— Volevo solo vedere il dottore per fargli sapere le mie decisioni — disse Orcutt.
— Ma certo — rispose Sam. — Naturalmente. Il dottore lo sa, vero, dottore? — Il dottor Costigan si limitò ad alzare le sopracciglia e sembrò che stesse per dire qualcosa, quando Sam riprese: — Come siete stato, Devan?
— Meglio di così… — Devan rispose, avvertendo la penosa sensazione che stava perdendo del tempo. La cosa si stava facendo sempre più ridicola. Si pentiva di essere lì. — Sono dell’idea che sia il momento, Sam, di farmi vedere quel piccolo aggeggio che ha il potere di trasformare della carta bianca, con un semplice giro di manovella, in bigliettoni da venti dollari. Non credete? Si tratta di una fornace d’oro da cui escono diamanti autentici o mattoni d’oro?
— Sempre voglia di scherzare — rise Sam. — Il solito vecchio Devan. Grande burlone, sapete, dottore?
Sam tolse il sigaro di bocca e lo posò sul bordo della scrivania. — Come potevamo sapere che il signor Traylor sarebbe venuto, dottore? Così è la vita, imprevedibile. Una promessa è una promessa, lo so, ma non dobbiamo dimenticarci che il signor Traylor è un uomo importante alla “Inland”.
— Ma tutta questa gente! — Il dottore appariva preoccupato. — Ho detto che lo avrei fatto vedere una volta sola e voi eravate d’accordo.
— Ma dottore! Il signor Orcutt ha portato Devan fin qui per vederlo.
— Io non ce l’ho con voi, dottore — disse Devan. — Io stesso se avessi avuto qualcosa di molto importante e avessi deciso di non mostrarla, avrei agito ugualmente. Non ci sarebbe niente di male se non mi fossi già trovato molte volte in simili situazioni con Sam.
— Un momento, Devan — disse Orcutt. — Mi spiace di essere il colpevole di tutto questo. Io ho promesso a Devan che avrebbe potuto vedere la macchina. — Poi, con espressione decisa, continuò: — Ma la deve pur vedere se vogliamo avere l’approvazione del Consiglio oggi pomeriggio! — Guardò il suo orologio da polso: — Sono le undici, la riunione è all’una e trenta, e ci sono un sacco di cose da fare.
Devan si lasciò cadere su una sedia, accese una sigaretta e li guardò tutti e tre con aria disgustata. — Sentite — disse — sono in affari da un sacco di tempo. E mi sembra improbabile che ci sia qualcosa di così sensazionale da meritare tutte queste esitazioni, a meno che non si tratti di una nuova superbomba. Perciò, tirate fuori questa faccenda e fatela un po’ vedere, o dirò al Comitato che cosa penso di tutta questa macchinazione.
— Devan — disse Sam con voce ferita — non sapete cosa state dicendo.
— È meglio che lo lasciate vedere, dottore — disse Orcutt — altrimenti la cosa sembra realmente senza senso.
Per un momento il dottor Costigan non si mosse dal centro della stanza e i suoi occhi apparivano pieni di furia repressa. Poi si ricompose e si diresse verso una porta che si apriva sull’altro lato della stanza.
— E va bene — disse, togliendosi una chiave di tasca e infilandola nel lucchetto.
Devan aveva una tremenda voglia di ridere, ma si trattenne. Si volse verso Sam, poi verso Orcutt e, vedendo l’espressione sorridente di questi, si chiese quanta parte di quella commedia fosse a suo favore. Dopo che il dottore ebbe aperto la porta, Devan schiacciò il mozzicone della sigaretta e seguì gli altri nel locale.
Era una piccola stanza, approssimativamente di tre metri per tre e cinquanta, illuminata da parecchie lampade fluorescenti tutt’intorno alle pareti. Lungo una di esse c’era un banco e sul muro sovrastante erano disposti, bene in ordine, alcuni strumenti familiari agli studiosi di elettronica.
Dietro il banco erano ammassati pezzi per radio e materiale elettronico, tra cui vari strumenti di controllo, un oscillografo, un trasformatore, uno stabilizzatore di voltaggio e vari accessori del genere. Se non fosse stato per la parete situata a destra, tutta piena di strumenti di più grosse dimensioni e di luci, bottoni, prese e misuratori, lo si sarebbe potuto scambiare per il laboratorio di un radioamatore, seppure di un tipo un po’ fuori del comune.
