— Eppure, sapendo questo, ti sei assunta la responsabilità di addestrarlo? Chi sceglie un utensile inadatto a un compito, non deve lamentarsi se poi quello taglia la mano che l’impugna. — Vagamente, Damon pensò che ancora al solstizio d’inverno non si sarebbe neppure sognato di porre in discussione i moventi e le decisioni di una Custode, soprattutto della Dama di Arilinn.
Margwenn disse, spazientita: — Cos’avresti voluto che facessimo? Tu sai che non è facile trovare figli e figlie dei Comyn dotati di laran ; e nonostante i torti di Dezi, i suoi doni erano grandi.
— Avreste fatto meglio a istruire una persona comune, con meno sangue nobile e maggiore onestà!
Rafael disse: — Tu sai che nessuno, se non è Comyn, può varcare il Velo di Arilinn.
— E allora, maledizione — ribatté Damon, pensando al tocco delicato di Ferrika mentre controllava Ellemir, — forse è venuto il momento di strappare il Velo e di apportare qualche cambiamento ad Arilinn!
Leonie aggricciò le labbra, disgustata. — Dove hai preso queste idee, Damon? È questo che succede, quando si accoglie in famiglia un terrestre? — Ma non gli lasciò il tempo di rispondere. — Non abbiamo protestato quando hai usato la tua matrice in modo lecito. Neppure quando hai tolto la matrice a Dezi. Ma a te non è bastato. Hai commesso molte azioni illecite. Hai insegnato a questo terrestre alcuni rudimenti della tecnologia delle matrici. Ricorderai che Stefan Hastur ha ordinato, quando i terrestri sono giunti qui, che nessuno di loro doveva essere autorizzato neppure ad assistere a un’operazione con le matrici.
— Riposi in pace — disse Damon, — ma non darò a un morto il diritto di essere custode della mia coscienza.
Rafael esclamò, irosamente: — Dovremmo rinnegare la saggezza dei nostri padri?
— No: ma loro hanno vissuto come volevano, quando erano vivi, e non mi hanno chiesto quali fossero i miei desideri e le mie esigenze; perciò farò altrettanto con loro. Certo non li porrò sugli altari come se fossero dèi, e non tratterò ogni loro parola con la stessa reverenza con cui i cristoforos trattano le sciocchezze del loro Libro delle Afflizioni.
— Come giustifichi il fatto di aver addestrato questo terrestre? — chiese Margwenn.
— Che giustificazione mi serve? Possiede il laran , e un telepate non addestrato rappresenta un pericolo per se stesso e per tutti coloro che lo circondano.
— Ed è stato lui a indurre Callista a venir meno alla parola data? Si era impegnata a rinunciare per sempre al proprio lavoro.
— Non sono neppure il guardiano della coscienza di Callista — disse Damon. — La conoscenza è racchiusa nella sua mente, e io non posso sottrargliela. — Ancora una volta, con immensa amarezza, lanciò la domanda a Leonie: — Dovrebbe passare la vita a contare i buchi delle tovaglie e a preparare le spezie per il pane alle erbe?
Margwenn fece una smorfia di disprezzo. — Sembra che la scelta di Callista fosse questa. Non è stata costretta a rendere il giuramento. Non è stata neppure violentata. Ha compiuto una scelta libera, e deve rassegnarsi.
Siete tutti sciocchi , pensò stancamente Damon, senza curarsi di celare quel pensiero. Lo vide riflesso negli occhi di Leonie.
— Una delle accuse è così grave che al suo confronto tutte le altre appaiono banali, Damon. Tu hai costruito una Torre nel sopramondo. Operi con un cerchio di meccanici illegittimo, al di fuori di una Torre eretta per decreto dei Comyn, al di fuori dei giuramenti e delle protezioni imposti dopo le epoche del caos. La punizione per questo è terribile. Esito a infliggertela. Perciò sei disposto a sciogliere i vincoli del tuo cerchio, a distruggere la Torre proibita che hai costruito e a giurarci che non lo farai mai più? Se mi farai questa promessa, non chiederò altre punizioni.
Damon si alzò, teso come quando aveva fronteggiato il violentissimo attacco di Dezi. Questo , pensò, devo affrontarlo in piedi.
