Dan Simmons - Ilium

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Attenzione! Thomas Hockenberry è stato un insegnante universitario di storia, con una vita assolutamente normale. Per quale motivo, allora, si trova adesso ad assistere alla Guerra di Troia, al servizio degli dèi dell’antica Grecia? E perché gli stessi dèi sembrano padroneggiare una tecnologia avanzatissima, con la quale cercano di alterare il corso degli eventi e di uccidersi a vicenda? Intanto, in un futuro lontano migliaia di anni, su una Terra dove i pochi abitanti rimasti hanno come sola occupazione il divertimento, solo un uomo ricorda ancora l’antica arte della lettura e la sfrutta cercando di risolvere l’enigma più grande di tutti: chi ha costruito le macchine che governano il pianeta? Dall’autore che ha cambiato la fantascienza, la sua saga più intensa e appassionante, dove il gusto per la ricostruzione storica si mescola con i grandi scenari di un futuro apocalittico e affascinante.
Vincitore del premio Locus per il miglior romanzo di fantascienza in 2004.
Nominato per il premio Hugo per il miglior romanzo in 2004.

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Odisseo era fuori, sull’ampio puntone di supporto del ponte: aveva costruito una goffa struttura di pietra e di metallo su cui bruciava legno portato dalla piana. Si era messo a piovere e Odisseo aveva dovuto rinforzare il falò per non farlo spegnere. Le fiamme illuminavano la ruggine e la sbiadita vernice arancione sul fianco della torre.

Guardando dalla parete di vetro verde trasparente e sorseggiando dal bicchiere di gin, Harman chiese: «Quella roba è una sorta di altare ai suoi dèi pagani?».

«Non proprio» rispose Savi. «È il modo in cui cucina il suo cibo.» Portò scodelle e vassoi sul tavolo rotondo, intorno al quale gli altri aspettavano. «Ti dispiace chiamarlo?» disse a Harman. «Il nostro cibo diventa freddo, mentre lui crema il suo; e poi dalle montagne è in arrivo una tempesta. Non è una buona idea starsene sulle sovrastrutture del ponte mentre piovono fulmini.»

Quando finalmente furono tutti seduti a tavola, dopo che Odisseo ebbe messo sul vicino bancone i piatti di legno con la carne fumante in modo che nessuno avesse sotto gli occhi quella roba annerita dal fuoco, Savi passò in giro una caraffa di vino. Si riempì il bicchiere per ultima e Ada la udì mormorare: « Baruch atah adonai elohaynu melech ha’olam borai bpri hagafen » . "Lode a te D…o nostro Signore sovrano dell’universo che crei il frutto del vino."

«Cos’è?» chiese a bassa voce. Tutti gli altri ridevano a una frase di Daeman e non si erano accorti del borbottio di Savi. Ada aveva udito un’altra lingua solo nel dramma del lino: i guerrieri dicevano frasi senza senso, ma in qualche modo il lino traduceva ogni parola, cosicché tutti capivano il significato, anche se non ascoltavano realmente.

Savi scosse la testa, ma Ada non capì se volesse indicare di non conoscere il significato delle bizzarre parole o di non essere disposta a rivelarlo.

«Ho esplorato ogni piano del ponte e le bolle tutt’intorno» diceva in quel momento Hannah, piena d’entusiasmo. «Il metallo del ponte è antico e rugginoso, ma… sorprendente. E in alcune stanze più sotto ci sono strane sagome metalliche. Senza supporto, non collegate ad alcuna struttura. Certe sono a forma di uomini e di donne.»

Savi latrò una risata. Già riempiva di nuovo di vino il bicchiere. Stavolta senza mormorare strane parole.

«Quelle sono statue» disse Odisseo. «Sculture. Non avete mai visto delle statue?»

Hannah scosse lentamente la testa. Aveva trascorso anni a imparare come liquefare il metallo, ma riteneva sconvolgente l’idea di fare oggetti a forma di figura umana o di altri esseri viventi. Anche per Ada quella era un’idea bizzarra.

«Non conoscono l’arte» disse Savi, brusca, a Odisseo. «Niente scultura né pittura né artigianato né fotografia né olografia e neppure manipolazione genetica. Niente musica, danza, balletto, niente sport e niente canto. Né teatro, architettura, kabuki, commedie. No, niente. Sono creativi come… come uccelli appena nati. No, ritiro, anche gli uccelli sanno cantare e costruire il nido. Questi eloi dell’ultimo giorno sono cuculi silenziosi, abitano il nido di altri uccelli senza nemmeno un canto per pagamento.» Cominciava a farfugliare un poco.

Odisseo guardò Hannah, Ada, Daeman e Harman, con espressione indecifrabile. Intanto i quattro ospiti fissavano Savi, chiedendosi perché il tono della donna fosse così pieno d’ira.

«Ma tanto non hanno nemmeno la letteratura» proseguì Savi, guardando negli occhi Odisseo. «E tu neppure.»

