Poul Anderson - Nessuna tregua con i re

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I Sassi Rotolanti non avevano certo avuto quell’incarico per questo. Non avrebbero avuto alcuna difficoltà ad attaccare il nemico al centro, come le unità che vi erano stanziate e respingevano gli avversari verso San Francisco. Già diverse volte erano stati decimati quando, vicino a Calistoga, avevano cercato di mandare via dalla California settentrionale i seguaci di Fallon. Avevano agito tanto bene che ora per mantenere lo status quo bastava un minimo contingente. Il Comando della Sierra quasi al completo si era riunito a Modesto, dove si era scontrato con le forze nemiche dirette a Nord obbligandole a retrocedere verso San José. Ancora uno o due giorni di cammino e sarebbero arrivati in vista della città bianca.

Certamente troveremo una forte resistenza , pensò Mackenzie, a causa della guarnigione di rinforzo. La dovremo bombardare e forse dovremo conquistarci la città una strada dopo l’altra. Laura, bambina mia, sarai ancora viva alla fine di tutto questo?

Può anche andare diversamente. Magari il mio piano funzionerà e la vittoria sarà facile… che brutta parola “forse”!

Mackenzie batté le mani. Pareva un colpo di pistola.

Speyer lo guardò. La sua famiglia era al sicuro, era persino andato a trovarla sul Monte Lassen dopo la campagna nel Nord.

— È difficile — disse.

— È difficile per tutti — rispose Mackenzie pieno di collera. — È una sporca guerra.

Speyer alzò le spalle.

— Non è poi così diversa dalle altre, a parte il fatto che combattiamo contro nostri connazionali.

— Sai perfettamente che a me non è mai piaciuta nessuna guerra, qualunque fosse il luogo di combattimento.

— E a quale persona sana di mente potrebbe piacere?

— Ti avviserò, quando mi verrà voglia di ascoltare una predica.

— Scusa — disse Speyer.

— Scusami anche tu — disse a sua volta Mackenzie subito pentito. — Ho i nervi a fior di pelle. Accidenti! Forse starei meglio se dovessimo entrare in azione.

— Non ci sarebbe da stupirsi se accadesse davvero. Questa faccenda non mi quadra per niente.

Mackenzie si voltò a guardare. L’orizzonte destro era chiuso dalle colline dietro le quali si innalzava la bassa e massiccia catena di San Bruno. Distingueva, sparse qua e là, le sue squadre a piedi e a cavallo. In alto volava un aereo. Ma i nascondigli erano innumerevoli e da un momento all’altro poteva succedere di tutto… anche se sarebbe stata comunque una cosa limitata e con poche perdite. Però ognuna di quelle “poche perdite” era un uomo che se ne andava, lasciando donne e bambini nella disperazione, oppure era un uomo con un moncherino al posto del braccio, o con il viso deformato da una scarica… non era degno di un soldato fare certe riflessioni.

Per distrarsi, Mackenzie guardò verso sinistra. L’oceano rotolava in luccicanti ondate grigioverdi che si gonfiavano e si infrangevano ruggendo contro le rocce bianche vicine alla riva. Si avvertiva nell’aria l’odore del sale e delle alghe. Qualche gabbiano lanciava i suoi acuti gridi sopra la sabbia abbagliante. Non c’era una vela né un filo di fumo… solo il vuoto. Le navi che partivano da Puget Sound per San Francisco e quelle agili e rapide dei padroni della costa erano molto al di là dell’orizzonte.

Doveva essere così. Forse le cose stavano prendendo la giusta piega. L’unica cosa che si poteva fare era sperare… e tentare. Era stata un’idea sua… James Mackenzie l’aveva esposta alla conferenza indetta dal generale Cruikshank nell’intervallo tra la battaglia di Mariposa e quella di San José. Era lo stesso James Mackenzie che aveva proposto che il Comando della Sierra scendesse dalle montagne e rivelasse a tutti l’inganno degli Espisti… era anche lo stesso James Mackenzie che era riuscito a nascondere ai suoi uomini il mistero celato dietro a quell’inganno. Sarebbe passato alla storia quel colonnello e per almeno mezzo millennio avrebbero cantato di lui.

