«Mentre ci angosciavamo su questo punto, ricevemmo un segnale dalla sonda che aveva seguito la Melissa. La nave colonia si trovava nel sistema di Tau Ceti, e aveva infine trovato un pianeta abitabile. Lo stavano esplorando. Alla fine scoprimmo che l’avevamo chiamato Thule.
«Si trovava a dodici anni-luce dalla Terra, il che significava un viaggio di andata di quattro settimane nell’S-Spazio, calcolando l’accelerazione e la decelerazione. Non credo di averlo detto, ma malgrado tutto quello che avevamo tentato, non eravamo riusciti a produrre un sistema di propulsione economico che ci permettesse di viaggiare molto più veloci di un decimo della velocità della luce. Ma non era più importante. Come potete vedere, quello che abbiamo è più che sufficiente quando si vive nell’S-Spazio.
«La nostra nave partì e al momento debito stabilì il contatto con la Melissa. Quel primo incontro fu traumatico per gli abitanti della Melissa. Avevano lasciato la Terra dodicimila anni prima, cinquecento generazioni si erano susseguite a bordo della nave. La Terra non era nulla, soltanto una lontana leggenda. Era qualcosa di cui si parlava ancora, ma le storie della distruzione della Terra avevano lo stesso rilievo pratico di quanto si raccontava del Paradiso Terrestre. Quando il nostro equipaggio si mise in contatto con loro e sostenne di ricordare la morte della Terra, questo fu troppo per i melissani.
«Quand’ebbimo appreso un po’ della loro storia da quando avevano lasciato il Sistema Solare, capimmo il perché. Non avevamo mai avuto un governo stabile e degno di fiducia che fosse durato più di un secolo. Trovammo indizi storici di ogni forma di regime, da quello in cui si controllava rigidamente perfino l’acqua al neo-confucianesimo. Quando avevano scoperto Thule. si stavano appena riprendendo dagli effetti di una lunga dittatura. La loro sfiducia e il loro sospetto erano considerevoli. Perfino il più razionale di loro trovava difficile credere che le nostre intenzioni fossero del tutto innocenti, nient’altro che la curiosità di apprendere come se la stava cavando un’altra cultura dopo tanto tempo passato senza nessun genere di patria planetaria. Non erano disposti a farci visitare la loro colonia su Thule. Ogni nostra ragione aveva per loro un sapore di doppiezza.
Olivia Ferranti annuì lentamente. — E, com’è ovvio, non avevano affatto torto. Perfino nell’S-Spazio, noi non eravamo completamente protetti dagli incidenti e dalle malattie. Ci sarebbero state, inevitabilmente, delle morti, e senza nuove nascite la nostra società si sarebbe ridotta di numero, anche se non subito ma nell’arco di molte migliaia di anni della Terra. In Melissa e nelle altre arcologie vedemmo una risposta possibile.
«O eravamo insolitamente stupidi, o, semplicemente, ingenui. Per convincere i melissani a crederci, e per dimostrare che potevamo essere davvero uomini e donne che ricordavano la guerra finale della Terra, spiegammo loro cos’era l’S-Spazio.
«Impazzirono. Volevano l’S-Spazio più di qualunque altra cosa nell’universo. Vedete, ci eravamo lasciati fuorviare dalle nostre stesse esperienze. Eravamo stati lenti nell’accettare l’S-Spazio e nel trasferirci in esso. Non ci rendemmo conto che la nostra riluttanza non avrebbe avuto valore per loro. Perché loro non avevano vissuto i nostri primi, rischiosi esperimenti. Per loro la nostra stessa esistenza dimostrava che l’S-Spazio era sicuro. Così, pensarono che li stessimo pungolando deliberatamente, tormentandoli con la visione dell’immortalità ma rifiutandoci allo stesso tempo di condividere il segreto con loro.
«La maggior parte dell’equipaggio della nostra nave era salito a bordo della Melissa. Li presero prigionieri, otto uomini e sei donne, e cercarono di estrarre da loro con la forza il segreto dell’S-Spazio. Fu inutile, naturalmente. L’apparato per la conversione era a bordo della nostra nave, allo stesso modo in cui si trova in questa, e i membri dell’equipaggio l’avevano usato per passare dall’S-Spazio alla velocità di percezione dei melissani. Ma non conoscevano la teoria , non più di quanto la conoscano, qui, Garao o il capitano Rinker. Gli inquisitori torturarono a morte quei quattordici membri dell’equipaggio. Soltanto i due rimasti a bordo della nostra nave riuscirono a fuggire e a far ritorno per dirci cos’era successo.
