Robert Heinlein - La Luna è una severa maestra
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- Название:La Luna è una severa maestra
- Автор:
- Издательство:Mondadori
- Жанр:
- Год:1966
- Город:Milano
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— Sei pazzo? Il Governatore sa già tutto!
— Il problema rimane.
— Oh, taci e fai venire il prossimo.
Mentre ascoltavo per telefono gli sviluppi della sudicia storia, Wyoh mi raggiunse nella mia officina. Era pallidissima sotto il trucco, non disse una parola ma si sedette accanto a me stringendomi una mano.
Gli interrogatori furono conclusi e il capo degli Arditi lasciò Alvarez. Stavano ancora litigando. Alvarez pretendeva che i sei colpevoli venissero impiccati immediatamente e che il loro delitto fosse reso pubblico. Era un’idea sensata, ma forse non sufficiente dato il caso. Il capo dei soldati terrestri invece era ancora convinto che bisognava mettere tutto a tacere. Intervenne Prof. — Mike, continua ad ascoltare nell’ufficio di Alvarez, ma intanto tieni sotto controllo tutti i punti strategici che puoi. Allora, Man? E tu, Wyoh? Progetti?
Io non ne avevo. Non ero un rivoluzionario freddo e opportunista: in quel momento volevo solo piantare la punta delle mie scarpe nella faccia di quei sei Arditi.
— Non saprei. Che cosa dobbiamo fare, Prof?
— Come? Siamo a cavallo della tigre, basta che ci aggrappiamo alle sue orecchie. Mike! Dov’è Finn Nielsen? Trovalo!
Mike rispose. — Sta chiamando ora.
Collegò Finn con noi. Udii: — …alla Stazione Sud. Entrambe le guardie morte insieme a sei dei nostri. Concittadini voglio dire, non necessariamente compagni. Circolano voci sul fatto che gli Arditi sono impazziti e stanno violentando e uccidendo tutte le impiegate dell’Ente. Adam, voglio parlare con Prof.
— Eccomi, Finn — rispose Prof, con voce decisa e piena di fiducia. — Muoviamoci subito, è la nostra ora. Piantiamola con le chiacchiere e metti in azione i fucili a raggi laser e gli uomini addestrati. Avanti!
— Sì! D’accordo, Adam?
— Fai quello che ti ha detto il Professore. Poi riferisci per telefono.
— Fermo, Finn! — dissi. — Sono Mannie. Voglio uno di quei fucili.
— Non sei addestrato per usarli, Mannie.
— Se è a raggi laser, so usarlo!
— Mannie — fece Prof deciso — taci. Stai perdendo tempo, lascia che Finn vada. Adam. Messaggio per Mike: in azione Piano Allerta Quattro.
Le parole di Prof mi fecero tornare in me. Mi ero dimenticato che Finn non doveva conoscere Mike, ma solo sapere che esisteva Adam Selene. Mi ero dimenticato tutto sopraffatto dall’ira vendicativa. Mike disse: — Finn si è staccato dalla linea, Prof, e ho già messo in azione il Piano Allerta Quattro sin da quando ho udito dell’incidente. Per il momento non c’è alcun traffico se non messaggi normali accumulati nelle ultime ore. Non vuoi che interrompa il traffico, vero, oppure sì?
— No, solo il Piano Allerta Quattro. Bloccare qualsiasi trasmissione, da o per la Terra, che contenga notizie che ci riguardano. Se ci sono messaggi di questo tipo, fermali e chiamaci per consultarci.
L’Allerta Quattro era un piano d’emergenza che aveva lo scopo di censurare le comunicazioni dirette alla Terra, senza provocare sospetti. Per questo Mike era pronto a parlare con molte voci diverse per giustificare come mai fosse necessario posporre una comunicazione a voce fra la Luna e la Terra; più facile era invece trovare scuse per il ritardo di trasmissioni registrate.
— Programma inserito — disse Mike.
— Molto bene. E ora Mannie, figliolo, calmati e fai la tua parte. Lascia ad altri il compito di combattere. Tu sei necessario qui, saremo costretti a improvvisare. Wyoh, per ora sganciati e avverti la compagna Cecilia di tenere gli Irregolari lontani dai corridoi. Mandate tutti i bambini a casa e fateceli stare, e dite alle loro madri di consigliare le altre mamme di fare lo stesso. Non sappiamo dove si combatterà, ma non vogliamo vittime fra i bambini, se è possibile evitarlo.