In un angolo della stanza il dottor Costigan era curvo sulla cassaforte. Con gesti rapidi stabilì la combinazione e aprì il pesante sportello.
Sam Otto tentò di aiutarlo, ma il dottore gli fece segno di stare indietro. — Lo maneggerò io — disse.
Costigan introdusse le mani con cura nella cassaforte e ne estrasse un lungo corpo metallico, che aveva tutta l’apparenza di un lucido razzo argenteo, di un trenta centimetri di diametro. La base circolare era perforata da un’apertura ad arco che proseguiva per tutta la larghezza del corpo metallico.
Il dottor Costigan avanzò faticosamente con l’ordigno tra le mani e tutti gli altri gli fecero largo. Lo sistemò sul banco, provocando un rumore sordo, e quindi, afferrandolo per l’estremità, lo pose in posizione verticale. “Be’, almeno ha l’aspetto di un’astronave” si disse Devan divertito. Beatrice Treat aveva detto giusto. Era alto circa un metro, e le luci vi si riflettevano con guizzi luminosi.
Il dottore appariva molto indaffarato; aprì un cassetto del banco e ne tolse un certo numero di rotoli di corda, che agganciò a sostegni lungo il fuso e che poi tirò fino a un pannello di sostegno. Mentre lavorava, le sue dita lunghe e sottili si muovevano con abilità e tutta la lentezza che Devan gli aveva attribuito era sparita. Una volta, quando Costigan si volse verso il pannello di misura, Devan ebbe modo di scorgere, alla luce delle lampade abbaglianti, l’espressione fanatica del suo volto.
Tutti seguivano con i nervi tesi le diverse fasi dell’operazione.
— Forse bisognerebbe aprire — disse Sam. — L’aria qui dentro è pesante.
— Lasciate la porta chiusa, per favore — disse Costigan. — Sono quasi pronto. — I contatori cominciarono a funzionare, gli aghi a oscillare e si avvertì uno scatto all’interno del congegno. Quindi un motore entrò in funzione, sprigionando un rumore sordo.
— E ora… — disse finalmente il dottore.
— E ora che cosa? — chiese Devan con sarcasmo.
— Aspettate — disse Sam.
— Per amor del cielo — disse Orcutt — date un minimo di fiducia al dottore.
— Ora, signor Traylor, se volete avere la bontà, prego — fece Costigan.
Devan si avvicinò al banco e Orcutt e Sam gli fecero posto.
— Vedete questo buco in fondo? — e Costigan indicò l’apertura ad arco alla base del fusto a forma di proiettile. — Guardateci dentro. Metterò le mie dita dall’altra parte. Così.
Devan si curvò. — Che io sia dannato! — disse.
— Che cosa avete visto? — chiese Sam sorpreso.
— Ho visto le due dita dall’altra parte!
— Sam ha ragione. Siete un tipo spiritoso, Traylor. E ora — il dottore si schiarì la gola: — Mettete il vostro dito nell’apertura.
Orcutt e Sam si fecero vicini per vedere, ma Devan esitò a eseguire ciò che Costigan gli aveva ordinato.
— Anzitutto, ditemi che cosa succederà.
Il dottore scosse la testa: — Assolutamente niente di male. Su, su.
Devan esitava ancora, guardandoli tutti e tre in attesa della sua decisione. Infine scrollò le spalle e mise il dito nell’apertura. Non sentì nulla, e dopo un po’ lo tolse.
— Tutti contenti? — chiese.
— Non avete osservato il vostro dito mentre eseguivate — protestò il dottore.
— Avanti, Devan — fece Orcutt con impazienza. — Non fate storie.
Devan mise il suo dito di nuovo vicino al buco. C’era spazio abbastanza non solo per il dito ma per la mano intera, ma vi introdusse solo un dito e attese.
A poco a poco il dito scomparve alla sua vista. Stupitissimo, lo tolse via e lo guardò. Era sempre intero. Il suo cuore accelerò le pulsazioni. Introdusse di nuovo il dito nella macchina e lo vide ancora sparire. Provò l’impressione che il dito si raffreddasse e lo toccò con l’altra mano. Era infatti gelido.
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