Stiamo ora trasmettendo immagini video e fotografie riprese da grande altezza grazie a una speciale telecamera posta a bordo del nostro velivolo. Questa che vedete è una registrazione. Altri filmati sono in preparazione, ma presto potremo mostrarvi in diretta momenti significativi del nostro storico volo.
Come posso soltanto cominciare a descrivere il territorio che si stende sotto di noi? Sarebbe necessario un nuovo vocabolario, un nuovo linguaggio. Strutture e forme del tutto sconosciute ai biologi o ai geologi coprono le città e i sobborghi, perfino le terre incolte del Nord America. Intere foreste sono diventate grigiastre… uh… foreste di spine, aculei, aghi. Attraverso le lenti ad alto potere d’ingrandimento abbiamo notato dei movimenti in quelle strutture, oggetti delle dimensioni di un elefante che si spostavano in attività incomprensibili. Abbiamo visto fiumi la cui corrente appariva sotto una sorta di controllo esterno, il cui flusso esulava da quello delle normali masse d’acqua. Sulla costa atlantica, specialmente di fronte a New York e ad Atlantic City e per un’estensione di dieci o venti chilometri, lo stesso oceano era coperto da quello che aveva l’aspetto di uno strato vivente, di un brillante colore verdolino.
In quanto alle città… non un segno delle normali creature viventi, non una traccia di esseri umani. New York è un irriconoscibile dedalo di forme geometriche, una città evidentemente smantellata e ricostruita per adeguarsi agli scopi di un’epidemia… se un’epidemia può avere scopi. In realtà ciò che abbiamo visto conferma le dicerie secondo cui il Nord America è stato invaso da una forma di vita biologica intelligente, ovvero microrganismi intelligenti, i quali cooperano, si adattano, mutano e alterano il loro ambiente. Il New Yersey e il Connecticut mostrano simili strutture biologiche, che i giornalisti chiamano megaplexis in mancanza di un termine migliore, cioè megaorgani. Lasceremo agli scienziati il compito di trovare definizioni più adeguate.
Ecco, stiamo scendendo. La città di Chicago si trova nell’Illinois, all’estremità meridionale del Lago Michigan: un’enorme distesa d’acqua tranquilla. Ci troviamo a undici chilometri di distanza, e stiamo dirigendo sopra il lago verso la città. La telecamera ora inquadra quello che noi, giornalisti e studiosi, stiamo guardando a occhio nudo. Il sistema d’ingrandimento ad alta definizione vi mostra la superficie del lago, ed è assolutamente liscia, molto simile a quella dell’oceano di fronte alle aree metropolitane. Il reticolo che vedete serve, a quanto mi dicono, per cartografare la zona. Scusate se inserisco una mano nel campo visivo, ma vorrei adesso farvi notare queste strane forme già da noi osservate nelle acque del fiume Hudson… ecco, questi circoli caratteristici di un giallo-verde brillante, e questi atolli con le complesse linee radiali simili ai raggi di una ruota. Non è ancora stata data nessuna spiegazione su queste forme, benché foto scattate da satelliti abbiano talora mostrato che vasti addensamenti di esse lungo una spiaggia siano in connessione con i cambiamenti topografici del territorio interno.
Scusate… Sì? Certo, capisco. Chiedo scusa, ma mi hanno appena informato che certi particolari sono da considerarsi confidenziali per il momento. Solo per gli occhi degli esperti diciamo così.
Adesso abbiamo cambiato rotta e stiamo percorrendo un semicerchio, e mi dicono che quella sotto di noi è Waukegan, Illinois. L’Illinois è noto per il suo territorio piatto, come per le sue automobili, visto che a Detroit… no, uh, Detroit si trova nel Michigan. Sì, notoriamente quella dell’Illinois è una topografia piatta, e Chicago è detta anche la Città del Vento, per via dei venti che soffiano dal Lago Michigan. Ma da quel che possiamo vedere il territorio ha suddivisioni simili a campi e fattorie, con la differenza che invece di rettangoli queste suddivisioni formano degli ovali… delle ellissi, anzi, e noto anche dei cerchi, piccoli cerchi all’interno di altri più larghi. Nel centro di ogni cerchio campeggia un monticello, qualcosa che ricorda il punto centrale dei crateri lunari, di forma conica. Questi coni… be’, ora che li vedo meglio direi piuttosto piramidi… sì, piramidi con quelli che sembrano scalini o gradinate concentriche lungo i lati esterni. La cima di queste piramidi o coni è arancione, un po’ come il colore dell’abito che indosso in questo momento. Arancione acceso, molto intenso.
