La folla si appressava a loro come un’ondata. Non era il momento di far complimenti, Kenniston le diede allora uno strattone al polso, che le fece perdere l’equilibrio, e ricominciò nuovamente a correre, trascinandola di peso. Poi, mentre il Thanis era ormai vicino, Kenniston inciampò d’un tratto nella sabbia, e Varn Allan si liberò di lui.
Mentre si agitava per rimettersi in piedi, Kenniston vide un pallido raggio di luce scaturire dal fianco dell’astronave. Il raggio compì un lungo semicerchio, sollevando un urlo di raccapriccio dalla folla. Poi colpì anche lui e, questa volta, il colpo fu fortissimo. Ricadde nella sabbia e vi rimase, come morto, assolutamente immobile e privo di conoscenza.
Quando tornò in sé, si trovava disteso su una cuccetta, mentre le dita potenti di Gorr Holl gli stavano massaggiando i centri nervosi lungo la colonna vertebrale.
«Grazie agli dei, hai ripreso conoscenza! Sono ormai due ore che ti sto massaggiando!»
Kenniston si mise penosamente a sedere. Si trovava in una piccola cabina senza finestrini, arredata con uno scrittoio e una sedia adatta alla grossa dimensione di Gorr Holl, e capì allora che doveva trovarsi all’interno del Thanis.
«In che modo sono arrivato qui?» domandò. Gli riusciva ancora difficile parlare. La sua lingua, come tutto il suo corpo, sembrava insensibile e pesante come piombo.
«Varn Allan ha ordinato di portarti qua dentro. Ha capito più tardi che cercavi di salvarla, e che farti abbattere era stato un errore. Ha ordinato di farti rinvenire il più presto possibile.»
Kenniston era troppo intontito per fare del sarcasmo. Gemette ancora e mormorò:
«Che è accaduto, Gorr?»
«Moltissime cose... e tutte brutte. Guarda!»
Toccò un bottone, e un riquadro della parete metallica divenne perfettamente trasparente.
Kenniston si rimise in piedi con difficoltà e guardò fuori, verso la lontana cupola scintillante di Nuova Middletown. Vide gli uomini di Middletown che lavoravano alacremente nella polvere color ocra davanti alla porta della città, scavando trincee, riempiendo sacchi di sabbia, preparando la linea del fuoco.
Gorr Holl gl’indicò poi, al di là della desolata pianura, verso le colline lontane; Kenniston vide laggiù una piccola carovana di jeep, uscita dalla vecchia città, che procedeva veloce in direzione della cupola, trascinando alcuni piccoli cannoni... i piccoli cannoni che avrebbero dovuto sfidare la Federazione delle Stelle.
«Ci hanno concesso tre ore per andarcene» lo informò Gorr Holl «... il tempo necessario per piazzarci contro le loro batterie. Dopo di che, apriranno il fuoco.»
«Ma sono pazzi!» bisbigliò Kenniston. «Sono dei poveri pazzi!» Sebbene capisse perfettamente che quella era una pazzia, avrebbe potuto piangere d’orgoglio, per quell’atto di forza.
Il termine era quasi trascorso. Quei cannoni avrebbero presto raggiunto la porta della città, sarebbero stati puntati contro le astronavi e gli uomini di Middletown avrebbero deciso la loro stessa distruzione.
«Debbo impedire questa pazzia, Gorr» disse. «In qualunque modo, debbo impedire questa pazzia!»
Gorr Holl lo fissò con uno sguardo curioso, come se volesse misurare la fermezza di quella decisione.
«Quanto sei disposto a rischiare, nel tentativo?» chiese.
«No! Aspetta a rispondere. Non sarà una cosa facile. Specialmente per te, nella posizione in cui ti trovi; non sarà una cosa facile.»
«Spiegati!» pregò Kenniston. Afferrò convulsamente un braccio di Gorr Holl, colpito da una improvvisa speranza. «Suvvia! Di che si tratta?»
«Vi sono altri pianeti morenti, oltre alla vostra Terra» disse Gorr Holl. «E, come ti ho detto, noi primitivi siamo attaccati ai mondi che ci hanno dato la nascita, proprio come voi. Vi è stata una... ecco, una cospirazione, chiamiamola così, fra le razze primitive, per interrompere queste migrazioni in massa, e tutto il nostro piano si basa sul procedimento di cui ti ha parlato Lal’lor. Si tratta del procedimento di Jon Arnol per far rivivere i mondi morti, il procedimento che è stato vietato dalla Federazione. Kenniston, potremmo provare con la Terra...!»
