— Sono trentamila anni-luce! — esclamò Peron.
— Certo che lo sono. Ma non m’importa. Se per arrivarci dovrò tornare al sonno freddo per un po’, lo farò. Il resto di noi è rimasto sotto, una volta, e non è stata una brutta esperienza.
Rosanne lo stava fissando scuotendo la testa. — Sy, ho lavorato con te durante le prove del Planetfest, e so che sei a postissimo, ma bizzarro lo sei di certo. Il centro galattico!
Sy le rispose con un sogghigno. — E allora? Sentiamo cos’ha da dire qualcuno di normale, allora. Tu, dove vuoi andare?
— Be’… — Rosanne esitò. — Mi piace il sistema di Cass, e mi piace Pentecoste. Ma sono d’accordo con Elissa: non ci lascerebbero tornare laggiù per un lungo periodo. Perciò, dimentichiamocene. Certo, mi piacerebbe vedere la Terra. A chi non piacerebbe? A parte questo, credo di pensarla come Lum. Voglio vedere un mucchio di altri posti, vagare in giro per le colonie e i pianeti abitabili, vedere tutto quello che c’è…
Elissa strizzò l’occhio a Peron. Te l’avevo detto , diceva la sua occhiata. Ho vinto quella scommessa. Rosanne è molto più interessata a Lum di quanto sarà mai disposta ad ammettere. — E tu, Peron? — chiese ad alta voce.
Peron appariva perplesso, proprio quanto si sentiva. — Non sono affatto sicuro, e vorrei davvero saperlo. Voglio tutto : tornare su Pentecoste, viaggiare, e vedere proprio da vicino gli Immortali.
— Non sei di molto aiuto.
— Lo so. Suppongo che la miglior risposta sia che non posso dirlo per ciò che riguarda i tempi lunghi. Ma per il momento voglio saperne di più sull’S-Spazio, e l’unico modo per saperlo è trasferirsi dentro di esso per un po’. Olivia Ferranti mi fa sentire come un bambino in culla. Non è che l’abbia detto, ma deve pensare che siamo bambini troppo cresciuti. Quando penso a tutto ciò che ha visto e fatto, e che ci ha detto…
— Per non parlare di tutte le cose che ha visto e ha fatto e non ci ha detto — l’interruppe Sy, asciutto. — Kallen, tocca a te.
Il giovane alto annuì. Rimase silenzioso per un po’, come se stesse organizzando le proprie parole.
— Rosanne ha detto a Sy che lui era strano — disse alla fine. Esibì un timido sorriso. — Temo che giudicherà me anche peggio. — Si schiarì la gola e poi parlò con voce più forte di quanto chiunque di loro avesse mai udito prima. — Su Pentecoste rimanevo sveglio, la notte, con i miei sogni. Mi chiedevo chi siamo noi, come specie, e quello che avremmo potuto diventare col tempo. Mi è sempre parso che gli esseri umani vengano considerati, nel migliore dei casi, come uno stadio di transizione, qualcosa fra gli animali e quello che potrebbe venire dopo. Ho elaborato delle ipotesi. Cosa sarà mai la prossima fase? Mi era sempre parso che non si potesse rispondere a questa domanda; ma ora non più. Voglio vedere il futuro. E come Sy, sarò felice di tornare al sonno freddo pur di riuscirci. — Sorrise di nuovo. — Dopo che avrò dato una buona occhiata all’S-Spazio, ma non prima.
— Ho sempre detto agli altri che eri il sognatore — dichiarò Elissa. — Il lontano futuro? Sei peggio di Sy. Vediamo, che conclusioni possiamo trarre, allora? Siamo un bel miscuglio. Abbiamo due voti per le colonie, e per fare il grande giro turistico; uno per il futuro, e uno che non è sicuro di ciò che vuole. Che altro? Tutti noi pensiamo che non ci sia stata raccontare la storia completa, e che Olivia Ferranti conosca delle cose sulla vita nell’S-Spazio che non ci ha detto. A nessuno piace l’idea di passare molto tempo al Quartier Generale locale, ma sappiamo che dovremo cominciare da là. E immagino che moriamo tutti dalla voglia di fare un viaggio fino alla Terra, se riusciremo a trovare un modo per farlo. Questo è il mio riassunto della situazione. Manca niente?
