— Proprio come se fossero pannolini — disse Gaspard.
— Voi pensate che sia buffo — disse la signorina Bishop — ma nei giorni in cui c’è una carica d’odio eccezionale nella Nursery, le fontanelle puzzano. Il dottor Krantz dice che è tutta immaginazione, ma io sento veramente quell’odore. Si diventa sensibili, lavorando qui. E anche intuitivi, anche se non ne sono sicura: qualche volta è soltanto preoccupazione. Adesso sono preoccupata per quei tre marmocchi che sono all’Editrice Razzi.
— Perché? Flaxman e Cullingham mi sembrano ragionevoli e responsabili, anche se sono dei pazzi di editori. E poi c’è Zane Gort, con loro. È assolutamente degno di fiducia.
— Lo dite voi. Secondo me, i robot sono quasi tutti stupidi. Sono sempre occupati a dare la caccia ai Golem quando hai bisogno di loro, e poi ti danno una eccentrica spiegazione logica dieci giorni dopo. Le robicchie sono più solide. Oh, Zane è un tipo a posto, immagino. È che io sono nervosa.
— Temete che i cervelli si spaventino o si turbino, se li si allontana dalla Nursery?
— È più probabile che finiscano per irritare qualcuno fino al punto di indurlo a tirarli contro qualcosa. Quando si lavora vicino a loro, come faccio io, viene voglia di prenderli e di fracassarli almeno dieci volte al giorno. Siamo a corto di personale: ci sono soltanto tre bambinaie, oltre a me, alla signorina Jackson e al dottor Krantz, che viene solo due volte la settimana, e a babbo Zangwell, che non è precisamente un grande appoggio.
— Lo credo bene che abbiate i nervi a pezzi — disse asciutto Gaspard. — Ne ho avuto una dimostrazione.
La ragazza sogghignò.
— Vi ho fatto proprio esplodere ieri sera, eh? Ho fatto tutto quello che potevo per mandare a pezzi la vostra sicurezza maschile e per rovinarvi il sonno.
Gaspard scrollò le spalle.
— Ieri sera sarebbe accaduto lo stesso anche senza bisogno di voi, cara signorina Bishop — le disse. — Non avevo niente di nuovo da leggere, e senza lettura dormo poco e mi sveglio all’improvviso. Ma quello che mi avete detto ieri sera a proposito del sesso… — Si interruppe, e girò lo sguardo sulle silenziose uova argentee. — Ehi, possono sentire quello che stiamo dicendo? — chiese con voce smorzata.
— Certo che possono — rispose lei a voce alta e soddisfatta. — Quasi tutti hanno innestato il complesso audiovisivo. Non vorrete che io li stacchi e li metta al buio solo perché vi sentiate in perfetta intimità? Devono rimanere disinseriti cinque ore al giorno, in ogni caso. Dovrebbero dormire, allora, ma tutti giurano che non dormono mai, al massimo hanno quello che loro chiamano “sogni neri”. Hanno scoperto che la coscienza non si spegne mai completamente, dicono… qualunque cosa ne pensiamo noi, oberati dai nostri corpi. Quindi potete dire tutto quello che volete, Gaspard, e dimenticare la loro presenza.
— Eppure… — disse Gaspard, guardandosi di nuovo intorno dubbiosamente.
— Non me ne importa di quello che mi sentono dire — fece la signorina Bishop, poi gridò: — Avete capito, vecchi sudicioni e vecchie lesbiche pelose?
— Fiiiiiu!
— Zane Gort, chi vi ha fatto entrare? — domandò lei, voltandosi verso il robot.
— Il vecchio signore nell’atrio — rispose rispettosamente Zane.
— Volete dire che siete riuscito a farvi dare per ipnosi la combinazione da Zangwell, mentre lui se ne sta sdraiato a russare e a profumare l’aria per sette metri tutt’intorno? Deve essere meraviglioso essere un robot… niente odorato. O voi l’avete?
— No, non ne sono dotato, se non per pochi potentissimi prodotti chimici che solleticano i miei transistor. E sì, è veramente meraviglioso essere un robot e vivere al giorno d’oggi — ammise Zane.
— Ehi, ma voi dovreste essere all’Editrice Razzi a fare da babysitter a Mezza Pinta, a Nick e a Doppio Nick — disse la signorina Bishop.
