“È uno scherzo” Devan pensò. “Tra un momento mi rideranno tutti in faccia”. Si volse per osservare i presenti. Gli occhi di Costigan erano chiaramente ironici. Sam Otto lo guardava con una smorfia benevola. Orcutt aveva gli occhi accesi. Era chiaramente eccitato.
Devan si curvò e guardò di nuovo le pareti di metallo, facendo scorrere il dito intorno al bordo dell’apertura. Si trattava di una lavorazione accurata. Il metallo era pregiato.
Chiuse il pugno, quindi l’avvicinò all’apertura, e ve lo infilò, fino a che il suo braccio fu completamente dentro la macchina fino alla spalla. Allungò l’altro braccio per incontrare la mano dall’altra parte.
Ma la sua mano non c’era. Solo una manica vuota.
Terrorizzato, piegò il braccio dentro il canale interno e non trovò altro che aria dove avrebbero dovuto esserci le pareti del tubo. Poi sentì il freddo, come se avesse fatto passare il suo braccio fuori della finestra, attraverso un buco.
Scosse il braccio con rabbia. Era gelato.
Devan fissava il cilindro appuntito d’argento, e la vista gli si confuse mentre il lungo fusto brillava alla luce. Ciò che era accaduto lo aveva profondamente colpito. La sua mente si rifiutava di credere all’evidenza, ma i suoi occhi e la sua mano non si erano ingannati.
Doveva credere alla sua mente, o a ciò che aveva sperimentato? Il sudore gl’imperlava la fronte, il cuore batteva rapido, e aveva i nervi tesi.
Non “voleva” credere a ciò che aveva visto e fatto, ma allora? Se fosse stato tutto un abile trucco, e pensava che avrebbe finito per rivelarsi tale, non si sarebbe mai perdonato di essere stato tanto sciocco da credervi. Ma come dimostrare che era un imbroglio bello e buono?
Eppure pochi minuti prima aveva infilato un braccio dentro il cilindro di metallo levigato, e dall’altra parte era uscita la manica vuota!
— Ebbene…? — La voce di Sam era trionfante.
“Va’ al diavolo” pensò Devan. “State proprio cercando di mettermi alle strette! Volete che mi arrenda, eh?”. Si volse lentamente, seccato che lo avessero messo in stato di inferiorità. “Non sarà così facile avermi” si disse.
— Dottor Costigan, volete far ruotare il vostro ordigno di novanta gradi? Lo potete fare senza tirare nessuno di quei fili? — domandò.
Il dottore lo guardò con attenzione, soffregandosi il mento. — Credo di sì. — Pose il cilindro più vicino ai pannelli, e lo mosse nel senso voluto da Devan.
— Avete una lampadina con un filo lungo abbastanza da arrivare fin qui, in modo che io possa guardare nella cavità?
Il dottore frugò in un cassetto e ne tolse una lampada schermata, con un lungo filo. Devan infilò la spina in una presa elettrica e accese.
— Ora, Ed, se non vi dispiace, infilate il braccio nel cilindro mentre io osservo l’operazione dall’altra parte.
Si curvò in modo di avere l’orecchio sul banco, e sistemò la luce davanti a sé, in modo che l’apertura del congegno fosse bene illuminata.
Orcutt si mise dall’altra parte del cilindro.
— Cominciate pure — disse Devan. Osservava con attenzione le dita distese di Orcutt che, illuminate, si avvicinavano alla cavità. Quando la mano entrò nel tubò, vide una cosa incredibile: le punte delle dita sparirono e, come se fossero state tagliate nette, si videro distintamente ossa, vene e muscoli. A mano a mano poi che la mano avanzava, l’effetto di sezione passò dalle nocche al palmo e quindi al polso. Contemporaneamente al procedere del braccio di Orcutt, la manica della giacca diventava flaccida e vuota, scivolando lungo la cavità, a mano a mano che Orcutt introduceva il suo braccio. Alla fine la manica uscì per pochi centimetri dalla parte di Devan, e quando Orcutt non poté continuare oltre, si fermò.
Devan spinse dentro a forza la manica.
— Ehi! — esclamò Orcutt, tirandosi indietro.
— Non togliete la mano!
— Fa freddo qui dentro.
— Un momento solo.
