Elissa e Peron avevano scelto di viaggiare fianco a fianco, con le rispettive radio regolate sulla conversazione privata. I computer della tuta avrebbero controllato i messaggi in arrivo, interrompendoli se ci fosse stato qualcosa di urgente. Elissa era tutto un ribollire di entusiasmo ed allegria.
— Ho un mucchio di cose da dirti — esclamò. — Non ho avuto una sola possibilità di parlarti, ieri, eri troppo impegnato a prepararti all’atterraggio quaggiù. Ma ho passato un bel po’ di tempo a farmi amico un membro dell’equipaggio: Tolider, quello con i capelli corti e il tardy come animaletto da compagnia.
— Non è sfuggito alla mia attenzione — dichiarò Peron, asciutto. — Ti ho visto mentre lo accarezzavi facendo finta che ti piacesse. Disgustoso. Perché mai qualcuno debba volere come animaletto da compagnia un verme grosso, grasso e peloso…
Elissa scoppiò a ridere. — Se dovessi descriverti quello che certa gente vuole da un tardy, sconvolgerei la tua anima innocente. Ma a Tolider piace averlo soltanto perché gli faccia compagnia, e lo cura molto bene. Chi ama me, ama il tardy, è quello che Tolider sembra pensare. Una volta che si è convinto che anche a me piacessero i tardi, è stato pronto a svelarmi la sua anima. Adesso, preferisci passare le prossime ore a fare il geloso, oppure vuoi sapere quello che mi ha detto?
— Oh, va bene. — La curiosità di Peron era troppo grande per permettergli di mantenere un tono distaccato e altero, e sapeva per propria esperienza quanto Elissa fosse in gamba nell’estrarre informazioni da chiunque. — Cosa ti ha detto?
— Dopo che si è sentito a suo agio con me, abbiamo parlato degli Immortali. Lui dice che non sono un imbroglio o qualcosa d’inventato dal governo. Non sono umani, e neppure alieni. Dice che sono macchine.
— Come fa a saperlo?
— Li ha visti. Lavora nello spazio da più di vent’anni, e si ricorda dell’ultima volta che sono venuti gli Immortali. Una volta che l’ho ammorbidito, ha detto anche qualcos’altro… chiudi il becco, Peron… qualcosa, dice lui, che il governo non vuole che nessuno giù su Pentecoste sappia mai. Me l’ha detto perché voleva avvertirmi, perché gli dispiaceva per me. Dice che alcuni dei vincitori dei giochi del Planetfest che vanno fuori dal pianeta vengono sacrificati agli Immortali. Loro, vale a dire noi, diventeranno essi stessi delle macchine.
— Sciocchezze!
— Sono d’accordo che sembra così. Ma mi ha fatto notare un gran numero di circostanze valide. Si sente parlare degli Immortali, ma non si ha mai modo di sentire la descrizione di uno di essi, nessuna storia che dica che sono come noi, che sono grandi, o piccoli, o che hanno i capelli verdi, e magari sei braccia. E dimmi, cosa ne è dei vincitori del Planetfest quando lasciano il pianeta?
— Tu sai che a questo non posso rispondere. Ma abbiamo visionato dei video su di loro dopo che hanno vinto i giochi. Come avrebbe potuto accadere, se fossero stati convertiti in macchine?
— Ti riferirò quello che dice Tolider, e questa a quanto pare è una voce comune in tutto il settore spaziale. È come una vecchia leggenda, che risale all’epoca in cui gli Immortali si misero per la prima volta in contatto con noi. Sappiamo che le registrazioni dei computer a bordo della Nave sono state distrutte, ma non c’è nessun vero dubbio sul fatto che La Nave stessa abbia lasciato Sol più di ventimila anni or sono e abbia viaggiato nello spazio fino a cinquemila anni fa, quando trovò Pentecoste.
— Nessuno lo metterà in discussione, salvo forse la tua vecchia zia la quale pensa che noi ci troviamo su Pentecoste da sempre. Ce l’hanno insegnato perfino a scuola.
