— Calmati, Nikki. Non stai bene.
— Quando la trovo…
— Per favore — dice Shadrach. — Sta’ giù. Vorrei non aver detto una parola. Lo sai come nascono le voci in questo palazzo, assolutamente dal niente. Decisamente, non credo che Katya possa aver…
— Vedremo — dice lei in tono carico di minaccia. Si calma un po’. — Potresti aver ragione. Comunque. Comunque. La sicurezza avrebbe dovuto essere molto più stretta. Non so quanta gente esattamente sapesse che Mangu doveva essere il donatore, cinque, sei, dieci persone, erano comunque troppe. Decisamente troppe. Con il prossimo donatore… — Crowfoot tossisce. Si volta di nuovo, nascondendosi nel cuscino. — Oh, Shadrach, mi sento così male! Va’ via! Per favore, va’ via! Ora grazie a te sono di nuovo agitata, per un motivo nuovo, e… oh, Shadrach…
— Mi dispiace — dice ancora una volta Shadrach. — Non volevo…
— Ciao, Shadrach.
— Ciao, Nikki.
Fugge dall’appartamento. Si precipita via lungo il corridoio, fermandosi infine contro la ringhiera vicino alle scale. L’afferra stretta, resta fermo per qualche istante. La visita a Nikki ha fatto ben poco per migliorare il suo stato. Il suo atteggiamento verso di lui, si rende conto Shadrach, va dall’indifferente all’infastidito; non una volta ha espresso il minimo piacere per la visita inattesa. Nel migliore dei casi, era tollerato.
E ora, lo sa bene, deve correre da Katya, senza perdere tempo.
Lei appare sorpresa di rivederlo così presto. Lo saluta con calore, aperta, come se stesse automaticamente dando per scontato che è venuto per fare l’amore. Ma Shadrach è lungi dall’avere in testa il sesso in questo momento. Si libera dall’abbraccio di Katya non appena può farlo senza offenderla, e in modo dolce ma fermo stabilisce una distanza psicologica tra di loro. Tratteggiandola rapidamente, senza perifrasi, le riferisce la propria conversazione con Nikki, sottolineando che la “voce” che ha inventato non incolpava in alcun modo Katya stessa della soffiata a Mangu.
— Ma naturalmente Crowfoot ha indovinato immediatamente che ero stata io, no?
— Temo di sì. Io le ho assicurato che era inconcepibile che tu avessi fatto una cosa del genere, ma lei…
— Lei ora sa che sono stata io, e ce l’avrà con me per sempre, e farà tutto quello che può per vendicarsi. Molte grazie.
Calmo, Shadrach dice: — Se è arrabbiata, devi anche capirla. Devi ammettere che c’era un elemento di sabotaggio di Avatar, nella tua confidenza a Mangu.
— Ho parlato a Mangu perché provavo pietà per lui — dice freddamente Lindman.
— L’hai fatto per pietà, nient’altro che per pietà? Non avevi assolutamente considerato che avrebbe potuto reagire in un modo che avrebbe sconvolto il programma Avatar, e che avrebbe creato problemi a Nikki Crowfoot?
Katya tace per qualche secondo.
Infine dice, in un tono più cedevole: — Immagino che anche quello mi sia passato per la mente. Ma era molto secondario. Molto, molto secondario. Il fatto principale è che non sopportavo più di guardare Mangu in faccia, di sentirlo parlare del suo futuro sapendo quel che sapevo. Dovevo metterlo in guardia, o accettare tutta la responsabilità di quel che stava per succedergli. Mi credi, Shadrach? Quanto mi ritieni malvagia? Pensi che la mia vita inizi e finisca con questi folli progetti di Gengis Mao? Credi che le sole motivazioni che operano in me siano motivazioni che hanno a che fare con Talos, come accelerare la mia carriera, come distruggere quella di Nikki Crowfoot? Credi questo?
— Non so. Immagino di no.
— Immagini di no?
— Non credo che tu sia fatta così, no.
— Benissimo. Fantastico. Grazie. E ora cosa succederà? Mi denuncerà a Gengis Mao?
— Non c’è nessuna prova che tu abbia mai detto qualcosa a Mangu — replica Shadrach Mordecai. — Lei lo sa. Sa anche che qualunque accusa dovesse fare contro di te potrà essere attribuita a invidia professionale. A dire il vero, penso che non farà proprio niente. Tranne quello che ha detto: che avrebbe mantenuto una segretezza maggiore attorno all’identità del prossimo donatore per Avatar, così che non ci sarebbe stato il rischio della stessa…
— È troppo tardi — dice Lindman.
