Bob Shaw - Uomo al piano zero

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Uomo al piano zero: краткое содержание, описание и аннотация

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Immaginate di aver costruito un apparecchio (sul tipo di una radio-trasmittente) capace di emettere impulsi capaci a loro volta di innescare la ben nota reazione a catena in tutte le ogive nucleari attualmente esistenti in tutte le basi atomiche del mondo. Per costruire un apparecchio del genere dovreste indubbiamente aver risolto dei problemi scientifici d’una certa difficoltà... Ma se ci pensate un momento vi renderete conto che quelle difficoltà erano niente di fronte al problema che vi aspetta adesso (e che aspetta il protagonista di questo romanzo): quando e in che modo vi proponete di utilizzarlo, il vostro benefico apparecchio?

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«Con la valigia. Sono comode, per portarsi dietro la roba. In cosa posso esservi utile, ispettore?»

Crombie-Carson si avvicinò, inquadrato dal faro della sua macchina. «Vorrei che rispondeste a qualche domanda.»

«Ma vi ho detto tutto quello che sapevo, su Welland.»

«Questo è da vedere» rispose con durezza l’ispettore. «Comunque ora si tratta della signorina Knight.»

«Audrey!» Hutchman ebbe un brutto presentimento. «Di cosa si tratta?»

«Oggi pomeriggio» disse Crombie-Carson, freddamente «è stata prelevata dal suo appartamento da tre uomini armati.»

9

«Dio mio!» sussurrò Hutchman. «Ma perché l’hanno rapita?»

Crombie-Carson abbozzò un sorriso, come per dire che apprezzava quello stupore ma che, d’altra parte, aveva visto molti colpevoli reagire esattamente in quel modo. «Sono in tanti che vorrebbero conoscere la risposta. Per esempio, dove siete stato tutta la sera?»

«Qui a casa.»

«C’è qualcuno che può confermarlo?»

«No.» Se Audrey è stata rapita , pensava Hutchman sbalordito, evidentemente aveva già parlato con qualcuno, a parte Welland. A meno che Welland a sua volta abbia riferito a…

«Vostra moglie?»

«No. Mia moglie no, è andata dai suoi.»

«Già» disse Crombie-Carson, ricorrendo a quella parola che, Hutchman lo capiva, valeva per tutte le occasioni. «Signor Hutchman, ho il sospetto che intendeste lasciare la zona, nonostante la mia richiesta di non allontanarvi.»

Hutchman adesso era veramente preoccupato. «Vi assicuro che non avevo quell’intenzione. Del resto, dove sarei andato?»

«Cosa c’è in quella valigia?»

«Niente.» Lucas ammiccò sotto la luce violenta, che gli scaldava la faccia. «Niente di quello che voi immaginate. Si tratta di corrispondenza.»

«Vi spiacerebbe aprirla?»

«No.» Hutchman aprì lo sportello della macchina, tirò la valigia sul bordo del sedile e fece scattare la chiusura. Il raggio luminoso danzò sulle buste, riflettendosi sugli occhiali dell’ispettore.

«Grazie, signor Hutchman. Dovevo accertarmene. Adesso, se non vi spiace, chiudete la valigia in macchina o riportartela in casa, e accompagnatemi alla polizia di Crymchurch.»

«E perché?» La situazione, ormai, sfuggiva interamente al controllo di Hutchman.

«Credo che potreste aiutarmi nelle indagini.»

«È un modo per dirmi che sono in arresto?»

«No, signor Hutchman. Non ho motivo per arrestarvi, ma posso chiedervi di collaborare nelle indagini. Se necessario, posso…»

«State tranquillo» disse Hutchman, fingendosi rassegnato. «Verrò con voi.» Richiuse la valigetta, l’appoggiò sul fondo della macchina e chiuse lo sportello. Crombie-Carson lo spinse nel sedile posteriore nell’auto della polizia e gli salì accanto. L’interno della macchina sapeva di vernice e di aria stantia, messa in circolazione dal riscaldamento. Hutchman sedeva rigido, e osservava le luci che fuggivano dietro i finestrini, con l’attenzione acuta di un bambino che parte per le vacanze o di un uomo che viene trasportato in sala operatoria. Non era abituato a viaggiare dietro, e la macchina gli sembrava lunghissima e ingombrante. Il guidatore in divisa abbordava le curve con abilità incredibile. Erano le dieci quando arrivarono in città e, nella sera di domenica, tutti i locali erano affollati. Lucas riconobbe le finestre di Joe’s illuminate da una luce gialla e, bruscamente, il suo senso d’avventura lo abbandonò. Adesso avrebbe voluto entrarci per un’ultima ora spensierata, davanti a boccali di birra scura da buttar giù, da nuotarci dentro, fino al momento di ritornare a casa.

