Bob Shaw - Cronomoto

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Cronomoto: краткое содержание, описание и аннотация

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È uno dei temi più affascinanti della fantascienza: che cosa accadrebbe se potessimo fisicamente cambiare il tempo, creando nuovi mondi con un semplice gesto? Jack Breton, il protagonista di questo romanzo pieno di suspence e di sorprese, da nove anni non fa che pensare a quei pochi, fondamentali momenti che hanno preceduto la morte di sua moglie. Per correggere il suo errore deve riscrivere il passato. Ma con quali conseguenze?

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— Grazie — mormorò Breton con un filo di voce.

— Vi sono molto riconoscente.

— Oh, niente… fa parte del servizio ai contribuenti. — Convery si grattò pensosamente un orecchio.

— Be’, adesso devo andare. C’è una festa di compleanno, per i miei bambini, e io non sarei nemmeno dovuto uscire. Arrivederci.

— A presto — rispose Breton. — Venite quando volete.

Aspettò un momento, incerto, poi seguì Convery, girando intorno alla casa, e raggiunse il vialetto anteriore appena in tempo per vedere una berlina verde allontanarsi rombando. Una brezza leggera faceva sollevare le foglie davanti a lui, quando si voltò per tornare alla Lincoln. L’ultima frase del poliziotto era significativa. Gli aveva fatto capire di non essere andato lì per caso, né per fargli una visita amichevole; e inoltre, Convery non era tipo da dare informazioni inutili e non richieste. Breton aveva la netta impressione di aver ricevuto un avvertimento… E questo lo metteva in una posizione ambigua e forse anche pericolosa.

Non poteva correre il rischio di ammazzare John Breton, mentre Convery continuava ancora a girare nei paraggi, in attesa che succedesse qualche cosa.

Eppure non poteva nemmeno lasciar in vita Breton, dopo quanto era accaduto… e aveva pochissimo tempo a disposizione per risolvere il dilemma.

11

Erano trascorsi parecchi decenni da quando il generale Theodor Abram aveva messo piede su un campo di battaglia, ma era sempre convinto di vivere in una specie di provvisoria terra di nessuno, che divideva due delle più grandi macchine da guerra mai viste nell’antica e insanguinata storia della regione.

Non passava un’ora, un minuto, un solo istante, senza che la sua mente fosse dominata dalla consapevolezza che lui rappresentava una parte essenziale nelle linee difensive del suo paese. Se mai fosse scoppiato il conflitto decisivo, non gli avrebbero chiesto di schiacciare dei bottoni. I suoi strumenti erano di carta, non di acciaio, però era ugualmente un guerriero, e il peso delle responsabilità della preparazione tecnica lo faceva sentire un patriota e un eroe.

L’incubo del generale Abram nasceva dal fatto che aveva due specie completamente diverse di nemici.

Uno era la nazione contro cui il suo popolo sarebbe stato chiamato un giorno a combattere; l’altro era rappresentato dai missili e dai tecnici che li progettavano e si occupavano della loro manutenzione. Sgretolata fortezza d’uomo creato dalla natura per combattere con la mazza e la spada, il generale Abram era dotato di scarso istinto per la tecnologia bellica, e ancor meno per l’interminabile attesa che costituiva l’alternativa a una guerra tecnologica. Per quanto gli era possibile, evitava di recarsi personalmente a visitare le basi sotterranee… Capitava troppo spesso che sette missili di una batteria da otto presentassero qualche difetto di funzionamento in quelle loro anime così maledettamente complicate.

I tecnici di turno parevano non tenere conto del fatto che questi “trascurabili difetti” e le conseguenti sostituzioni e collaudi riducevano il potenziale d’attacco del paese a una frazione del suo valore nominale.

Abram non riusciva a comprendere perché un missile balistico dovesse esser composto da un milione di parti. E capiva ancor meno le regole matematiche secondo cui un insieme di singoli pezzi in perfetta efficienza e in così gran numero dava invariabilmente un risultato capriccioso e variabile Da quando ricopriva quella carica, e cioè da anni, il generale aveva imparato a disprezzare dal profondo del cuore gli scienziati e i tecnici che gli avevano imposto simili circostanze e non perdeva l’occasione di dimostrarlo.

Guardò l’orologio. Il dottor Rasch, capo degli scienziati che lavoravano per il ministero della Difesa, aveva telefonato poco prima chiedendo un appuntamento, e doveva arrivare di lì a pochi minuti.

