Arthur Clarke - Culla

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Un missile top secret che svanisce in volo. Un tridente d’oro che cambia sorprendentemente forma. Una caverna subacquea custodita da balene... Qualcosa si nasconde nel fondo marino al largo di Key West, un mistero in parte umano ma nello stesso tempo terribilmente alieno. Il suo potere è immenso e terrificante e potrebbe distruggere ogni forma di vita sulla Terra. Ma qualcuno ha deciso di scoprire il terribile segreto. E da quel momento non esiste più alcuna certezza, nessun luogo sicuro in cui nascondersi, nessuna alleanza su cui poter contare. Intorno a una giornalista bella e ambiziosa, disposta a correre qualsiasi rischio pur di arrivare alla verità, si stringe la rete di una cospirazione implacabile: spie militari, killer spietati, ma soprattutto una forza estranea e sconosciuta, le cui mosse nessuna mente umana potrebbe comprendere e prevedere... L’inesauribile immaginazione di Arthur C. Clarke spazia in questo nuovo romanzo dagli enigmi irrisolti del passato alle soglie indecifrabili del futuro, dagli infiniti oceani di stelle all’imperscrutabile fondo del mare. In un appassionante viaggio ai confini della realtà, Culla esplora i percorsi dell’avventura e dell’ignoto.

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Quando lui e Carol si furono finalmente calmati abbastanza da prestargli ascolto, Troy ebbe la possibilità di raccontare la propria storia. «Dopo che voi due avete lasciato la zona sotto la barca — per seguire la vostra trincea, immagino —, ho provato una certa preoccupazione, e così mi sono messo a osservare lo schermo con maggior frequenza. Intanto, angelo, visto che quelle tre balene continuavano quel loro ciondolare da oltre un’ora, ho smesso di controllarle da vicino.»

Troy si era alzato dalla sdraio e camminava avanti e indietro davanti a Nick e Carol. Era buio pesto, ormai; nuvole basse, da nord avevano coperto la luna e oscurato gran parte delle stelle. Il faro sopra il tendaletto illuminava a tratti i lineamenti scolpiti di Troy, che entrava e usciva dall’ombra nel suo passeggiare. «Volendovi trovare, ho reinserito gli allarmi come tu, angelo, mi avevi mostrato, e mi è arrivata regolare la serenata din-don-din delle tre balene. Ed ecco che viene il bello. Dopo un paio di minuti, ho udito un quarto allarme. Allora ho guardato il monitor aspettandomi di vedere uno di voi: e invece ho visto un’altra balena, della medesima specie, che nuotava sotto le altre tre e nella direzione opposta. Nel giro di dieci secondi, le prime tre hanno virato, rompendo lo schema di rotta descritto fino a quel momento, e seguito la nuova balena verso la parte sinistra del monitor. Dopodiché, non si sono fatte vedere più.»

Nick rise all’inflessione teatrale impressa da Troy alla storia. «Certo che, come narratore, sei proprio bravo, Jefferson! E ora, suppongo che mi dirai che quelle balene erano lì di guardia e che la nuova è venuta a portar loro nuovi ordini, o qualcosa del genere. Cristo, fra te e Carol vorreste darmi a intendere che le balene sono organizzate in congreghe di streghe o chissà cosa!» Qui tacque per un momento, mentre Troy si sentiva deluso dal silenzio di Carol.

«Discutiamo piuttosto di una questione importante, invece» continuò Nick, accantonando la storia di Troy per venire all’argomento cui rifletteva da quasi un’ora. «Abbiamo recuperato nell’oceano una cosa che ha tutta l’aria di valere un sacco di soldi, e che, se non reclamata, prove alla mano, dal legittimo proprietario, apparterrà di diritto agli autori del recupero.» Uno sguardo prima a Carol, poi a Troy, e: «Ora, anche se il capitano e il proprietario di questa barca sono io, e anche se sono stato io a portar su il coso dal fondo dell’oceano, dico che sono disposto a proporre che il guadagno venga diviso in tre parti. A voi, pare equo?»

Dopo un silenzio moderatamente lungo, Troy rispose: «Sicuro, Nick, a me pare di sì». Con un sorriso, Nick allungò il braccio per stringergli la mano. Poi fece lo stesso con Carol.

«Un minuto soltanto» disse Carol in tono normale, guardandolo negli occhi ma evitando di stringere la mano che le veniva porta. «Visto che ha deciso di iniziare questa conversazione, ci sono varie altre cose che vanno discusse. Non c’è solo la questione finanziaria, per questo oggetto, ma anche quella del possesso. Chi tiene la forchetta, anzi il tridente d’oro? Chi stabilisce quale sarà il prezzo giusto da accettare? Che cosa concordiamo di dire, o non dire, agli altri? E che si fa in caso di ritrovamento di altri oggetti, laggiù, da parte di uno o più di noi: si divide tutto in parti uguali? Come vede, c’è tutto un accordo da prendere, prima che attracchiamo.»

