«Quanto costa affittarlo?» chiese.
«Una sterlina al giorno, signore.» Markham notò che lei lo chiamava invariabilmente signore quando altri androidi o esseri umani potevano ascoltare le loro parole.
«E per acquistarlo quanto ci vuole?»
«Milleduecentocinquanta sterline.»
Markham si tastò in tasca il libretto degli assegni. Era piacevole sentirsi in possesso di cinquemila sterline, senza dover fare niente per guadagnarle. Piacevole e preoccupante... Ma poiché non aveva ancora idea del valore della moneta corrente, non poteva giudicare per quanto tempo quelle cinquemila sterline gli sarebbero bastate.
Guardò indeciso l’eliauto. Era un veicolo utile e ben congegnato, altrettanto maneggevole nelle tranquille strade di Londra come lo era stato per aria. Se voleva andarsene in giro a vedere tutto quello che c’era da scoprire nel mondo moderno in cui era stato proiettato, probabilmente avrebbe avuto bisogno di un mezzo di trasporto personale.
«Per ora lo affitterò per una settimana» disse. «Nel frattempo potrò giudicare se ne ho veramente bisogno, e se posso permettermi la spesa. Com’è la procedura?»
«Al primo magazzino di stato che incontriamo presenterò un assegno per cinque sterline, signore. Non c’è altro.»
«Bene. E se adesso mangiassimo qualcosa? Ho fame.»
Marion-A lo accompagnò fino a un ristorante che si chiamava Da Nino. Era, scoprì Markham con grande sorpresa, tale e quale ai ristoranti del ventesimo secolo: cibi esposti, tavole apparecchiate, sedie di legno, vecchi lumi al neon, e cameriere che indossavano normali grembiuli e avevano la medesima aria un po’ da martiri che lui ricordava bene.
Per un attimo si fermò interdetto. Si guardò attorno a bocca aperta, quasi disposto a credere di essersi risvegliato da uno strano sogno e di ritrovarsi di nuovo nel proprio mondo. Poi si accorse che le cameriere erano androidi, e capì che Marion-A l’aveva portato in un ristorante all’antica.
Lei sorrise. «Pensavo che vi sarebbe piaciuto, signore. Volete che vi aspetti in eliauto?»
Markham la guardò per un momento senza sapere cosa dire, poi si ricordò.
«Ti sarebbe di molto disturbo mangiare con me, Marion? Mi riferisco alle conseguenze che dovresti subire.»
«No, signore. È un’operazione semplicissima.»
«Allora sarei contento che tu mi facessi compagnia» disse lui con aria diffidente. «Non mi sento ancora sicuro di me... Strano, vero?»
«È perfettamente comprensibile, signore.»
Markham scelse un tavolo accanto alla finestra, guardò il menù e scelse dei piatti che avrebbe potuto ordinare anche un secolo e mezzo prima.
Sebbene il ristorante fosse nel West End, in sala c’erano sì e no una dozzina di persone. Guardandosi attorno incuriosito, notò di non essere l’unico a pranzare con un androide. Due tavolini più in là, una giovane donna, eccezionalmente graziosa ed elegante, sui trentacinque anni, permetteva al suo androide personale di giocherellare con una tazza di caffè mentre lei consumava un pasto completo. Nell’angolo opposto della sala, un uomo e una donna, chiaramente una coppia di innamorati, avevano condotto con sé i reciproci androidi personali. A Markham la scena appariva grottesca.
Per un po’, lui e Marion-A mangiarono in silenzio. Poi, arrivati al caffè, Markham disse in tono discorsivo: «Che tipo strano quel vecchio che ho incontrato in Hampstead Keath.»
«Non sembrava convenzionalmente ambientato» disse Marion-A.
«Ho l’impressione che si interessasse a qualche bizzarro culto religioso» riprese Markham. «Sono molti i tipi come quello?»
«Esistono molte confraternite religiose» spiegò Marion-A. «Di solito, i loro fini sono più sociali che religiosi. Nella City, sono di moda varie forme di misticismo indiano, ma la più popolare resta pur sempre il Triplo S.»
«Cosa sarebbe il Triplo S?»