Il pensiero di essere costretto a sopportare nel tardo pomeriggio la loquacità scientifica di quell’ometto magro, faceva gemere i nervi già tesi del generale Abram, come un temporale fa gemere i cavi dell’alta tensione. Quando sentì la porta esterna del suo ufficio aprirsi, si piegò sulla scrivania, truce in volto, pronto a schiacciare lo scienziato sotto il peso del suo odio.

— Buongiorno, generale — disse il dottor Rasch, entrando. — È stato molto gentile da parte vostra ricevermi con un preavviso così breve.

— ’Giorno… — Abram fissava attentamente Rasch, chiedendosi cosa fosse successo. Gli occhi giallastri dell’ometto avevano una strana luce, che poteva essere di paura ma anche di sollievo, e perfino di trionfo. — Quali sono le novità?

— Non so come dirvelo, generale — Abram si accorse che l’altro si divertiva, e la sua depressione aumentò. Dovevano aver trovato un grave difetto nel disegno di una delle parti (una pompa forse, o una valvola microscopica) che esigeva una modifica retrospettiva in tutte le installazioni.

— Spero che troverete le parole per spiegarmelo — disse con intenzione Abram. — Altrimenti non capisco perché siate venuto qui.

La faccia smunta di Rasch si contrasse violentemente. — La difficoltà non dipende tanto dalla mia abilità di esprimermi, quanto dalla vostra di comprendere. — Anche in preda all’ira, Rasch parlava sempre con cauta e misurata pedanteria.

— Semplificate le cose, in modo che possa capirle — ribatté Abram, in tono di sfida.

— Bene, generale. Immagino che abbiate notato la pioggia di stelle cadenti delle ultime notti.

— Un bellissimo spettacolo — disse ironico Abram. — Siete venuto per parlarne con me?

— Indirettamente. Avete saputo qual è la causa di questo spettacolo senza precedenti?

— Può darsi, ma comunque me la sono già dimenticata. Non ho tempo per le frivolezze scientifiche.

— Allora ve la ricorderò. — Rasch aveva riacquistato tutta la sua padronanza, cosa che seccava vagamente ad Abram. — Ormai non ci sono più dubbi che la forza di gravità stia diminuendo. Normalmente, la Terra percorre un’orbita che da tempo è priva di detriti cosmici. Ora però, c’è questo nuovo cambiamento nella costante gravitazionale, l’orbita ne è nuovamente infestata, in parte per lo spostamento del nostro pianeta, ma soprattutto in seguito all’effetto ancora maggiore esercitato sui corpi più piccoli. La pioggia di stelle cadenti è una prova visibile del fatto che la forza di gravità…

— Gravità, gravità! — esclamò Abram. — Cosa me ne importa, della gravità?

— Invece dovrebbe importarcene, caro generale! — Qui Rasch si concesse un breve sorriso. — La gravità è una delle costanti, nei calcoli che i computer dei vostri missili eseguono per indirizzarli verso il bersaglio designato… E adesso la costante non è più costante.

— Volete dire… — Abram s’interruppe perché aveva finalmente afferrato l’enormità di quanto aveva detto Rasch.

— Sì, generale. I missili non cadranno più sui bersagli prestabiliti.

— Ma ci sarà un modo per far fronte a questo cambiamento della gravità.

— Certo, però ci vorrà del tempo. La diminuzione è progressiva, e…

— Quanto?

— Forse sei mesi… Dipende.

— Ma questo mi pone in una situazione insostenibile. Cosa dirà il Presidente?

— Non so pensarci… però possiamo consolarci.

— E come?

— Tutte le nazioni del mondo si trovano di fronte allo stesso problema. Voi vi preoccupate per un numero limitato di missili a breve raggio… Pensate a come devono sentirsi i russi, gli americani, e gli altri. — Rasch parlava con una calma sognante, filosofica, che irritò al massimo Abram.

— E voi, dottor Rasch? — tuonò. — Voi non siete preoccupato?

— Preoccupato, generale, preoccupato? — Rasch guardò dalla finestra il deserto che tremolava scintillando nella crescente calura. — Se avete tempo di ascoltarmi, vi spiegherò in che cosa queste frivolezze scientifiche, come dite voi, influenzeranno il futuro dell’umanità.

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