Clifford Simak - Il pianeta di Shakespeare

Здесь есть возможность читать онлайн «Clifford Simak - Il pianeta di Shakespeare» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию без сокращений). В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Город: Bologna, Год выпуска: 1978, Издательство: Libra, Жанр: Фантастика и фэнтези, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.

Il pianeta di Shakespeare: краткое содержание, описание и аннотация

Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «Il pianeta di Shakespeare»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.

Un’astronave in viaggio ormai da tempo verso mondi abitabili, guidata da un centro di comando che riunisce le menti di tre esseri umani del passato, corrispondenti all’equipaggio conservato in animazione sospesa per tutto il volo siderale. Purtroppo al termine del viaggio, cioè all’arrivo su un pianeta abitabile, l’unico superstite è Carter Horton. Per fortuna ha con sè il robot Nicodemus, che è in grado a seconda dei casi di attingere a numerosi cervelli positronici, riservando qualche sorpresa. Ma su quel pianeta c’è anche qualcun altro…

Il pianeta di Shakespeare — читать онлайн бесплатно полную книгу (весь текст) целиком

Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «Il pianeta di Shakespeare», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.

Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Lui siede al tavolo di fronte a me, mentre scrivo, e vedo che mi sta misurando: sa benissimo, naturalmente, che non sono un soggetto adeguato per il suo modello d’uccisione rituale, ma cerca di convincersi del contrario. Un giorno o l’altro si convincerà, e sarà fatta. Ma io posso batterlo a mani basse. Ho un asso nella manica. Lui non sa che ho dentro la morte, e che mi resta poco tempo. Sarò maturo per morire prima che lui sia pronto ad uccidere. E poiché è un cafone sentimentale — tutti gli uccisori lo sono — lo indurrò ad uccidermi, per una missione sacerdotale, che gli chiederò di compiere nel momento del bisogno supremo, perché è l’unico che può compiere questo gesto di altissima pietà. E così otterrò due cose: mi servirò di lui per abbreviare la sofferenza finale che so inevitabile, e lo defrauderò dell’uccisione finale, perché un’uccisione compiuta per pietà non conterà, per lui. Non potrà segnare un punto grazie a me. Sarò io, invece, a segnare un punto grazie a lui. E quando mi ucciderà, per pietà, io gli riderò in faccia. Perché il riso è la vittoria finale. L’uccisione per lui, il riso per me. Questa è la misura, tra noi.

Horton alzò la testa e tacque, stordito. Quell’uomo era pazzo, si disse. Una follia fredda, gelida, glaciale, molto peggiore della pazzia delirante. Non la semplice follia della mente, ma la follia dell’anima.

«Dunque,» fece Carnivoro, «parla finalmente di me.»

«Sì. Dice che sei un cafone sentimentale.»

«Non mi sembra un grande elogio.»

«È un’espressione di grande affetto,» disse Horton.

«Ne sei sicuro?» chiese Carnivoro.

«Sicurissimo,» disse Horton.

«Allora lo Shakespeare mi voleva bene davvero.»

«Ne sono certo,» disse Horton.

Tornò ad abbassare lo sguardo sul libro, sfogliandolo. Riccardo III. La commedia degli errori. La bisbetica domata. Re Giovanni. La notte dell’Epifania. Otello. Re Lear. Amleto. C’erano tutti. E scarabocchiati ai margini, inseriti negli spazi bianchi parziali, dove finiva una tragedia o una commedia, c’erano quegli appunti minuti.

«Gli parlava moltissimo,» disse Carnivoro. «Quasi tutte le sere. Qualche volta anche nei giorni di pioggia, quando restavamo al coperto.»

Tutto è bene quél che finisce bene , pagina 1038, scarabocchiato sul margine sinistro:

Oggi lo stagno puzza più del solito. È un odore malvagio. Non un cattivo odore, semplicemente: un odore malvagio. Come fosse vivo ed essudasse il male. Come se nelle sua profondità si nascondesse qualcosa di osceno.

Re Lear , pagina 1143, questa volta sul margine destro:

Ho trovato degli smeraldi, dissepolti dalle intemperie su un costone, circa un chilometro e mezzo sotto la fonte. Stavano lì, in attesa di essere raccattati. Me ne sono riempite le tasche. Non so perché mi sono preso questo disturbo. Eccomi qui: sono ricco, e non ha la minima importanza…

Macbeth , pagina 1207, margine in fondo:

C’è qualcosa nelle case. Qualcosa da trovare. Un enigma da risolvere. Non so cosa sia, ma sento che c’è…

Pericle , pagina 1381, nella metà inferiore della pagina, dopo la fine del testo:

Siamo tutti perduti nell’immensità dell’universo. Abbiamo perduto la patria, e non abbiamo un posto dove andare: o peggio, ne abbiamo troppi. Siamo perduti non soltanto nelle profondità del nostro universo, ma anche nell’abisso delle nostre menti. Quando gli uomini vivevano su un solo pianeta, sapevano dov’erano. Avevano metri di legno per misurare, e i pollici per sentire da che parte tirava il vento. Ma adesso, anche quando crediamo di sapere dove siamo, siamo egualmente perduti: perché non c’è una strada per riportarci a casa, oppure, molto spesso, non abbiamo una casa cui valga la pena di ritornare.

