«La legge è molto chiara su queste faccende: è vietato introdurre sul pianeta qualsiasi forma di vita che non sia stata sottoposta a studi di compatibilita in base alla Legge sugli animali domestici o selvatici. Questi due mandarini possono essere stati l’ultima coppia che aveva nidificato sul pianeta e il tuo scarabeo può averli uccisi. Avevo contrassegnato la femmina la primavera scorsa e sono tornato per controllare le sue condizioni, sperando che avesse trovato un compagno. E lo aveva fatto. Ma adesso è successo questo.»
«Cleo non farebbe del male a nessuno,» insistette Delanna. Adesso lo scarabeo stava emettendo versi cinguettanti e, ancora una volta, Delanna tentò di prenderlo, ma Doc Lyle lo allontanò. «Ha paura.»
«È un animale di contrabbando. Non sappiamo quali malattie possa avere.»
«Ha fatto tutte le iniezioni,» protestò Delanna. «E lei lo sa: ha visto il suo certificato di nascita.»
«Parassiti, infestazione ambientale, disastro ecologico. Su Keramos abbiamo delle leggi per impedire che avvengano simili calamità, ma tu le hai violate. Il tuo scarabeo dovrà essere eliminato.»
«Eliminato!» Delanna iniziò a piangere. «No. Sonny non permetterà mai che Cleo venga eliminata. Lui…»
«Lui perderà Milleflores. Condannerò questo lanzye e tutti i suoi abitanti, se Sonny Tanner interferirà di nuovo con la legge. E non provare a dirmi che l’ultima volta non c’entrava nulla. Quelle scaglie ingioiellate sparse intorno allo smaltitore di rifiuti puzzavano di astuzia dei Tanner lontano un miglio,» replicò Doc Lyle. «Adesso corri a prendere una gabbia isolante dal mio solaris.»
«No!» esclamò Delanna piangendo a calde lacrime. «Cleo è mia amica. Non lascerò che le faccia del male.»
«La eliminerò in maniera umana,» cercò di placarla il veterinario, come se questo avesse importanza. Ma quando Delanna iniziò a piangere ancora più forte, scosse la testa e iniziò a camminare verso la strada. La banda di scimmie incendiarie si disperse tra gli alberi in cui si erano nascoste in attesa di Cleo. Il veterinario non le degnò neppure di un’occhiata: continuava a guardare i mandarini reali e a scuotere la testa.
Delanna lo raggiunse di corsa, promettendogli che avrebbe tenuto Cleo chiusa in casa per sempre, se solo le avesse risparmiato la vita. Doc Lyle si limitò a serrare ancora di più le labbra e ad accelerare il passo. Delanna era senza fiato per le lacrime e per il panico, ma tentò di nuovo di impadronirsi di Cleo. Doc Lyle le scostò la mano con una gomitata.
Giunto al suo solaris, il veterinario gettò gli uccelli morti nella cabina e tirò fuori una gabbia isolante. Aprì la porticina.
«Per favore,» lo implorò Delanna. «Per favore, almeno mi faccia dirle addio.»
«Potrai dirle addio quando sarà al sicuro nella gabbia,» replicò Doc Lyle, deponendovi Cleo.
Ancora cinguettando, Cleo iniziò ad artigliare pietosamente i lati della gabbia. Doc Lyle si girò per togliere i mandarini dal sedile e cercare un sacco da qualche parte all’interno del solaris. Delanna rimase a osservarlo stolidamente mentre vi infilava gli uccelli morti. Si chiese se avesse potuto lanciarsi verso la gabbia isolante, impadronirsene e fuggire prima che Doc Lyle potesse fermarla. Ma sapeva che non sarebbe riuscita a resistere abbastanza a lungo. E poi, dove avrebbe potuto andare?
Le scimmie incendiarie stavano tornando indietro con molta cautela; Ragazzone si trascinava ancora dietro la coperta. Doc Lyle aprì di nuovo il sacco per controllare la fascetta su una piccola zampetta d’uccello pateticamente rigida, poi mise gli uccelli morti nel retro del solaris e iniziò a scrivere qualcosa sulla sua tavoletta vega. Sollevò lo sguardo verso le scimmie incendiarie e alcune di loro caddero a quattro zampe e andarono a nascondersi sotto i cespugli. Apparentemente imperturbato, il veterinario riprese a scrivere.
Delanna si asciugò le lacrime sulla manica, tentando di pensare. Doveva esserci qualcosa che lei poteva fare. Si chiese se avrebbe dovuto chiamare Maggie. Forse l’avvocato era riuscito a trovare qualche scappatoia legale.
