— Damon, non fare così. Senza dubbio il Consiglio ascolterà le tue spiegazioni: capirà che hai fatto l’unica cosa che potevi fare.
Damon gemette, atterrito. Gli sembrava che tutte le paure della sua vita, le paure che aveva imparato a giudicare indegne di un uomo, l’assalissero in un’immensa ondata travolgente. Le paure di un bambino solo e indesiderato, di un ragazzo solo, nei Cadetti, goffo e non amato da nessuno, tollerato soltanto come amico di Coryn; per tutta la vita aveva tenuto a bada la paura, per non essere considerato meno di un uomo. La paura, il dubbio che Leonie vedesse attraverso il suo autodominio, scoprisse la sua passione, il suo desiderio proibito, il rimorso e lo smarrimento quando lei l’aveva scacciato da Arilinn dicendogli che non era abbastanza forte per quel lavoro, incentivando la coscienza della sua debolezza, la paura che aveva sempre soffocato. La paura repressa di tutti gli anni nelle Guardie, quando sapeva di non essere un soldato. Lo spaventoso rimorso di essere fuggito lasciando le sue Guardie a morire al suo posto…
Tutta la vita. Per tutta la vita aveva avuto paura. C’era mai stato un giorno in cui non si era reso conto di essere un vigliacco che fingeva invano di non aver paura, che ostentava il coraggio perché nessuno vedesse che era un verme tremante, un impostore, un povero essere in forma di uomo? La vita aveva così poca importanza, per lui: avrebbe preferito affrontare la morte piuttosto di rivelarsi per quel debole e codardo che era.
Ma adesso Leonie aveva minacciato l’unica cosa che lui non poteva sopportare, che non avrebbe sopportato mai. Sarebbe stato più facile morire adesso, piantarsi un pugnale in gola, piuttosto che vivere accecato, mutilato, come un cadavere ambulante, in una finzione di vita.
Lentamente, attraverso la nebbia del panico e della paura, si accorse che Andrew si stava inginocchiando accanto a lui, pallido e preoccupato. Stava dicendo qualcosa, in tono supplichevole, ma le sue parole non potevano raggiungerlo attraverso la mortale foschia della paura.
Quanto doveva disprezzarlo! pensò. Lui era così forte…
Sgomento, Andrew assisteva alla silenziosa lotta di Damon. Cercò di discutere con lui, ma comprese che non riusciva a farsi ascoltare. Damon lo udiva? Nel tentativo di arrivare fino a lui, gli si sedette al fianco e si chinò a cingerlo con un braccio.
— No, no — disse, impacciato. — Va tutto bene, Damon. Sono qui. — E poi, sentendosi goffo e timido, come sempre a ogni sospetto d’intimità fra loro, disse, quasi in un sussurro: — Non lascerò che ti facciano del male, bredu.
La sofferenza e il gelido terrore di Damon proruppero, travolgendoli entrambi. Singhiozzò, convulsamente: il suo autodominio aveva ceduto. Sconvolto, Andrew cercò di ritrarsi, pensando che Damon non volesse farsi vedere così: poi comprese che quello era l’ultimo residuo della sua mentalità terrestre. Non poteva ritrarsi dal dolore di Damon, perché era il suo dolore: una minaccia contro Damon era una minaccia contro di lui. Doveva accettare la debolezza e la paura dell’amico come accettava ogni altra cosa in lui, come accettava il suo amore e le sue premure.
Sì: amore. Adesso lo sapeva, mentre stringeva a sé Damon singhiozzante e si sentiva pervadere dalla sua sofferenza come da una marea: amava Damon come amava se stesso, come amava Callista e Ellemir. Era parte di loro. Fin dall’inizio, Damon l’aveva saputo e accettato; ma lui si era sempre tirato indietro, si era detto che Damon era suo amico ma che c’erano limiti all’amicizia, c’erano punti che non dovevano mai essere sfiorati.