— Vado subito, Prof.
— Un momento. Parla con Sidris e mettete in azione gli stilyagi. Voglio disordini all’ufficio di Luna City dell’Ente… assalto e devastazione, molta confusione e molti danni… ma nessuna vittima, se possibile. Mike: avanti con l’Allerta Quattro Emme. Taglia tutte le comunicazioni dell’Ente meno le linee con cui sei collegato tu.
— Prof! — esclamai. — Che ragione c’è di creare disordini in città?
— Mannie, Mannie! Questo è il giorno della Rivoluzione! Mike, la notizia della violenza e dei due assassinii è giunta ad altre grotte?
— Che io sappia, no. Rimango in ascolto qua e là. Le stazioni della Metropolitana sono calme in tutta la Luna, meno che a Luna City. Da pochi istanti si combatte alla Stazione Ovest. Volete sentire il rumore?
— Non ora, vai alla Stazione Ovest e segui i combattimenti. Ma non immischiarti e tienti vicino a un telefono. Mike, fai cominciare i disordini in tutte le grotte. Diffondi la notizia nelle cellule, ma secondo la versione di Finn, non quella vera. Gli Arditi stanno violentando e uccidendo tutte le impiegate dell’Ente… i particolari te li darò io, oppure li puoi inventare tu stesso. Ah, puoi ordinare alle guardie dislocate nelle stazioni della Metropolitana delle altre grotte di tornare alle loro caserme? Voglio disordini ma non c’è ragione di mandare gente disarmata contro soldati armati, se possiamo organizzare un trucco.
— Ci proverò. — Mi precipitai alla Stazione Ovest, rallentando la corsa a mano a mano che mi avvicinavo. I corridoi erano pieni di folla inferocita. L’intera città era esplosa come non avevo mai visto e, mentre attraversavo il corridoio centrale, sentii urla e boati venire dalla direzione degli uffici cittadini dell’Ente. Eppure non mi sembrava che Wyoh avesse avuto il tempo materiale per scatenare i suoi stilyagi. E infatti. Quello che il Professore aveva tentato di avviare stava già accadendo, spontaneamente.
La stazione era bloccata dalla folla e dovetti aprirmi la strada a spinte per vedere quello che ritenevo certo, e cioè che le guardie addette al controllo dei passaporti erano morte o fuggite. Erano morte, insieme a tre Lunari. Uno dei tre era un ragazzo di non più di tredici anni. Era morto con le mani avvinghiate intorno alla gola di un Ardito e con il Berretto Rosso in testa. Mi aprii un varco fino alla cabina telefonica più vicina e chiamai Mike.
— Torna indietro — mi disse Prof. — E controlla la carta d’identità di una delle guardie. Voglio nome e grado. Hai visto Finn?
— No.
— Sta venendo là con tre fucili. Dimmi da che cabina telefonica stai chiamando, trova quel nome e richiama dalla stessa cabina.
Uno dei due cadaveri delle guardie era scomparso, probabilmente trascinato via dalla folla. L’altro era malconcio, ma riuscii a individuare la catenella che aveva intorno al collo e a strappargli la piastrina di riconoscimento prima che la folla trascinasse via anche lui. A gomitate tornai alla cabina telefonica e vi trovai dentro una donna. — Signora — gridai — devo usare quel telefono. Emergenza!
— Fate pure. Quel maledetto apparecchio non funziona!
Per me funzionò benissimo. Mike me lo aveva tenuto in serbo. Diedi a Prof il nome della guardia. — Bene — disse — hai visto Finn? Ti verrà a cercare in quella cabina.
— Non l’ho visto… un momento. Eccolo che viene.
— Bene, rimani con lui. Mike, conosci la voce dell’Ardito morto di cui abbiamo l’identità?
— Mi dispiace, Prof. No.
— Non importa. Fai una voce rauca e spaventata, forse al suo comando non lo conoscono tanto bene. O chiamerebbe invece Alvarez?
— Chiamerebbe il comando. Alvarez impartisce ordini agli Arditi tramite il loro capo, mai direttamente.
— Allora chiama il comando. Comunica che c’è stato l’attacco, chiedi aiuto e muori all’ultima parola. Rumori di disordini sullo sfondo e magari il grido distinto Eccolo là il bastardo proprio prima di morire. Ce la puoi fare?
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