Ma lui non la vedeva così. Non si reputava più intelligente degli altri e adesso per di più era prostrato dalla fatica e preoccupato per la sorte della figlia. Anche la paura di rimanere ferito lo perseguitava e spesso non riusciva a prendere sonno senza aver bevuto molto. Era perfettamente rasato, da buon ufficiale, ma era consapevole che senza il suo attendente che lo teneva in ordine sarebbe andato in giro irsuto come un qualsiasi soldato. Sotto l’uniforme ormai consunta il suo corpo puzzava e prudeva. Avrebbe dato qualsiasi cosa per avere un po’ di tabacco, ma c’erano stati dei problemi con il servizio di approvvigionamento e dovevano ritenersi già contenti di avere qualcosa da mettere sotto i denti. Le sue vittorie erano state ottenute nella confusione più totale… di solito avanzava così, stancamente e con l’unico desiderio che finisse tutto al più presto. Prima o poi il suo corpo avrebbe ceduto. Si sentiva già andare a pezzi: aveva l’artrite, il respiro affannoso ed era soggetto a improvvisi colpi di sonno. Sarebbe morto come un qualsiasi straccio d’uomo. Un eroe lui! Che pagliacciata!

A fatica si concentrò sul presente. Alle sue spalle il grosso del reggimento seguiva l’artiglieria lungo la spiaggia: un migliaio di uomini con cannoni motorizzati, carri tirati da muli, qualche camion e una preziosa auto blindata. Formavano una massa scura, sovrastata dagli elmetti, sparpagliata qua e là e armata. I loro passi erano resi silenziósi dalla sabbia. Gli unici rumori erano quelli della risacca e del vento. Quando questo cessava per un momento Mackenzie sentiva la canzone contro il malocchio che una dozzina di uomini anziani e induriti, quasi tutti indiani, fischiavano in coro: il Canto contro le Stregonerie. Il colonnello non credeva alla magia, ma nonostante tutto quelle note gli facevano correre i brividi lungo la schiena.

Va tutto secondo i piani , si disse. Stiamo andando benissimo.

Ma Phil ha ragione. È strano: i nostri avversari avrebbero dovuto combattere e non lasciarsi mettere in trappola in questo modo.

Gli piombò accanto il capitano Hulse con una brusca frenata che fece schizzare la sabbia tutto attorno.

— A rapporto, signore.

— Allora? — Mackenzie si accorse di avere usato un tono sbagliato. — Su, parli.

— Abbiamo notato una intensa attività a circa otto chilometri da qui a Nord-Est. Sembra che un forte contingente stia avanzando verso di noi.

Mackenzie si irrigidì.

— Non sa dirmi altro?

— Per ora no. Il terreno è troppo accidentato.

— Faccia fare al più presto una ricognizione aerea, per l’amor di Dio!

— Sì, signore. Manderò anche degli esploratori.

— Assumi tu il comando, Phil. — Mackenzie andò verso il furgone che conteneva la radio. Teneva sempre un minicom nella sacca della sella, ma San Francisco disturbava tutte le frequenze e ci sarebbe voluto un apparecchio molto potente anche per trasmettere un segnale a brevissima distanza. L’unico modo per comunicare da una pattuglia all’altra erano i messaggeri.

Il colonnello osservò che la sparatoria era diminuita. All’interno della penisola, a Nord, le strade erano ancora decenti e il nemico se ne serviva senz’altro per effettuare dei rapidi spostamenti.

Se ci colpissero ai fianchi, che sono il nostro punto debole…

Attraverso le scariche e i ronzii udì la voce del Quartier Generale che aveva ricevuto il suo rapporto e stava informandolo sulle ultime novità. Erano stati osservati dei massicci spostamenti a destra e a sinistra. Pareva proprio che i seguaci di Fallon intendessero distruggerli. Ma poteva anche essere tutta una finta, perciò le forze del Comando della Sierra dovevano restare al loro posto finché la situazione non fosse stata più chiara. I Sassi Rotolanti dovevano essere pronti a resistere da soli, in casi estremi.

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