Una delle condizioni che avevano negoziato col capitano Rinker per restituirgli il controllo della nave, era stata la libertà di poter viaggiare dopo il loro addestramento e relativo indottrinamento. Dapprima il capitano si era rifiutato, indignato, anche soltanto di prendere in considerazione una cosa del genere. Senza precedenti! Ma alla fine, sia pure con riluttanza, aveva acconsentito, dopo che Kallen aveva mandato parecchie migliaia di robot di servizio nell’alloggio di Rinker. Avevano intasato ogni centimetro quadrato di spazio disponibile, muovendosi in giro a caso, rifiutandosi di obbedire a qualunque suo ordine, e rendendogli impossibile mangiare, camminare, o anche soltanto dormire.
Quando l’indottrinamento si fu infine concluso, ognuno di loro era annoiato e scalpitante. Quando avevano saputo che due navi sarebbero arrivate al Quartier Generale di Settore a un giorno d’S-Spazio l’una dall’altra, una in viaggio direttamente per la Terra, e l’altra diretta pure alla Terra via Paradiso, si erano divisi in due gruppi: Kallen voleva far visita al gruppo d’Immortali intenti a far ricerche in orbita intorno a Paradiso, mentre Lum e Rosanne avevano un vivo desiderio di fare un viaggio giù sulla superficie del pianeta. Il computer conteneva una breve descrizione degli eventi che avevano condotto all’estinzione della colonia su Paradiso, ma come Lum aveva fatto a notare, quella nuda e cruda esposizione di fatti non era soddisfacente. Una popolazione sana e prospera di più d’un milione di esseri umani era morta nel giro di pochi giorni senza nessun documento scritto, o naturale, che mostrasse come, e perché. Se poteva essere successo con tanta facilità su Paradiso, perché non avrebbe potuto verificarsi su Pentecoste o in qualunque altre mondo?
Dal momento che l’intera deviazione non avrebbe comportato più di una settimana di viaggio in S-Spazio, Elissa, Peron e Sy avevan preso la nave che faceva direttamente rotta per Sol. Kallen, Rosanne e Lum erano andati su Paradiso. E, come Lum aveva fatto allegramente notare mentre partivano, non si sarebbero mai trovati separati da più d’un S-giorno attraverso le comunicazioni radio. Potevano parlarsi in qualunque momento. Soltanto che l’equipaggiamento della loro nave pareva essere perennemente impegnato per questioni di alta priorità…
Adesso Peron cominciava finalmente a rincrescersi di quella loro decisione di separarsi. E Sy appariva insolitamente pensieroso e riservato, perfino per lui.
— Forse ho capito tutto alla rovescia — dichiarò alla fine. — Quando ha detto che volevo visitare il centro galattico, presumevo che fosse il luogo in cui trovare nuovi misteri. Forse non è così. Forse il vero ignoto è altrove. Dovrei forse cercare il nulla, quelle regioni che si stendono fra le Galassie?
Si alzò di scatto e seguì Olivia Ferranti fuori della sala di comando, lasciando Peron ed Elissa a guardarsi incerti.
— Altre domande — commentò Elissa.
— Lo so. E nessuno è disposto a fornirci le risposte. Ti dirò qual è il mistero più grande di tutti. La società degli Immortali ha una struttura complicata. Hanno una rete di navi che collega tutti i mondi abitati, hanno un elaborato sistema di reclutamento per portare gente come noi nell’S-Spazio, e hanno regole ben precise su come incontrare le altre società, perfino quelle umane. Lo sa Iddio quello che farebbero se incontrassero degli alieni che fossero, è ovvio, intelligenti e vivessero vicino a una stella. Ma malgrado tutto questo, non sembra che riusciamo ad avvicinarci neanche un po’ a quegli Immortali che si trovano a capo dell’intera organizzazione.
— Forse la loro società non funziona così. Forse è una vera democrazia.
— Non ci credo. — Peron si sporse in avanti e passò un braccio intorno alle spalle di Elissa. — Pensaci per un momento. Qualcuno deve sviluppare regole e procedure. Qualcuno deve controllarle. Qualcuno deve pensare ai rifornimenti alimentari, all’energia, ai viaggi, e all’edilizia. Ci vogliono dei capi. Senza questo non c’è democrazia, c’è l’anarchia, e il caos completo. Dov’è il loro governo?
