Peron sospirò. Addio sonno. Aveva cercato di spingere ai limiti minimi l’esigenza di dormire nell’S-Spazio, fino a meno di un’ora ogni ventiquattro. Ma aveva ecceduto. Si alzò in piedi con passo incerto, notando che Elissa aveva già lasciato il loro alloggio, e si diresse verso la sala centrale di controllo.
Olivia Ferranti era già là, e guardava fuori dall’oblò. Elissa e Sy erano al suo fianco, intenti a fissare quell’informe mare bianco latteo che si trovava fuori della nave nell’S-Spazio.
Soltanto… non era più informe. Là fuori c’erano forme scure e complesse che stavano passando davanti all’oblò. Peron vide un merletto di sottili rettangoli, congiunti da linee d’argento intrecciate. Ad essi si accompagnava, anche se non erano collegati, un farsetto d’ali venate simili a giganteschi semi di sicomoro.
Olivia Ferranti salutò Peron con un breve cenno del capo.
— Ricordi quello che ti ho detto quando eravamo diretti verso il Quartier Generale di Settore? — chiese. — Non sono sicura che allora tu mi abbia creduto. È una delle ragioni per cui Rinker non voleva che pasticciaste con la sua nave. Guardate il consumo d’energia.
Sulla consolle principale ogni read-out mostrava un consumo d’energia prossimo al livello di pericolo. Peron lanciò un’occhiata agli indicatori solo per un attimo, poi la sua attenzione fu attirata di nuovo, in maniera irresistibile, dalle forme fuori dell’oblò.
— Cosa sono? — domandò. — Stanno assorbendo la nostra energia?
Olivia Ferranti stava battendo un segnale per il modulo di comunicazione. — È certo che lo stanno facendo — rispose. — Quella forma a reticolo è un garzaiolo, una delle sorprese dello spazio interstellare. Non si trovano mai entro il raggio di un anno-luce da una stella. La cosa strana è che sono del tutto invisibili nello spazio normale, ma così facili da vedere qui nell’S-Spazio. — Indicò lo schermo a sinistra dell’oblò dov’era proiettata un’immagine a frequenza alterata, che consentiva loro di vedere fuori della nave alle lunghezze d’onda della normale radiazione visibile. Mostrava soltanto il campo stellare dello spazio profondo. Adesso Sol era la stella più vicina, a soli tre anni-luce scarsi davanti a loro, ma ancora niente più che un debole punto luminoso.
— Non sappiamo come i garzaioli riescano a farlo — proseguì Olivia Ferranti. — Ma si mantengono a meno d’un grado dallo zero assoluto, molto al di sotto della temepratura cosmica di fondo, senza emettere radiazioni su nessuna frequenza da noi individuabile. E succhiano tutta l’energia che una nave può emettere. Senza sapere della loro esistenza, trovandovi alla direzione d’una nave, potevate capitare all’improvviso in un guaio tremendo.
— Ma cosa sono? — ripeté Peron. — Voglio dire, sono intelligenti?
— Non lo sappiamo — rispose la dottoressa. — Certamente reagiscono agli stimoli. Sembrano interpretare i segnali che gli mandiamo, e smettono di drenare la nostra energia non appena ricevono un appropriato messaggio non casuale. La nostra migliore ipotesi è che i garzaioli non sono intelligenti, ma soltanto una combinazione di energia e di sistemi di propulsione. Ma i pipistrelli, quelle forme vampiresche che potevate vedere accanto ai garzaioli, quelli sono un’altra faccenda. Cavalcano i campi magnetici e gravitazionali della Galassia, e lo fanno in maniera molto complessa. Non siamo mai riusciti a stabilire uno scambio d’informazioni bilaterale con loro. Non emettono mai, ma si comportano in maniera intelligente. Utilizzano i campi in maniera davvero efficace per attuare i movimenti con un consumo d’energia e di tempo al minimo possibile. Potrebbe trattarsi d’un istinto evoluto, allo stesso modo in cui un uccello prende quota cavalcando le correnti termiche in un’atmosfera. Ma osservateli adesso. Cosa significa? Ci stanno forse salutando? Non ne siamo mai del tutto sicuri.
Aveva completato la sequenza del segnale. Dopo un breve ritardo, uno dei pipistrelli scese in picchiata verso la nave. Vi fu un frullare d’ali ricurve, un tuffo a destra e a sinistra, e un ultimo impetuoso risucchio di energia segnalato dai contatori. Poi i pannelli e i filamenti dei garzaioli cominciarono ad allontanarsi. Le linee argentee di collegamento divennero più brillanti, mentre tutto l’insieme svaniva a poco a poco. Dopo qualche minuto, le forme alate dei pipistrelli si chiusero in formazione serrata e seguirono i garzaioli.
