Robert Heinlein - La Luna è una severa maestra
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- Название:La Luna è una severa maestra
- Автор:
- Издательство:Mondadori
- Жанр:
- Год:1966
- Город:Milano
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Per Prof fu un duro colpo. Ma dovette accettare il fatto compiuto, in quanto l’atto del Parlamento era legittimo, conforme alle norme che lui stesso aveva dettato. Comunque reagì con energia e si recò immediatamente a Novylen (nuova sede del Parlamento, più centrale) dove parlò con la sua solita calma e bonomia, limitandosi a spargere dubbi su ciò che si preparavano a fare, anziché dichiarare apertamente che stavano commettendo un grave errore.
16
Era il 12 ottobre 2076, un lunedì. Attorno alle diciannove stavo andando verso casa dopo una dura giornata di contrattempi e insulsaggini nel nostro quartier generale all’ Hotel Raffles. Era venuta una delegazione di coltivatori di grano per parlare con Prof ed ero stato chiamato io, perché Prof si trovava a Hong Kong Luna.
Li avevo trattati con durezza. Erano passati mesi dal proclama dell’embargo e le Nazioni Federate non ci avevano mai fatto il favore di rispondere abbastanza aggressivamente. Ci avevano praticamente ignorato, non rispondendo alle nostre richieste. Immagino che se avessero risposto sarebbe stata una forma di riconoscimento implicito. Stu, Sheehan e Prof avevano avuto molto da fare per tenere alto lo spirito battagliero dei nostri.
All’inizio tutti avevano tenuto le tute a pressione a portata di mano. Le indossavano anche nei corridoi, andando e tornando dal lavoro, tenendo l’elmetto sotto braccio. Ma si erano subito tranquillizzati, vedendo che i giorni passavano e non c’era ombra di pericolo. Effettivamente le tute, ingombranti, erano una seccatura. Dopo qualche tempo le birrerie avevano esposto il cartello Vietato entrare con le tute. Se un Lunare non può entrare al bar a farsi un mezzo litro, a causa della tuta, rinuncia subito alla tuta e la lascia a casa o alla stazione, dovunque la possa recuperare rapidamente.
Per la verità quel giorno me l’ero dimenticata anch’io: ero stato chiamato in ufficio con urgenza e quando me ne ero ricordato ero già a metà strada. Avevo appena raggiunto la porta stagna numero tredici, poco lontano da casa, quando udii il rumore che più terrorizza un Lunare: un sibilo seguito da una corrente d’aria. Quasi senza accorgermene mi slanciai attraverso la porta stagna, la aprii per riequilibrare la pressione, poi la chiusi dietro di me e mi precipitai al nostro compartimento stagno privato.
Pochi secondi dopo piombavo in casa urlando: — Tute a pressione! Fate rientrare i ragazzi e sprangate tutte le porte! — Mum e Milla erano le uniche persone in vista. Mi guardarono sbalordite e si diedero da fare senza una parola. Mi lanciai nell’officina e presi la mia tuta a pressione. — Mike! Rispondi!
— Sono qui, Mannie — rispose in tono tranquillo.
— Ho sentito lo scoppio della caduta di pressione. Che cos’è successo?
— È la porta stagna del livello tre, Luna City. Una breccia alla Stazione Ovest, ora parzialmente sotto controllo. Sbarcate sei astronavi terrestri, Luna City attaccata…
— Che cosa?
— Lasciami finire, Man. Atterrate sei navi da trasporto truppe, Luna City minacciata di invasione, Hong Kong Luna nella stessa situazione, linee telefoniche interrotte al posto di controllo Bi-Elle. Johnson City attaccata. Ho chiuso le porte blindate fra Johnson City e le nostre centrali tecniche. Non riesco a vedere Novylen, ma il radar conferma che c’è stato uno sbarco di truppe anche là. Lo stesso a Churchill e Tycho Under. Una nave sta girando su una traiettoria ellittica sulla via verticale, probabilmente è l’ammiraglia.
— Sei astronavi… ma tu dove diavolo eri?