Elissa stava accarezzando con fare assente il dorso della mano destra di Peron appoggiata sulla sua spalla. — Non abbiamo forse concluso che si trova sulla Terra, o per lo meno in orbita in qualche punto del sistema di Sol?
— Sì, abbiamo concluso questo. Ma non ci credo più. Ho detto a Olivia Ferranti che vogliamo incontrare i capi degli Immortali. Non ne vuole parlare, ma insiste a dire che ci godremo davvero la visita sulla Terra. Come potrebbe dire una cosa simile, se laggiù dovessimo trovarci a uno scontro con i suoi capi?
Elissa scosse la testa. Non parlò, e dopo un paio di minuti lasciò l’abbraccio di Peron e uscì in silenzio dalla sala di comando.
Peron rimase solo a fissare malinconico il vuoto perlaceo del cielo dell’S-Spazio. Pareva che fossero passate soltanto poche settimane da quando aveva camminato attraverso le paludi appiccicose di Glug, o valutato i pericoli dell’atterraggio su Whirlygig. Per lui, per Sy e per Elissa erano settimane.
Ma su Pentecoste nuove generazioni di contendenti avevano vinto e perso al Planetfest. Ormai il nome di Peron, insieme a quello di Kallen, Lum e gli altri, non erano altro che una nota a piè di pagina in un antico registro. E Wilmer, o qualche altro Immortale addestrato da poco, si sarebbe trovato giù dalla superficie del pianeta ad osservare i nuovi concorrenti per riferire del loro comportamento.
E tutti quelli che avevano conosciuto su Pentecoste, salvo Wilmer, adesso erano morti da tempo. Peron si chiese come fosse finito il grande progetto, della durata di secoli, per la bonifica delle paludi meridionali della provincia di Turcanta. Era finito, adesso, con un vero sviluppo della vita agricola, al posto dei progetti futuristici di qualche disegnatore che illustravano le lezioni di geografia, quando andava ancora a scuola? E quali altri progetti di planetoformazione erano stati sviluppati da allora?
Lui ed Elissa avevano parlato della loro decisione, e non c’erano stati rimpianti. Dopo tutto quello che avevano appreso, non avrebbe potuto esserci un ritorno alla vita «normale» planetaria su Pentecoste. L’idea di visitare la Terra li aveva colmati tutti di energia ed entusiasmo; e lui ed Elissa erano quasi ridicolmente felici insieme. Eppure…
Peron ebbe la premonizione che altri viaggi e altri problemi li aspettassero, prima che il vero segreto degli Immortali venisse loro rivelato.
CAPITOLO VENTIQUATTRESIMO
Decelerazione: procedure, Parte I.
La fase di decelerazione di un viaggio interstellare viene di norma trascorsa nel sonno freddo. Mentre i passeggeri umani sono privi di sensi, i computer di bordo svolgono il compito di uguagliare la velocità e la posizione con la meta del viaggio. Svegliano i dormienti soltanto all’arrivo finale.
Le alternative al sonno freddo sono limitate: un trasferimento nello spazio normale durante la lunga decelerazione e le manovre finali; oppure una cavalcata nell’S-Spazio, storditi ed immobilizzati. Ma nessuna delle due soluzioni è raccomandabile.
Senza discutere, Sy aveva scelto il sonno freddo durante il loro avvicinamento a Sol. Aveva in progetto di usare ampiamente le più svariate tecniche durante i loro futuri viaggi, e desiderava acquisire altre esperienze in questo campo non appena possibile.
Peron ed Elissa avevano assai più difficoltà a prendere una decisione. Dopo aver sognato per tanto tempo un ritorno a Sol e alla Terra, l’idea di chiudere gli occhi per poi trovarsi là all’improvviso non era affatto attraente. Significava perdere tutto lo scopo del viaggio. La Terra era una leggenda, e ogni esperienza collegata ad essa avrebbe dovuto venir assaporata. Avevano studiato il Sistema Solare durante il viaggio dal Quartier Generale di Settore, e adesso volevano essere testimoni coscienti di tutto l’avvicinamento. Ma questo significava più di un mese di tempo di viaggio soggettivo durante la decelerazione, oppure una nauseante ora di rallentamento e aggiustamento in orbita, saldamente legati e incapaci di muovere un solo muscolo…
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