«La Società dei Simbolisti Sessuali.»
«Un nome che è tutto un programma» disse lui, asciutto.
«Mi risulta che sia molto seguita» disse Marion-A. «Dagli esseri umani, s’intende.» E sorrise.
«L’uomo incontrato in Hampstead» riprese Markham, «pareva preferire l’adorazione del sole, se ho capito bene.»
«In realtà, signore» rispose calma Marion-A «ho intuito che si trattava di un Fuggiasco.»
«Che cosa vuol dire?» Markham era troppo scosso per rendere convincente la sua pretesa aria di ignoranza.
«Una persona antisociale che si oppone allo schema della cultura esistente, ed è perciò infelice e insufficientemente cooperante per accettare l’assistenza, compresa la cura psichiatrica. Il suo nome è stato cancellato dall’Elenco e gli vengono negati tutti i privilegi sociali finché non acconsentirà a lasciarsi aiutare.»
«Può osservi costretto?»
«No, signore, a meno che non commetta un crimine.»
«Ma se il suo nome viene cancellato dall’elenco, alla fine rimarrà senza denaro e senza niente. Dovrà rubare per poter vivere.»
«Sì, signore. E in questo caso può essere costretto legalmente a sottomettersi alle cure, appena viene catturato, o appena si costituisce.»
«Un magnifico sistema basato sul circolo vizioso» disse Markham. «Ne vengono catturati molti di questi Fuggiaschi?»
«La maggioranza finisce per arrendersi» rispose lei. «Essere privati dei privilegi sociali è demoralizzante. E poi la cura è meno rigorosa, dato che quando un uomo si arrende di sua spontanea volontà dimostra di essere psicologicamente cooperante.»
Markham rifletté un poco in silenzio. Poi disse: «Chi si prende la responsabilità di decidere quali nomi vengono cancellati dall’Elenco, e come vadano trattati i Fuggiaschi?»
«Questa è una delle funzioni dello Psicoprop, signore: il dipartimento di propaganda psicologica.»
Lui rise senza allegria. «E quel dipartimento ministeriale sarà tutto formato da esseri umani, immagino.»
«No, signore» disse Marion-A. «Lo Psicoprop è organizzato e completamente amministrato da androidi.»
Markham allibì. «Non li controlla nessuno... nessun essere umano?» chiese.
«Rispondono direttamente al Presidente di Londra, signore.»
«Capisco... Molte donne diventano Fuggiasche?»
«No, signore. I casi di psiconeurosi nelle donne sono meno numerosi che negli uomini.»
Markham bevve lentamente il caffè, ripensando a quello che gli aveva detto Marion. Passarono parecchi minuti prima che parlasse di nuovo.
«Facciamo un’ipotesi. Se io avessi saputo che l’uomo di stamattina era un Fuggiasco, cosa avrei dovuto fare?»
«Se me lo avesse detto, signore, mi sarei messa in contatto con la più vicina pattuglia psichiatrica. Allora l’uomo sarebbe stato rintracciato e invitato ad arrendersi.»
«E se avesse rifiutato di arrendersi?»
«Allora sarebbe stato preso, signore.»
«Con la forza?»
«I metodi impiegati non fanno soffrire l’essere umano catturato, signore.»
Markham prese una sigaretta.
«Se pensavi che fosse un Fuggiasco, perché non l’hai detto? E perché non hai chiamato la squadra psichiatrica, o come la chiami?»
«L’evidenza non era decisiva, signore» disse Marion-A. «E poi, un A.P. non deve prendere decisioni indipendenti di simile importanza, a meno che non ci sia pericolo immediato.»
«Fortunatamente» disse Markham, aspirando una profonda boccata di fumo «le tue deduzioni erano sbagliate, vero? Quello era solo un innocuo vecchio mattoide. Mi ha perfino consigliato di andare in Cornovaglia con lui e di unirmi ai suoi adoratori del Sole.»
«Sì» disse Marion-A. Portava la tazza del caffè alle labbra a intervalli regolari.
Spinto dalla curiosità, Markham cominciò a misurarli. Scoprì che ogni intervallo durava esattamente quìndici secondi.
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