebbe ignorata, e perfino distrutta.»

Aminadabarlee cercò con lo sguardo suo figlio, che fece un cenno d’assenso.

«Be’, comunque, i nativi; con la loro civiltà, sono molto più utili, e lo dimostrerò tra breve.»

«Come?» domandò Raeker.

«Farò venire qui un progetto drommiano entro tre mesi. Possiamo parlare a Veloce almeno quanto voi, e vedremo chi scoprirà di più sulla geofisica in generale e su quella di Tenebra in particolare.»

«Non sarebbe più conveniente unire i due progetti, e scambiarsi le informazioni ottenute?»

«Naturalmente lei doveva dire questo,» sbuffò il nonumano. «Ne ho avuto abbastanza della collaborazione con gli esseri umani, e così tutto il resto di Dromm, se la mia opinione è buona per qualcosa. Tu hai imparato la lingua di Veloce, non è vero, figliolo?»

«Sì, papà, ma…»

«Lascia perdere i ma. So che Easy ti piace, e immagino che, dopo il periodo trascorso con te, sia meno velenosa della maggior parte degli esseri umani, ma so benissimo quello che sto dicendo. Ecco… serviti della voce della macchina e chiama Veloce; dovresti dirgli qualcosa a nome mio.»

«Ma non posso, papà.» Perfino gli esseri umani videro che il bambino era a disagio.

«Non puoi? Che significa? Hai detto che ne sapevi abbastanza di quella lingua…»

«Oh, la capisco abbastanza bene. È solo che non posso parlarla.»

«Vuoi dire che ti sei limitato ad ascoltare, e che hai lasciato sempre parlare la ragazza umana? Mi vergogno di te. Sai benissimo che non si deve mai trascurare la possibilità di apprendere una nuova lingua.»

«Non l’ho trascurata, papà.» Sembrava proprio che Aminadabarlee stesse sudando.

«E allora, in nome dei due soli, dimmi che cosa hai fatto!» La sua voce aveva raggiunto un buon equivalente drommiano di un ruggito. Aminadorneldo guardò Easy, con aria sperduta.

«D’accordo, ‘Mina,» disse la ragazza. «Facciamoglielo vedere.»

I due presero posto davanti al microfono, che Easy fece entrare in funzione. Poi, sempre guardandosi negli occhi, i due ragazzi cominciarono a parlare all’unisono. I suoni che producevano erano strani; a volte erano uguali, a volte il drommiano pronunciava da solo una nota alta, a volte Easy si occupava dei registri più bassi. Un suono simile, che Raeker riconobbe perfettamente bene e riuscì vagamente a comprendere, giunse dall’altoparlante; Easy cominciò a rispondere, servendosi delle mani per guidare il suo «piccolo» compagno nelle frasi seguenti da pronunciare. A quanto pareva, essi avevano elaborato un codice da sordomuti altamente soddisfacente, tra di loro; e, sebbene parlassero molto più lentamente di Veloce, risultavano evidentemente chiarissimi per il nativo.

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