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Algis Budrys: Il satellite proibito

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Algis Budrys Il satellite proibito

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La fantascienza è l’unico genere letterario nel quale l’uomo sia direttamente e concretamente posto a confronto con l’infinito. In questo dato risiede il suo fascino principale: perchè dall’infinito emerge l'enigma, l’ignoto, l’incubo, ed il confronto si trasforma in una sfida. Questo romanzo di Algis Budrys (un autore che i lettori di «Futuro» hanno già avuto modo di apprezzare) ripropone uno dei temi più classici della narrativa fantascientifica: quello della minaccia nascosta in un mondo sconosciuto, del mistero che deve essere rivelato a rischio della vita. Il mondo che cela l’enigma, e dà corpo alla sfida, è il nostro satellite naturale: la Luna, che l’uomo ha appena sfiorata, e che cela nelle sue viscere un segreto mortale. Cosa si nasconde in fondo al labirinto dal quale nessun esploratore è mai uscito vivo? Quale intelligenza maligna ha potuto concepire una trappola cosi crudele e mostruosa? L’intelletto umano non possiede strutture adeguate a scandagliare un abisso così folle e contorto, anche perchè la «cosa» che si cela in fondo all’abisso è a sua volta al di là della follia e dell’assurdo. «Il satellite proibito» è il più originale e famoso tra i romanzi di Budrys. Nominato per il premio Hugo per il miglior romanzo in 1961.

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Barker la guardò con sarcastico divertimento, le passò tra i capelli le dita di una mano. — Non si lasci fuorviare da Claire dottore — disse. — È solo il suo modo di fare. — Sembrava non accorgersi che le sue dita si erano strette intorno alle ciocche dei capelli schiariti dal sole, e le torcevano leggermente, spietatamente. — A Claire piace mettere gli altri alla prova. Qualche volta lo fa buttandosi loro addosso. Ma non vuol dire nulla.

— Sì — fece Hawks. — Ma io sono venuto per parlare con lei.

Barker sembrava non avere udito. Guardò Hawks con gelida imparzialità. — È interessante il modo in cui ci siamo conosciuti, io e Claire. Sette anni fa, ero su una montagna delle Alpi. Girai intorno a una parete liscia… c'era voluta una courte échelle sulle spalle di un altro, per farcela. E lei era là. — Adesso giocherellava teneramente con le dita. — Era seduta a cavalcioni di uno sperone, e guardava la valle, fantasticando. Proprio così. Me la trovai davanti all'improvviso. Come se fosse stata sempre là, da quando era stata creata la montagna.

Claire rise sommessamente, appoggiandosi a Barker e levando gli occhi verso Hawks. — Per la verità — disse — avevo fatto il giro per la via più facile, insieme a un paio di ufficiali francesi. Io volevo scendere per la via da cui era salito Al, ma loro dissero che era troppo pericolosa, e rifiutarono. — Poi scrollò le spalle. — Perciò discesi la montagna insieme con lui. Per la verità, non sono molto complicata, Ed.

— Ma prima che venisse via con me, dovetti maltrattare un po' i francesi — disse Barker: e si capiva benissimo ciò che intendeva. — Credo che uno abbiano dovuto portarlo via con un elicottero. E non ho mai dimenticato come bisogna fare per tenerla in pugno.

Claire sorrise. — Io sono la donna di un guerriero, Ed. — All'improvviso si mosse, e Barker lasciò ricadere la mano. — O almeno, a noi piace pensarlo. — Fece scorrere le unghie giù per il dorso di Barker. — Sono passati sette anni, e nessuno mi ha ancora portata via. — Per un istante gli sorrise affettuosamente, poi assunse di nuovo un'espressione di sfida. — Perché non parli ad Al del nuovo lavoro, Ed?

— Nuovo lavoro? — Barker sorrise con fare esperto. — Vuol dire che Connie è venuto davvero quassù per parlare d'affari?

Hawks studiò Claire e Barker per un momento. Poi si decise. — Bene. Mi risulta che lei ha il benestare dei servizi di sicurezza, signor Barker.

Quello annuì. — Infatti. — Sorrise al ricordo. — Ho lavorato un po' per il governo, a suo tempo.

— In questo caso, vorrei parlarle in privato.

Claire si alzò pigramente, assestandosi il costume da bagno sui fianchi. — Andrò a stendermi sul trampolino per un po'. Naturalmente, se fossi una spia sovietica efficiente, avrei sepolto microfoni dappertutto, nel prato.

Hawks scosse il capo. — Se fossi una spia veramente efficiente, avresti un solo microfono direzionale… magari sul trampolino. Non ti occorrerebbe altro. Comunque, se t'interessa, sarei felice di mostrarti come si fa a sistemarne uno, una volta o l'altra.

Claire rise. — Nessuno riesce mai a fregare il dottor Hawks. Dovrò ricordarmelo. — Si allontanò lentamente, ancheggiando.