Non ha importanza dove può essere la casa; oggi gli uomini, almeno intellettualmente, sono vagabondi. Anche se chiamiamo «patria» un pianeta, persino i pochi che possono chiamare patria la Terra, la patria non esiste più. La razza umana è ormai frammentata tra le stelle, e continua la sua diaspora nello spazio. Come razza, siamo intolleranti nei confronti del passato; molti lo sono nei confronti del presente, ed abbiamo un’unica direzione, verso il futuro, che ci porta sempre più lontani dal concetto di patria. Come razza, siamo vagabondi inguaribili, e non vogliamo nulla che ci leghi, nulla cui aggrapparci… fino al giorno che deve venire inevitabilmente per ognuno di noi, quando ci rendiamo conto di non essere liberi come crediamo, e siamo invece perduti. Solo quando cerchiamo di ricordare, per mezzo della memoria razziale, dove siamo stati e perché ci siamo stati, comprendiamo fino a che punto siamo perduti.

Su un pianeta, o anche in un unico sistema solare, potevamo orientarci verso il centro psicologico dell’universo. Perché allora avevamo valori, che adesso riconosciamo limitati: ma almeno fornivano una struttura umana entro la quale ci muovevamo e vivevamo. Ormai la struttura si è schiantata, e i nostri valori sono stati disgregati tante volte dai mondi diversi su cui ci siamo recati (perché ogni mondo nuovo ci dà nuovi valori, o abolisce alcuni dei vecchi, cui stavamo aggrappati) che non abbiamo più una base su cui fondare il nostro giudizio. Non abbiamo più una scala di valori concordata per misurare le perdite e le aspirazioni. Anche l’infinito e l’eternità sono divenuti concetti diversi, sotto molti aspetti fondamentali. Un tempo ci servivamo della scienza per strutturare il luogo dove vivevamo, per conferirgli forma e ragione; adesso siamo confusi, perché abbiamo imparato tanto (e tuttavia una minima parte di quanto c’è da imparare) che non riusciamo ad inquadrare i punti di vista scientifici dell’umanità nell’universo quale lo vediamo ora. Adesso ci poniamo più domande di prima, ed abbiamo meno probabilità di trovare le risposte. Forse eravamo provinciali; questo nessuno lo nega. Ma molti di noi debbono rendersi conto che nel provincialismo trovavamo un conforto ed un certo senso di sicurezza. Tutta la vita è inquadrata in un ambiente assai più ampio della vita stessa: ma in qualche milione d’anni qualunque specie può acquisire familiarità con il suo ambiente, e viverci bene. Noi, invece, abbandonando la Terra, spregiando il nostro pianeta natale per cercare stelle più fulgide e più lontane, abbiamo ampliato in modo enorme il nostro ambiente, e non abbiamo a disposizione milioni d’anni: nella nostra fretta, non abbiamo più tempo.

Lo scritto finiva lì. Horton chiuse il volume e lo spinse da parte.

«Allora?» chiese Carnivoro.

«Niente,» disse Horton. «Solo incantesimi interminabili. Non li capisco.»

14.

Horton era sdraiato accanto al fuoco, avviluppato nel sacco a pelo. Nicodemus stava aggiungendo legna, e la sua scura superficie metallica guizzava di riflessi rossi e azzurri irradiati dalle fiamme. Lassù, le stelle sconosciute brillavano vivide, e accanto alla fonte, qualcosa si lamentava amaramente.

Horton si mise più comodo, poiché sentiva sopraggiungere il sonno. Chiuse gli occhi, senza stringere le palpebre, e attese.

Carter Horton , disse Nave, parlandogli nella mente.

, disse lui.

Percepisco un’intelligenza , disse Nave.

Carnivoro? chiese Nicodemus, accovacciato accanto al fuoco.

No, non Carnivoro. Riconosceremmo Carnivoro, poiché l’abbiamo già incontrato. Il suo modello d’intelligenza non è eccezionale, non è molto diverso dal nostro. Questo lo è. Più forte ed acuto, e in un certo senso molto differente, ma confuso e indistinto. Come se fosse un’intelligenza che cerca di tenersi nascosta e di sottrarsi all’attenzione.

Vicino? chiese Horton.

Vicino. Presso al luogo dove sei tu.

Читать дальше
Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Похожие книги на «Il pianeta di Shakespeare»

Представляем Вашему вниманию похожие книги на «Il pianeta di Shakespeare» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.


Clifford Simak - Spacebred Generations
Clifford Simak
Clifford Simak - Shadow Of Life
Clifford Simak
Clifford Simak - The Ghost of a Model T
Clifford Simak
Clifford Simak - Skirmish
Clifford Simak
Clifford Simak - Reunion On Ganymede
Clifford Simak
Clifford Simak - Halta
Clifford Simak
libcat.ru: книга без обложки
Clifford Simak
libcat.ru: книга без обложки
Clifford Simak
libcat.ru: книга без обложки
Clifford Simak
Clifford Simak - A Heritage of Stars
Clifford Simak
Отзывы о книге «Il pianeta di Shakespeare»

Обсуждение, отзывы о книге «Il pianeta di Shakespeare» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.

x