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Daniel Galouye: Universo senza luce

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Anche pubblicato come “Percezione infinita”, tradutto da Antonietta Mazarino. Dopo una guerra nucleare che ha devastato e reso inabitabile la superficie del pianeta, l’umanità è costretta a vivere in caverne sotterranee dove non arriva nessuna luce: sono generazioni ormai che nessuno l’ha più vista, tanto che su di essa si è formata una vera religione, una leggenda. Solo l’eccezionale sviluppo del senso dell’udito e del tatto permette ai pochi superstiti di sopravvivere ai gravi pericoli che minacciano la loro precaria esistenza e i pochi beni loro rimasti: pipistrelli giganti e altri mostri delle tenebre, i Veggenti, esseri misteriosi dotati di poteri sovrumani, e soprattutto la mancanza d’acqua, l’esaurimento dei pozzi. Iared, uno dei superstiti, non si lascerà tuttavia intimorire e, sfidando i mostri notturni, i demoni della Radioattività, le credenze della comunità e le accuse di blasfemia, si addentrerà nelle regioni ignote che si trovano al di là della Barriera, alla ricerca del mitico e remoto Mondo Originario. Nominato per il premio Hugo per il miglior romanzo in 1962.

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— Bene, Thorndyke — disse quello dei due che era più vicino, — proseguiamo.

— Ha già ricevuto tutte le iniezioni preliminari? — domandò l’altro.

— Tutte.

— Allora immagino che potremo recuperarlo senza far esplodere un’altra epidemia di raffreddore.

Jared li udì rimuovere i pezzi di stoffa dai loro volti. Poi una mano gli si posò inaspettatamente su una spalla.

— Va bene, Fenton — esordì Thorndyke. — Ora ti dirò un sacco di cose che ti stupiranno e che non capirai nemmeno… perlomeno all’inizio sarà così. Poi, gradualmente, arriverai a comprendere tutto.

Dato che Jared non rispondeva, l’altro catturatore chiese: — Credi che sia ancora in stato d’incoscienza?

— No, naturalmente. Tutti quelli che non si mettono a urlare come forsennati, fanno finta di dormire. Suvvia, Fenton. Da quanto mi è stato riferito, tu hai avuto più esperienza di tutti gli altri con la luce. Dovresti farcela senza il minimo sforzo.

Forse fu la calcolata morbidezza della sua voce. O, invece, forse Jared si era stancato, senza accorgersene, di tenere gli occhi chiusi. Comunque fosse, al battito successivo, la luce si proiettava nei suoi occhi coscienti e gli portava una successione di impressioni inseparabili.

— Così va meglio — sospirò Thorndyke. — Adesso stiamo facendo progressi.

Ma Jared richiuse subito di scatto le palpebre, eliminando quelle sensazioni sconvolgenti. E paragonò gli schemi visivi che aveva immagazzinato in quel breve istante con gli impulsi sonori che riceveva tuttora.

Thorndyke era un gigante (per un attimo, mise in dubbio che il mostro fosse effettivamente un essere umano) con un viso aperto la cui struttura ossea suggeriva forza e determinazione. Quei tratti, tuttavia, formavano uno sconcertante contrasto con la caratteristica femminilità del suo mento totalmente privo di barba.

Le pieghe ampie del vestito, che volteggiavano ad ogni minimo movimento, rendevano confusa l’impressione dell’insieme. Tuttavia, Jared ammise obiettivamente che, per esseri che vivevano nello spazio immenso e relativamente caldo dell’infinito, abiti troppo aderenti sarebbero stati poco convenienti e poco confortevoli.

— Tira indietro quelle tendine, Caseman — ordinò Thorndyke, — e fa entrare un po’ di luce.

— Sei sicuro che è pronto per questo? — domandò l’altro, avvicinandosi alla finestra.

— Penso di sì. Sta resistendo molto bene, quasi quanto un Veggente. Probabilmente ha avuto più scontri con la luce di quanti ne siamo a conoscenza.

Un’improvvisa ondata d’apprensione sommerse Jared, quando sentì che la tendina veniva tirata di lato e avvertì l’assalto feroce della luce contro le sue palpebre chiuse.

La mano di Thorndyke tornò a posarsi sulla sua spalla. — Stai calmo adesso, Fenton. Non aver paura. Nessuno ti farà del male.

Era soltanto un inganno, naturalmente. Volevano ammorbidirlo, dargli una falsa sensazione di fiducia e di sicurezza. Poi, quando avessero distrutto con la tortura le sue speranze, il loro divertimento sarebbe stato completo.

Aprì gli occhi. Ma riuscì a malapena a sopportare la furia della luce che si riversava adesso nella capanna. Quando riabbassò le palpebre, tuttavia, non lo fece perché temeva la luce, quanto perché aveva visto due Thorndyke ritti fianco a fianco! Ciò lo fece tremare incontrollatamente.

Thorndyke scoppiò a ridere. — La mancanza di coordinazione ottica rende le cose confuse, vero? Ma imparerai a mettere bene a fuoco gli oggetti, poco per volta.