Odisseo le sorrise. Ada vide che era lo stesso sorriso di quando staccava la carne dalla coscia dell’erbivoro. Prima di cena Odisseo aveva fatto il bagno e si era ripulito e riordinato la barba, ma Ada vedeva ancora braccia, mani e barba com’erano prima, sporche di sangue, incrostate di coaguli. Non erano affari suoi, si disse, ma probabilmente pensava che Savi era poco saggia a pungolarlo a quel modo.

«Quelli che non sapevano ancora leggere e scrivere incontrano quelli che non sanno più leggere e scrivere» continuò Savi, aprendo la mano come per presentare Odisseo agli altri quattro. Poi alzò il dito. «Oh, mi sono scordata del nostro amico Harman qui presente. Lui è il Balzac e lo Shakespeare dell’attuale figliata di umanità vecchio stile. Sa leggere circa al livello di un bambino di sei anni dell’Età Perduta, dico bene, Harman Uhr ? Muovi le labbra, quando pronunci le parole, eh?»

«Sì» confermò Harman, con un pallido sorriso. «Muovo le labbra, quando leggo. Non sapevo che ci fosse un altro modo. E mi ci sono volute più di quattro Ventine per raggiungere questo livello di abilità.»

Ada ebbe l’impressione che il novantanovenne sapesse d’essere insultato, ma se ne fregasse, interessato solo a ciò che Savi avrebbe detto dopo. Si schiarì la voce. «Che animale era quello che hai… ucciso… oggi?» chiese a Odisseo, in tono brillante e vivace. «Non gli Uccelli Terrore, l’altro.»

«Penso a lui come all’erbivoro dal naso molle» rispose Odisseo. «Vuoi assaggiarlo?» Allungò la mano verso il bancone alle sue spalle, prese il piatto ovale di carne scurita dal fuoco e lo mise davanti a Ada.

Per mostrarsi gentile, Ada prese il pezzetto più piccolo, usando cautamente gli utensili.

«Ne prendo un poco anch’io» disse Harman. Il piatto ovale girò fra i commensali. Hannah e Daeman guardarono con sospetto la carne, l’annusarono, sorrisero educatamente e la rifiutarono. Quando il piatto ovale fu davanti a Savi, lei lo ripassò a Odisseo senza una parola.

Ada mangiucchiò il pezzettino più piccolo che riuscì a tagliare. Era delizioso: simile alle bistecche, ma più duro e più succulento. Il fumo di legna gli dava un gusto diverso da tutte le pietanze scaldate al microonde che aveva mangiato. Se ne tagliò un pezzetto più grosso.

Odisseo mangiava servendosi solo di un corto e affilato coltello che aveva portato in tavola per sé: tagliava fette sottili e se le portava alla bocca sulla punta della lama. Ada si sforzò di non fissarlo.

« Macrauchenia » disse Savi, fra una forchettata e l’altra d’insalata e di riso scaldato al microonde.

Ada alzò gli occhi, chiedendosi se anche quella parola appartenesse allo strano linguaggio rituale della vecchia.

«Prego?» disse Daeman.

« Macrauchenia. È il nome dell’animale che il nostro amico greco ha ucciso e che i tuoi due amici mangiano come se non ci fosse niente altro. Quegli animali popolavano le pianure sudamericane un paio di milioni d’anni fa, ma si estinsero prima che la razza umana comparisse nel Sud America. Sono stati riportati in vita degli ARNisti, duranti gli anni folli che seguirono la pandemia rubicon, prima che i post-umani mettessero fine alla mania di reintrodurre alla rinfusa specie estinte. Dopo i Macrauchenia , alcuni ARNisti pensarono che sarebbe stata una bella idea riportare in vita i fororacidi.»

«Foro cosa?» disse Daeman.

«I Fororacidi. Gli Uccelli Terrore. Quei geni di ARNisti avevano dimenticato che per milioni di anni erano stati i principali predatori del Sud America, almeno finché dal Nord America non giunsero gli smilodonti, quando il livello dell’acqua si ridusse drasticamente ed emerse il ponte di terra fra i due continenti. Sapete che l’istmo di Panama è di nuovo sommerso? Che i continenti sono di nuovo separati?» Si guardò intorno, chiaramente ubriaca, bellicosa e convinta che nessuno di loro avesse idea di ciò di cui parlava.

Harman sorseggiò il vino. «Viviamo lo stesso, anche se non sappiamo che cos’è uno smilodonte?»

Savi si strinse nelle spalle. «Solo un fottuto grosso gatto con fottuti denti a sciabola. Gli smilodonti si mangiano per colazione gli Uccelli Terrore e usano gli artìgli scartati per stuzzicarsi i denti a sciabola. Quegli idioti di ARNisti hanno riportato sulla terra i denti a sciabola, ma non qui. In India. Sapete tutti, dov’era… dove si dovrebbe trovare… l’India? I post-umani l’hanno staccata dall’Asia e l’hanno spezzettata in un fottuto arcipelago.» I cinque la guardarono.

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