Clifford Simak - Pescatore di stelle

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L’Uomo vuole raggiungere le Stelle, ma non con mezzi tecnici comuni o strabilianti astronavi, bensì mediante una forma superiore di telecinetica, capace di proiettare la mente e quindi il corpo negli spazi infiniti. Il lettore compirà con la fantasia un viaggio che contempla mete raggiungibili soltanto dopo centinaia o migliaia di anni-luce, addentrandosinei misteri della più straordinaria categoria di mutanti, superando i pericoli più insidiosi dell’incomprensione e dell’odio.

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Una volta o due, Blaine era stato sul punto di chiedere che cosa trasportavano, ma una certa reticenza glielo aveva impedito. Non si trattava di qualcosa che Riley avesse detto o fatto, o del suo modo di comportarsi: ma piuttosto, della studiata noncuranza che ostentava a questo proposito.

E in fin dei conti, si disse Blaine, non erano affari suoi. Quello che poteva esserci, sul camion, non gli interessava. Ciò che gli interessava era il camion, e non il suo contenuto. Ogni volta che le ruote giravano lo portavano un po’ più vicino alla sua destinazione.

«Se questa notte va tutto bene», disse Riley, «domattina arriveremo al fiume».

«Il Missouri?»

«Se il camion non torna a rompersi. Se riusciamo a tenere una buona media». Ma quella notte incontrarono le streghe.

XIV

Quando le videro per la prima volta, fu come uno svolazzare nel ventaglio di luce che i fari gettavano sulla strada. E poi le videro volare nel chiaro di luna. Non volavano veramente, perché non avevano le ali, ma si muovevano nell’aria come i pesci si muovono nell’acqua, con la grazia che hanno soltanto le creature volanti.

Vi fu un momento in cui sembravano falene che volavano nella luce, o uccelli notturni che si libravano nel cielo. Ma, quando la mente ebbe vissuto il suo istante di incredulità assoluta, e dopo l’incredulità, la razionalizzazione umana, non vi fu più alcuna possibilità di dubbio.

Erano esseri umani che volavano. Erano levitatori. Erano streghe, e quello era il loro sabba.

Blaine vide Riley che, nel sedile accanto al suo, sporgeva il fucile attraverso il finestrino aperto. Blaine schiacciò freneticamente il freno.

Il fucile sparò, e il suono dell’esplosione rintronò nella cabina, come una folgore.

Il camion si fermò, slittando, si piazzò di traverso, in mezzo alla strada. Blaine afferrò la spalla di Riley e lo strappò indietro, facendogli perdere l’equilibrio: con l’altra mano gli sottrasse il fucile.

Intravvide la faccia di Riley, e si accorse che quell’uomo stava sragionando. Alzava e abbassava la mascella, e agli angoli della bocca gli spuntavano fiocchi di bava. Gli occhi spalancati roteavano, e il viso era irrigidito in una maschera grottesca, dai muscoli tesi e annodati. Le dita contratte si muovevano, artigliando il vuoto, come se cercassero di riprendere il fucile.

«Piantala!» ruggì Blaine. «Sono soltanto levitatori!»

Ma quella parola non significava assolutamente nulla, per Riley. Ogni capacità di ragionare e di comprendere era andata perduta, travolta dal tremendo tuono rombante che gli stava martellando nel cervello.

E, mentre stava ancora parlando a Riley, Blaine captò le voci nella notte… voci senza suono che si tendevano verso di lui, un frastuono di voci che gli stavano parlando.

Amico… Una di noi è stata colpita (un filo di sangue rosso che spiccava da una spalla graziosa) … Non è … Quello ha (un fucile con la canna afflosciata e penzolante, che si trasformava improvvisamente in un simbolo fallico, piuttosto malinconico). Siamo al sicuro… Il nostro amico ha preso il fucile, sistemiamo l’altro (un cane ringhiante intrappolato in un angolo, una puzzola con la coda sollevata, un serpente a sonagli avvolto in spire e pronto ad avventarsi).

Aspettate! urlò Blaine. Aspettate! È tutto sistemato. Nessuno sparerà più.

