John Roberts - Viaggio in fondo alle stelle

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Viaggio in fondo alle stelle: краткое содержание, описание и аннотация

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Chi crede che la fantascienza debba ormai trattare sempre e soltanto di profondi problemi sociologici, ecologici, geopolitici, biopsichici, genetici, fenomenologici eccetera, non legga questo romanzo. Chi invece apprezza ancora i viaggi e le avventure nelle abissali profondità del cosmo, s’imbarchi senz’altro col quartiermastro Torwald e il mozzo Kelly su “L’angelo dello Spazio”, una vecchia astronave da trasporto destinata a raggiungere una zona della Galassia dove nessuna flotta terrestre o extraterrestre aveva ancora mai osato avventurarsi.

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Turbati e confusi, si alzarono barcollando senza dire parola. Nessuno voleva essere il primo a parlare. Ma ad un tratto il loro sguardo fu attirato dal pianeta che sovrastava la cupola. Un pianeta coperto di bianche nuvole e oceani azzurri.

— Non riesco a crederci! È la Terra.

— Ham, in plancia! — ordinò brusca la comandante, che si era appena ripresa e non voleva perder tempo in inutili chiacchiere. — Vai al comunicatore e chiedi istruzioni.

Ham era già sparito prima che lei avesse finito di parlare. Poi la comandante andò al terminale e lo collegò con il ponte di comando. Poco dopo si udì una voce: — Che nave è? Qui la Capitaneria dello Spazioporto. Ripeto, chi siete? Vi abbiamo visto uscire dall’iperspazio all’improvviso senza autorizzazione. Identificatevi immediatamente o spariamo.

— Qui il mercantile Space Angel , al comando del capitano Gertrude HaLevy.

Seguì un breve intervallo durante il quale il funzionario consultò il suo computer.

— La Space Angel che aveva ottenuto il permesso di fare rotta per Alpha Tau Pi Rho Quattro sotto contratto con la Minsk Mineral?

— Sì, proprio quella! — abbaiò la comandante. — Quante navi hanno un capitano che si chiama Gertrude HaLevy?

— Siete stati costretti a tornare indietro per un’emergenza?

— Sarebbe a dire?

— Se i miei dati sono giusti voi non siete stati via abbastanza per aver raggiunto Alpha Tau e far ritorno.

— Secondo il mio computo del tempo — rispose con fermezza la comandante — siamo stati via più di due anni.

Un’altra pausa. Evidentemente il funzionario non riusciva a raccapezzarsi. Infine si decise a dire: — Space Angel , preparatevi a ricevere a bordo una rappresentanza delle forze di sicurezza della Capitaneria.

La ciurma della Space Angel accolse al portello i funzionari sopraggiunti con un piccolo battello militare. Il primo a salire a bordo fu un funzionario in divisa, coi capelli brizzolati, a cui tennero dietro parecchi agenti di polizia. Si fecero avanti con piglio deciso finché non si fermarono di botto vedendo i Viver. I poliziotti portarono la mano alla fondina.

— Calma, quei due fanno parte dell’equipaggio — si affrettò ad avvertirli la comandante trattenendo a stento un sorriso.

— Capitano HaLevy? — Il funzionario era palesemente nervoso. — Io sono il maggiore Whipple della Capitaneria, e vi ritengo responsabile del comportamento di questi... queste creature.

— Non preoccuparti, pelle molle — disse K’Stin. — Non vi faremo del male. Vedendo che stavate per estrarre le armi ci è venuta voglia di ridere.

— Già, già... Ora, capitano HaLevy, mentre ci avvicinavamo alla vostra nave abbiamo notato che è dotata di armi illegali.

— Oh, che sbadata! Me n’ero dimenticata.

— Lo immagino. E adesso... — in quella notò Omero. — E questo cos’è? Un animale alieno? Temo che debba restare in quarantena orbitale, con effetto immediato. Conoscete il regolamento. Dio, che brutto!

— Ehi, non potete parlare così di Omero — saltò su Kelly infuriato, accarezzando affettuosamente la corazza di Omero. — E non potete metterlo in quarantena come un animale.

— E perché no?

— Perché, signore, io sono un poeta, e sono abituato a ricevere gli onori dovuti alla mia professione. Fingerò di non avere sentito quello che avete detto.

Il funzionario fece un salto indietro tanto che per poco non andò a urtare gli agenti. — Parla! — balbettò. — É intelligente?

— Questo è un punto Controverso — replicò Torwald. — Dipende da come giudicate i poeti.

— Che senso ha tutto questo? — Mancava poco che Whipple non si strappasse i capelli.