«Quanto tempo ci vorrà?» chiese ansiosamente a Crombie-Carson. Non aveva ancora parlato da quando era salito in macchina.

«Oh, non molto. Non c’è niente di speciale. È una faccenda normalissima, ve lo assicuro.»

Hutchman annuì. L’ispettore era decisamente affabile, e Lucas pensò che dopo una mezz’ora sarebbe stato fuori, che avrebbe dedicato altri trenta minuti a una birra e a far quattro chiacchiere con amici mai visti prima, a dare una sbirciata alla scollatura della padrona… Un uomo senza legami di famiglia deve accontentarsi di questi piaceri. L’ultimo, veramente, era un compenso piuttosto magro, però c’era il ricordo del suo grosso fiasco con Audrey. Forse la presa che Vicky aveva su di lui si sarebbe allentata, adesso che lei aveva rinunciato ai suoi diritti. E Audrey, quella sera, era stata troppo aggressiva. Dove sarà in questo momento? E Vicky, cosa starà facendo? E David? E cosa mi succederà? Lucas chiuse gli occhi, sentendo crescere l’inquietudine.

«Da questa parte, signor Hutchman.» Crombie-Carson lo guidò verso un’entrata laterale nell’area di parcheggio, gli fece percorrere un corridoio e una sala arredata da un tavolo, simile al bureau di un albergo, con qualche pianta di palma. Finalmente entrarono in una stanza con pochi mobili. «Prego, accomodatevi.»

«Grazie.» Hutchman sentì che ci avrebbe messo più di trenta minuti, per uscire di lì.

Crombie-Carson sedette dall’altra parte del tavolo, senza togliersi l’impermeabile. «Adesso vi farò qualche domanda, e l’agente qui presente metterà a verbale il nostro colloquio.»

«Va bene» disse Hutchman, debolmente, chiedendosi cosa sapeva, o sospettava, l’ispettore.

«D’accordo. Quale condizione del vostro impiego, voi conoscete le norme sulla sicurezza interna e avete firmato un documento in cui vi impegnate a osservarle?»

«Sì.» Hutchman ripensava a quell’inutile pezzo di carta che aveva firmato entrando alla Westfield e che non aveva mai avuto influenza sulla sua attività.

«Non avete mai rivelato particolari del vostro lavoro alla Westfield a qualche persona non vincolata dallo stesso impegno?»

«No.» Hutchman si rilassò leggermente. Crombie-Carson si arrampicava sull’albero sbagliato e poteva continuare così all’infinito.

«Sapevate che la signorina Knight è iscritta al partito comunista?»

«Non sapevo che avesse la tessera, però conoscevo le sue tendenze politiche.»

«Dunque ne eravate al corrente?» La faccia dell’ispettore era attentissima.

«Mi pare che non ci sia niente di male. Certi operai della fabbrica di missili sono rossi, e vanno a passare le vacanze a Mosca. Ma non significa che siano agenti segreti!»

«Gli operai della vostra fabbrica non mi interessano, signor Hutchman. Non avete mai parlato con la signorina Knight del vostro lavoro alla Westfield

«No, naturalmente. Fino a ieri non l’avevo più vista, da anni.» Hutchman rimpianse di averlo detto, prima ancora di aver finito di parlare. «Già. E perché vi siete rincontrati?»

«Per nessuna ragione particolare.» Lucas alzò le spalle. «L’ho vista per caso all’ Istituto Jeavons , l’altro giorno, e ieri le ho telefonato. In ricordo dei vecchi tempi, potrei dire.»

«Voi potreste dirlo. E cosa ha detto vostra moglie?»

«Sentite, ispettore.» Hutchman si aggrappò al metallo freddo della tavola. «Mi sospettate di aver tradito il mio paese o mia moglie? Decidetevi.»

«Come? Non sapevo che le due attività fossero compatibili. Secondo la mia esperienza, sono spesso collegate. Non c’è dubbio che l’aspetto freudiano del pensiero di una spia-tipica sia uno dei suoi caratteri dominanti.»

«Può darsi.» Hutchman era scosso dall’acutezza del commento dell’ispettore: si ricordava perfettamente quei tremendi minuti di insicurezza che aveva provato subito dopo l’incontro con Audrey, al Camburn Arms. «Comunque, non ho commesso né adulterio, né spionaggio.»

«Il vostro lavoro è importante?»

«Moderatamente. È anche noiosissimo. Uno dei motivi per cui sono certo di non averne mai parlato con nessuno, è che farei scappare tutti, se ne parlassi.»

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