Isaac Asimov - Il sole nudo

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Il Sole Nudo Ancora una volta un caso da risolvere.
Ancora una volta Uomo e Robot assieme.
Naturalmente, ancora una volta Baley e Olivaw.
E ricomincia il sottile duello tra uomo e robot, tra istinto e ragione. Un argomento che molti tratterebbero con superficiale banalità , ma che nella penna di Asimov raggiunge livelli di incredibile meraviglia.
Sarà  l’uomo a piegarsi alla razionalità  del robot, oppure R. Daneel Olivaw comprenderà  i meccanismi illogici del cervello umano?
Ancora una meravigliosa avventura che lascerà  il lettore estasiato.
La coppia più riuscita di tutta la letteratura di fantascienza.
Ancora una perla del geniale
Isaac Asimov.
Un romanzo degno del precedente (
) e un preludio eccellente al meraviglioso seguito:
.

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«Non si può dire» rispose Baley. «Ti ho detto che conosco il metodo usato per avvelenare Gruer. È ingegnoso, e chiunque su Solaria potrebbe averlo usato, che fosse nella tenuta di Gruer o meno.»

Gladia serrò le mani a pugno. «Intendi dire che sono stata io?»

«Non ho detto questo.»

«Era implicito.» Per la rabbia le si erano assottigliate le labbra e le guance erano tutte chiazzate. «È tutto qua il tuo interesse per visionarmi? Farmi domande astute? Intrappolarmi?»

«Aspetta…»

«Sembravi tanto solidale. Così comprensivo. Brutto… Terrestre!»

Con l'ultima parola la sua voce di contralto era diventata uno stridio torturato.

Daneel si chinò verso Gladia per dire: «Voglia scusarmi, signora Delmarre, ma sta stringendo troppo il coltello e potrebbe tagliarsi. Per favore, stia attenta».

Gladia fissò il corto, arrotondato e indubbiamente innocuo coltello che teneva in mano. Lo sollevò con uno spasmodico movimento.

«Non puoi raggiungermi, Gladia» disse Baley.

Lei annaspò. «E chi vuole raggiungerti? Puah!» Rabbrividì per l'esagerato disgusto per poi ordinare: «Rompi immediatamente il contatto!».

La conclusione doveva essere rivolta a un robot fuori campo. Gladia e la sua parte di sala sparirono e riapparvero i muri originali.

«Sono corretto» disse Daneel «se ritengo che ora tu consideri quella donna colpevole?»

«No» rispose piatto Baley. «Chiunque abbia commesso tutto questo, aveva molto più bisogno di certe caratteristiche di quante ne possieda quella povera ragazza.»

«Ha un caratteraccio.»

«E allora? Ce l'ha la maggior parte della gente. Ricorda anche che è stata sottoposta a una considerevole tensione per un tempo considerevole. Se fossi stato sotto una tensione simile e qualcuno mi si fosse rivolto con ostilità, come lei ha immaginato che io mi fòssi rivolto a lei, avrei potuto fare molto di più che agitare uno stupido coltellino.»

Daneel riprese: «Non sono stato capace di dedurre la tecnica di avvelenamento a distanza, cui hai accennato».

«Lo so che non ne sei stato capace.» Baley trovava piacevole poterlo dire. «Ti manca la capacità di decifrare questo particolare indovinello.»

Lo disse con tono conclusivo e Daneel accettò la dichiarazione più calmo e grave che mai.

Baley riprese: «Ho due lavori per te, Daneel».

«E quali sono, collega Elìjah?»

«Primo, entra in contatto con il dottor Thool e fatti dire le condizioni della signora Delmarre subito dopo l'omicidio del marito. Quanto tempo ha richiesto la cura e così via.»

«Vuoi che determini qualcosa di particolare?»

«No. Sto solo cercando di accumulare dati. Non è facile, su questo mondo. Secondo, scopri chi prenderà il posto di Gruer come capo della Sicurezza e prenota una visione con lui per prima cosa domattina, In quanto a me,» disse senza piacere nella mente né nella voce «vado a letto e alla fine, spero, dormirò.» Poi, quasi petulante: «Pensi che ci sia un decente librofilm in questa casa?».

«Suggerirei» rispose Daneel «di chiamare il robot addetto alla biblioteca.»

All'idea di aver a che fare con un robot Baley provava solo irritazione. Piuttosto avrebbe preferito di gran lunga leggiucchiare qua e là.

«No,» rispose «non un classico: solo narrativa comune che parli della vita di tutti i giorni su Solaria. Una mezza dozzina di librifilm.»