Prese una struttura a forma di panca e si sedette accanto al letto. — Dunque, vediamo di chiarire un po’ la situazione. Alcune delle cose che ti dirò, le comprenderai pienamente. Altre ti sembreranno cozzare contro la logica. Cerca di accettare quello che puoi in base alla fede. Alla fine vedrai che capirai. Prima di tutto: questo non è l’inferno della Radiazione. Noi non siamo demoni. E tu non sei morto e non hai smarrito la strada del Paradiso. Nel cielo, là fuori, c’è il sole. È una cosa piuttosto impressionante, ma non è Idrogeno.

— E non è nemmeno la Luce Onnipotente — aggiunse Caseman.

— No, Fenton — affermò Thorndyke. — Contrariamente a quanto credi adesso, in seguito forse comincerai a pensare che questo mondo esterno è il Paradiso.

— Col tempo — continuò Caseman, — imparerai a concepire il Paradiso in maniera diversa… sempre irraggiungibile in senso materiale, ancora aldilà dell’infinito, ma aldilà di un nuovo genere di infinito. Il che conduce alla conclusione che dovrai abbandonare molte delle vecchie credenze in cambio di altre nuove e diverse.

Ci fu un momento di silenzio che costituì un duro attacco alla pazienza di Jared. Poi Thorndyke domandò: — Mi senti ancora? Vuoi dire qualcosa?

— Voglio ritornare al mio Livello — riuscì a dire Jared senza aprire gli occhi.

— Cielo! — esclamò Caseman, ridendo. — Ma allora parla!

— Immaginavo che tu volessi tornare indietro — riprese in tono stanco Thorndyke. — Non è possibile. Piuttosto, ti piacerebbe, mmm… sentire… qual è il nome della ragazza?

— Della — rispose Caseman.

Jared si divincolò lottando contro i suoi legami. — Che cosa le state facendo? Posso… vederla ?

— Ehi! Questo qui sa persino che cosa sta facendo con gli occhi! Caseman, dov’è la ragazza? Come si sta comportando?

— Sta facendo passi da gigante come tutti gli altri Veggenti, dato che la vista non è qualcosa di totalmente nuovo per loro. È vero che non capisce il significato di tutto quanto la circonda, ma accetta con sufficiente facilità le cose come sono, per il momento.

Thorndyke si batté con la mano su una gamba. — D’accordo, Fenton. Vedrai la ragazza domani; il prossimo periodo, cioè.

Ecco, adesso cominciava la tortura. Gli offrivano qualcosa, e poi lo avrebbero fatto soffrire tenendogliela appena fuori portata di mano.

— Basta così, per i preliminari — dichiarò infine Thorndyke. — Dunque, ecco qui un’intera serie di fatti che puoi immagazzinare nella memoria fino a quando non cominceranno ad assumere un significato logico:

«Voi dei due Livelli e il gruppo dei Veggenti siete discendenti del complesso di Sopravvivenza numero undici. Pensa a un mondo intero… non il tipo di mondo che conosci tu, ma uno molte, molte volte più grande, con — se sai cos’è un miliardo — miliardi di persone racchiuse dentro di sé. Questi uomini sono divisi in due campi, pronti a lanciarsi gli uni contro gli altri, con armi mortali che superano qualsiasi immaginazione. Sono pronti ad usarle perfino se ciò significherebbe… avvelenare tutta l’aria del mondo per molte generazioni.»

Thorndyke fece una breve pausa e Jared ebbe l’impressione che avesse già raccontato quella storia centinaia di volte in precedenza.

— Be’, questa guerra scoppia effettivamente — riprese poi, — ma, per fortuna, non prima che vengano completati i preparativi per la sopravvivenza di alcuni gruppi di persone… diciassette, per l’esattezza. Sono stati costruiti rifugi sotterranei che vengono sigillati per proteggere la gente dall’atmosfera avvelenata.

— In realtà — s’intromise Caseman, — è stata una grande conquista anche soltanto il consentire la salvezza di pochi uomini. Non sarebbe stato possibile senza l’adattamento della potenza nucleare e lo sviluppo di un nuovo tipo di vita vegetale che funzionava tramite la termosintesi invece della foto…

Il flusso di parole s’interruppe, come se Caseman si fosse improvvisamente reso conto dell’incapacità del suo ascoltatore di seguirlo.

— Le piante della manna, per voi — spiegò in breve Thorndyke. — Ad ogni modo, i complessi di sopravvivenza vennero preparati; la guerra ebbe inizio, e i pochi prescelti fuggirono dal loro… Paradiso, se così si può dire. Per la maggior parte, le cose andarono come era stato previsto. Tutte le macchine funzionarono in maniera perfetta; le conoscenze umane e le istituzioni familiari vennero conservate, e la vita continuò, mentre tutti ricordavano dove si trovavano e perché si trovavano lì. Dopo alcune generazioni, quando l’aria all’esterno si era ormai purificata, i discendenti dei Sopravvissuti originali decisero che non era pericoloso uscire di nuovo all’esterno.

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