Barker si voltò per seguirla con gli occhi, sino a quando lei fu arrivata dall'altra parte della piscina e si fu sdraiata sul trampolino. Poi si rivolse a Hawks. — «Ella cammina in bellezza, come la notte»… anche nel fulgore del giorno, dottore.

— Immagino che sia di suo gusto — disse Hawks.

Barker annuì. — Oh, sì, dottore… Prima dicevo sul serio. Non si lasci indurre a dimenticarlo, qualunque cosa dica o faccia Claire. Lei è mia. E non perché io ho denaro, o belle maniere, o fascino. Il denaro ce l'ho, ma Claire è mia per diritto di conquista.

Hawks sospirò. — Signor Barker, ho bisogno di lei per fare qualcosa che pochissimo uomini al mondo sembrano in grado di fare… ammesso che ce ne sia qualcuno capace di tanto, a parte lei. Ho poco tempo per cercarne altri. Quindi, le dispiace dare un'occhiata a queste fotografie?

Hawks si frugò nella tasca interna della giacca e ne estrasse la piccola busta. Aprì il fermaglio, ne sollevò il lembo, e tirò fuori un sottile pacchetto di foto. Le guardò meticolosamente, di taglio, in modo da esser l'unico a vederle, ne scelse una e la passò a Barker.

Barker la guardò, incuriosito, aggrottò la fronte e dopo un momento la restituì a Hawks. Hawks la mise sotto al piccolo mazzo. Mostrava un paesaggio che, a prima vista, sembrava formato da mucchi di neri blocchi d'ossidiana e da nubi d'argento. Sullo sfondo vi erano altre nubi di polvere, e ombre asimmetriche incombenti. Nuovi particolari complessi continuavano ad attirare l'occhio, fino a quando era impossibile seguirli tutti e bisognava ricominciare daccapo.

— Che cos'è? — chiese Barker. — È bellissimo.

— È un luogo — rispose Hawks. — O forse no. Forse è una struttura artificiale… o una cosa viva. Ma si trova in una località precisa, facilmente accessibile. E in quanto a bellezza, la prego di tener presente che è un'istantanea, scattata al cinquecentesimo di secondo, otto giorni fa. — Cominciò a passare le foto a Barker. — Vorrei che guardasse anche queste. Sono immagini di uomini che sono stati là.

Barker lo guardava in faccia, stranamente. Hawks proseguì: — La prima foto è del primo uomo che c'è andato. A quel tempo, non prendevamo precauzioni maggiori di quelle che richiederebbe una spedizione con dei rischi. Cioè quell'uomo aveva il migliore equipaggiamento speciale che noi potessimo fornirgli.

Ora Barker stava guardando la fotografia, affascinato. Le sue dita sussultarono, quasi la lasciarono cadere. L'uomo la strinse più forte, fino a piegare l'orlo della carta, e quando la restituì, vi aveva lasciato l'impronta scura dei polpastrelli.

Hawks gli porse un'altra foto. — Questi sono due uomini — disse spietato. — Pensavamo che forse in due avrebbero avuto più facilità a sopravvivere. — Riprese quella fotografia e ne consegnò un'altra. — Questi sono quattro. — Riprese anche quella e tacque un attimo. — Dopo cambiammo metodo. Ideammo un tipo di equipaggiamento speciale, e da allora non abbiamo più perduto un uomo. Ecco la più recente. — Consegnò a Barker l'ultima foto. — È un certo Rogan. — E attese.

L'altro alzò gli occhi intenti dalla fotografia. — Lo fa sorvegliare perché non si uccida?

Hawks scosse il capo, fissando Barker. — Sarebbe disposto a fare qualunque cosa, pur di non morire di nuovo. — Radunò le foto e se le rimise in tasca. — Sono venuto a offrirle lo stesso lavoro.

Barker annuì. — Naturalmente. — Aggrottò la fronte. — Non so. O meglio, non ne so abbastanza. Dov'è quel posto?

Hawks indugiò un attimo a pensare. — Questo posso dirglielo, prima che lei accetti l'incarico. Ma nient'altro. È sulla Luna.

— Sulla Luna?

Hawks non rispose; dopo un momento Barker scrollò le spalle e disse: — Quanto tempo ho per prendere una decisione?

— Tutto il tempo che vuole. Ma chiederò a Connington di mettermi in contatto domani con gli altri eventuali candidati.

— Dunque ho tempo fino a domani.

Hawks scosse il capo. — Non credo che Connington potrà trovarne altri. Vuole che sia lei ad andare. Perché non lo so.

Barker sorrise. — Connie fa sempre dei progetti per gli altri.

— Non mi sembra che lei lo prenda molto sul serio.

— E lei? In questo mondo vi sono persone che agiscono e persone che tramano. Quelli che agiscono fanno le cose, e quelli che tramano cercano di arrogarsene il merito. Dovrebbe saperlo come lo so io. Un uomo non arriva alla sua posizione senza fornire risultati. — Guardò Hawks con aria saputa e, per un momento, con calore. — E lui?

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