—Come sarebbe a dire? — obiettò Kelly. — Impossibile!
— Non avendo ancora deciso cosa fare di tutto il materiale, il governo lo ha confiscato, diamanti compresi, e staranno a ponzarci su finché non avranno trovato una soluzione. Come se non bastasse, hanno posto sotto sequestro la Minsk Mineral. Potremmo fare causa, e forse riusciremmo a riavere quello che è nostro di diritto, ma ci vorrebbe parecchio tempo. Cause di questo tipo possono trascinarsi anche per anni. Ragion per cui dobbiamo trovare subito un altro incarico, se non vogliamo fallire.
Convinto che quello fosse il momento più adatto, Kelly si schiarì la gola e disse: — Temo che non potrò restare con voi.
— Come sarebbe a dire? — Ma dal tono era chiaro che la comandante aveva capito.
— Be’, prima di tutto voglio dirvi che per me questa nave è stata la mia casa e voi tutti la famiglia che non ho mai avuto. Ma non posso restare per sempre a casa. Ho firmato il contratto come mozzo, però non posso continuare a fare il mozzo per tutta la vita. Ho imparato moltissime cose durante il viaggio. Ormai sono un uomo maturo, non più un ragazzo inesperto.
La comandante si rivolse al quartiermastro: — Torwald?
— Non ho più niente da insegnare a Kelly. Potrebbe imbarcarsi come quartiermastro su qualsiasi nave indipendente, e pilota l’AC da campione.
— Senti, Kelly — s’intromise Nancy — potresti firmare per un altro viaggio come mio assistente. Hai ancora molto da imparare sul sistema di comunicazione.
Kelly rimase sorpreso al tono quasi supplichevole della sua voce.
— Ti ringrazio, Nancy, ma mi si è presentata l’occasione di camminare con le mie gambe e non la voglio perdere. Senza essere offensivo, non voglio però fare il tirapiedi di nessuno.
— Hai già in mente qualcosa di concreto? — chiese la comandante con voce brusca. — Spero che non si tratti di una nave di linea. — Il capitano Probert mi ha offerto un ingaggio sulla Black Comet . Credo che accetterò.
— Probert è una brava persona. Dammi il tuo braccialetto — disse la comandante tendendo la mano. — Lo devo aggiornare. Prese il braccialetto e uscì. Sergei alzò gli occhi dal diagramma che stava esaminando, e sorrise a Kelly. — La Minsk — disse poi — aprirà un conto in banca a nome della Space Angel su cui verserà quanto vi è dovuto per i diamanti, quando il carico ci verrà restituito. Se vuoi, apriremo un conto a parte per te.
— Sarà una somma non indifferente — disse Torwald — quando e se arriverà. Ti basterebbe per comprare una quota di comproprietà della Black Comet o di qualche altra nave. Mica male, per un ragazzo appena sbarcato dopo il suo primo viaggio.
— Buona idea — commentò Kelly.
Poco dopo tornò la comandante col braccialetto. Infilandolo, Kelly notò che vi era incassata una stellina d’argento.
— Ma questo è un bracciale da spaziale di prima classe — protestò. — Per diritto, spetta soltanto agli spaziali scelti.
— Come hai detto tu prima, ti sei imbarcato come mozzo, per un viaggio di routine. Il viaggio è durato molto di più ed è stato molto diverso dal solito. Andare al centro della Galassia e immergersi in una stella, secondo me sono cose che vanno al di là del dovere. Ti sei guadagnato la promozione.
Kelly infilò le ultime cose nella sacca. Aveva accumulato un mucchio di oggetti, un po’ raccolti sui pianeti e sulle navi aliene e altri regalatigli dagli amici.
Lafayette era andato da lui molto impacciato, per portargli un cubo di glassite in cui era inserita una piccola sfera che rappresentava il pianeta-giungla visto dallo spazio.
— Mi sono servito degli apparecchi olografici di Achmed e del computer di bordo, per farlo — spiegò. — Visto al microscopio, i particolari sono perfetti, comprese le foreste e le rovine. Volevo ringraziarti per avermi salvato la vita — concluse sempre più impacciato porgendo la mano. — Mi dispiace che per colpa mia tu abbia dovuto riverniciare la stiva.
La comandante gli aveva regalato una scatola di sigari e Achmed un tappeto da preghiera —...nel caso che tu ti convertissi alla vera fede. — Bert gli aveva dato una pila di manuali e K’Stin una bellissima spada.
Kelly si guardò intorno per l’ultima volta. Quella angusta cabina era stata la prima stanza tutta sua che avesse mai avuto. Adesso tutto quello che possedeva stava chiuso nella sacca. Ma aveva imparato molto, sapeva fare tante cose e aveva un ingaggio. Che cosa poteva volere di più uno spaziale?
Si affollarono tutti al portello per vederlo partire. Strette di mano, abbracci, occhi lucidi... Nancy gli gettò con trasporto le braccia al collo, lo baciò forte e disse che avrebbe sentito molto la sua mancanza.
— Avrei voluto che tu fossi così espansiva anche prima.
— Ma prima non te ne dovevi andare — ribatté lei con ferrea logica.
Omero arrivò zampettando ed estrasse da sotto la corazza un disco.
— Vi ho inciso una prima stesura del mio poema epico intitolato Stella Nucleo , di cui tu sei uno dei protagonisti. Forse non potrai capirlo, ma io ti assicuro che così diventerai immortale. Torwald gli porse un pacchetto. — È una piccola cosa che ho messo insieme in officina. — Kelly lo aprì: conteneva un modellino della Space Angel preciso fino nei minimi particolari. Kelly lo infilò subito nella sacca, voltandosi perché gli altri non si accorgessero di quanto fosse commosso.
— Non abbassare mai la guardia — gli raccomandò K’Stin, stringendo nella sua enorme mano quella di Kelly. — E sopprimi qualunque cosa ti minacci.
— Non dimenticare gli stivali, figliolo — aggiunse Torwald. — La celebrità non dura a lungo, gli stivali, invece, sì, e ti saranno molto più, utili.
Poi non restò altro da dire. Kelly fece un ultimo cenno di saluto, si caricò in spalla la sacca e scese la rampa sotto una leggera pioggerella, con l’andatura un po’ ondeggiante di chi non è abituato alla gravità terrestre.
— É proprio diventato un vero spaziale — commentò con voce sommessa Torwald.
Lo seguirono a lungo con lo sguardo, commossi, mentre la sua figura rimpiccioliva allontanandosi, finché la comandante non ruppe l’incantesimo dicendo: — Torwald, vai un po’ al terminal per vedere se ti riesce di trovare un nuovo mozzo.
FINE