— Ma le antiche registrazioni dicono che tutto sulla Terra venne spazzato via, e che tutti morirono nelle Grandi Guerre. Supponi che questo non sia vero, o che sia vero soltanto in parte ma esagerato. Supponi che fossero sopravvissuti abbastanza individui per ricominciare tutto da capo, dice Tolider, e supponi che siano riusciti a superare le devastazioni delle bombe e del Lungo Inverno. Non avrebbero dovuto cominciare da zero come abbiamo dovuto far noi su Pentecoste. Sarebbero stati in grado di ripopolare il mondo in fretta, noi abbiamo impiegato cinquemila anni ad accrescere il nostro numero, da quanti eravamo sulla Nave fino a un miliardo e più. La Terra avrebbe avuto almeno quindicimila anni per sviluppare la propria tecnologia, al di là di qualunque cosa possiamo immaginare, mentre noi vagavamo a bordo della Nave alla ricerca di una casa. Avrebbero delle macchine superiori ai nostri computer di centinaia di generazioni. Forse potrebbero aver raggiunto il punto in cui lo spartiacque fra l’organico e l’inorganico diventa confuso. Sappiamo di certo che hanno dei computer migliori dei nostri, ti sei reso conto che gli Immortali, non Pentecoste, controllano i viaggi spaziali attraverso il sistema di Cass, perché il loro sistema computerizzato per il rilevamento dei voli è enormemente migliore del nostro. Me l’ha detto Sy, che l’ha appreso da Gilby. Comunque, è quello che Tolider crede: gli Immortali sono computer intelligenti, forse con componenti biologici, mandati fin qui dalla Terra. Tu sei lo scaltro, perciò trovami la falla in questa logica.
Continuarono a volare in silenzio mentre Peron ci rifletteva su.
— Non ho bisogno di trovare una falla nella logica — disse Peron alla fine. — La storia di Tolider non inciampa sul terreno della logica, ma su quello del buon senso. La gente fa le cose per delle ragioni. Se la Terra si è ripresa ed è tornata nello spazio, potrebbero aver mandato delle navi a cercarci, certo, e a cercare le altre navi che si dice siano partite allo stesso tempo della nostra. Supponi che sia vero e che alla fine ci trovino. Allora verrebbero a dirci che ci hanno scoperto. Perché mai dovrebbero volere non dircelo? Tolider ripete vecchie storie. Non c’è niente di sbagliato in questo, ma non ci si aspetta che le leggende abbiano un senso. Lascia che ti faccia una domanda la cui risposta non dipende dai miti. C’è da supporre che noi riceviamo informazioni scientifiche dagli Immortali, e che essi ogni vent’anni seminino fra noi una nuova infornata di idee, insieme a qualche materiale raro che scarseggia nel sistema di Cass. Giusto?
— Credo che sia proprio così. Tolider dice di essere stato effettivamente coinvolto nel trasferimento dei materiali. Dice anche che il governo giù su Pentecoste è ossessionato dal controllo della popolazione e dal mantenimento dello status quo, e che utilizzano le nuove tecnologie per rimanere al potere. È per questo che abbiamo avuto un unico regime stabile sin da quando gli Immortali si sono messi in contatto con noi, ed è uno dei motivi per i quali lui preferisce rimaner fuori nello spazio dove c’è maggiore libertà.
— Dovrebbe proprio incontrare mio padre, sono anni che ripete che il governo è gestito da un branco di tiranni repressivi. Ma non capisci il problema? Gli Immortali ci danno delle cose, ed è un trasferimento a senso unico. Nessuno, neppure una macchina, può sopportare un commercio a senso unico per quattrocentocinquant’anni. Se tutto quello che volevano fare era darci informazioni, potevano farlo usando segnali radio. Ma invece sono venuti fin qui. Perciò ecco la mia domanda: cosa ricevono in cambio gli Immortali dalle loro visite su Pentecoste?
— Qualcuno di noi , se vuoi credere a Tolider. Tu ed io, ecco quello che il governo dà in cambio per ottenere nuove informazioni.
— Questo è ancora meno sensato, se vogliamo credere a Tolider. Noi vincitori siamo un gruppo dotato di talenti, ma non siamo poi così speciali. Se la Terra è stata ripopolata al punto da poter esplorare di nuovo le stelle, allora ne avranno a migliaia come noi.
— Tolider mi ha detto che noi siamo un gruppo insolito. Le voci dicono che è la prima volta dopo molti giochi che tutti i cinque finalisti del Planetfest sono dei «piantagrane». Non ha voluto definire meglio il termine.
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