Bob Shaw - Cosmo selvaggio

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Cosmo selvaggio: краткое содержание, описание и аннотация

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Un’astronave stellare da esplorazione spedisce su un pianeta sconosciuto sei moduli di atterraggio e ne vede tornare sette. Su quel pianeta c’и chiaramente “qualcosa che non va”… Ma nelle zone piщ remote e selvagge del Cosmo, si sa, le cose non vanno mai perfettamente lisce e gli esploratori devono sempre stare in guardia, devono sempre aspettarsi di tutto. Giustamente Bob Shaw ha messo in epigrafe alla strabiliante saga dell’astronave “Sarafand” questi memorabili versi di R. L. Stevenson: “Per il Cosmo strano e selvaggio me ne vado, da eterno straniero. Il mio amore sono le tue strade e i brillanti occhi del pericolo”.

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— Infatti. Si da il caso che io sia l’unico qui ad avere una conoscenza dettagliata della situazione e ad essere bene addestrato. Questo significa che il mio rapporto sull’episodio sarebbe più utile e più dettagliato del vostro.

— Non sono d’accordo — disse Surgenor. — Come fate a sapere che io non ho una memoria fotografica?

— Non vorrei sembrare infantile, ma voi come fate a sapere che non ce l’ho io? — La mano di Giyani si posò in modo apparentemente casuale sul calcio della pistola. — Comunque, con le ipno-tecniche, il problema non è di quello che si ricorda, ma di quello che ci si è preoccupati di osservare.

— In tal caso — intervenne McErlain — ditemi cosa avete osservato sulla giungla.

— Cosa volete dire, sergente? — disse Giyani impaziente.

— Niente di speciale. Solo che c’è qualcosa di molto strano in questa giungla. Un osservatore acuto come voi dovrebbe averlo notato da un pezzo. Allora, che cos’è? — McErlain fece una pausa. — Signore.

Giyani si guardò intorno. — Non è il momento di scherzare.

Le parole del sergente avevano risvegliato delle sensazioni nella memoria di Surgenor. Anche lui aveva notato qualcosa di strano nella foresta, che la rendeva diversa da tutte le altre che aveva visto. — Andate avanti — disse. McErlain lanciò un’occhiata trionfante, quasi di possesso, alla giungla. — Non ci sono fiori.

— E allora? — Giyani sembrava sconcertato.

— I fiori servono ad attirare gli insetti. È così che la maggior parte delle piante si riproducono, impollinando le zampe e i corpi degli insetti, che poi lo spargono in giro. Tutta questa roba — McErlain indicò con un gesto il muro verde che li circondava — è costretta a riprodursi in qualche altro modo, che non dipende da…

— Dalla vita animale! — finì Surgenor, chiedendosi come avesse fatto a non accorgersene prima. Quella giungla, l’antico mondo verde di Saladin, era silenziosa. Nessun animale si muoveva fra i suoi cespugli, nessun insetto ronzava nell’aria immobile, nessun uccello cantava. Era un mondo privo di vita mobile.

— Osservazione interessante — disse Giyani freddamente — ma di scarso interesse per il nostro problema immediato.

— Questo lo dite voi — disse McErlain trattenendo la rabbia. Surgenor lo scrutò con attenzione. Il grosso sergente sembrava rilassato, ma non staccava gli occhi da Giyani. Si era messo vicino alla Saladiana silenziosa, più vicino di quanto ci si sarebbe potuto aspettare date le circostanze. Era come se, pensò Surgenor a disagio, lui e la donna aliena fossero legati da qualche cosa.

Surgenor rivolse la sua attenzione alla rampa che avevano costruito con i tronchi abbattuti dal modulo. Solo pochi passi lo separavano da essa, e non ci avrebbe messo più di due secondi a raggiungere il disco, ma era sicuro che il sergente l’avrebbe immediatamente incenerito. La sua unica speranza era che Giyani e McErlain restassero così impigliati nel loro conflitto personale, da dimenticarsi di sorvegliarlo. Si avvicinò un po’ di più alla rampa, pensando a cosa potesse portare i due uomini a uno scontro diretto.

— Maggiore — disse con fare distratto — avete affermato prima che il vostro interesse principale è la buona riuscita della missione. La salvaguardia degli interessi della Terra nel miglior modo possibile.

— Esatto.

— In questo caso avete l’occasione di compiere un gesto decisivo, che potrebbe indurre i Saladiani a una maggiore cooperazione. Se rimandassimo la prigioniera indietro nel tempo…

Giyani slacciò la fibbia della fondina con un movimento rapido. — Non cercare di fare il furbo con me, David. E allontanati da quella rampa.

