Rogers si strinse nelle spalle, terribilmente imbarazzato.
L'uomo emise una risatina, e disse, in tono di scusa:
«Mi dispiace… sapete, per un istante mi ero dimenticato veramente del fatto che questo non è stato un viaggio di piacere, per nessuno dei due.»
Rogers non seppe trovare una risposta. Seguì l'uomo verso l'uscita; la guardarobiera diede loro i soprabiti. Poi uscirono. L'uomo precedeva sempre Rogers.
L'uomo cominciò a voltarsi, come se volesse dire qualcosa.
Il primo lampo esplose ai piedi della scaletta, e l'uomo indietreggiò. Perse quasi l'equilibrio, e si appoggiò a Rogers, pesantemente. E nell'istante in cui il corpo dell'uomo fu vicinissimo, Rogers avvertì l'odore acre e penetrante del sudore, che aveva imperlato il corpo dell'altro per tutta la durata del viaggio.
C'era un piccolo esercito di fotografi, ai piedi della scaletta, che bersagliavano con i loro lampi al magnesio l'uomo dal capo metallico.
L'uomo cercò di voltarsi e di risalire. La sua mano metallica si strinse sulla spalla di Rogers, cercando di scostare l'agente della Sicurezza. Rogers sentì il rumore provocato dalle “labbra” metalliche dell'altro, che si stringevano spasmodicamente.
Poi Finchley, che era riuscito a passare quasi per magìa, balzò a terra. E nel balzare aveva già preso in mano il portafogli, e subito dopo il distintivo del F.B.I. lampeggiò per un istante tra le sue mani. I fotografi cessarono di scattare foto.
Rogers sospirò profondamente e si piegò, per evitare la stretta della mano metallica.
«Va tutto bene» disse gentilmente. «Bene, amico, è tutto sotto controllo. Quel dannato pilota deve avere trasmesso la notizia per radio. Adesso Finchley dirà due paroline ai direttori dei giornali, e ai direttori delle agenzie. State tranquillo,
la notizia non avrà l'onore delle prime pagine.»
L'uomo riprese lentamente a discendere, con passo malfermo, e posò i piedi a terra. Mormorò confusamente qualcosa, forse un ringraziamento o qualche parola di scusa. Rogers fu lieto di non avere udito.
«Ci occuperemo dei servizi d'informazione. Voi dovrete preoccuparvi soltanto delle persone che incontrerete, ma da quanto ho potuto vedere, potrete cavarvela dannatamente bene.»
Gli occhi lampeggianti dell'uomo si fissarono sul volto di Rogers:
«Una cosa soltanto. Non statemi troppo alle costole.»
Rogers, nel pomeriggio, si trovava in piedi nel locale ufficio della Sicurezza degli Alleati, e di quando in quando si massaggiava la spalla, ancora dolorante. Davanti a lui, in file ordinate, sedevano ventidue uomini, i quali prendevano appunti su taccuini.
«Bene» disse Rogers, stancamente «avete ricevuto tutti una copia dell'incartamento riguardante il caso Martino. È un incartamento completo, ma per noi è soltanto l'inizio. Riceverete singolarmente gli ordini riguardanti la vostra missione, ma prima voglio dire a tutti quale dovrà essere il risultato del nostro gruppo. Ciascuno di voi potrà mettere le mani su qualche particolare, apparentemente di scarsa importanza, che potrà invece essere molto utile, al momento della conclusione.
«Dunque… noi vogliamo uno schema completo di quell'uomo. Dai vostri rapporti singoli noi otterremo un quadro completo della sua vita, dal momento della sua nascita a quello dell'esplosione del laboratorio. Completo, avete capito? Vogliamo conoscere i suoi cibi, le sue sigarette preferite, il tipo di donna che gli piaceva… e il motivo delle sue preferenze. Vogliamo l'elenco dei libri che ha letto… e le sue opinioni su di essi. Quasi tutti voi, ripeto, sarete impegnati in un lavoro di ricerca. Alla fine di esso, vogliamo essere in grado di poter leggere la mente di quell'uomo, come se fosse un libro aperto.» Rogers lasciò cadere la mano sul fianco. «Perché la mente di quell'uomo è l'unica cosa rimasta che possa permetterci di identificarlo.