— Almeno una cosa — osservò Peron. — C’è ancora una persona che non ci ha detto niente. Tu , Elissa, cosa vuoi fare?
Lei gli scoccò una strana occhiata. — Vuoi dire dove andrò? Peron, sei un idiota dalla testa di coccio e un tardigrado cieco. Stai cercando di mettermi in imbarazzo?
Con viva sorpresa di Peron, vi fu uno scoppio di risa e di commenti incoerenti dagli altri ragazzi.
— Dillo tu, Peron! — gli ingiunse Lum.
— Dire? Dire cosa?
— Qualunque cosa tu voglia.
— Lum ha ragione — dichiarò Elissa. Si avvicinò a Peron e lo abbracciò, mentre gli altri applaudivano.
— Dillo tu. — Gli passò le nocche delle dita sulle costole. — Scrollami via, se ci riesci. Io vado dove vai tu, e sarebbe carino se tu prendessi una decisione e mi dicessi qual è il posto. Ma non devi farlo adesso, perché pare che siamo tutti d’accordo sulla prossima mossa. Andiamo nell’S-Spazio e poi sulla Terra. Pensi sia fattibile?
— Dovremo forzare la mano a qualcuno — disse Lum. — Ma abbiamo un potere tremendo fintanto che qualcuno di noi è qui nello spazio normale. Ti rendi conto che una minuscola spinta dei motori di questa nave, una spinta che nessuno di noi, qui, noterebbe, renderebbe impossibile restare in piedi per chiunque si trovi nell’S-Spazio? Puoi scommettere che tutti loro lo sanno, sono certamente lì che si stanno chiedendo quale sarà la nostra prossima mossa.
— Allora diciamo loro che siamo pronti per la successiva tornata di trattative — disse Peron. — E insistiamo perché vengano fatte qui, e non nell’S-Spazio. Li farà sentire tutti a disagio, e saranno ansiosi di tornare al loro solito ambiente. D’accordo?
Gli altri annuirono.
— Sono proprio impaziente di conoscere l’S-Spazio di persona — aggiunse Rosanne. — Spero che Kallen e Sy abbiano modificato correttamente il programma di controllo. Mi piace l’idea che tutti i miei desideri vengano esauditi.
PARTE III
Il sentiero per Gulf City
Peron stava sonnecchiando quando suonò l’allarme. Per un paio di minuti lottò contro il risveglio, cercando di fondere quei toni sommessi e confusi con la trama dei suoi sogni.
Rumb… rumb… rumb… rumb…
Era tornato su Pentecoste, indietro nel tempo, quando l’idea della competizione del Plantfest era anch’essa un sogno. Dodicenne; i primi test, parte della valutazione d’ogni adolescente che veniva effettuata in tutto lo stato. Il labirinto ne! quale si entrava bendati era stato loro presentato soltanto come un gioco, qualcosa da cui tutti avrebbero tratto divertimento. Lui aveva obbedito scrupolosamente alle regole, tracciando il proprio percorso soltanto a orecchio, seguendo il sommesso, inafferrabile ronfare della campana in sordina.
C’erano voluti altri sette anni prima che capisse lo scopo nascosto nel labirinto. Il senso dell’orientamento, sì. Ma molto di più. La memoria, il coraggio, l’onestà, e la disponibilità a cooperare con altri concorrenti quando il talento dei singoli non era in grado di fornire una soluzione. Era un preparativo diretto per il Planetfest, anche se nessuno l’aveva mai ammesso.
Perciò, come se la cavava Sy nel labirinto? Quello era un mistero. Sy era un solitario. Non cercava compagni, anche quando l’impresa pareva impossibile per un contendente isolato.
Peron, nuovamente trascinato alla completa coscienza, si rese conto di aver confuso il passato con il presente. Adesso Sy era là, sulla nave. Quando Peron aveva fatto il test del labirinto, non aveva mai sentito parlare di Sy.
Ma era pur sempre una buona domanda: come aveva fatto Sy a superare i preliminari del Planetfest? Quello era un enigma da archiviare e da richiamare più tardi. Nel frattempo quei toni insistenti continuavano, chiamando Peron all’azione.
Rumb… rumb… rumb…
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