Il robot si sottomise (doveva), ma anche mentre manipolava i comandi, che estraevano i libri dalle loro nicchie e li trasferivano prima a una fessura d'uscita e poi nella mano di Baley, cicalava rispettoso su tutte le altre categorie della biblioteca.

Al padrone sarebbe piaciuto un romanzo d'avventure sui tempi dell'esplorazione, suggeriva, o un'eccellente divulgazione chimica, forse, con modelli animati degli atomi, o della fantasy, o una galactografia? L'elenco era senza fine.

Baley aspettò tetro la sua mezza dozzina, poi disse: «Vanno bene questi», prese con le sue mani (con le sue mani) un visore e si avviò.

Quando il robot lo seguì dicendo: «Le serve aiuto per la regolazione, padrone?» si voltò e scattò: «No. Resta dove sei».

Il robot si inchinò e rimase dov'era.

A letto, con la testiera accesa, Baley si pentì quasi della sua decisione. Il visore non era del modello che era abituato a usare e cominciò senza avere la minima idea sul modo di far scorrere la pellicola. Ma ci trafficò su ostinatamente e infine, dopo averlo aperto e lavorandoci passo dopo passo, riuscì a capirci qualcosa.

Infine fu in grado di visionare il film e, anche se la messa a fuoco lasciava un po' a desiderare, era un pedaggio piccolo per un momento d'indipendenza dai robot.

Nell'ora e mezza successiva aveva letto qua e là quattro dei sei film ed era pieno di disappunto.

Aveva avuto una teoria. Non c'era maniera migliore, aveva pensato, di entrare nel modo di vita interiore dei solariani che leggere i loro romanzi. Aveva bisogno di questo tipo di comprensione, se voleva condurre in modo adatto l'investigazione.

Ma ora doveva abbandonare questa teoria. Aveva visionato dei romanzi ed era riuscito soltanto a sapere di gente con ridicoli problemi che si comportava da stupida e aveva delle reazioni misteriose. Perché una donna avrebbe dovuto abbandonare il suo impiego scoprendo che suo figlio è entrato nella stessa professione e rifiutare di spiegarne i motivi finché non ne fossero sopravvenute ridicole e insopportabili complicazioni? Perché un dottore e un'artista avrebbero dovuto sentirsi umiliati di essere assegnati l'uno all'altra e che cosa c'era di tanto nobile nell'insistenza del dottore di entrare nelle ricerche robotiche?

Infilò il quinto romanzo nel visore e lo mise a fuoco. Era stanco morto.

In effetti così stanco che dopo non avrebbe ricordato nulla del quinto romanzo (che gli era sembrato una storia di suspense) se non l'inizio, in cui il nuovo proprietario di una tenuta entrava nella casa a scorrere la contabilità del passato sottopostagli da un rispettoso robot.

Presumibilmente si era addormentato con il visore in testa e le luci accese. Presumibilmente un robot era entrato con cautela a togliere con gentilezza il visore e a spegnere le luci.

In ogni caso aveva dormito e sognato di Jessie. Tutto era come prima. Non aveva mai lasciato la Terra. Erano sul punto di dirigersi alla cucina comune per poi andare a vedere uno spettacolo subeterico con gli amici. Viaggiavano sulla Linea celere, vedevano gente e nessuno di loro aveva una preoccupazione al mondo. Era felice.

E Jessie era bella. Aveva perso il peso. Perché era così sottile? E così bella?

E c'era anche un'altra cosa sbagliata: c'era il sole che brillava su di loro. Lui guardava in su e si vedeva solo la base degli ultimi piani, riparati dalla cupola, eppure il sole brillava, illuminando allegramente ogni cosa, e lui non aveva paura.

Baley si svegliò sottosopra. Si lasciò servire la colazione dai robot e non parlò a Daneel. Non disse nulla, non chiese nulla, ingurgitò dell'ottimo caffè senza sentirne il sapore.

Perché aveva sognato il sole visibile-invisibile? Poteva capire di aver sognato la Terra e Jessie, ma il sole che cosa c'entrava? E comunque, perché quest'idea avrebbe dovuto disturbarlo?

«Collega Elijah» disse Daneel con tono gentile.

«Cosa?»

«Tra mezz'ora Corwin Attlebish sarà in contatto visivo con te. L'ho interpellato io.»

«E chi diavolo è Corwin comecavolosichiama?» chiese Baley secco, riempiendo di nuovo la tazza di caffè.

«Era l'assistente dell'agente Gruer, collega Elijah, e ora è il Facente Funzioni del capo della Sicurezza.»

«Allora chiamalo.»

«L'appuntamento, come ti ho spiegato, è fra mezz'ora.»

«Non m'importa per quand'è. Chiamalo subito: è un ordine.»

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