Nick si accigliò. «Adesso capisco perché se n’è stata buona buona in questi ultimi minuti… Pensava alla sua parte! L’ho giudicata male. Pensavo che avesse deciso di non creare altri problemi…»

«E chi ha parlato di crear problemi?» lo interruppe Carol, alzando leggermente il tono. «Se proprio lo vuol sapere, a me, dei soldi, non interessa granché. Sarò lieta di accettare il mio terzo, se il tridente renderà qualche dollaro, perché certo me lo sono meritato; ma se laggiù ci sono altri tesori del genere, e lei e Troy riuscirete a trovarli senza di me, buon pro vi faccia. Perché, quello che voglio io, è tutt’altro.»

I due uomini la ascoltavano ora con la massima attenzione. «Per prima cosa, e soprattutto, voglio l’esclusiva di questa storia, il che significa segretezza totale su ciò che abbiamo trovato, sul quando e sul dove del ritrovamento, e su tutti gli annessi e connessi — perlomeno fino a quando non saremo certi di aver saputo tutto quello che c’era da sapere. Per seconda, voglio il possesso immediato dell’oggetto per quarantott’ore, durante le quali non ne verrà resa nota a nessuno l’esistenza. Dopo, potrete tenerlo voi e sottoporlo voi stessi alle autorità competenti per la perizia.»

Ahi , pensò Carol, notando lo sguardo penetrante che le sue parole aveva suscitato in Nick e in Troy. Qui ho esagerato. Sospettano qualcosa. Meglio fare un passettino indietro. «Questa è la mia posizione di partenza, naturalmente,» continuò con un sorriso disarmante «sulla quale possiamo sempre trattare.»

«Accidenti, angelo: che discorso!» scoppiò a ridere Troy. «Per un minuto ho pensato che qui si giocasse tutt’altro gioco, e che l’unica giocatrice fossi tu! Il professore e io, naturalmente, saremo ben lieti di discutere una forma di accordo con te, non è vero, Nick.»

Nick assentì. Ma la meticolosità organizzativa e l’indubitabile intensità di reazione di Carol, chiaramente sproporzionate rispetto al valore giornalistico del ritrovamento, lo misero sul chi vive. Tenta forse di trasformare la cosa in una specie di gara fra noi? , ragionò. O c’è altro che io non vedo!

Prima dell’attracco a Key West, l’accordo di compromesso era raggiunto. L’indomani mattina, venerdì, Nick avrebbe portato il tridente d’oro (il nome scelto da Carol era piaciuto sia a lui sia a Troy) a un’anziana donna di Key West, enciclopedia vivente in materia di tesori, lo avrebbe stimato, ne avrebbe indicato luogo e provenienza, e avrebbe funto da testimone del ritrovamento in caso l’oggetto fosse andato smarrito. Nel pomeriggio, poi, si sarebbero incontrati tutt’e tre sulla barca o nel parcheggio del porto alle quattro, e Carol avrebbe preso in consegna il tridente durante il fine settimana, con impegno di riconsegnarlo a Nick il lunedì mattina perché lo custodisse e ne curasse la vendita finale. Il tridente era proprietà comune di tutt’e tre; i ritrovamenti futuri avrebbero invece riguardato solo Troy e Nick, perché Carol non vi era minimamente interessata. Scritte le clausole del semplice accordo sul retro di un menù di ristorante trovato in borsetta, Carol firmò coi suoi compagni e promise di portar loro delle copie l’indomani.

In silenzio, senza più manifestazioni di esuberanza, Troy reinfilò nel baule le attrezzature di Carol, poi caricò il baule sul carretto e si avviò lungo la gettata, affiancato da Carol. Erano quasi le nove, e il porto, dai moli di legno illuminati d’uno strano riflesso dagli alti fanali a luce fluorescente, era immerso nella quiete. «Be’, angelo, è stata una gran giornata» disse Troy a Carol mentre s’avvicinavano alla capitaneria. «E la tua compagnia è stata per me un vero piacere.» Qui si fermò e si voltò a guardarla. I capelli neri non completamente asciutti le davano un aspetto alquanto arruffato, ma il viso era bello nella luce riflessa.

«Sai,» continuò, spostando lo sguardo verso l’acqua e le barche «è proprio un peccato che, a volte, la vita vada come va. Si conosce qualcuno per caso, si fa amicizia, e paf, il qualcuno se ne va. È tutto così… fugace.»

Carol gli si accostò e s’allungò a baciargli la guancia. «Be’, anche tu mi sei simpatico, sai?» disse, buttando la conversazione sul leggero con un sorriso e facendo così in modo di fargli capire quale genere d’amicizia potesse instaurarsi fra loro. «Ma su con la vita! Non è tutto perduto: mi vedrai domani per un po’, e poi, forse, lunedì, alla riconsegna del coso d’oro.»

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