«Fu allora che adottammo la nostra prima regola per l’interazione con tutte le navi colonia e i mondi colonizzati. Avremmo avuto contatti limitati, e sarebbero stati gestiti con grande cura e regole fisse. Non saremmo mai più tornati nello spazio normale allo scopo di stabilire un contatto, com’era stato fatto con Melissa. I contatti sarebbero stati effettuati con i robot come intermediari; e mai , in nessuna circostanza, avremmo permesso a noi stessi di cadere nelle mani dei coloni.
Olivia Ferranti scrollò le spalle. — Questa è un’altra regola che abbiamo violato in questo viaggio. Bene, saltiamo avanti di quattromila anni. Fu allora che un’altra delle arcologie, Helena , trovò infine un pianeta abitabile. Lo chiamarono Mondo di Beacon, ossia mondo del Faro. Lo colonizzarono, e proseguirono oltre. Fu allora che imparammo un’altra lezione. Il Mondo di Beacon era stato colonizzato molto tempo prima che mandassimo una nave a visitarlo. Quando la nostra nave finalmente arrivò laggiù, scoprimmo che la popolazione era aumentata dalle poche originarie migliaia a quaranta milioni d’individui; ma strada facendo la maggior parte delle loro conoscenze scientifiche erano andate perdute, oppure erano degenerate in voci e leggende.
«Cercammo di aiutarli. Reintroducemmo le basi per una tecnologia più avanzata. Erano bramosi di ricevere i nostri insegnamenti, ma li applicarono allo sviluppo delle armi. Poi, sul Mondo di Beacon, scoppiò una guerra fra i due maggiori insediamenti. La nostra nave e il nostro equipaggio vi assistettero impotenti, guardarono, mentre quelli si massacravano a vicenda. Ma sentimmo di dover fare qualcosa , era impossibile starsene in disparte, disimpegnati, quando eravamo ben coscienti che erano proprio le informazioni da noi fornite a rendere il conflitto così selvaggio. L’equipaggio della nostra nave tentò una tattica disperata: attraverso i nostri robot, ordinarono alle due parti in guerra di smettere, senza dire cosa sarebbe accaduto se l’ordine fosse stato disobbedito.
«Funzionò. I combattimenti cessarono.
«Avevamo imparato un’altra importante verità: essendo “immortali”, con una tecnologia e uno schema di vita incomprensibili per i coloni, avevamo su di essi un’enorme influenza.
«Ciò ci fornì la nostra regola successiva per il contatto: rimanere il più possibile distaccati e misteriosi. E se avessimo reclutato qualcuno perché ci raggiungesse nell’S-Spazio, volevamo soltanto esemplari eccezionali: li avremmo introdotti gradualmente nella nostra società, attraverso un lungo ed esauriente indottrinamento.
«Le nostre regole funzionarono molto bene. La gente ci raggiunse da Maremar e Jade, due degli altri pianeti colonizzati da Helena. Sì, le regole hanno funzionato sia in quei sistemi che al Quartier Generale per migliaia di anni.
«Infine vi fu il vostro mondo. È probabile che non lo sappiate, ma Pentecoste è un’aggiunta molto recente alle nostre visite planetarie. Vi abbiamo trovato soltanto pochi mesi fa, calcolandoli dal modo in cui noi percepiamo il tempo nell’S-Spazio, ed è stato un piccolo miracolo il fatto stesso di avervi trovati.
«Vedete, Eleonora è stata la più sfortunata fra le navi colonia. Le altre due arcologie trovarono parecchi pianeti adatti agli insediamenti. Ma i vostri antenati hanno dovuto vagare per la desolazione interstellare per più di quindicimila anni, senza mai potersi insediare, senza mai avvicinarsi neppure una volta a un mondo abitabile. Adesso sappiamo perché. Durante gli ultimi quattromila anni terrestri siamo stati in grado di prevedere molto bene di prevedere in anticipo quali sistemi stellari e quali pianeti avevano maggiori possibilità di ospitare la vita. Ad Eleonora è capitato di addentrarsi fra i sistemi stellari sbagliati, sulla base delle nostre nuove conoscenze. Sfortunatamente quelle nuove conoscenze ci hanno condotto fuori strada nel seguire Eleonora , quando la nostra sonda pedinatrice alla fine si logorò. Si dà il caso che il sistema di Cass, in generale, non sia in grado di ospitare la vita, o comunque mondi abitabili. L’esistenza di Pentecoste, Gimperstand, Fuzzball e Glug è un incidente, il sottoprodotto dei blocchi di risonanza fra le orbite planetarie.
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