— Il prossimo donatore è già stato scelto?
— Sì.
— E tu sai il nome?
— Sì.
— Suppongo che tu preferisca non dirmelo — dice Shadrach.
— Credo che non dovrei.
— Hai intenzione di dirlo a lui ?
— Diresti sempre che è un sabotaggio, se lo facessi?
— Dipende dalle circostanze, immagino. Di chi si tratta?
Katya Lindman è scossa da brividi. Le tremano le labbra.
— Sei tu — dice.
Sembra uno scherzo. E non è uno scherzo particolarmente divertente. Shadrach non riesce assolutamente a prenderlo sul serio, nonostante la nota stridente della convinzione nella voce di Katya, quella nota acuta, quasi disperata, di certezza, che Shadrach ha sentito anche nella voce di Roger Buckmaster quando quello sventurato cercava di negare il proprio coinvolgimento nella morte di Mangu; quel tono che dice: “Non mi crederai neanche se giuro su quel che ho di più caro, ma quel che sto dicendo è vero, è vero, è vero, è vero!”. Ma se lui è stato davvero scelto come nuovo donatore, si spiegherebbe perché Nikki lo sta evitando, perché è così distante e così nervosa quando parlano, perché i suoi occhi non vogliono incontrare quelli di Shadrach…
— No — dice. — Non ti credo.
— Benissimo. Non credermi.
— È assurdo, Katya.
— Non c’è dubbio che sia assurdo. E sarà ancora più assurdo il giorno che verranno a prenderti e ti metteranno in testa gli elettrodi e cancelleranno qualunque traccia di Shadrach Mordecai e riverseranno l’anima di Gengis Mao nel tuo bel corpo scuro.
— Il mio bel corpo scuro — dice Shadrach — è pieno di congegni medici complessi e insostituibili che registrano ogni minima alterazione nel metabolismo di Gengis Mao. Roger Buckmaster ci ha messo un paio d’anni a progettare e costruire quel sistema, Warhaftig ha impiegato settimane a installarlo nel mio corpo, io ho speso un anno a imparare a usarlo. Usandolo, posso proteggere la salute di Gengis Mao in un modo che non ha precedenti in tutta la storia della medicina. Con tutti i cadaveri ancora caldi tra cui Avatar si trova a dover scegliere, credi che Gengis Mao li lascerebbe scegliere il solo corpo che è indispensabile alla sua…
— Rifletti, Shadrach, rifletti! Avatar non verrà attivato finché il corpo attuale di Gengis Mao non sarà sulla soglia della morte. Non avrà bisogno di tutti quei bellissimi impianti una volta che avrà traslocato nel tuo corpo. Non avrà bisogno di te come medico; anzi, non avrà proprio bisogno di un medico a tempo pieno, per molti anni almeno. E può trovare un altro medico. Può trovare un altro Buckmaster che gli costruisca un altro impianto quando arriverà il momento. Probabilmente ha già un sostituto per te che sta studiando da qualche parte in Bulgaria o in Afganistan. Ti ricordi cosa dice sempre a proposito della ridondanza, Shadrach? La via alla sopravvivenza. Gengis Mao di sopravvivenza se ne intende. Più di te, ho paura.
La bocca di Shadrach Mordecai si apre. Non dice niente. Si richiude.
— Se Avatar viene attivato — dice Katya — tu sei finito. Giuro che è così.
— Quando è stato deciso?
— Più di una settimana fa. Io l’ho saputo poche ore prima che partissimo per Karakorum.
Che è esattamente quando Nikki Crowfoot ha cominciato a cercare scuse per non vederlo, riflette Shadrach. Si ricorda di quando si è svegliato in questa stessa stanza, la stanza di Katya, la notte dell’escursione al sogno di morte, e l’ha trovata in lacrime al suo fianco, a letto; lei aveva detto di avere paura per lui, senza spiegarsi più chiaramente. Già. E si ricorda le farneticazioni di Gengis Mao che lo voleva nominare papa, re d’Inghilterra… Cosa significava tutto ciò? Una versione mascherata e fuorviante della nomina vera? Si ricorda anche, e il ricordo lo raggela, di quando è accorso senza camicia alla camera da letto di Gengis Mao non appena si era diffusa la notizia della morte di Mangu; si ricorda di aver visto il Khan studiargli il torso nudo con interesse, con ammirazione. Gengis Mao aveva detto: “Lei gode di un’ottima salute, Shadrach, a quanto pare”. Sì. Stava già dandosi da fare per trovare un corpo nuovo, pochi minuti dopo aver appreso della morte di Mangu?
Читать дальше