Mi rispose con un tono talmente calmo che mi acquietai anch’io. — Si sono avvicinati dall’emisfero opposto, Man, e io non riesco a vedere da quella parte. Sono scesi fra le strette gole di Garrison, sfiorando le pareti. Ho fatto appena in tempo a vedere l’invasione di Luna City. L’unica astronave che scorgo con i radar è quella di Johnson City, gli altri atterraggi li ho dedotti con calcoli balistici condotti su rilevazioni radio. Ho visto direttamente l’invasione alla Stazione Ovest di Luna City e ora sento per telefono il rumore dei combattimenti a Novylen. Tutto il resto è deduzione, approssimata al novantanove per cento. Ho avvertito te e il Professore.
Presi fiato. — Operazione Massi Giganti, pronti all’esecuzione.
— Già fatto. Man, non riuscendo a trovarti ho usato la tua voce e ho impartito gli ordini relativi. Vuoi risentire la comunicazione?
— No… anzi, sì!
Sentii la mia voce ordinare all’ufficiale di guardia alla vecchia catapulta di lanciare l’allarme rosso per l’Operazione Massi Giganti: primo carico in posizione di lancio, tutti gli altri allineati sulla cinghia di trasmissione, tutto pronto per l’azione, ma nessun lancio fino a nuovo ordine, che poteva essere impartito solo da me. Al mio segnale, dare il via ai lanci, secondo il programma. E alla fine sentii ancora la mia voce chiedere all’ufficiale di ripetere l’ordine.
— Va bene — dissi a Mike. — E l’artiglieria?
— Di nuovo la tua voce. Tutti pronti ai posti di combattimento. La nave ammiraglia raggiungerà l’aposelenio fra tre ore, quattro minuti e sette secondi. Nessun bersaglio arriverà a portata di tiro per almeno cinque ore.
— Ma l’astronave potrebbe spostarsi, o lanciare missili.
— Calma, Man. Anche se lancerà un missile, riuscirò a vederlo con parecchi minuti di anticipo. La giornata è luminosa. Fino a che punto vuoi innervosire gli uomini, senza necessità?
— Ah… scusa. Vorrei parlare con Greg.
— Ritrasmetto. — Udii di nuovo la mia voce parlare con il mio co-marito al Mare delle Onde. Il tono era teso, ma calmo. Mike, con la mia voce, aveva spiegato a Greg la situazione, gli aveva detto di preparare l’Operazione Fionda di David e di inserire nel calcolatore di riserva il programma relativo per l’azione automatica. Poi gli aveva assicurato che il calcolatore centrale avrebbe diretto il calcolatore di riserva e che questo avrebbe funzionato in modo autonomo in caso di interruzione delle comunicazioni. Gli aveva infine detto di tenersi pronto ad assumere il comando, facendo di testa sua nel caso che non potessi più mettermi in contatto con lui e che le comunicazioni non venissero ripristinate entro quattro ore… Che ascoltasse la radio terrestre e si arrangiasse con i suoi mezzi.
Greg aveva preso le cose con calma, aveva ripetuto gli ordini ricevuti e aveva detto: — Mannie, porta in famiglia i miei saluti più affettuosi, vi amo tutti profondamente. Ricordatene.
Ero fiero di Mike. Mi aveva fatto rispondere con la giusta intonazione, la voce strozzata dall’emozione. Lo farò, Greg… e, senti, anche noi ti vogliamo bene. Lo sai, vero?
Lo so, Mannie… dirò una preghiera speciale per te.
Grazie, Greg.
Ciao, Mannie. Vai a fare quello che devi.
Tornai ai miei doveri. Non eravamo pronti, ma non saremmo mai stati più preparati di così.
La guerra per la libertà della Luna era scoppiata.
17
La controffensiva era scattata. Mike aveva fatto la mia parte anche meglio di come l’avrei fatta io. Finn avrebbe preso ordini da Mike. Me ne andai subito a portare a Mum il messaggio d’amore di Greg. Lei aveva addosso la tuta e stava aiutando Granpà a mettersela, per la prima volta da molti anni. Tutta la famiglia era in piena attività. Tranquillizzato, uscii con l’elmetto in testa e il fucile sottobraccio.
La porta stagna numero tredici era bloccata dall’esterno, e dall’oblò non vidi nessuno nei paraggi. Era tutto a posto, salvo che i ragazzi incaricati della guardia alle porte stagne avrebbero dovuto trovarsi nei pressi. Non era molto utile bussare alla porta, comunque ci provai, senza successo.
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