«Tra di voi, qualcuno sarà assegnato alla sorveglianza diretta di quell'uomo. E saranno i rapporti di questi ultimi agenti che noi confronteremo con il quadro completo offertoci dai primi. E questi rapporti dovranno essere altrettanto completi e dettagliati. Ricordate che lui sa di essere sorvegliato. Questo significa che le sue azioni principali potranno essere compiute allo scopo d'ingannarvi. Saranno i piccoli particolari che potranno permetterci di coglierlo in fallo. Guardate la persona con cui lui sta parlando… ma prestate eguale attenzione al modo in cui accende le sue sigarette.
«Ma ricordate sempre di essere alle prese con un genio. O è Lucas Martino, o è un agente sovietico, ma, di chiunque si tratti, è un individuo più intelligente di chiunque di noi. Dovrete affrontare questo problema, ricordarvelo sempre, e ricordare anche che noi siamo molti, e che solo la forza del gruppo potrà avere ragione della sua resistenza. Certo» la voce di Rogers lasciava trapelare l'immensa stanchezza dell'agente, «anche lui potrebbe far parte di un gruppo. Ma stimo troppo l'intelligenza dei sovietici, per pensarlo. Meglio lasciarlo agire da solo.
«In quanto ai suoi scopi, se si tratta di una spia, potrebbe trattarsi di qualsiasi cosa. Può darsi che abbiano pensato seriamente a un suo ritorno nel programma di ricerca tecnologica. In questo caso, adesso si trova in un vicolo cieco, e non può andare da nessuna parte. Può tentare di fuggire dalla sfera d'influenza Alleata. State attenti, per ogni evenienza. Inoltre, potrebbe essere qui per qualche altra cosa, se i sovietici hanno previsto le nostre reazioni. In questo caso, può giocare la sua carta da un momento all'altro, e giocarla bene. Siamo sicuri di un fatto: non è una bomba umana, e neppure un arsenale ambulante, con tanto di raggi della morte nascosti nel taschino, come nei fumetti. Ne siamo sicuri, ma, Dio non voglia, potremmo anche sbagliarci. State molto attenti, se comincia ad acquistare pezzi staccati di macchine elettroniche, anzi, se comincia ad acquistare qualsiasi cosa suscettibile di fare parte di uno strumento di qualsiasi tipo.
«Quelli di voi che dovranno scavare nel suo passato… se lui si è divertito a costruire strani oggetti in cantina, o ha lanciato l'idea di qualche invenzione pericolosa durante una discussione, voglio saperlo subito. Non so che cosa fosse quel K-88 intorno al quale stava lavorando… so però che deve essersi trattato di qualcosa di impressionante. Penso che saremo tutti lieti, se lui non comincerà a metterne assieme un altro in soffitta, da qualche parte.»
Rogers sospirò.
«Va bene. Fate pure le vostre domande.»
Un uomo alzò la mano.
«Signor Rogers?»
«Sì.»
«E per quanto riguarda l'altra parte del problema? Immagino che, in Europa, ci siano degli uomini al lavoro, nel tentativo di scoprire qualcosa all'interno dell'organizzazione sovietica che si è occupata dell'uomo.»
«Ce ne sono. Ma lo stanno facendo soltanto per un motivo: dobbiamo riempire anche gli angoli più improbabili del caso, per avere un rapporto esauriente. Quegli uomini non otterranno mai nulla. I sovietici hanno un individuo, un certo Azarin, che è il loro equivalente di un capo settore della Sicurezza. È un uomo davvero in gamba. Una parete impenetrabile. Se riusciamo a ottenere qualcosa con lui di mezzo, lo dovremo a un colpo di fortuna. Se lo conosco come credo, tutti coloro che si sono occupati, anche indirettamente, del caso Martino, si trovano ormai nell'Uzbekistan, e tutti i documenti sono stati distrutti… se mai ne sono esistiti. So una cosa soltanto… credevo di avere sistemato dei miei agenti sul posto. Sono scomparsi. Altre domande?»
«Sì, signore. Quanto tempo credete che ci occorrerà per scoprire la verità su quest'uomo?»
Rogers si limitò a fissarlo, senza rispondere.
Rogers sedeva solo nel suo ufficio, quando entrò Finchley. Fuori stava calando la notte, e malgrado la lampadina accesa sulla scrivania di Rogers, la stanza aveva un aspetto cupo. Finchley sedette, e aspettò fino a quando Rogers non ebbe riposto gli occhiali, che usava soltanto per leggere, nella tasca interna della giacca.
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