Ma non appena le venne in mente quel pensiero, Delanna si rese conto che Maggie aveva smesso di cercare una scappatoia legale nell’istante in cui Cleo era stata teoricamente gettata nello smaltitore di rifiuti. Doc Lyle si girò per riporre la tavoletta vega nel solaris e chiuse il tettuccio.
«Prima di eliminarla, le darò un buon pasto con dentro un sedativo,» affermò Doc Lyle in tono non privo di gentilezza. Si girò per prendere la gabbia e trovò Ragazzone accanto a essa. «Sciò!» esclamò il veterinario battendo le mani.
Ragazzone arretrò di alcuni passi e la coperta si impigliò in un angolo della gabbia e la fece cadere con un tonfo, strappando a Cleo un cinguettio di indignazione. Quel rumore spinse Ragazzone a tentare di allontanarsi in tutta fretta, ma ormai la coperta era saldamente impigliata nella gabbia, che risuonò dietro di lui mentre saltava tra i cespugli in preda a un vero attacco di panico. La gabbia andò a urtare contro una roccia e rimbalzò; il rumore spaventò le altre scimmie, facendole uscire dai loro nascondigli. L’impatto con la roccia fece spalancare la porticina. Cleo emise un ruggito di sorpresa e rotolò fuori dalla gabbia, di nuovo libera. Una delle scimmie la raccolse e la gettò al primo fuggiasco. Ragazzone diede un ultimo strattone alla coperta, che si staccò dalla gabbia. Poi la scimmia seguì la banda delle sue compagne, trascinandosi ancora dietro la coperta, ormai a brandelli, ansiosa di unirsi al solito gioco.
Doc Lyle allungò la mano verso la pistola e Delanna trattenne il fiato, travolta dal panico. «Non lo faccia,» lo implorò.
«Non posso farlo,» ribatté Doc Lyle scuotendo rabbiosamente la testa. «La stagione di caccia non è ancora aperta e ho usato tutti i miei dardi anestetici su un poko ferito. Ma se non faccio qualcosa, quelle scimmie incendiarie potrebbero andarsene con lo scarabeo.»
«Vivono nei paraggi. Giocano a palla con Cleo tutto il tempo,» spiegò Delanna, aggiungendo in fretta, «per ore, perfino per giorni.»
«E così adesso devo anche preoccuparmi che tra le scimmie incendiarie di Keramos scoppi un’epidemia provocata da uno scarabeo,» borbottò il veterinario. «E adesso possono anche vivere nei paraggi, ma le scimmie incendiane migrano a sud subito dopo il primo forte temporale, ovvero proprio quello scoppiato la notte scorsa.» Si avvicinò alla gabbia ammaccata e la sollevò da terra. Alcune delle sbarre si erano piegate e un angolo era rientrato, ma la porticina funzionava ancora. Tornò da Delanna con la gabbia. «Ecco cosa faremo. Tu ti fai restituire quello scarafaggio dalle scimmie, prima che se ne vadano; di solito rimangono un po’ più a lungo, se hanno a disposizione una sorgente termale e so che qui ce n’è una nel boschetto. Così tu riprendi Cleo e la metti al sicuro in questa gabbia isolante; io tornerò a prenderla tra pochi giorni. Devo andare a controllare l’altro mandarino reale che ho contrassegnato lo scorso autunno.»
«Ma…»
«Niente ma. E dì a Sonny Tanner che se tenta un altro dei suoi trucchetti, tipo tentare di darmi a bere che le scimmie sono migrate portandosi dietro lo scarabeo, oppure mi dà qualsiasi altra cosa che non sia quello scarabeo al sicuro nella gabbia isolante, io confischerò Milleflores. Mi sono spiegato chiaramente? Non accetterò nulla che non sia quello scarabeo in questa gabbia.»
«Sì,» rispose Delanna in tono desolato.
Doc Lyle poggiò la gabbia ai piedi di Delanna, entrò nel solaris e andò via, lasciando Delanna a fissare stolidamente la strada.
Dopo un po’, tornò di nuovo in casa, portando con sé la gabbia ammaccata. Adesso il sentiero era molto fangoso: la grandine ormai si era sciolta, tranne nei punti all’ombra. In casa faceva un caldo soffocante. Delanna tentò di pensare a cosa fare. Era inutile tentare di portare via Cleo alle scimmie prima che avessero finito il loro gioco. Ma si sarebbero stancate abbastanza presto e, anche se Cleo si fosse allontanata come era stata solita fare durante le ultime settimane, sarebbe tornata a casa quando le sarebbe venuta fame.
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