Premette con il gomito la maniglia interna della cabina, e la portiera si spalancò. Spinse lontano da sè Riley e si lasciò cadere al suolo, stringendo ancora il fucile fra le mani. L’aprì, e le cartucce schizzarono fuori: gettò il fucile sulla strada e indietreggiò contro il camion.

All’improvviso, nella notte regnò un silenzio mortale, rotto soltanto dai gemiti piagnucolosi che provenivano dall’interno della cabina.

È tutto sistemato, adesso , disse Blaine. Non c’è più pericolo.

Scesero in picchiata dal cielo, come se si tuffassero da un trampolino invisibile, ma atterrarono con leggerezza, sulla punta dei piedi.

E avanzarono lentamente, silenziosamente, come gatti che si muovono nella notte. Adesso non parlavano più.

Avete fatto una bella sciocchezza , disse loro Blaine. Una volta o l’altra, qualcuno di voi finirà per rimetterci la testa (un umano senza testa che camminava tranquillamente, con il collo mozzo che schiumava).

Si accorse che erano molto giovani: avevano al massimo una ventina d’anni, e indossavano costumi da bagno. Captò un senso di divertimento, l’aroma dello scherzo.

Si avvicinarono cautamente, e lui cercò qualche altro segno, ma non ne trovò.

Chi sei? domandò qualcuno.

Shepherd Blaine dell’Amo.

E dove stai andando?

Nel Sud Dakota.

Con questo camion?

E con quest’uomo , disse Blaine. Voglio che lo lasciate in pace.

Ci ha sparato addosso. Ha colpito Marie.

Non è niente di grave, però, disse Marie. Soltanto una graffiatura.

È terrorizzato , disse Blaine. Adopera pallettoni d’argento.

Sentì la loro allegria, al pensiero di quei pallettoni d’argento.

E si rese conto della stranezza di quella situazione: la notte illuminata dalla luna e la strada deserta, il camion piantato di traverso, il vento solitario che scorreva gemendo la prateria, e lui e Riley accerchiati, non dai Sioux o dai Comanches o dai Piedi Neri, ma da una piccola banda di adolescenti paranormali usciti per divertirsi a modo loro nel cuore della notte.

E chi poteva biasimarli o criticarli? chiese a se stesso. Se in quel loro piccolo gesto di sfida trovavano il modo di sentirsi più sicuri di sè in quella loro esistenza braccata, se in quel modo riuscivano a carpire qualcosa che assomigliava alla dignità umana, allora non era altro che un gesto del tutto umano, e non era possibile condannarlo.

Studiò i volti, almeno quelli che riusciva a scorgere, indistinti nella luce della luna e dei fari: e vi lesse l’indecisione e la preoccupazione.

Dalla cabina del camion continuava a giungere il gemito di un uomo in preda ad una atroce sofferenza mentale.

Poi…

L’Amo (gli edifici turriti sulla collina, chilometri e chilometri quadrati di edifici, massicci, maestosi, affascinanti…)

Precisamente , disse.

Non ci aspettavamo di trovarne uno. Ci scusiamo, tutti, per averti infastidito.

Blaine tese la mano a sua volta, incontrò la pressione ferma e forte di quelle dita giovani.

Non ci capita spesso di trovare qualcuno per la strada, di notte , disse qualcun altro.

Ci stavamo soltanto divertendo , disse un altro ancora. Abbiamo così poche occasioni per divertirci.

Lo so bene , disse Blaine. Lo so molto bene che avete poche occasioni per divertirvi.

Facciamo Halloween , disse qualcun altro.

Halloween? Oh, sì, capisco. (Un pugno che bussava ad una porta chiusa, un cancello di giardino appeso ad un albero, un segno cabalistico a rovescio.)

Gli sta bene. Se la sono proprio cercata.

Sono d’accordo con voi , disse Blaine. Ma è molto pericoloso.

Non molto. Hanno troppa paura, tutti quanti.

Ma questo non contribuisce a migliorare la situazione.

Caro mio, non c’è niente che possa migliorare la situazione.

Ma l’Amo? chiese la ragazza che stava davanti a Blaine.

Lui l’osservò attentamente, e vide che era molto bella… occhi azzurri e capelli dorati, e una figura che nei tempi andati avrebbe vinto un concorso di bellezza, uno dei vecchi rituali pagani che erani stati allegramente dimenticati nella nuova travolgente moda della PK.

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