Vernor Vinge - Naufragio su Giri

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Naufragio su Giri: краткое содержание, описание и аннотация

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Come il pianeta Tschai della celebre quadrilogia di Jack Vance, anche Giri non scherza: creato fin nei minimi dettagli dalla fantasia di Vernor Vinge, è un mondo pittoresco e avventuroso popolato da una miriade di razze e tribù bellicose, alle quali non è per niente facile inculcare il concetto di Pax Galattica. Ma questo sarebbe niente se almeno su Giri ci fosse una remota possibilità di sopravvivenza…
Invece: sostanze velenose e piante poco raccomandabili, complotti di corte e intrighi tribali, violenze e pericoli, guerre e sacrifici. I due terrestri sbarcati su questo mondo pazzesco per una spedizione scientifica, e costretti a restarvi loro malgrado, si accorgeranno che c’è poco da stare allegri soprattutto quando, per tentare l’unica via di fuga, dovranno partecipare a un piano sanguinoso e assecondare la volontà di un principe folle.

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Nel frattempo, Pelio e Bre’en erano rimasti a guardare con espressione meravigliata. Anzi, sospettosa, nel caso di Bre’en. Yoninne si girò verso di loro. — Mi sbagliavo, Pelio. — Gesticolò in direzione delle centinaia di metri quadri di fiberene color oliva, stesi sulle rocce e sui cespugli. — Sfruttando il Talento di Bre’en possiamo volare. — Spiegò quello che il diplomatico avrebbe dovuto fare.

Thredegar Bre’en si era sollevato sulle ginocchia per osservare meglio. Si dondolò di lato, con la faccia imperlata di sudore. Sembrò afferrare quello che la ragazza voleva da lui, anche se non riusciva a prevederne l’effetto. — Mi avete obbligato a lavorare per ore — protestò alla fine. — Credete davvero che possa resistere ancora?

Lei guardò Pelio, ma neanche lui era in grado di stabilire se l’ostaggio mentiva oppure no. Di sicuro, Bre’en non aveva usufruito di molto riposo, in confronto `a quello garantito ai piloti durante il viaggio verso il Polo Nord. Ma allora le soste erano state una questione di comodità o di effettivo bisogno? All’improvviso si ricordò del corredo medico di cui era dotata la scialuppa. Conteneva certamente qualche stimolante.

Forse avrebbe peggiorato le cose, cancellando in Bre’en ogni residuo di Talento, ma l’alternativa era solo quella di costringere l’uomo a collaborare con le minacce. E a giudicare dai risultati, non serviva granché. Yoninne tornò verso il portello della scialuppa.

— Ho qui delle… pozioni che dovrebbero restituirti le forze — disse a Bre’en. Poteva anche fingere di credergli, dopotutto.

Per un attimo scorse un lampo di terrore puro negli occhi del diplomatico, e capì fino a che punto gli Azhiri dovevano tenere in considerazione le “magie” dei due witling . La paura di Bre’en si tramutò in rabbia. L’uomo si raddrizzò e il suo preteso affaticamento diminuì visibilmente. La medicina che lei aveva offerto come aiuto si dimostrava in realtà la minaccia più terribile che avrebbe potuto rivolgergli.

— Forza, allora — tagliò corto Pelio. — Saliamo a bordo.

18

Yoninne rimase ancora alcuni secondi fuori dalla scialuppa per cercare di distendere il paracadute il più possibile sul terreno accidentato. Lavorò con ansia frenetica, e cercò di soffocare il desiderio costante di girarsi per sorvegliare la palude. Ora che avevano trovato un modo per scappare, temeva che gli inseguitori si materializzassero dal nulla davanti a lei in qualsiasi momento.

Alla fine salì nell’abitacolo buio della scialuppa, e lasciò il boccaporto socchiuso. Ci si stava ancora più stretti di quando lei e Ajao erano sbarcati, con la slitta a bordo. Samadhom, Bre’en e loro tre dividevano lo spazio con parecchie tonnellate di zavorra di piombo stivate con cura. Ne avrebbero avuto bisogno, se mai fossero giunti nella Contea di Tsarang, ma per il momento erano solo un ingombro. Yoninne si sistemò al posto di guida lasciatole libero da Ajao, che evidentemente capiva quanto fosse importante la sua libertà di movimento.

— Fai piano all’inizio, Bre’en. Non sappiamo ancora bene come può funzionare.

Il diplomatico, stretto tra lei e Pelio, non disse nulla. In compenso, i cespugli al di fuori frusciarono e scricchiolarono per un’improvvisa folata di vento. Attraverso i finestrini a fessura della scialuppa, Yoninne vide il paracadute schiacciarsi contro il suolo. — Non così — protestò, irritata. — Devi rengare l’aria da una latitudine più alta.