— Abbiamo avuto navi alla deriva, del tutto impotenti, con l’energia interrotta per mesi, fino a quando non abbiamo imparato come risolvere questo problema — disse la Ferranti. — Abbiamo perfino tentato di aggredirli, ma niente aveva effetto sui garzaioli. Adesso abbiamo imparato come vivere con loro.
— Puoi richiamarli indietro? — chiese Sy.
— Non abbiamo mai trovato un modo per farlo. Compaiono a caso. E adesso li incontriamo assai meno spesso di quando le nostre navi sono uscite per la prima volta. Riteniamo che il «guasto della centrale elettrica» su Helena , quando le arcologie partirono per la prima volta, sia stato causato dall’incontro con un garzaiolo. Quando i coloni spensero la centrale per ripararla, non trovarono niente di guasto. È il tipico modo di succhiare energia di un garzaiolo. Certo, non sembrano aver bisogno della nostra energia, ma a loro piace. Il gruppo scientifico del Quartier Generale del Settore Giada sostiene che noi siamo un piatto prelibato per i pipistrelli, una fonte d’energia compatta, mentre loro sono abituati a trovarla molto diluita. Per loro noi siamo come le caramelle, e forse hanno imparato che troppe caramelle non sono una buona cosa.
Spense la proiezione sullo schermo e si alzò dal suo sedile davanti all’oblò. — Rimanete qui, se volete, e divertitevi col sistema di comunicazione. Può darsi che riusciate a trovare un modo per attirarli e farli tornare. Ciò farebbe di sicuro piacere ai nostri esobiologi e agli esperti delle comunicazioni. Volevo che tutti voi vedeste e assimilaste il mio messaggio: non si può apprendere tutto sull’universo standosene rannicchiati vicino a una stella. Dovete sapere quello che succede là fuori nello spazio profondo.
— Che altro succede? — domandò Elissa. Stava ancora scrutando le profondità lattee dell’S-Spazio, osservando le ultime tracce dei pipistrelli che lentamente svanivano alla vista.
— Qui? — rispose la dottoressa Ferranti. — Non molto. D’altro canto, qui non siamo nello spazio profondo. Sol si trova a meno di tre anni-luce da qui… ci arriveremo in meno d’una settimana. Ora, se ci trovassimo nello spazio profondo , senza nessuna stella più vicina di dieci anni-luce…
Olivia Ferranti s’interruppe di colpo. Era parsa sul punto di dire di più, ma ci ripensò. Rivolgendo un cenno del capo agli altri, si girò e lasciò la sala di controllo.
— Allora, cosa ne pensate? — chiese Elissa.
Sy si limitò a scuotere la testa e non offrì nessun commento.
— Ci sta dicendo che ci sono altre sorprese lungo la strada — dichiarò Peron. — Olivia mi piace, e credo che stia facendo del suo meglio per noi. Sa che ci sono ancora cose che non è autorizzata a rivelarci, e così ci porge degli accenni, e lascia che li elaboriamo da soli. Quello era appunto un altro di questi accenni, ma non so come interpretarlo. Maledizione, però, vorrei che gli altri fossero qui. Vorrei sentire i commenti di Kallen sui garzaioli. Pensate che abbiamo commesso un grave errore a dividerci così?
Peron aveva posto a se stesso e agli altri due quella domanda sin da quando avevano lasciato il Quartier Generale di Settore. Allora era parsa una piccola cosa. Vista la loro esperienza, dopo che avevano lasciato Whirlygig, le istruzioni ricevute dagli Immortali erano state noiose più che eccitanti. Avevano imparato da soli cos’era l’S-Spazio, alla maniera dura, e ciò che avrebbe dovuto essere per loro una rivelazione era giunto, invece, come la pura conferma di fatti conosciuti. Il personale del Quartier Generale di Settore era minimo, poco più di un gruppo addetto alle comunicazioni, e un altro incaricato dell’amministrazione, e quasi tutte le informazioni erano state fornite attraverso robot educativi e corsi computerizzati, nessuno dei quali era stato programmato con l’interesse come elemento dominante. Come aveva detto Rosanne, dopo una lunga e noiosa serie di ammonimenti impartiti dal computer senza un minimo di umorismo sui pericoli fisiologici in caso di passaggi troppo frequenti da e per l’S-Spazio: — Vuoi dire che hanno dovuto farci percorrere un intero anno-luce per questo? Forse, quando si è Immortali non si vive più a lungo, è soltanto che sembra più lungo.
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