Surgenor provò un attimo di terrore, ma non si mosse. — Cosa ne dite, maggiore? La mente di un Saladiano è così diversa dalla nostra che non abbiamo la più pallida idea di quello che abbia in testa quella donna. Non possiamo scambiare un solo pensiero, una sola parola con il suo popolo, ma non ci potranno essere dubbi sulle nostre intenzioni se la rimandiamo indietro. — Mise un piede sulla base della rampa.

— Tornate indietro! — Giyani afferrò il calcio della pistola e cominciò ad estrarla dalla fondina. Dal fucile di McErlain venne un piccolo clic. — Lasciate andare quella pistola — disse il sergente senza alzare la voce.

Giyani si immobilizzò. — Cosa vi salta in mente, sergente? Non vedete cosa sta facendo?

— Lasciate stare quella pistola.

— Chi vi credete di essere? — La faccia di Giyani si rabbuiò. — Qui non siamo…

— Andate avanti — lo incalzò McErlain con finta cortesia. — Ditemi che non sono più sulla Georgetown . Sentiamo qualcun’altra delle vostre battute sul genocidio. Vi piacciono molto, maggiore.

— Non volevo…

— Sì che volevate! È da un anno che non mi dite altro, maggiore!

— Mi dispiace.

— Non è il caso. È tutto vero, sapete. — Lo sguardo di McErlain si spostò lentamente sulla figura enigmatica della Saladiana, poi tornò su Giyani. — Sono uno di quelli che hanno sparato. Non sapevamo niente dello strano sistema riproduttivo degli alieni. Non sapevamo che quel gruppo di maschi doveva preservare il proprio onore e quello della razza compiendo un attacco rituale. Vedemmo solo una massa di centauri pelosi che ci attaccavano con le lance. E cominciammo a sparare.

Surgenor spostò il peso del corpo sull’altro piede, preparandosi a scattare lungo l’unico tronco che formava la rampa.

— Continuarono ad attaccarci — proseguì McErlain, con occhi pieni di dolore. — E noi continuavamo a sparare. Tutto qui. Solo più tardi scoprimmo di avere annientato tutti i maschi attivi, che in ogni caso non ci avrebbero fatto alcun male.

Giyani allargò le braccia. — Mi dispiace, McErlain. Non sapevo com’erano andate le cose, ma adesso dobbiamo preoccuparci della nostra situazione, qui ed ora.

— Ma io sto proprio parlando di questo, maggiore. McErlain sembrava sorpreso. — Non l’avete ancora capito?

Giyani tirò un profondo respiro, si avvicinò al sergente e parlò con voce ferma. — Avete trent’anni, sergente McErlain. Entrambi sappiamo bene cosa significa questo per voi. Ora statemi bene a sentire: vi ordino di consegnarmi quell’arma.

— Mi ordinate?

— Sì, sergente. Ve lo ordino.

— In base a quale autorità?

— Lo sapete benissimo, sergente. Sono un ufficiale delle forze armate del pianeta sul quale voi ed io siamo nati.

— Un ufficiale! — L’espressione di McErlain si fece ancora più stupita. — Voi non capite. Non capite proprio niente. Quando siete diventato ufficiale delle forze armate del pianeta sul quale io e voi siamo nati?

Giyani sospirò, e decise di accontentare il sergente. — Il dieci giugno duemiladuecentosettantasei.

— Ed essendo un ufficiale avete il diritto di darmi degli ordini?

— Avete trent’anni, McErlain.

— Ditemi una cosa, signore. Avreste avuto il diritto di darmi ordini il nove giugno del duemiladuecentosettantasei?

— No, si capisce — disse Giyani accomodante. Allungò una mano e afferrò la canna del fucile. McErlain non lasciò la presa. — Quanti ne abbiamo oggi?

— Come faccio a saperlo?

— Mettiamola in un altro modo: è prima o dopo il dieci giugno duemiladuecentosettantasei?

Giyani cominciò a mostrare qualche segno di impazienza. — Non siate ridicolo, sergente. In una situazione come questa è il tempo soggettivo che conta.

— Questo non lo sapevo — commentò McErlain. — Fa parte del regolamento, o l’avete letto sul libro non ancora scritto del nostro amico Surgenor, che crede che io non mi sia accorto che sta salendo pian piano sulla rampa?

Surgenor tolse il piede dal tronco argenteo, e aspettò. Cominciava a rendersi conto che un elemento inesplicabile e pericoloso era giunto a complicare la situazione. La Saladiana si era tirata di nuovo il cappuccio sulla testa, ma non staccava gli occhi da McErlain. Sembrava quasi che capisse quello che stava dicendo il sergente.

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