Nel periodo seguente, Della compensò più che adeguatamente l’inattività del tempo trascorso in riposo forzato. Il fatto che fosse rimasta silenziosa e pensosa ad ascoltare Jared che le spiegava del mondo in cui si trovavano, e anche durante l’incontro con Leah ed Ethan, preludeva a qualche reazione da parte sua.
Più tardi, quando rimasero soli, inginocchiati accanto a una sorgente calda, intenti ad applicare nuove poltiglie di fango bollente sulle ferite prodotte dalle punture dei ragni, Jared scoprì il motivo della sua reticenza.
— Quand’è che sei stato qui, l’ultima volta? — gli domandò.
— Oh, tante gestazioni fa che io…
— Manna puzzolente! — Della si voltò di scatto dall’altra parte e il tamburellare dell’Uomo Eterno venne attutito dalla sua schiena fredda e rigida. — Devo dire che la tua Gentile Sopravvissuta è stata proprio una bella sorpresa.
— Sì, lei… — Poi comprese ciò che Della sottintendeva.
— Gentile Sopravvissuta… ci scommetto che era gentile!
— Non penserai che…
— Perché mi hai portato con te? Pensavi forse che quel goffo gigante potesse essere alla ricerca di una compagna per il Connubio?
Poi sospirò. — Oh, Jared, ti sei già dimenticato del Mondo dei Veggenti?
— Certo che no.
— Allora riprendiamo il nostro cammino.
— Tu non capisci. Non posso scapparmene via così. Leah ci ha salvato la vita. Sono nostri amici!
— Amici! — Della gli scagliò addosso quella parola con la rapidità e la rovente intensità di un colpo di frusta. — Tu ed i tuoi amici!
Con la testa orgogliosamente eretta, si allontanò a lunghi passi.
Jared fece per seguirla, ma si fermò di scatto quando si accorse che tutt’intorno a lui calava un improvviso silenzio.
L’Uomo Eterno aveva smesso di tamburellare sulla pietra! Era pronto a stare un po’ in compagnia!
Esitando senza capirne bene il motivo, Jared avanzò con cautela nel mondo. Leah ed Ethan, in fondo, erano ancora persone quasi normali, credibili. Ma l’Uomo Etemo giganteggiava come una creatura misteriosa e terrificante, un fantasma proveniente da un passato inconcepibile… qualcosa che non avrebbe mai potuto sperare di comprendere.
Orientandosi con i suoni rauchi ed asmatici che gli arrivavano dal davanti, si avvicinò al ripiano di roccia.
— Questo è Jared. — La muta presentazione di Leah infranse il silenzio psichico. — È venuto finalmente a sentirci.
— Jared? — La risposta dell’altro, portata debolmente sulla cresta dell’onda dei pensieri della donna, lasciava trapelare la perplessità dovuta alla dimenticanza.
— Sì, non ricordi?
L’Uomo Eterno riprese a tamburellare in tono interrogativo. Jared riuscì a intercettare l’impressione di un dito sottile che si infilava quasi per intero in una depressione della roccia, prima di produrre ogni «tap». Durante generazioni innumerevoli il suo picchiettare aveva scavato la pietra a quel punto !
— Non ti conosco. — La voce, un sospiro doloroso, era ruvida come il fianco di una roccia.
— Leah era solita… portarmi qui, molto tempo fa.
— Ah… il piccolo amico di Ethan ! — Una mano tutt’ossa generò un secco fruscio mentre si muoveva tremante in avanti. Afferrò il polso di Jared con una stretta tenue quasi quanto quella dell’aria. L’Uomo Eterno tentò di sorridere, ma lo schema prodotto era terribilmente confuso dalla sua barba scomposta, dalle sue protuberanze scheletriche e dalla bocca deforme e senza denti.
— Quanto sei vecchio? — gli domandò Jared.
Nello stesso momento in cui faceva quella domanda, il giovane si rese conto che l’Uomo Eterno non sarebbe stato in grado di rispondergli. Vivendo da solo, prima della venuta di Leah e di Ethan, gli era mancato qualsiasi termine di confronto, come archi di vita o gestazioni, sul quale misurare il passare del tempo.