— Leonie, quando mi hai allontanato dalla Torre hai smesso di essere la mia Custode e la custode della mia coscienza. Ciò che ho fatto, l’ho fatto sotto la mia responsabilità. Sono un tecnico delle matrici, addestrato ad Arilinn, e ho vissuto tutta la vita secondo i precetti che mi sono stati insegnati là. La mia coscienza è pulita. Non prenderò l’impegno che tu chiedi.
— Fin dalle epoche del caos — disse Leonie, — è proibito ai cerchi di operatori delle matrici di lavorare al di fuori di una Torre approvata per decreto dei Comyn. E non possiamo acconsentire che tu ammetta nel tuo cerchio una donna che un tempo era Custode e che è stata sciolta dal giuramento. Questo non è permesso, in forza delle leggi che ci sono state tramandate dai tempi di Varzil il Buono. È impensabile; è osceno! Tu devi distruggere la Torre, e promettermi che non la ricostruirai più. Quale reggente di Alton e tutore di Callista, ti chiedo d’impegnarti a far sì che lei non violi mai più le condizioni alle quali le è stato reso il suo giuramento.
Con uno sforzo, Damon riuscì a mantenere ferma la voce. — Non accetto il tuo giudizio.
— Allora dovrò invocarne uno peggiore — disse Leonie. — Vuoi che esponga tutto questo al Consiglio e agli operatori di tutte le Torri? Sai quale sarà la punizione, se verrai riconosciuto colpevole. Una volta che la macchina si metterà in moto, neppure io potrò salvarti — aggiunse, guardandolo direttamente per la prima volta dall’inizio dell’incontro. — Ma so che se mi darai la tua parola la manterrai. Promettimi che scioglierai questo cerchio illegittimo, ritrarrai l’energia dalla tua Torre nel sopramondo, e t’impegnerai con me personalmente a usare la tua matrice, a partire da oggi, solo per scopi leciti ed entro i limiti stabiliti; in cambio io ti darò la mia parola che non procederò oltre, qualunque cosa tu abbia fatto.
La tua parola, Leonie? Cosa vale, la tua parola? Fu come se l’avesse schiaffeggiata. La Custode impallidì. Chiese, con voce tremante: — Mi sfidi, Damon?
— Sì. Tu non hai mai pensato alle mie motivazioni, hai sempre preferito ignorarle. Parli di Varzil il Buono: non credo che tu sappia di lui neppure la metà di quanto ne so io. Sì, Leonie, ti sfido. Risponderò a queste accuse a tempo debito. Presentale al Consiglio, se vuoi, o alle Torri: io sarò pronto a rispondere.
Il volto di lei era mortalmente pallido. Come un teschio , pensò Damon.
— Così sia, Damon. Conosci la punizione. Verrai privato della tua matrice, e affinché tu non possa fare ciò che ha fatto Dezi, i centri del laran del tuo cervello verranno bruciati. Sei tu che l’hai voluto, e tutti costoro possono testimoniare che ho cercato di salvarti.
Leonie si voltò e uscì. Gli altri la seguirono. Damon restò immobile, col volto irrigidito, finché se ne furono andati. Riuscì a conservare quella fredda dignità fino a quando il suono dei loro passi si perse nel corridoio. Poi, muovendosi come un ubriaco, entrò barcollando nell’altra stanza.
Udì Andrew imprecare, un torrente di esclamazioni in una lingua che doveva essere terrestre: lui non ne conosceva una parola, ma nessuno che possedesse il laran avrebbe potuto fraintenderne il significato. Damon passò davanti al cognato e si buttò bocconi su un divano, con la faccia tra le mani, immobile. Era invaso dall’orrore, e la nausea gli torceva lo stomaco.
Adesso, la sua sfida gli sembrava una bravata puerile. Sapeva , senza il minimo dubbio, che non avrebbe trovato un modo per rispondere alle accuse, che l’avrebbero giudicato colpevole, e che sarebbe incorso nella punizione.
Sordo. Cieco. Mutilato. Vivere senza laran , imprigionato per sempre nella propria mente, insopportabilmente solo per sempre… Vivere come un animale. Contrasse i pugni per la sofferenza. Andrew gli venne accanto, turbato, solo parzialmente conscio di ciò che lo tormentava.
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