«In altre parole» disse Kenniston, lentamente «volete coinvolgere me e il mio popolo in un movimento contro la legge della Federazione?»
«Se debbo parlarti francamente, sì!» disse Gorr Holl. «Ma si tratta anche del vostro interesse. Avrete la Terra e noi avremo i nostri mondi, per rimanervi a nostro piacere. Perdendo la partita... ebbene, le vostre condizioni non saranno peggiori di quelle che sono adesso.» Posò la grossa mano su una spalla di Kenniston. «Varn Allan si trova ora al televisore, per chiedere al Centro di Vega l’autorizzazione a usare la forza nell’esecuzione dei suoi ordini. Pensaci in fretta, Kenniston!»
Kenniston rifletté rapidamente. Gli sembrava di muoversi in una nebbia profonda, ma intuiva qualche cosa, intuiva i contrasti che esistevano fra le stelle. Egli non aveva il diritto di coinvolgere se stesso e Middletown in una lotta della quale non sapeva quasi nulla... Ma laggiù, al di là di quel finestrino, stavano trincee piene di uomini infuriati e sconvolti, e quei cannoni che si avvicinavano... Non avrebbero certo potuto cacciarsi in una situazione peggiore di quella... Se vi fosse stata anche una minima via di uscita...
«Che debbo fare?» domandò.
Gorr Holl sorrise.
«Bene!» approvò. «E ricordati, avrai degli alleati in questa missione! Ora seguimi: ti racconterò tutto strada facendo.»
Il grosso Gorr Holl lo condusse lungo un groviglio di stretti passaggi che correvano all’interno del Thanis. Non incontrarono nessuno, e Kenniston intuì che Gorr Holl evitava i corridoi principali.
Kenniston guardava di sfuggita i particolari della nave spaziale. Non gliene importava nulla, ora. Tutto ciò che lo preoccupava, era invece l’urgente necessità di impedire il disastro che stava per accadere. I suoi nervi erano tesi fino allo spasimo, in attesa del primo colpo di cannone contro il Thanis. Sapeva che era ancora presto, ma i minuti scorrevano veloci.
Gorr Holl gli diede rapidamente alcune spiegazioni, mentre procedevano.
«L’ordine di evacuazione è venuto dal Comitato dei Governatori attraverso un Comitato esecutivo. Secondo le leggi della Federazione, tu puoi avanzare appello, contro quell’ordine, al Comitato dei Governatori in seduta plenaria. Ora, Kenniston, nessuno può negarti il diritto di appello, perciò non lasciarti intimorire da un eventuale rifiuto.»
Erano giunti, attraverso uno scuro corridoio, di fronte a una porta chiusa.
«Quella è la cabina del televisore. Varn Allan è in contatto col Comitato, ora. Entra là dentro e fa’ il tuo appello. E ricordati bene: c’è anche Lund!»
Gorr Holl sparì nel buio del corridoio. Kenniston fece pochi passi e si trovò davanti alla porta chiusa. Fece girare la maniglia, e la porta si spalancò. Kenniston entrò in una cabina alta e stretta, nella quale stavano Varn Allan e Norden Lund che si volsero di scatto, attoniti, a guardarlo.
Kenniston li notò appena. Fu qualcos’altro a colpire la sua attenzione e a trattenerlo immobile, come impietrito.
Due delle pareti della cabina erano occupate da complicati meccanismi, tutti apparentemente automatici. Di fronte a lui stava la terza parete, uno schermo gigantesco, che rifletteva delle figure in modo così chiaro e limpido da sembrare una finestra.
Una finestra aperta su un altro mondo...
In quello schermo, quattro personaggi sedevano davanti a un tavolo nero di materia plastica. Tre erano uomini, vestiti come gli occupanti del Thanis. Uno di essi era molto vecchio, il secondo era anziano, il terzo era di mezza età, di carnagione scura e aspetto arcigno. Il quarto non era un uomo. Era un umanoide come Magro, e come lui aveva una criniera bianca e una strana espressione felina, nel viso bello e lievemente crudele. Ma era più vecchio e più grave e solenne di Magro.
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