— Molto vecchio, troppo, figlio mio. E ho provato tanta solitudine. — La sua voce affaticata era un mormorio disperato contro il silenzio totale e desolante di quel mondo.
— Anche con Leah ed Ethan?
— Non sanno cosa significhi aver ascoltato morire tutte le persone amate, innumerevoli epoche fa; non sanno cosa significhi venire scacciati dalle bellezze del Mondo Originario…
Jared sobbalzò. — Vuoi dire che sei vissuto nel Mondo Originario? — lo interruppe.
— … e poi essere espulso ancora, dopo che i tuoi pronipoti e i loro discendenti della quarta generazione sono diventati Sopravvissuti anche loro.
— Sei vissuto sul serio nel Mondo Originario? — gli domandò di nuovo Jared.
— Ma non puoi far loro una colpa per essersi liberati di un Diverso che non voleva saperne di invecchiare. Come dicevi… se ho vissuto davvero nel Mondo Originario? Sì. Fino a poche generazioni dopo che perdemmo la Luce.
— Intendi dire che ci abitavi quando la Luce era ancora con l’uomo?
Come esumando memorie abbandonate e sepolte da lungo tempo, l’Uomo Eterno rispose infine: — Sì. Io… come dicevamo?… Noi vedevamo la Luce.
— Voi vedevate la Luce?
L’altro scoppiò a ridere… una risata rauca e sottile subito interrotta da un affannoso colpo di tosse. — Vedevamo — balbettò poi.
Vedere! Ecco di nuovo quella parola misteriosa… misteriosa e inafferrabile: una sfida oscura come le leggende da cui riaffiorava.
— Tu sentivi la Luce? — chiese Jared, articolando con precisione ogni parola.
— Io vedevo la Luce. La vedevo andare e scomparire. Su e giù. Ah, come ci divertivamo! Bambini che correvano con i volti splendenti, vivi e felici, con gli occhi luminosi e…
— L’hai sentita? — Jared urlava, adesso. — L’hai toccata? L’hai sentita?
— Chi?
— La Luce!
— No, no, figliolo. Io la vedevo.
Anche lui dunque, considerava la Luce una cosa impersonale! — E come era? A cosa somigliava? Parlamene, ti prego!
Ma l’altro tacque, abbandonandosi sul ripiano di pietra. Alla fine tirò un lungo respiro, rabbrividendo. — Buon Dio! Non lo so! È passato tanto di quel tempo che non riesco nemmeno a ricordare com’era la Luce!
Jared lo afferrò per le spalle e lo scosse brutalmente. — Prova! Prova!
— Non posso! — singhiozzò il vecchio.
— Aveva qualcosa a che fare con… con gli occhi?
Tap-tap-tap…
Il vecchio aveva ricominciato a tamburellare, seppellendo gli amari ricordi e gli spettrali pensieri sotto la pesante copertura rocciosa dell’abitudine e del distacco mentale.
Abbandonare il Mondo della Gentile Sopravvissuta era totalmente da escludere, adesso… adesso che la senile memoria dell’Uomo Eterno offriva la speranza di aprire nuovi corridoi nella sua ricerca della Luce. Tuttavia, non avrebbe potuto dire a Della la ragione per cui voleva prolungare la permanenza. Finse perciò di non essere fisicamente in grado di riprendere subito il viaggio.
In apparenza soddisfatta di questa spiegazione del rinvio del loro tentativo di raggiungere il Mondo dei Veggenti, Della accettò — pur se a malincuore — di attendere la sua completa guarigione.
E che la sua iniziale sfiducia nei confronti di Leah fosse stata una sensazione impulsiva e passeggera, divenne evidente col successivo diminuire della tensione tra le due donne. A un certo punto, arrivò anche a dire a Jared che avrebbe potuto benissimo sbagliarsi nella sua prima impressione di Leah ed Ethan. Be’, non era affatto come aveva immaginato in principio, confessò, riferendosi a Leah. Ed Ethan, nonostante il suo grave handicap, non era per nulla quel goffo e inelegante zoticone che lei aveva creduto all’inizio.
Con tatto, Leah evitò qualsiasi contatto mentale con Jared ed Ethan ogni qual volta si trovavano in presenza della ragazza. A un punto tale che Della finì quasi per dimenticare l’abilità della donna o per non darle il minimo peso.
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