— Avevo detto che l’avrei fatto, è vero — disse Zane. — Ma il signor Cullingham ha detto che avevo una influenza disturbatrice sulla discussione, quindi ho chiesto alla signorina Blushes di sostituirmi.
— Bene, è già qualcosa — disse la signorina Bishop. — La signorina Blushes mi sembra un’anima solida e sensata, nonostante il suo piccolo attacco di nervi di ieri.
— Sono lieto di sentirvi dir questo. Voglio dire, sono contento che provi simpatia per la signorina Blushes — disse Zane. — Signorina Bishop, potrei… non vorreste…
— Cosa posso fare per voi, Zane? — chiese la ragazza.
Lui esitò.
— Signorina Bishop, vorrei il vostro consiglio su una faccenda piuttosto personale.
— Naturalmente. Ma a che vi servirebbe il mio consiglio in una faccenda personale? Non sono un robot e mi vergogno di ammettere che li conosco pochissimo.
— Lo so — disse Zane. — Ma mi avete dato l’impressione di possedere un eccezionale buon senso, un istinto che vi porta diritto al cuore di un problema, il che è molto raro, credetemi, negli uomini di carne e di metallo… e anche nelle donne. E i problemi personali mi sembrano straordinariamente simili per tutti gli esseri intelligenti o quasi intelligenti, siano organici o inorganici. Il mio problema è altamente personale, fra parentesi.
— Devo andarmene, Vecchia Batteria? — chiese Gaspard.
— No, resta, ti prego, Vecchia Ghiandola. Signorina Bishop, come forse avrete notato, io provo uno speciale interesse per la signorina Blushes.
— È una creatura attraente — commentò la signorina Bishop senza batter ciglio. — Intere generazioni di donne di carne avrebbe venduto l’anima per avere un vitino di vespa e curve lisce come le sue.
— Verissimo. Forse è troppo attraente… comunque, in quanto a questo non ho problemi. No, è il lato intellettuale che mi turba, l’aspetto della comunanza mentale. Sono sicuro che avrete notato come la signorina Blushes sia un po’… no, non giochiamo con le parole… sia veramente molto stupida. Oh, so di averlo imputato allo shock che ha subito quando è stata aggredita durante i tumulti (pessima azione, aggredire un robot che cammina, un vero robot) ma temo che sia piuttosto stupida proprio per natura. Per esempio, si è seccata moltissimo, mi ha detto, per la conferenza sull’antigravità che ho tenuto al Club degli Hobby ieri sera. Ed è molto puritana, come ci si può aspettare dalla concezione professionale che le è innata… ma il puritanesimo restringe gli orizzonti della mente e non c’è niente da fare, anche se la pruderie ha un suo fascino piuttosto pericoloso. Quindi, ecco il mio problema: attrazione fisica, ma un abisso mentale. Signorina Bishop, voi siete femmina e io vi sarei profondamente grato se mi deste la vostra opinione. Fino a che punto credete che io debba spingermi con quella affascinante robicchia?
La signorina Bishop lo fissò.
— Bene, farò la consigliera sentimentale per robot — disse.
La signorina Bishop alzò in fretta la mano. — Scusatemi, Zane, vi prego di scusarmi — disse. — Non volevo essere ironica. Mi avete semplicemente colta alla sprovvista. Farò del mio meglio per rispondere alla vostra domanda. Ma, tanto per cominciare, dovrete dirmi fino a che punto arrivano i robot nei loro rapporti intimi. Oh, Signore, adesso sembrerà che io faccia di nuovo dell’ironia, ma sinceramente, non sono troppo sicura della mia conoscenza. Dopotutto, voi siete non solo una specie diversa, siete una specie artificiale, capace di evoluzione per mezzo dell’alterazione e della fabbricazione, il che rende difficile tenersi al passo con voi. E poi, dall’epoca dei tumulti, gli uomini e i robot sono sempre stati molto guardinghi gli uni nei riguardi dei sentimenti degli altri, nel timore di sconvolgere l’attuale stato di coesistenza pacifica; si sono mossi in punta di piedi invece di parlare chiaro, e questo spiega la nostra reciproca ignoranza. Oh, so che siete divisi in robot e robicchie, e che questi due sessi trovano conforto l’uno nell’altro, ma oltre a questo punto io sono un po’ confusa.
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