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Vernor Vinge: Naufragio su Giri

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Vernor Vinge Naufragio su Giri

Naufragio su Giri: краткое содержание, описание и аннотация

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Come il pianeta Tschai della celebre quadrilogia di Jack Vance, anche Giri non scherza: creato fin nei minimi dettagli dalla fantasia di Vernor Vinge, è un mondo pittoresco e avventuroso popolato da una miriade di razze e tribù bellicose, alle quali non è per niente facile inculcare il concetto di Pax Galattica. Ma questo sarebbe niente se almeno su Giri ci fosse una remota possibilità di sopravvivenza… Invece: sostanze velenose e piante poco raccomandabili, complotti di corte e intrighi tribali, violenze e pericoli, guerre e sacrifici. I due terrestri sbarcati su questo mondo pazzesco per una spedizione scientifica, e costretti a restarvi loro malgrado, si accorgeranno che c’è poco da stare allegri soprattutto quando, per tentare l’unica via di fuga, dovranno partecipare a un piano sanguinoso e assecondare la volontà di un principe folle.

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Alla fine, si trovarono a sorvolare il distretto centrale di Tsarangalang. Gli edifici giù in basso erano separati tra loro da spazi inferiori ai cento metri e proprio davanti a loro era adagiato il disco azzurro del lago di transito della città. Era lì che dovevano atterrare. Con tutte le tonnellate di zavorra a bordo, scendevano così in fretta che Pelio e Ajao, privi delle membrane di decelerazione, sarebbero stati sbalzati via con esiti disastrosi al momento di toccare il suolo.

Yoninne descrisse un ampio cerchio attorno al lago cercando di conservare ogni singolo metro di altezza, per dare a Pelio e a Samadhom un margine di tempo maggiore. In caso di necessità, avrebbe costretto Bre’en a dare alla scialuppa un’altra spinta. Ma che cosa sarebbe successo se Pelio non riusciva a far rinvenire Samadhom? E se l’orso fosse morto? Si sforzò di scacciare quella possibilità dalla mente. Erano così vicini alla riuscita dell’impresa, ormai…

Un fievole meep provenne dalla sagoma pelosa, e Pelio alzò lo sguardo, trionfante. Leg-Wot ebbe voglia di gridare per la gioia. Schiuse appena i deflettori di caduta e la scialuppa si tuffò verso il lago a una velocità di quasi quattordici metri al secondo. Lei spalancò il portello e la luce del sole mattutino inondò la cabina colpendole una spalla. Il sibilo crescente del vento tutt’intorno portava con sé il profumo di una vegetazione in continua crescita. Ancora qualche secondo e saremo a terra, sani e salvi.

Quattrocento metri di altezza. Chissà come, una leggera inquietudine si insinuò nella sensazione generale di euforia.

— Pelio, perché non ti metti tra Bre’en e Samadhom? — suggerì. Fino a quel momento, le minacce erano state sufficienti a tenere il diplomatico a freno, anche perché la loro impresa doveva essergli sembrata senza speranza. Ma ora che si trovavano a un passo dalla vittoria, Bre’en avrebbe potuto compiere qualche tentativo disperato.

Pelio spostò il grosso Samadhom sulle ginocchia di Ajao, e si girò per fronteggiare Thredegar Bre’en. Si puntellò con una mano e con l’altra brandì il machete.

Cento metri. Yoninne chiuse i deflettori di caduta. Sganciò la membrana e si protese fuori dal boccaporto, continuando a tenere la mano sinistra sul correttore di assetto. Stavano scendendo vicino al bordo del lago, lontano dai moli, dove si sperava che l’acqua fosse meno profonda. Pesante com’era, la scialuppa aveva le stesse possibilità di galleggiare di una palla di piombo.

A riva, una folla di indigeni li guardava a bocca aperta. Le voci correvano senz’altro molto in fretta in una società basata su stazioni di teletrasporto. Se la meraviglia si fosse tramutata in paura quella gente era in grado di scaraventare la scialuppa chissà dove.

Il terreno si avvicinò così tanto da permetterle di distinguere i singoli fili d’erba che crescevano tra i blocchi di pietra attorno al lago. Yoninne impartì al paracadute una minima variazione nell’assetto di tiraggio e stimò che la velocità di discesa era diminuita fino a non più di sei o sette metri al secondo. Avrebbero colpito la superficie dell’acqua più dolcemente di qualunque nave Azhiri che uscisse da un salto di una lega.

Uno schianto. La raffica di vento che aveva colpito la nave era troppo violenta per essere naturale. Yoninne sarebbe stata scaraventata fuori dal boccaporto se l’unica cintura di sicurezza allacciata non l’avesse trattenuta. Per un attimo pensò che qualche indigeno troppo apprensivo li avesse attaccati, ma quando tornò in cabina vide che Pelio era caduto in avanti e che Bre’en gli teneva inchiodata al pavimento la mano armata di machete.