Il vento scomparve per un attimo, poi tornò. La nuvola di fiberene color oliva galleggiò verso l’alto mentre l’aria la risucchiava. In pochi secondi, la cupola si gonfiò davanti a loro, tendendo le sartie che partivano orizzontalmente dalla cima della scialuppa. Pelio trattenne il fiato osservando dai finestrini l’immenso disco color oliva, e alla fine capì in che modo sarebbero riusciti a volare. Ma il vento bastava appena a spiegare il paracadute e il bordo inferiore non si era ancora staccato dal suolo. Con ogni probabilità, Bre’en cercava di guadagnare tempo, ma Yoninne non obiettò. Rischiavano di rompersi l’osso del collo se il lancio non veniva effettuato con cautela. — Più forte — fu tutto quello che disse all’ostaggio.

Il vento divenne una tromba d’aria, stridula e pulsante, mentre il rappresentante del Popolo delle Nevi scagliava un getto d’aria dopo l’altro all’interno del paracadute. Le sartie continuavano a tendersi e ad allentarsi, assorbendo gli strappi irregolari, e la scialuppa rollò all’improvviso in avanti tra sbalzi secchi e ondeggiamenti. Qualcosa, forse un masso, sbatté contro lo scafo scagliandoli verso l’orlo di quasi mezzo metro. La tempesta di vento prodotta da Bre’en li stava trascinando tra le pietre sconnesse che circondavano la palude. L’interno della scialuppa divenne un groviglio di mani, piedi e zampe che carambolavano in cerca di appoggio.

Gli unici in salvo erano Yoninne e Bre’en, agganciati ai sedili dalle cinture di sicurezza. Leg-Wot si aggrappò ai comandi per la regolazione dell’assetto di volo, senza esito.

— Cerca di farci alzare, Bre’en, o moriremo tutti! — gridò. — Fai arrivare l’aria da un punto più a occidente — aggiunse, punzecchiandogli il fianco. Il diplomatico raccolse il messaggio, perché all’improvviso il paracadute ruotò di venti gradi nell’aria e, dopo un’ultima scricchiolante collisione, la scialuppa prese provvisoriamente il volo. Il rumore svanì, anche se continuavano a essere sospinti dal vento prodotto dall’ostaggio, ma quando Leg-Wot sbirciò fuori dal boccaporto vide che i cespugli e le rocce scorrevano solo un paio di metri al di sotto. Se in quel momento avessero trovato un ostacolo davanti a loro, la scialuppa si sarebbe aperta come una zucca. Manovrò i comandi di assetto del paracadute, cercando di imprimere alla spinta la direzione giusta. I comandi erano manuali, ma ben progettati, in breve l’angolo di ascensione divenne di quarantacinque gradi. Il volo era ancora turbolento, quasi come quello degli antichi pulsoreattori pilotati un tempo da suo padre, ma lei aveva ormai la situazione in pugno, e la distanza tra la scialuppa e il suolo continuava ad aumentare.

Le spinte erano diventate sempre più irregolari, e Bre’en giaceva legato al suo sedile ormai senza fiato. Leg-Wot gli sfiorò il braccio. — Puoi riposarti per un attimo, adesso.

L’altro annuì senza alzare lo sguardo e la tormenta che ruggiva attorno alla scialuppa divenne semplice brezza. Yoninne spalancò il boccaporto e guardò la terra al di sotto. L’altimetro indicava i 2500 metri e non c’era ragione di dubitarne. Il terreno sembrava soffice come il velluto e la luce radente del sole mandava lunghe ombre azzurre attraverso le colline. Alla loro attuale velocità di discesa, circa otto metri al secondo, Bre’en poteva anche rilassarsi per un minuto o due.

Alle loro spalle, un polveroso anello verde segnava l’oasi melmosa e avvelenata da cui erano appena salpati. Non era più vuota! Una nave da viaggio ovoidale si era materializzata nel centro dell’acquitrino. E a lei sembrava quasi di vedere le minuscole figure in piedi in mezzo ai cespugli aridi.

Pelio si protese al di sopra di Bre’en per guardare a sua volta fuori. Per un attimo fissò la scena, poi scoppiò a ridere. — Siamo troppo in alto. Quegli stupidi riescono a vederci, ma non possono rengarci. Siamo salvi, Yoninne. Salvi! — All’improvviso parve rendersi conto di tutto lo spazio vuoto e trasparente che li separava dal suolo. Rabbrividì e si ritrasse dal boccaporto con grande cautela.

Mille metri di altitudine. — Bre’en. Abbiamo bisogno di un’altra spinta.

Il diplomatico aprì gli occhi, e guardò fuori con aria intontita. Per un attimo pensò che fosse sul punto di mettersi a urlare. Poi capì che la loro discesa era relativamente lenta e si concentrò sul compito che Leg-Wot gli aveva affidato. Il pulsare costante dell’aria ad alta velocità tornò a risuonare attorno allo scafo della scialuppa. Il paracadute si afflosciò per un attimo a ovest, poi l’aria si rovesciò al suo interno. Yoninne valutò la velocità di volo attorno ai sessanta metri al secondo e più, e finché riusciva a mantenere il paracadute in posizione corretta, gran parte di quella velocità era diretta verso l’alto.

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