Ham decise che era venuto il momento di placare le acque. — Vi prego, calmatevi — disse con fare conciliante avvicinandosi al funzionario. — Dovete sapere che...

L’ultimo visitatore stava per andarsene. La Space Angel era rimasta per due settimane segregata e sotto strettissima sorveglianza in un ormeggio isolato dello spazioporto, e i banchi delle memorie del suo computer erano stati esaminati da squadre di scienziati. Intanto l’equipaggio era stato sottoposto a estenuanti interrogatori, finché le autorità non si erano convinte che non avevano altro da svelare sulle loro singolari avventure.

In seguito erano salite a bordo orde di cronisti e di studiosi. I resoconti dello straordinario viaggio della Space Angel erano stati divulgati in tutte le parti dello spazio occupate dall’uomo, e i membri dell’equipaggio erano diventati delle celebrità.

Kelly aveva l’incarico di fungere da cicerone, facendo visitare agli ospiti la nave e mostrando quegli oggetti-ricordo che il governo non aveva sequestrato. In mezzo al gruppo, quel giorno, c’erano un uomo con la divisa di ammiraglio e un ufficiale della Primaria Compagnia di Navigazione Satsuma. Il mozzo si sentiva un po’ frastornato: fino a non molto tempo prima era uno dei tanti derelitti che campavano alla meglio ai margini dello spazioporto, e la cui unica ambizione era di ottenere un lavoro qualsiasi su una nave. Adesso personaggi importanti pendevano dalle sue labbra, e la sua faccia era nota ovunque.

Mentre li accompagnava all’ uscita, alcuni lo presero da parte per scambiare due parole a tu per tu con lui.

— Figliolo, hai mai pensato di arruolarti nella Flotta? — gli chiese con fare paterno l’ammiraglio. — Certo, ma mi hanno sempre scartato.

— Si può rimediare. Pochi mesi in una scuola specialistica e potrai diventare sottufficiale.

— Temo che la carriera militare non m’interessi più, signore — rispose Kelly.

— Hai deciso di arruolarti su un mercantile, eh? — Il funzionario della Satsuma era convinto di tirarlo dalla sua. — Ottima scelta. Saremo felici di averti con noi. Ottima paga, promozioni e orari regolari. E non occorre aggiungere che grazie alla tua fama potrai fare carriera più in fretta di altri più anziani di te.

Kelly squadrò l’uniforme impeccabile coi gradi e i nastrini degli anni di servizio e decise in cuor suo che la carriera di quell’uomo doveva essersi svolta quasi interamente dietro una scrivania.

— So che la Satsuma è una delle migliori compagnie — disse senza sbilanciarsi.

— Facci un pensierino.

L’ultimo a sbarcare fu un ometto barbuto con una vecchia divisa da spaziale. Sui capelli arruffati inalberava un logoro berretto con un distintivo arrugginito sul datanti.

— Non so se hai afferrato il mio nome quando mi sono presentato — esordì.

— Sono il capitano Probert, della Black Comet . Ho appena comprato la nave a un’asta e sto mettendo insieme 1’ equipaggio.

Era un tipo alla buona, e Kelly si sentì subito a suo agio. — Un mercantile indipendente? — chiese.

— E questa nave cos’è? — rise Probert. — Tu ti sei imbarcato come aiutante del quartiermastro, se non sbaglio.

— Sì, ma durante il viaggio ho imparato molto. So fare di tutto.

— Bene, una persona esperta può sempre servire. La paga non è come quella della Satsuma, noi ci dividiamo i guadagni a ogni viaggio. Le ore sono lunghe, ma il nostro cuoco è molto bravo. Pensaci.

— Grazie, ci penserò.

Quando Probert se ne fu andato, Kelly tornò nella sua cabina e si tolse l’uniforme che gli avevano prestato. Dopo essersi infilato la vecchia tuta lisa e gli stivali, si guardò nello specchio. La tuta, che gli pendeva di dosso la prima volta che l’aveva indossata, adesso gli stava a pennello. Gli stivali, così pesanti e scomodi nei primi tempi, adesso calzavano come vecchie pantofole. Sorrise alla propria immagine, e andò alla mensa dove trovò gli altri seduti intorno al tavolo.

Poco dopo arrivò anche la comandante. Aveva un’aria un po’ abbattuta e cominciò subito senza preamboli. — Adesso che siamo tutti riuniti vi prego di rimettere i piedi per terra. Saremo delle celebrità interplanetarie, abbiamo portato sulla Terra un carico di tesori, ma siamo a terra.

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