Il diplomatico sferrò una serie selvaggia di calci contro Samadhom e Ajao. L’orso gemette due volte, poi tacque. Bre’en esitò solo un secondo prima di rendersi conto che l’animale era di nuovo fuori combattimento. Poi si girò verso il principe.

— No! — gridò Yoninne, gettandosi in mezzo a loro con le mani strette in un unico pugno. Bre’en si scansò e per un istante che parve interminabile puntò i suoi piccoli occhi malevoli in quelli della ragazza.

Qualcosa esplose dentro di lei e Yoninne non vide e non sentì più nulla.

19

Il Corporato non assomigliava in alcun modo a Thengets del Prou. Lan Mileru era un uomo di bassa statura, anche secondo i parametri Azhiri, e di età molto avanzata. Le vene gli attraversavano il viso tondo come una rete di merletti e ogni suo movimento era cauto e ponderato. In quel momento era curvo sul tavolo delle mappe, con gli occhi annebbiati fissi nello sforzo di seguire il testo della lettera che aveva davanti.

Dall’altra parte del tavolo, Pelio lo osservava con una sorta di desolata indifferenza. Il ragazzo non aveva più mostrato grande vitalità dal momento in cui Yoninne era stata… Ajao si girò per guardare fuori dalla finestra, scacciando a fatica quel certo pensiero dalla mente.

La casa di Mileru si trovava vicino al centro di Tsarangalang. A destra, Bjault riusciva a scorgere il lago di transito della città, e al di là si intravedeva la residenza del conte. C’erano solo altri tre o quattro edifici in vista. In massima parte erano costruiti di legno, e le assi sembravano logore e asciutte. In confronto al Regno d’Estate, la Contea di Tsarang aveva un aspetto arido e scarsamente popolato. Solo un’intensa irrigazione manteneva verdi i frutteti e, a quanto sembrava, proprio l’irrigazione rappresentava il punto cruciale delle contese tra la contea e il vicino Popolo del Deserto.

La mano tremante e coperta di vene del Corporato Mileru fece scivolare di nuovo la lettera di Prou sul tavolo, in direzione di Ajao. — La lettera è autentica, signore. — Il vecchio parlava con voce fievole e sottile. — La spavalda autostima di Thengets del Prou è inconfondibile. Il ragazzo è intelligente, e non mi riferisco solo al suo Talento. Dunque, sono propenso a prendere per vero ciò che dice di voi, per quanto fantastico possa sembrare, e di conseguenza devo concedere a lui, e a voi, il favore che mi chiedete. Quando il Conte Dzeda sarà informato della situazione, sono sicuro che anche lui si dichiarerà disposto a collaborare. Il conte è un uomo sensibile e con un alto senso dell’onore. — E un uomo d’azione, anche, pensò Bjault. Quando li avevano tirati fuori dalla scialuppa affondata, era stato proprio il conte Dzeda, immerso fino alla cintola, a dare le direttive ai suoi uomini. Si comportava più come un caposquadra in un’officina che non come un nobile, e i suoi uomini non esitavano a rispondergli per le rime. In ogni caso, il salvataggio si era compiuto con grande celerità.

— Tuttavia — continuò Lan Mileru — credete che sia proprio il caso di portare con voi la donna ferita? A giudicare da quanto scrive Thengets del Prou, sono certo che la vostra gente potrebbe venire a prenderla in un secondo tempo.

Pelio rivolse a Bjault un’occhiata interrogativa.

Forse, il Corporato non aveva tutti i torti. Il mio progetto ti ucciderà, Yoninne ,pensò Ajao. Op pure sei già morta?

Solo un’ora prima l’avevano lasciata nella residenza del conte, dall’altra parte del lago di transito. Non c’era nulla che potessero fare per lei. Giaceva immobile, con gli occhi chiusi e il respiro appena percettibile. Il medico del conte (forse gli si addiceva di più il titolo di “barbiere” o di “risanatore dello spirito”) si era chinato sulla donna pilota e le aveva sollevato le palpebre.

— Come già mi avete detto, è viva — aveva confermato. — Ma questo è tutto. Qualcuno l’ha kengata, ed è un miracolo che non sia rimasta uccisa sul colpo. Forse possiede qualche difesa contro il Talento, anche se voi sostenete che è una witling .

— No, è stato Samadhom — aveva replicato Pelio in tono cupo, e si era chinato per accarezzare la pelliccia dell’animale, rannicchiato sotto il letto. Il principe, imperiale era inginocchiato accanto a Yoninne dal momento in cui l’avevano trasportata nella stanza, e quelle erano le prime parole che pronunciava.

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