Devan lasciò andare la manica, mosse la lampada, la mise sul banco e quindi inserì la propria mano nell’apertura. Con l’altra mano tenne ferma la manica di Orcutt, inoltrando la mano fino a che ebbe trovato il braccio di Orcutt. Era nudo e freddo. Orcutt aveva piegato il gomito e anche Devan. e le loro mani si afferrarono come nel combattimento indiano.
Devan soddisfatto liberò la sua mano e tastò il braccio di Orcutt. prima il polso, poi l’avambraccio, tirandone i peli. Orcutt indietreggiò un poco.
— Che cosa avete in mente, Devan?
— Sto facendo semplicemente delle prove — disse Devan. Sorrideva divertito, nonostante tutto.
Spostò la sua mano lungo il braccio fino al gomito, e dal gomito fino a… la carne era finita, tagliata e perfettamente liscia all’altra estremità. Fece scorrere le sue dita sul moncone del braccio. La superficie era come ghiaccio, senza alcun palpito di vita.
— Sentite qualcosa? — Devan chiese.
— Vagamente.
— Benissimo — disse Devan, togliendo il suo braccio.
Orcutt estrasse a sua volta il suo e cominciò a massaggiarlo.
— Accidenti, se è freddo dentro là — disse.
— Siete convinto, ora, signor Traylor? — chiese Costigan.
Devan annuì. Non poteva negarlo per il momento.
— Bene, Devan? — fece Sam.
Devan stava osservando con attenzione il dottore che toglieva tutti i vari fili, e non rispose. Tutto era così terribilmente confuso nella sua mente, e così recente era stata l’esperienza che non c’era senso a parlarne. Era come assistere a una rappresentazione fantastica o leggere un libro talmente avvincente da non desiderarne mai la fine, per non trovarsi di nuovo a contatto con la realtà, realtà assai meno interessante; ma poi, sapendo bene che la fine ci deve essere per forza, una volta arrivati, ci si accorge che anche le cose trascurabili riprendono la loro importanza e si è obbligati a considerarle con la dovuta serietà.
— Mi sembra di avere fatto una certa impressione su Devan — disse Orcutt. — So che è difficile crederci, Dev, ma è vero. Quando arrivaste qui, non vi aspettavate di sicuro una cosa del genere. Ora avete visto l’incredibile e ne siete stupefatto.
Devan sospirò. — Avete ragione. È impossibile, e io l’ho visto coi miei occhi. — Tolse una sigaretta dal suo astuccio e la accese con aria assente. — Quanti altri hanno visto questo, Ed?
— Tutti gli altri del Comitato.
— E Tooksberry ha votato contro?
Orcutt annuì. — Non ci crede affatto. Non ci si è voluto avvicinare. Glenn e Jimmy ne sono stati conquistati di colpo.
Il dottore aveva di nuovo il congegno argenteo fra le sue braccia e lo ripose nella cassaforte. Devan non riusciva a staccarne gli occhi. Respirò sollevato quando finalmente la porta della cassaforte fu accostata e il dottore ne girò la chiusura.
— Andiamo nell’altra stanza — disse Sam, aprendo la porta.
Nella stanza entrò una folata di aria fresca, respirabile, che schiarì le idee a Devan.
Si sedettero mentre Devan si asciugava la fronte sudata con il fazzoletto.
— Penso proprio che la cosa vi abbia impressionato, Dev — disse Orcutt, ridendo. — Avete l’aria di chi ha urgente bisogno di qualcosa di forte.
— Cosa avete provato quando l’avete visto?
— Più o meno come voi. — Orcutt guardò il suo orologio. — È quasi mezzogiorno, e la riunione è all’una e mezzo. Dobbiamo andare.
— Potremmo mangiare qui — disse Sam. — Potrei telefonare per farci mandare qualcosa.
— Qualcuno ha parlato di bere? — chiese Costigan, rigidamente seduto sulla sua sedia.
Devan si guardò intorno e non vide né bottiglie né bicchieri. — Berrei volentieri un sorso, ma bisogna uscire per prenderlo?
— Un momento. — Il dottore si alzò e si diresse di nuovo verso la porta chiusa. Dopo un momento tornò con una bottiglia di whisky, al che gli altri gli chiesero dove la tenesse. Rispose secco: — Nella cassaforte.
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