Si era risentito quando Damon e Ellemir avevano partecipato al suo tentativo di fare l’amore con Callista: aveva cercato d’isolarsi con lei, convinto che l’amore per lei fosse qualcosa che non poteva, non voleva condividere. Si era risentito per l’intimità fra Damon e Callista: e mai, adesso lo sapeva, aveva compreso esattamente cos’avesse spinto Ellemir a fare la sua offerta. Si era sentito imbarazzato e vergognoso quando Damon l’aveva trovato con Ellemir, sebbene avesse dato per scontato il suo consenso. La relazione con Ellemir l’aveva considerata qualcosa di separato da Damon e da Callista. E quando Damon aveva cercato di condividere la propria euforia, il traboccante amore per tutti loro, e aveva tentato di esprimere il tacito desiderio di Andrew ( Vorrei poter fare l’amore con tutti voi ), lui l’aveva respinto con crudeltà inimmaginabile, frantumando il fragile legame.
Si era addirittura chiesto se entrambi avevano sposato la donna sbagliata. Ma era stato lui a sbagliare, e adesso lo capiva.
Non erano due coppie che si scambiavano le compagne. Erano loro quattro, tutti insieme. Erano una cosa sola, e il legame tra lui e Damon era forte quanto quelli che li univano alle rispettiva donne.
Forse — e sentì quel pensiero affiorare con un assoluto terrore, sfidando un tipo di autoconoscenza che non si era mai concesso — quel legame era ancora più forte. Perché potevano vedersi rispecchiati l’uno nell’altro, e trovare una specie di affermazione della realtà della loro virilità. Adesso sapeva cosa intendeva Damon quando diceva che aveva cara la virilità di Andrew quanto la femminilità delle due donne. E non era ciò che Andrew temeva che fosse.
Perché era questo, comprese improvvisamente, che lui amava in Damon: la gentilezza e la violenza, l’affermazione stessa della virilità. Ora gli sembrava incredibile di aver potuto vedere il contatto di Damon come una minaccia. Confermava, invece, qualcosa che avevano in comune, un altro modo di dichiararsi reciprocamente ciò che erano entrambi. Avrebbero dovuto salutarlo come un modo di chiudere il cerchio, di comunicare la consapevolezza di ciò che tutti loro significavano l’uno per l’altro. Ma lui l’aveva respinto, e adesso Damon, in preda al terrore che non poteva condividere con le donne, non poteva rivolgersi neppure a lui per cercare la forza necessaria. E chi gli avrebbe dato conforto, se non un fratello giurato?
— Bredu — mormorò di nuovo, stringendo Damon con lo slancio protettivo che aveva provato fin dall’inizio nei suoi confronti ma che non aveva mai saputo esprimere. Era accecato dalle lacrime. L’enormità di quella dedizione lo spaventava, ma non era disposto a tirarsi indietro.
Bredin. Sulla Terra non esisteva un legame come quello. Una volta, alla ricerca di un’analogia, aveva parlato a Damon del rito della fratellanza di sangue. Damon era stato scosso da un brivido di ripugnanza e aveva detto, con voce carica di ribrezzo: — Per noi sarebbe la cosa più abominevole, spargere il sangue di un fratello. Talvolta i bredin si scambiano i pugnali, per ricordare che nessuno dei due potrà mai colpire l’altro, perché il coltello che ciascuno porta è del fratello. — Eppure, sforzandosi di comprendere (nonostante la ripugnanza) ciò che significava per Andrew la fratellanza di sangue, aveva ammesso che il valore emotivo era il medesimo. Andrew, che pensava secondo i propri simboli perché non poteva ancora condividere quelli di Damon, mentre lo teneva abbracciato si diceva che avrebbe dato il sangue per lui; e sapeva che questo l’avrebbe fatto inorridire, così come ciò che Damon aveva cercato di dare a lui l’aveva spaventato.
A poco a poco, tutto ciò che era nella mente di Andrew filtrò in quella di Damon. E Damon comprese che finalmente adesso era uno di loro. E mentre Andrew lo teneva stretto, lasciando dissolvere lentamente le barriere, il terrore di Damon si attenuò.
Non era solo. Era il Custode del cerchio della sua Torre, e traeva fiducia da Andrew, ritrovando la forza e la virilità. Non doveva più portare il peso di tutti gli altri: lo divideva con loro.
Adesso avrebbe potuto fare qualunque cosa, pensò: e sentendo la vicinanza di Andrew, si corresse a voce: — Noi possiamo fare qualunque cosa. — Fece un lungo respiro, si alzò, e attirò a sé Andrew nell’abbraccio tra parenti, baciandolo sulla guancia. Disse, in un sussurro: — Fratello.
Читать дальше