Abbiamo notevolmente rallentato. I deflettori sono stati aperti e stiamo sorvolando a velocità ridotta Evanston, a nord di Chicago. Dovunque si guardi non c’è nulla che sembri umano. Tutti noi siamo… mmh, piuttosto nervosi adesso, anche gli ufficiali e l’equipaggio americano dell’Air Force, perché se qualcosa andasse male ci vedremmo depositati proprio nel mezzo di… sì, be’, meglio non pensare in mezzo a cosa finiremo. Ci abbassiamo e rallentiamo ancora.
Abbiamo stabilito di passare sopra Chicago perché le foto scattate da grande altezza da alcuni satelliti hanno rivelato una concentrazione di attività biologica intorno a questa città un tempo assai popolosa. Così come allora Chicago era un po’ la capitale dei territori interni americani, oggi appare al centro di un’attività che riguarda vastissime zone circostanti, forse una specie di centrale di smistamento fra il Canada e il Messico. Sono visibili enormi tubature che giungono a Chicago da tutte le direzioni. In alcuni tratti queste tubature appaiono aperte, come grossi canali, nei quali in questo momento possiamo vedere un liquido verdastro e vischioso che scorre rapido… sì, laggiù. Possiamo…? Be’, più tardi allora trasmetteremo queste immagini registrate. Il canale che sto osservando dev’essere largo mezzo chilometro. Stupefacente. Impressionante!
Voci raccolte nelle sedi del controspionaggio militare a Wiesbaden, a Londra e in Scozia dicono che esiste un altro centro d’attività, di diverso genere, sulla costa occidentale degli Stati Uniti. I particolari non sono disponibili, ma è chiaro che Chicago condivide con la California meridionale il titolo di località più interessante per gli osservatori e gli studiosi. Tuttavia noi non sorvoleremo la costa del Pacifico: il nostro velivolo non ne avrebbe l’autonomia senza rifornimento in volo, e questo non può esserci fornito su quel lato del continente.
Stiamo ora compiendo giri piuttosto stretti e veloci, in cui sperimentiamo una certa forza centrifuga. Passando sopra il sobborgo di Oak Park ho controllato sulla mappa qui davanti a me: nessuna strada può essere identificata. Ora dovremmo essere sul centro di Chicago. E ora a giudicare dalla distanza su Cicero Avenue. Ed eccoci di nuovo sul lago… sì, quello è il Porto di Montrose, e poi la Lake Shore Drive e il Lincoln Park, che però identifico solo grazie alla posizione relativa al lago. Acceleriamo un poco allargando il circolo sulla zona del Museo della Scienza e dell’Industria… o almeno è quello che supponiamo tutti noi. Posso ora scorgere dell’acqua, forse il Canale delle Navi. Ci troviamo ad appena un migliaio di metri da terra, una quota piuttosto pericolosa visto che non abbiamo idea dell’altezza a cui eventuali microrganismi potrebbero giungere. Santo cielo, confesso che ho paura. Tutti quanti l’abbiamo. Adesso stiamo passando sopra… sì…
Gesù! Scusatemi. Quelli dovevano essere i recinti del bestiame, gli Union Stockyards. Ecco cos’erano, una volta. Ho fatto appena in tempo a dare un’occhiata perché il pilota ha cabrato velocemente dirigendo poi a sud. Ma quello che ho visto…
Chiedo scusa. Stento ancora a credere di non aver avuto un’allucinazione. È spaventoso. Non ho mai visto niente di simile in tutto il tempo che abbiamo trascorso sopra questa terra da incubo. Mi passano ora le telefoto appena sviluppate, scattate su dettagli di quelli che una volta erano i famosi recinti del bestiame di Chicago. Quando si pensi all’enorme quantità di animali — vitelli e maiali — concentrate laggiù forse non dovremmo essere sorpresi o sconvolti. Ma le più grosse creature viventi che ho visto in vita mia sono le balene, e ciò che mostrano queste foto è molto più grosso di qualsiasi balena. Enormi ovoidi bianchi e marrone, che sembravano spostarsi a poche spanne d’altezza. O forse strisciavano a livello del suolo. Più grosse di dinosauri, ma senza gambe visibili, né teste, né code. Non prive di… uh, lineamenti, tuttavia: sporgenze, prolungamenti sostenuti o circondati da poliedri, non saprei, icosaedri o dodecaedri… questi con zampe da insetto, non articolate, rigide, zampe spesse direi due o tre metri. Le creature ovoidali, qualunque cosa siano, potrebbero riempire comodamente ciascuna un campo da rugby.
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